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Autore: Deline    31/03/2016    0 recensioni
“Il mio vero nome è Guendeline, anche se ormai per tutti sono Lonewolf, o più semplicemente, Lone.
Sono nata e cresciuta tra i Pacifici e i primi sedici anni della mia vita sono stati ordinari, ero una ragazzina come tante altre all’interno della recinzione: seguivo le attività della mia fazione, andavo a scuola e avevo un ragazzo, ma un giorno accadde qualcosa che cambiò per sempre la mia vita.”
Lone’s Heart, il cuore di Lone.
Questa storia, scritta sotto forma di diario, racconta la vita della protagonista di “Twisted Truth (MS-R41.3)”
Ho curato molto il personaggio di Lone, arrivando a scrivere non solo personalità e origini, ma approfondendo in modo quasi maniacale il suo passato e gli avvenimenti descritti nella rivisitazione, creando così una sua dettagliata biografia.
Una precisazione: l’età e l’aspetto dei personaggi della saga sono stati presi dal film, non solo per mie personali “ragioni estetiche” ma anche perché per poter sviluppare la trama della rivisitazione avevo bisogno che passassero più anni tra l’iniziazione di Eric e Quattro e il ritorno di Lone all’interno della recinzione.
Quindi, Lone, Eric e Quattro hanno 24 anni e Tris ne ha 16.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono di nuovo sulla cima dell’Hancock.
Dovrei essere alla base operativa davanti a una webcam per finire di fare rapporto a Walter, ma non è neanche mezzogiorno, posso concedermi una piccola pausa.
Adoro questo edificio, è il più alto di Chicago e posso avere un’ottima visuale di tutta la città, peccato che il mio sguardo continua a indugiare sulla mia vecchia scuola.
É uno dei luoghi che mi è più caro all’interno della recinzione perché è lì che ho conosciuto Eric.
A quei tempi era diverso, è vero, era spocchioso, invidioso e aggressivo ma non brutale come adesso e non era neanche gentile o premuroso, almeno non all’inizio, ma frequentandoci sono emersi lati del suo carattere che non avrei mai immaginato.
Scoppio a ridere ricordando il nostro primo appuntamento, a com’era impacciato negli approcci e quanto è stato disastroso come appuntamento.
A causa del progetto “Poesia in musica”, il consiglio d’istituto ha permesso a noi alunni di fermarci a scuola fino alle nove di sera, per due giorni a settimana, in modo da portare avanti il progetto senza perdere ore di lezione.
Io ed Eric stavamo fingendo di lavorare a una poesia, quando in realtà lui mi stava aiutando a prepararmi per il test di algebra.
Era passato più di un mese dal giorno dell’assegnazione di quel bizzarro progetto e, sebbene ci fosse ancora chi ci stava lavorando, io e lui l’avevamo finito in meno di tre settimane.
Ancora adesso mi chiedo come sia possibile che due persone così diverse riescano ad innamorarsi l’una dell’altro in così poco tempo. Non ha importanza, è successo e questo mi basta.
Erano le sei del pomeriggio ma sembrava molto più tardi. Il cielo era coperto da nubi scure che rendevano il paesaggio surreale e tetro.
Come al solito io capivo metà delle cose che Eric cercava di spiegarmi, ma era stranamente gentile, non aveva sbuffato neanche una volta. Di solito era un alternarsi di sbuffi, lamentele e a volte rimproveri per il mio scarso interesse per quella materia.
Dopo la mia ennesima risposta sbagliata, lui sospirò e mi disse che era meglio fare una pausa perché mi vedeva meno concentrata del solito.
Non era affatto vero, era lui ad essere poco chiaro e a farmi fare esercizi del suo livello, molto più alto del mio, solo per avere una scusa per fare una pausa.
Purtroppo questo lo scoprii solo prima di tornare a casa e così mi sentii una ritardata per tutta la serata.
«Hey, la conosci la storia della vecchia ala della scuola?» mi domandò avvicinandosi di più a me.
«É stata chiusa perché era pericolante e non c’erano abbastanza risorse per sistemarla»
«Questa è la versione ufficiale, ma la verità è molto più inquietante»
Guardò l’insegnante incaricata di sorvegliarci, era assorta nella lettura suo libro.
Eric si portò l’indice davanti alla bocca e mi fece segno di seguirlo. Lo assecondai.
«Non stiamo andando nella vecchia ala, vero?» gli chiesi appena usciti dall’aula.
Lui non mi rispose. Si incamminò verso la parte dell’edificio che ci era stato categoricamente detto di evitare e io stupidamente lo seguii senza batter ciglio.
Lo ammetto, lui mi piaceva e restare sola con lui non mi dispiaceva affatto, anche se la cosa mi avrebbe fatto finire in punizione.
«É qui dentro, oltre questa porta, che tutto è successo» disse con un tono serio che mi fece venire i brividi.
