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Autore: gangamoon    30/03/2016    2 recensioni
[Ragione e sentimento (film)]
cosa porta al matrimonio di Marianne con il Colonnello Brandon? alcuni momenti fra i due per spiegare il loro reciproco (infine) attaccamento.
[...]
– Gli ho detto… che mi piacciono i suoi modi…
– I suoi modi? – Chiese scettica Elinor.
– Vedi cosa succede a parlare come parli tu? Penserà che non sono minimamente interessata a lui!
–E tu sei interessata a lui? – Marianne sollevò le spalle continuando a lisciare le pieghe del vestito, leggermente nervosa.
– Beh… non disdegno le sue attenzioni… Ha supposto che io potrei sposarlo solo per i soldi! – esclamò sdegnata voltandosi verso la sorella.
– Sposarlo!? Ti ha parlato di matrimonio?
Marianne sembrò spaesata. Forse non aveva capito bene le intenzioni del colonnello. O forse sì. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, questa fanfiction è la prima che scrivo dopo un po’ di  tempo. Per la verità la stesura della prima parte risale al dicembre 2014 e ho deciso di riprenderla in mano per dedicarla ad Alan Rickman. Questo è il motivo che mi ha bloccata per un certo periodo. È stata un grandissimo dispiacere la sua perdita, più di quanto mi potessi immaginare, forse perché sopraggiunta tanto inaspettatamente. In un certo senso devo a lui l’aver cominciato a scrivere, dal momento che finora mi sono dedicata perlopiù al personaggio di Severus Piton. Infatti è con Harry Potter che, quasi per  caso, in mezzo a un gran numero di attori, ho notato Alan. E da lì, come probabilmente molte altre Rickmaniacs, ho preso le mosse per guardare il resto dei suoi film, conoscendo sempre meglio l’attore e l’uomo. L’amore è nato proprio con Ragione e Sentimento, l’unico film che abbia mai visto più volte in inglese che in italiano, solo per il piacere di ascoltare la sua voce. Motivo per cui in questa fanfiction ho inserito i versi della poesia che il Colonnello Brandon legge a Marianne in inglese. Ma non voglio dilungarmi in chiacchiere e spero che ciò che ho scritto sia di vostro gradimento. Mia sorella ha detto che i pensieri di Brandon “sembrano una pubblicità dei biscotti di Banderas” …lol… E con questo vi auguro buona lettura :)
P.S. c'è un piccolo anacronismo (Elinor ed Edward sono già fidanzati quando Brandon regala a Marianne il piano)



 
“Il cuore ha ragioni che la ragione stessa non conosce”*

 
To Alan, with love


 
Marianne ascoltava rapita il suo sonetto preferito, letto dalla calda voce del colonnello Brandon. Da quando erano ritornati a Barton Cottage egli andava a trovarla quasi tutti i giorni e le teneva compagnia all’aperto. Terminato l’ultimo verso alzò lo sguardo verso di lui, che aveva le labbra sottili arcuate in un leggero sorriso. Marianne si prese di coraggio e decise di porgli una domanda che da qualche tempo le frullava per la testa, da quando aveva cominciato a notare tutte le piccole attenzioni che lui le rivolgeva.
– Che cosa vi piace di me?
Brandon si sentì mancare le parole di bocca. Come poteva spiegare che lui amava tutto di lei?
– La prima cosa che mi ha colpito… è stata la vostra voce. Sono rimasto letteralmente incantato quel giorno, quando vi ho conosciuta. E il vostro sorriso.
Si fermò per un attimo, fissando lo sguardo su un punto lontano per richiamare alla mente quell’immagine eterea.
– Mi piace il vostro spirito. Il vostro essere sempre così piena di vita. Il vostro modo di vivere con passione, assaporando ogni attimo.
Gli piaceva la sua testardaggine, i suoi piccoli capricci e quella sua sfrontatezza che faceva emergere di tanto in tanto, sprezzante delle convenienze. Ma forse non era il caso di dirglielo. Lei interruppe i suoi pensieri.
