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Autore: Watergirl13    31/03/2016    0 recensioni
Tratto dal capitolo 1:
"Vedo tante persone al di fuori di questo maledetto cancello grigio che mi separa dal mondo: i bimbi si lamentano perché non hanno avuto il giocattolo desiderato, le ragazzine sparlano in continuazione dei propri genitori, i ragazzi vorrebbero non avere i genitori. Ma non capiscono che grandissima fortuna che hanno, di avere due persone che vogliono loro bene, che cercano sempre di aiutarli, che danno il bacio della buonanotte ai loro figli, che badano a loro e con amore? Non pensano certe volte ai ragazzi, alle ragazze, ai bambini e alle bambine che invece non ce li hanno affatto e sono costretti ad essere chiusi in un orrendo orfanotrofio?
A quanto pare non più di tanto. Noi invece si, e anche molto."
Ehm...*si fa timidamente avanti*
Ciao a tutti! Mi presento, sono Watergirl13 e questa è la mia primissima storia.
Beh, ci si becca dentro! :D
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 
Vedo tante persone al di fuori di questo maledetto cancello grigio che mi separa dal mondo: i bimbi si lamentano perché non hanno avuto il giocattolo desiderato, le ragazzine sparlano in continuazione dei propri genitori, i ragazzi vorrebbero non avere i genitori.
Ma non capiscono che grandissima fortuna che hanno, di avere due persone che vogliono loro bene, che cercano sempre di aiutarli, che danno il bacio della buonanotte ai loro figli, che badano a loro con amore? Non pensano certe volte ai ragazzi, ragazze, bambini e bambine che invece non ce li hanno affatto e sono costretti ad essere chiusi in un orrendo orfanotrofio? 
A quanto pare non più di tanto. Noi invece si, e anche molto.
Speriamo sempre che qualche anima buona venga a curiosare qui dentro, ci veda e ci porti a casa per cominciare una nuova vita. Vedo ogni giorno qualcuno andare via da questo posto con un sorrisone stampato in faccia mentre guarda coloro che saranno i suoi genitori fino alla fine della sua vita e li invidio.
Perché ormai, dopo quattordici anni, chi può più adottarmi? Nessuno.
Sarò costretta a passare il resto dei miei giorni chiusa in questa prigione senza sbarre singole, guardata male da tutti, disprezzata per la mia testa calda. La mia speranza comincia a sparire sempre di più; penso tra un po' di suicidarmi.
Ho tatuata sul dorso della mano destra tante spirali, tanti segni che non riesco a capire. Li porto dalla nascita, da quando quella donna dai capelli gialli mi ha dato la vita e poi morta un anno dopo assieme a mio padre durante una sparatoria.
Qualcuno poi mi ha portato qui. Maledico quella persona per aver fatto questo. Avrei preferito morire con i miei genitori piuttosto che stare qui.
Dopo i contro, ci sarà almeno un pro? Sicuramente sono i miei amici. Ci conosciamo da tantissimo, anche loro si sentono estranei nel mondo esterno e hanno perso i genitori quando erano piccoli...tranne quel pazzo del mio amico che adesso mi sta raggiungendo.
"Ehi Adele, che dici di andare dentro? Fa freddino qui e poi mia sorella e Lina ti stanno aspettando!"
Sorrido a vederlo conciato in quel solito modo: capelli biondi spettinati, occhi verdi, jeans e felpa di qualche taglia più grande della sua, scarpe da ginnastica mal ridotte. Ecco il mio amico Ryan, uno dei pochi che ho. È arrivato in questo postaccio circa un anno e mezzo fa assieme alla sorella Giulia dopo essere usciti dall'ospedale, finiti a causa di un grave incidente d'auto, dove avevano perso sia il padre che la madre. Storia triste quanto la mia, direbbero tutti, ma io dico soltanto che poteva andare peggio, più o meno.
Mi alzo dall'erba e mi aggiusto i vestiti tanto sudati per averli. Pur di non indossare degli abiti orribili che ci avevano offerto gentilmente le signorine che si occupano dell'orfanotrofio, ci siamo guadagnati qualche spiccioletto facendo dei servizi in giro per comprarci qualcosa non proprio il massimo della bellezza, ma sempre meglio di quella robaccia che ci volevano rifilare.
Inizio ad avviarmi verso il grande portone aperto quando sento una spinta dietro la schiena che per poco non mi fa cadere.