«Cosa è successo?»
«Qualche anno fa, alcuni studenti Intrepidi, hanno portato qui le loro ragazze per divertirsi un po’. Decisero di giocare a “sfide” e di arrampicarsi su quelle travi» disse indicando colonne di ferro arrugginite che si perdevano nel buio della stanza.
I due piani sopra quello in cui ci trovavamo erano crollati a causa di un terremoto e fu quella la causa della decisione di chiudere questa parte della scuola.
«Quando arrivarono su quello che restava del secondo piano, il pavimento crollò di colpo e loro caddero sulle macerie finendo infilzati su alcune barre di acciaio»
Fuori un forte tuono chiuse la sua frase facendomi sobbalzare.
«Hai paura?» domandò con voce calma e sorriso spavaldo che mi fecero innervosire.
Non sono una di quelle ragazzine sceme che si lasciano fregare dal ragazzetto di turno che racconta loro una storia inquietante durante un temporale.
«No. Il tuono mi ha solo colta di sorpresa»
«Buon per te, perché non ti ho ancora raccontato la parte peggiore» disse con un sorriso reso grottesco dalla poca luce che filtrava dalle finestre per metà chiuse da assi di legno.
«Esattamente un anno dopo la tragedia, le loro ragazze vennero qui a portare dei fiori. Era una serata proprio come questa, con un bel temporale»
Fece una pausa dopo un lampo, in modo che il tuono rendesse più spaventosa la narrazione.
Un trucco che può funzionare con le ragazze delle altre fazioni, ma non con le Pacifiche, noi conosciamo bene la natura in tutte le sue manifestazioni.
«La mattina dopo le trovarono morte, tutte tranne una. Gli Eruditi non furono in grado di definire la causa della morte. La ragazza rimasta in vita non era in grado di aiutarli, vaneggiava, diceva che erano stati i fantasmi dei loro ragazzi ad ucciderle»
Un’altra pausa e un altro tuono.
«Lasciami indovinare, oggi è l’anniversario della morte dei ragazzi»
Vidi spegnersi il sorriso compiaciuto di Eric, non mi sentii in colpa, mi sentii un’idiota.
Il temporale, noi due soli in un luogo tetro, era tutto perfetto per fingermi spaventata e buttarmi tra le sue braccia.
Dietro di noi qualcosa scricchiolò. Pregai nel provvidenziale aiuto della natura che era sempre stata un’amica fedele, ma non ci fu né un lampo e né un tuono.
«No, è accaduto in estate. Oggi ricorre un altro anniversario»
«Quale?»
«Il suicidio della ragazza che impazzì. Si impiccò proprio lì» indicò un punto alle mie spalle.
Mi voltai. Un lampo, seguito da un tuono quasi assordante, illuminò un cappio che dondolava come se ancora ci fosse appeso un corpo.
Gridai e mi buttai tra le braccia di Eric. Lui mi strinse a sé e ridacchiò.
«Paura?»
«No. Lampo, tuono e folata di vento mi hanno colta di sorpresa»
«Porte e finestre sono state chiuse con assi e coperte con teli di plastica, come ha fatto a entrare il vento?»
«Non lo so, sei tu l’Erudito, trovare una motivazione logica per il cappio che dondola è la tua ragione di vita»
Non rispose, continuò a guardami negli occhi.
Sapevo cosa sarebbe accaduto. Avrebbe dovuto baciarmi, ma lui resta lì, immobile a fissarmi.
Iniziai a pensare che forse era solo uno dei suoi soliti giochi crudeli, ma non capivo perché lo stesse facendo con me. In quel mese eravamo diventati amici, non facevo più parte della cerchia di persone che lui si divertiva a tormentare.
Non avevo intenzione di restare in quel posto, con un cappio che penzolava alle mie spalle e così decisi di prendere l’iniziativa.
«A questo punto non dovresti baciarmi?»
«Dovrei?»
«Dovresti»
Si chinò su di me e sfiorò le mie labbra con le sue. Erano così morbide e calde che non le avrei abbandonate neanche se fossero apparsi tutti i fantasmi della sua storia.
Il mio primo bacio, il suo primo bacio. Il nostro primo bacio.
L’inizio di tutto.
Quello era il mio Eric. Quel ragazzo, forse un po’ spocchioso, ma che era anche in grado di provare sentimenti profondi.
L’uomo con cui divido il letto, quello che si è definito il mio uomo in questi ultimi sei anni, non è altro che il pallido ricordo di quel ragazzo, lo spettro dell’uomo che sarebbe diventato se io non avessi rovinato tutto.
Inutile piangere sul latte versato, devo continuare a impegnarmi per riportare indietro il mio Eric.
É questa la mia missione. É questo il vero motivo del mio ritorno all’interno della recinzione: riprendermi il mio uomo.
 
   
 
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