– Eliza era così? – chiese, forse con una punta di gelosia nei confronti di quell’amore che era stato tanto duraturo pur nella sua tragica irrealizzabilità.
Il colonnello annuì leggermente.
– Sono le qualità che mi piacciono in una donna… Se oltretutto è anche bella come il sole…
La vide arrossire a quel complimento e sorrise tra sé. Si rigirava il libriccino Shakespeariano tra le mani, nel dubbio se porle la stessa domanda.
– E a voi piace qualcosa di me?
Lei sollevò lo sguardo incrociando i suoi occhi, per poi scostarlo nuovamente, sistemando le pieghe dell’abito.
– Mi piacciono le attenzioni che avete nei miei confronti. Al principio, devo ammetterlo, mi davano un po’ fastidio...
Anche lui aveva una bella voce. Poteva dirglielo?
– Mi piace il modo in cui leggete; trasmettete molta passione. Sì forse, all’inizio, vi evitavo perché mi sembravate troppo pacato, troppo compassato … Ma adesso che vi conosco meglio mi piacciono i vostri modi.
Santo cielo… aveva cominciato a parlare proprio come Elinor… Cercò di nascondere una smorfia a quel pensiero.
– E poi mi avete portata in braccio sotto la pioggia per quasi cinque miglia!
Sì questa era un’osservazione più consona al proprio temperamento. Se ripensava a quando si era slogata la caviglia ed era stata soccorsa da Willoughby… Scosse la testa scacciando via quel ricordo. Il colonnello Brandon doveva essere molto più forte essendo un militare… Sorrise tra sé al pensiero di averlo definito, una volta, “infermo”. In fondo era di bell’aspetto.
– Siete piacente…
Se avesse continuato con questi termini insipidi lui si sarebbe ben presto stancato di corteggiarla. Pensò, contrariata con se stessa.
Forse il colonnello sembrò notare questa sua reticenza a manifestare i propri sentimenti, come invece faceva solitamente. Come aveva fatto fino a quando non aveva ricevuto quella gran delusione da parte di Willoughby…
– Sono anche ricco, lo sapete.
Il suo tono sembrava più distaccato adesso.
– Sarebbe un matrimonio conveniente. È questo che pensate?
Si morse la lingua all’udire le sue stesse parole. Matrimonio?? Come aveva anche solo potuto pensare di formulare quella domanda?
– Non ho mai pensato a questo. – Rispose lei, colpita dal significato celato in quelle parole.
Brandon si diede dell’idiota. Adesso non avrebbe saputo a quale dei due termini della sua folle e sconsiderata domanda lei si stesse riferendo.
– Scusatemi. – Disse alzandosi
– Andate già via?
– Credo di essermi trattenuto abbastanza a lungo. Scusatemi.  – Disse ancora.
E si allontanò, lasciandola perplessa.
***
Elinor si affacciò dalla porta udendo gli zoccoli del cavallo del colonnello calpestare il selciato e allontanarsi al galoppo.
– È già andato via? – chiese, avvicinandosi alla sorella.
– Sì. Io non lo capisco! – Esclamò Marianne con tono esasperato. Elinor la guardò interrogativa.
– Spiegamelo, Elinor! Il suo comportamento. Prima mi fa tanti complimenti e poi se ne va all’improvviso senza un motivo!
– Un motivo deve esserci. Tu cosa gli hai detto?
– Gli ho detto… che mi piacciono i suoi modi…
– I suoi modi? – Chiese scettica Elinor.
– Vedi cosa succede a parlare come parli tu? Penserà che non sono minimamente interessata a lui!
–E tu sei interessata a lui? – Marianne sollevò le spalle continuando a lisciare le pieghe del vestito, leggermente nervosa.
– Beh… non disdegno le sue attenzioni… Ha supposto che io potrei sposarlo solo per i soldi! – esclamò sdegnata voltandosi verso la sorella.
– Sposarlo!? Ti ha parlato di matrimonio?
