Doveva aver ormai consumato il tappeto a furia di camminarci avanti e indietro – “una volta per un motivo o un altro”, scherzava Saori, “prenderà combustione da solo tanta è la furia con cui ci passi sopra” –.
Sul divano, un piccolo Kouga era sulle ginocchia della madre, che la fissava sull’orlo delle lacrime, la bocca ancora sporca di briciole. Non pareva minimamente in colpa per il misfatto che aveva combinato nonostante gli occhi grandi la fissassero in continuazione. Anzi, sicuramente sperava davvero di fare colpo su di lei. Era furbo, il piccolo. L’aveva capito fin dal primo momento in cui l’ha visto. Aveva già abbindolato Saori con troppa facilità, ma non sarebbe riuscito altrettanto con lei.
« Shaina, non ti sembra di essere un po’ troppo- » inizia Saori ma un’occhiataccia ferma la donna più giovane dal continuare qualsiasi cosa intendesse dire. Saori si morde il labbro, in cerca delle parole più giuste per proseguire il proprio ragionamento. « Mi sembra che tu stia facendo una tragedia per un biscotto in più. »
« Tragedia? Quale tragedia? » l’ottava che la voce di Shaina assumeva ad ogni sillaba smentiva la calma che la donna cercava inutilmente di mantenere. Saori sorride, accarezzando il capo del bambino che si è aggrappato alla sua veste iniziando a singhiozzare. Piangeva sempre quando le sentiva alzare troppo la voce. A Shaina non sfugge l’improvviso cambio di umore del bambino, che viene presto raccolto e appoggiato in petto.
Kouga pare calmarsi, mentre Shaina lo dondola lentamente cercando di non farlo scoppiare a piangere. Il bambino si calma, aggrappandosi alla veste della donna e appoggiando la testa contro di lei. Dita furtive passano tra i suoi capelli, strappandogli una risata.
« Lo stai viziando troppo, tu. » Saori torna a sorridere, osservando il bambino che finalmente aveva ottenuto quello che desiderava.
« Oh, indubbiamente. »