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Autore: shades_of_sarah    31/03/2016    0 recensioni
«Mi piacciono i tuoi occhi» gli aveva sussurrato «Mi spaventano anche un po’.»
«Come può spaventarti qualcosa che ti piace?»
«Quando mi guardi sento come se mi scavassi dentro, come se stessi guardando la mia anima. Mi sento messa a nudo, come se non avessi più segreti.» tacque per un secondo «Odio guardare negli occhi le persone.»
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo, ma a lei non importava.
Lei era lì, seduta sul tetto a guardare il cielo blu pieno di stelle.
Non gli importava di niente, né di chi c’era all’interno di quella casa, né di quello che avrebbero potuto pensare di lei vedendola seduta lì a morire di freddo alle due di notte.
Pensava.
Pensava a cosa voleva, a cosa la rendeva felice. Pensava a come si sentisse in quel momento.
Non lo so.
Quella era la sua risposta.
Non lo sapeva. Non sapeva cosa volesse. Non sapeva cosa la rendeva felice. Non sapeva come si sentisse in quel momento. Non sapeva niente.
Le veniva da piangere, odiava sentirsi così. Odiava sentirsi vuota.
Era solo seduta lì con i suoi pensieri.
Non si era neanche accorta che qualcuno era salito sul tetto dopo di lei e le si era seduto di fianco appoggiandole un cappotto sulle spalle.
«Cosa ci fai qui?»
Si asciugò velocemente le lacrime con la mano per non far vedere che stava piangendo.
«Potrei farti la stessa domanda.»
«Ti ho sentita uscire mentre gli altri dormivano e ti ho seguita.»
Lei non gli rispose, rimase in silenzio guardando verso il basso.
«Perché piangevi prima?»
«Non stavo piangendo.»
«Non devi per forza nasconderti, so che non ci conosciamo da molto, ma se hai voglia di parlare…»
«Sento che in questo momento potrebbero farmi qualsiasi cosa ed io non reagirei, tutto qui.» ci fu un attimo di silenzio e poi riprese «Non sono normale, vero?» rise.
«Sei… strana, in senso positivo.»
C’erano molti silenzi tra di loro, ma non creava mai imbarazzo. Stavano semplicemente in silenzio aspettando la cosa giusta da dire, sempre se ce n’era una.
 Poi successe tutto in attimo.
Lui girò il volto verso Lei appoggiando le sue labbra su quelle di lei, un atto impulsivo.
Lei non si tirò indietro. Non sapeva perché ma ricambiò quel bacio.
Non durò molto, quanto basta per far crollare le poche certezze che entrambi avevano, abbastanza per far crollare la fortezza che si erano creati attorno a loro.
Si guardarono negli occhi con i loro visi ancora vicini, con i loro respiri che si univano.
Non dissero niente, solo si rialzarono e rientrarono in casa andando a dormire, o almeno ci provarono.
La mattina seguente tutto procedeva normalmente, fecero colazione insieme agli altri senza dir niente.
Ancora quell’interminabile silenzio.
Ancora su quel tetto, ancora una volta. Ancora insieme.
«Sono fidanzato.» disse di punto in bianco Lui.
Lei non rispose, ma lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo. Sapeva che una volta che il muro che si era creata con tanta fatica fosse crollato lei avrebbe sofferto. Ma infondo se l’era cercata.
«Ma ad essere sincero, lo volevo. Volevo baciarti ieri sera.»
«Lo vuoi ancora?» chiese lei girandosi verso di lui.
«Si.»
E si baciarono ancora una volta, consapevoli di sbagliare.
Era voluto da entrambi, si desideravano, ma non potevano aversi.
Si strinsero le mani, si abbracciarono, si baciarono. Nessuna parola.
Silenzio.
Nessuno si accorse di come fossero cambiati in una notte soltanto, di come si fossero trovati e di come si fossero dovuti lasciare. Nessuno sapeva quanto il loro silenzio significasse il mondo.  Non sapevano quanto il loro non proferir parole rimettesse ogni pensiero al loro posto.
Quello stesso pomeriggio si sarebbero dovuti lasciar andare, forse per sempre, o forse solo temporaneamente, chi avrebbe mai potuto dirlo? Le loro strade erano diverse, troppo. Ma forse, non erano così tanto distanti l’una dall’altra.
Lei lo prese per mano facendolo distaccare dal resto del gruppo, alzandogli il cappuccio della felpa in modo che nessuno lo potesse riconoscere.
«Che c’è?» le chiese.
«Non lo so, volevo stare ancora un po’ con te.»
«Tra poco andrò via.»
«Lo so.»
Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa stava facendo. Non sapeva neanche perché era li.
Erano l’uno davanti all’altro, si stringevano le mani, si guardavano negli occhi.
E così come la sera prima, così come qualche ora prima, unirono le loro labbra. In mezzo a migliaia di persona che camminavano in quella stazione c’erano loro, due persona che si riunivano ma che si lasciavano poco dopo.
Due persona diverse che avevano un punto d’incontro.
Lui la guardava, la stringeva con la paura di lasciarla mentre lei non capiva più niente. Continuava a guardargli le labbra e poi ritornava a guardarlo negli occhi. Voleva allontanarlo ma non ci riusciva, per una volta, si sentiva al sicuro.
«Mi piacciono i tuoi occhi» gli aveva sussurrato «Mi spaventano anche un po’.»
«Come può spaventarti qualcosa che ti piace?»
«Quando mi guardi sento come se mi scavassi dentro, come se stessi guardando la mia anima. Mi sento messa a nudo, come se non avessi più segreti.» tacque per un secondo «Odio guardare negli occhi le persone.»
E gli lasciò le mani andandosene.
Camminava lungo il binario, quello stesso binario in cui c’era il treno che li separava. Quello stesso binario in cui c’era anche lui che, nello stesso modo in cui se n’era andata lei, se ne andò per la sua strada.






Note dell'autrice
Tutto questo è uscito ascoltando If I could fly dei One Direction. 
L'ho scritta di getto quindi non è un gran che, ma avevo voglia di scriverla.
È anche ispirata ad un sogno che ho fatto.
Non sono molto brava a scrivere, ho molto da migliorare, ma spero che vi piaccia!
   
 
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