Marianne sembrò spaesata. Forse non aveva capito bene le intenzioni del colonnello. O forse sì.
– L’ha accennato… non mi ha fatto una proposta.
Elinor sedette accanto a lei, sulla stessa sedia che aveva occupato fino a pochi minuti prima il colonnello.
– Marianne, il colonnello Brandon ti ama molto. Sono sicura di questo. Quando tu stavi male lui era disperato.
– Ma allora perché non me lo dice?!
– Devi capire che non tutti sono estroversi come te. Il colonnello ha sofferto molto in passato. Credo che ci resterebbe molto male se ricevesse da te un rifiuto.
– Di certo non riceverà nessun rifiuto se non mi farà nessuna proposta. – Disse spazientita
– Allora non neghi di provare qualcosa per lui…
– Io, voglio un uomo che mi ami. Che ami me più di ogni altra cosa al mondo. Come Edward ama te. Ma io non potrei mai innamorarmi del tuo Mr. Ferrars, lo sai. Il colonnello Brandon invece… riesce a trasmettere le mie stesse passioni quando legge. Non credermi così superficiale da giudicare un uomo esclusivamente dal suo modo di leggere… io lo sento… Ma deve avere almeno il coraggio di chiedermelo! – concluse risoluta.
Elinor scosse la testa: Marianne non sarebbe mai cambiata. Ma dopotutto era così che piaceva al colonnello, il quale di certo non mancava di coraggio. Da galantuomo qual era stava probabilmente aspettando il momento più opportuno per farsi avanti.
– Abbi pazienza, Marianne. – E dicendo questo si alzò e tornò ai suoi lavori dentro casa.

 
***
Il colonnello era assorto nei suoi pensieri mentre ripuliva il fucile da caccia. Neanche prestava ascolto al suo amico sedutogli accanto.
– Brandon? Amico mio, siete sulle nuvole oggi!
Egli si riscosse.
– Come dite?
– Dico che vi vedo pensieroso… Ma io lo so il perché! È per Miss Marianne naturalmente!
Il colonnello lasciò andare un profondo sospiro.
– Non disperate, Brandon! Adesso che quel Willoughby è fuori dai giochi, è il momento per voi di farvi avanti!
– Ho già parlato troppo…e avventatamente. Ho il timore di essere stato frainteso… – disse sconsolato.
– Allora è bene rimediare subito!
– A quale scopo? È evidente che lei non sia interessata a me, sebbene si sia mostrata gentile nei miei confronti. Ma lo ha fatto solo per cortesia… In verità la trovo un po’cambiata. Il comportamento di Willoughby deve essere stato davvero un duro colpo per lei. Vorrei che si riprendesse, che tornasse la ragazza vitale di sempre…
– A maggior ragione non dovete tirarvi indietro, Brandon! Non è davvero giusto che un giovane come voi se ne stia sempre così melanconico! È da quando vi conosco che vorrei vedervi accasato con una moglie affettuosa. –  Doveva essere un vizio di famiglia, pensò il colonnello. – E Miss Marianne vi ha rubato il cuore fin dal primo istante.
L’uomo si lasciò andare ancora una volta al ricordo di quel pomeriggio a Barton Cottage. Il sorriso di Marianne era per lui come un raggio di sole che giungeva a scaldargli il cuore. Lo amava così tanto che sarebbe stato disposto a vederla felice con un altro uomo, piuttosto che sofferente. Ma quell’uomo non si era mostrato meritevole di un dono tanto raro e prezioso. E poteva forse egli pretendere maggiori attenzioni di quelle che aveva ricevuto costui? Forse, incoraggiato dai discorsi di John, osava sperare troppo. Ma cosa avrebbe dato per allietare le giornate di quella fanciulla!
– In fondo è già un buon segno che la ragazza sia tanto appassionata alle vostre letture.
Sir John lo riportò nuovamente alla realtà.
– Pensateci, Brandon, cos’altro le piace quanto la poesia?
– La musica…!