"Cretino che non sei altro, se ti prendo ti stendo!" Ryan si mette a ridere vedendo la mia faccia fintamente arrabbiata e incomincia a correre dentro.
"Chi arriva ultimo è un pesce lesso!" Il solito: io che corro a perdifiato per vincere l'usuale gara di velocità in cui lui, puntualmente, mi batte, e Ryan che continua a ridere sentendomi imprecare contro di lui.
Sfrecciamo tra i corridoi grigi come delle furie, urtando tutti i ragazzi e ragazze passanti di lì e buttando (involontariamente, giuro) per l'aria qualsiasi oggetto davanti. 
"Fermatevi, razza di imbecilli!" ci urla una vecchia che si occupa di qui. Noi urliamo degli ironici "scusate!" e scappiamo via. Siamo due pesti, lo so.
Arriviamo nella grande sala dove ci riuniamo sempre, con un grande camino, tanti divanetti, poltrone, tavolini. Sulle pareti emergono imponenti librerie strapiene di libri per i topi di biblioteca, mentre alcune lampade dalla luce neon completano il quadro generale per rendere quella stanza ancora più brutta e angusta.
Insomma, qui si praticano varie attività di svago nei pomeriggi di noia: chi parlotta con gli amici, chi gioca a scacchi, chi fa i compiti (mi correggo: i secchioni che fanno i compiti) e chi invece ci aspetta con una palla in mano.
Quel "chi" è riferito a Lina e Giulia, la prima la mia migliore amica e innamorata segretamente di Ryan (che in realtà si chiama Carolina, ma odia il suo nome e così si fa chiamare Lina) e la seconda la sorella di quel pazzo che mi trovo per amico, di quattro anni più piccola di noi.
Lina è proprio una bella ragazza, simpatica e gentile, oltre a educata e con un grande senso dell'ordine, al contrario di me che invece ho costantemente la stanza sottosopra. Ha lunghi capelli color miele e gli occhi verde acqua che danno un grande senso di tranquillità, mentre tantissime lentiggini completano la sua immagine.
Giulia invece è simile solo in certi sensi al fratello, con i capelli neri, gli occhi azzurri e un'esuberanza e un'ingenuità senza limiti. Non a caso è sempre sotto la mira degli scherzi e delle prese in giro di alcune ragazze spocchiose nonostante senza genitori, da cui io e Lina difendiamo.
Il loro boss proprio in questo momento si avvicina a noi e con fare civettuolo, si tira Ryan verso di lei sbattendo i grandi occhi verdi ogni mezzo secondo. È Rebecca, a mio parere la quindicenne più antipatica del mondo. Prende sempre sotto torchio il fratello di Giulia perché è l'unico che non le va dietro e questo non lo può proprio sopportare.
"Ma ciaaaaaaao Ryan, da quanto tempo che non ci si vede." Seeeee, ma se gli hai quasi staccato un braccio meno di quarantotto ore fa!
"Rebecca, senti..." inizia lui ma Rebecca lo interrompe.
"...si sì, tranquillo, lo so che ti sono mancata." Squadra me e Lina dall'alto in basso, ignorando del tutto Giulia. "Perché stai sempre con loro e non ti unisci a noi? Non vedi che...che orrore! Guarda questa sgualdrina come si concia!" Indica con un dito me, mentre sento le guance bollenti dalla rabbia. "E vedi questo jeans, dio mio, come siamo cadute in basso!" Sto per mollarle un pugno ma Lina mi ferma per il polso.
"Lo sta facendo apposta per farti passare un'altra settimana nelle cucine a lavorare, non pensarla." Uffa, ha ragione: non voglio passare altri sette giorni tra i fumi dei pentoloni in quel bunker che chiamano cucina. Beh, comunque c'è sempre la cuoca gentile che mi offre sempre delle focaccine appena sfornate!
Ryan intanto è visibilmente innervosito e prova a slacciarsi dalla presa ferrea di Rebecca, senza riuscirci.
"Bah, andiamo, non mi va di stare a guardare questi sbagli di madre natura. Forza su, Ryan."
Accompagnata dalle risatelle delle sue complici (altre ochette come lei), trascina come un cane il mio povero amico rosso dalla vergogna. Non riesco a reggere un minuto di più davanti a quella scena e alla faccia incazzatissima di Lina. Esplodo.
"Smettila, Rebecca, lascialo STARE!!!"