Un’idea balenò nella mente del colonnello. Sarebbe andato a Londra. Lì avrebbe trovato un dono davvero in grado di entusiasmare la sua Marianne. Sarebbe dovuto stare via qualche giorno… forse era il caso di farsi vedere dalla famiglia Dashwood almeno per un saluto.

 
***
Fu così che il giorno dopo tornò a far visita a Barton Cottage. L’accoglienza non fu affatto sgradevole come si era in un primo momento aspettato. Marianne era ansiosa di ascoltare nuovi sonetti e non fece alcun cenno alla conversazione del giorno precedente. Anzi, mostrava  il solito interesse, guardando lontano lungo il paesaggio che si estendeva dalla collina fino a quel punto in cui il verde dell’erba e l’azzurro del cielo, screziato da bianche nubi, sembravano congiungersi in un’unica linea definita e al tempo stesso dai contorni sfocati.  
– … for there is nothing lost,
that may be found,
if sought.**
Terminato il poemetto, Brandon si voltò verso di lei, perdendosi per un momento nei suoi occhi, prima di distogliere lo sguardo e posarlo sul libretto che teneva fra le mani.
–Vogliamo continuare domani? – chiese Marianne speranzosa.
– No, perché dovrò andare via. – Rispose lui con aria di mistero.
E lei, curiosa più che mai, non tardò a chiedere informazioni.
– Via? Dove?
– Questo non posso dirvelo. È un segreto…
Lei sembrò lievemente contrariata e allo stesso tempo divertita mentre tornava a posare lo sguardo sul paesaggio, ma quasi subito si voltò di nuovo verso l’uomo.
– Non starete via a lungo?
Al tono di lei nel porgli questa domanda, il cuore gli fece un balzo in petto. Non trovò parole con cui risponderle e si limitò a scuotere il capo, con le labbra increspate in un lieve sorriso che nasceva dal profondo. Forse aveva davvero qualche speranza…

 
***
– È il colonnello! – esclamò Margaret dalla sua casa sull’albero.
Marianne si affacciò sulla soglia. Molto a distanza si vedeva giungere il colonnello a cavallo. Rientrò in casa, sistemandosi l’abito alla bell’ e meglio, e si sedette al suo nuovo piano. Era stato un regalo veramente inaspettato e molto gradito. Ad esso era allegata della musica e Marianne si era data da fare, in quei giorni, per impararla. Rifletté brevemente su quale brano suonare. Alla fine accantonò gli ultimi spartiti, scegliendo di eseguire a memoria uno dei vecchi brani che già conosceva. Il colonnello, intanto giunto all’ingresso, lo riconobbe all’istante: era il primo che le aveva sentito cantare. Rimase ancora una volta sulla soglia ad ascoltare la soave voce della giovane fino a quando ella non giunse alla fine, rivolgendogli un dolce sorriso.
– Grazie per lo splendido dono, colonnello.
– Sono lieto che sia di vostro gradimento, Miss Marianne. Vi è piaciuta la musica?
La ragazza prese gli spartiti sfogliandoli con disinvoltura.
– L’ho molto apprezzata. Solo, non ho trovato alcun duetto…
Il colonnello rimase sinceramente stupito a quelle parole. Sembrava che  la ritrosia di Marianne nei suoi confronti fosse del tutto scomparsa.
– Credevo che non vi piacessero i duetti… ma, se volete… potrei insegnarvene qualcuno…
– Sì, perché non suonate voi qualcosa? – Disse cedendo il posto all’uomo.
Egli, un po’ titubante, si accomodò al piano e incominciò a suonare. Marianne, ad occhi chiusi, si lasciava trasportare dalla musica, assaporando la calda voce di quell’uomo che dall’apparenza, dai suoi modi misurati, non avrebbe mai detto così passionale e capace di trasmettere emozioni sincere, non dettate dal desiderio di mettersi in mostra. Ad un tratto il colonnello smise di cantare e lei lo guardò interrogativa.