Senza che faccia niente, cade uno dei libri che si trova sugli scaffali dritto in testa alla smorfiosa, la quale lancia un gridolino spaventato e molla finalmente Ryan.
Mi brucia inspiegabilmente la mano, ma non ho il tempo di aprire bocca che decine e decine di altri volumi piovono su Rebecca che, con una faccia a metà tra lo schifato e il terrorizzato, cerca di togliersi di dosso i libri che si accumulano su di lei fino a sommergerla.
"Qualcuno mi aiuti!" strilla lei. Le altre provano ad aiutarla mentre tutti i presenti ridono, pensando che sia stato solo un caso. Lina e Ryan rimangono scioccati guardando la mia mano. È incandescente, le spirali si sono accese e brillano di rosso. Fortunatamente nessuno se ne sta accorgendo, sono troppo impegnati a ridere di Rebecca.
"A-Adele, la tua mano..." mormora Lina.
"Che ti sta succedendo?" dice stranito Ryan mentre prende la mia mano per osservarla meglio. Alzo le spalle. Non è la prima volta che mi capita, ma questo significa solo una cosa: guai in vista. 
Si, perché io vedo le cose come realmente stanno, gli altri no. L'ho scoperto una volta in cui stavo pulendo i bagni dopo aver combinato un pasticcio con Ryan e un altro nostro amico (di cui vi parlerò più tardi). Loro erano (giustamente) in quello dei maschi, così non hanno visto niente.
Fatto sta che ero molto arrabbiata, odio pulire i gabinetti. Fin quando, frustrata, ho esclamato "Perché tutte a me? Perché questo spazzolone non fa i lavori da solo? Nooooo, certo che no." All'improvviso ho sentito un esplosione fuori il wc che stavo pulendo e, uscendo, ho visto una scena incredibile: i rubinetti erano saltati in aria, l'acqua dilagava per il pavimento e, se non mi fossi mossa, avrebbe di sicuro sommerso tutto il bagno, con la forza e la velocità con la quale usciva!
Alla fine mi hanno costretto anche a servire la colazione per due settimane, pensando che fossi stata io di proposito. Ma era assolutamente impossibile: come facevo a far saltare le fontane? Con la forza del pensiero?
Insomma, non è la prima volta che mi caccio nei guai per qualcosa di misterioso.
Ma i miei amici non lo sanno. E preferisco non dire niente.
"SIGNORINA ADELE, COSA HAI COMBINATO STAVOLTA??" No, non di nuovo lei. Francesca, una delle signore, strepita dalla porta principale. Tutti si girano e la guardano smettendo di ridere, mentre io sbianco dalla paura.
"S-signora...è stata Adele, è stata lei: mi ha lanciato i libri addosso, lo vede?!" strepita Rebecca rossa dalla rabbia. Francesca, che io chiamo affettuosamente La Cornacchia, la aiuta a liberarsi di tutti i volumi e li posa di nuovo negli scaffali. Poi si gira a guardarmi arcigna.
"Un'altra volta tu, eh? Si può sapere che dobbiamo fare con una come te, che non fai niente e non sai fare niente? E adesso vieni con me, abbiamo degli scatoloni pesanti da sistemare; e perché no, due settimane a spazzare le scale non ti faranno male."
Fattami la solita ramanzina con aggiunta ben gradita di una punizione, mi fa cenno con la testa di seguirla mentre lei inizia ad avviarsi fuori dalla stanza.
"Buona fortuna" mi sussurra Ryan, fissando ancora la mia mano destra, dove il tatuaggio ha finito di fare lo show. Deglutisco.
Così, sotto lo sguardo stupito e teso dei presenti, seguo la mia carissima cornacchia.
Tutto quello che è successo e che mi è capitato qualche settimana fa...non è stato un caso.
È successo qualcosa di strano. E quel qualcosa penso proprio di averlo combinato io.
 
Ciao a tutti! Che dire, se vi piace l'idea continuate a seguire la storia e fatemelo sapere nei commenti altrimenti non continuo. Non sono un granché a scrivere, sono nuova e quindi...clemenza! XD
Perdonatemi inoltre se ho sbagliato qualcosa (magari anche nell'introduzione), perché davvero non stavo capendo niente! La mia solita mente malata... +.+
Comunque, boh, non lo so, bella ragazzi! :D
Watergirl13
 
   
 
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