– A questo punto entrerebbe la seconda voce… La prossima volta vi porterò lo spartito perché possiate impararla, sempre se vi fa piacere.
– Ma certo! – Rispose accondiscendente, mettendo in ordine gli altri spartiti. Uno le scivolò e nel prenderlo la sua mano e quella dell’uomo si sfiorarono per un breve istante. Lei ritirò la propria leggermente in imbarazzo.
– Volete del tè? – chiese tesa, dirigendosi verso il lato opposto della stanza.
Il pomeriggio trascorse in fretta, ma, essendo piena estate, c’era ancora abbastanza luce fuori, cosicché Marianne accompagnò il colonnello al suo cavallo. Aveva fatto del suo meglio per incoraggiare l’uomo. Moriva infatti dalla voglia di scoprire cosa egli intendesse veramente con la domanda postale qualche giorno prima. Ma non voleva avere la sfacciataggine di chiedere. Ormai cercava di contenersi, di sembrare più matura e saggia, prendendo esempio dalla sorella maggiore. Voleva evitare altre delusioni, eppure con quell’uomo si sentiva a proprio agio.
– Miss Marianne
– Sì?
– Ho trascorso un pomeriggio molto piacevole in vostra compagnia e spero che per voi lo sia stato altrettanto.
– Sono stata molto bene, vi ringrazio per il vostro tempo.
– Marianne
L’aveva chiamata con il solo nome. E lei non si era opposta. Avrebbe potuto osare? Si sentiva incoraggiato dal suo animo così ben disposto nei suoi confronti. Avrebbe preferito fare le cose per bene, con un bel mazzo di fiori magari… ma pensò che se avesse seguito solo il proprio istinto, per questa volta, lei lo avrebbe preferito.
– Marianne, – ripetè prendendo le mani della fanciulla tra le sue – io mi rendo conto che negli ultimi tempi voi abbiate perduto molta della fiducia che nutrivate nei confronti dell’amore. Ma, nonostante io non mi senta meritevole del vostro affetto, non posso fare a meno di amarvi. E il vostro comportamento, malgrado le numerose reticenze, mi ha fatto sperare che… forse un giorno, anche voi potrete ricambiare i miei sentimenti. Ed è per questo che qui, adesso, vi chiedo: vorreste farmi l’onore di diventare mia moglie?
Marianne si portò una mano alla bocca per trattenere l’emozione. Aveva gli occhi lucidi per le parole appena udite. Dopotutto quella era pur sempre la prima proposta di matrimonio che avesse mai ricevuto! Ed era stata proprio come l’aveva sempre immaginata. Sincera, non artefatta, non filtrata e banalizzata dall’etichetta. Non poteva dubitare della sincerità di quelle parole. Conosceva da tempo i sentimenti che il colonnello provava per lei. E con quale crudeltà li aveva tanto a lungo ignorati! Quelle poche frasi avevano risvegliato il suo spirito romantico, che sembrava ormai assopito e destinato a mai più ridestarsi. Quasi non si rese conto delle parole che lasciarono la sua bocca per acconsentire alla proposta.
– Io sarei onorata di avere al mio fianco un uomo amorevole e premuroso come lo siete voi.
Il sorriso raggiante del colonnello, anch’egli commosso all’udire quelle parole tanto a lungo bramate, la rassicurò di aver fatto la scelta giusta. Sapeva di non sbagliarsi questa volta. Non si pentì di quelle parole pronunciate quasi con troppa facilità. Il colonnello era un ottimo partito, lo scapolo più ambito della contea, diceva sempre la signora Jennings. E, forse per la prima volta, i sentimenti di Marianne sembravano essere concordi alla ragione.







* Blaise Pascal, Pensieri, 277
** Edmund Spencer: Faerie Queene. Libro V. Canto II
beh spero che la fic vi sia piaciuta e che i personaggi fossero IC, ho letto il libro solo una volta tempo fa :)
grazie a chi è giunto fino a qua, sarebbe molto gradita anche qualche recensione ^_^ alla prossima!
   
 
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