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Autore: endif    02/04/2009    6 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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EDIT: La storia verrà corretta e revisionata, perché ho notato un'enormità di errori ortografici a cui in passato non prestavo molta attenzione. Per i capitoli corretti, inserirò un edit ad inizio pagina. La trama, per quanto semplice ed un po' ingenua, non verrà modificata. My new moon è stata la mia prima storia su questo sito ed ho con essa un debito di riconoscenza. Per questo non la cancellerò, limitandomi solo ad alleggerirla del superfluo.
Grazie a tutti.

CAP.1
LA FINE, L’INIZIO


BELLA
Bella, ce ne andiamo …
Non voglio che tu venga con me …
Non sei la persona adatta a me …
Mi dispiace … ti prego, promettimi che non farai nulla di stupido, io ti prometto che sarà come se non fossi mai esistito … addio.
E poi, quel vento gelido che aveva portato via le sue parole e con esse anche lui.
Le mie mani che avevano cercato di afferrarlo, avevano ghermito solo l’aria, quell’aria che d’un tratto sembrava essermi stata aspirata dal corpo con la forza. Boccheggiavo nel tentativo di respirare. Non so, forse la forza della disperazione, la speranza che l’avrei raggiunto, che avrei potuto chiarire tutto, ma avevo cominciato ad inoltrarmi nel bosco seguendo la direzione che mi pareva avesse preso lui.
Non so da quanto tempo stavo camminando, ore credo, ma d’un tratto mi accorsi che intorno a me era buio, forse stavo girando intorno … forse quegli alberi, li avevo già visti … Mi fermai, tremante.
«Edward …» sussurai. «Edward … ti prego …».
Era mia quella voce? Mi osservai le mani. Mi sembravano lontane, distorte. Tremavano. Le vedevo, ma sembravano non appartenermi. Era come se le osservassi da un’angolazione diversa, era come se tutto intorno a me avesse subito una distorsione. La testa prese a girarmi, sempre più vorticosamente e persi l’equilibrio. Scivolai in ginocchio, con la guancia su un tronco. Mi lasciavo scorrere inerme su quell’albero, le braccia lungo il corpo, ferendomi le guance, senza avere la forza di alzare una mano per sorreggermi, afferrarmi a qualcosa. Mi accorsi solo del freddo umido delle foglie e dell’odore di terra bagnata, quando il mio viso affondò in essa.
Il buio si fece più buio.
Una voragine si spalancò nel mio petto.
All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa.
«Non c’è più…» mormorai.
Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione.
Poi, finalmente, svenni.

EDWARD
Correvo ad una velocità mai sfiorata prima. Le gambe si muovevano da sole senza che la mia volontà potesse interferire, perché se l’avesse fatto non avrei mosso nemmeno un passo lontano da lei. Non avrei mai pronunciato quelle parole che da giorni mi ripetevo ininterrottamente affinché risultassero credibili almeno alle sue orecchie. Tutta la scena si era svolta in maniera surreale, le parole erano fluite dalla mia bocca senza inflessioni, il mio viso non aveva tradito alcuna emozione, i miei occhi erano rimasti fissi su di lei, ma senza vederla. Non potevo permettermi errori, non potevo vacillare nemmeno per un attimo, altrimenti avrei fallito e non sarei riuscito a lasciarla.
Mentre correvo senza voltarmi indietro, sentivo ancora nella testa le parole che Alice aveva pensato qualche giorno fa, quando avevo maturato la decisione di lasciare Bella.
“Non farlo Edward, te ne prego. Non si riprenderà mai. Morirà, lo sento.”
L’avevo osservata con uno sguardo freddo,vitreo.
“Morirà se non lo faccio, invece. Così, forse, le lascio la possibilità di avere una famiglia, una vita normale, la vita che merita, quella che avrebbe dovuto avere senza di me.” Avevo detto.
“Ma forse, se …” aveva tentato Alice.
“BASTA” tuonai io “ma cosa credi, che sia facile per me, che io non soffra al pensiero che le farò del male, quando mi guarderà negli occhi, mentre le pugnalo il cuore, nella speranza di scorgervi la menzogna, o quando ascolterà le mie parole, la mia voce cercandovi l’indecisione e il dubbio? IO L’AMO ALICE, E’ PER QUESTO CHE LA LASCIO.” Conclusi urlando.
“E’ per colpa di Jasper…” aveva pensato affranta. “Ci parlerò io, non accadrà più, vedrai le cose si sistemeranno”.
Mi ero preso la testa fra le mani, gemendo, e avevo continuato in un sussurro “Jasper non c'entra, Alice.”
“La notte la guardo mentre dorme, osservo il suo viso disteso, ascolto il suo respiro tranquillo e profondo, il suo battito dolce e regolare. Resto ore così, solo guardandola, piccola, fragile, indifesa. Parla nel sonno, sai? A volte si agita, in fondo Forks non è il suo ambiente ideale, ma spesso, negli ultimi mesi, l’ho sentita tremare, l’ho vista piangere nel sonno. E’ a causa di James, di quello che stava per accadere. E’ rimasta traumatizzata, ma non l’ammetterebbe mai con me. Come se servisse a qualcosa, come se non mi accorgessi di nulla solo perché non posso leggerle nel pensiero. Piccola mia, quanto è dolce …” mi riscossi da quei ricordi scrollando la testa.
Fissai Alice negli occhi, era angosciata, lo si vedeva chiaramente. Sapeva che ormai avevo deciso.
“Devo farlo, Alice. La amo più di me stesso, è tutta la mia vita. Ma cosa le offro io? Una vita fatta di menzogna, di segreti, di paure, di spostamenti. Non avrà mai una famiglia, non potrò mai stringerla a me con passione, farle sentire quanto la desidero. Il suo profumo, la tentazione del suo sangue … che abbia resistito una volta non significa che possa trattenermi sempre. Posso a stento sfiorarla, baciarla con la più lieve delle carezze. E’… è così delicata” sospirai riprendendomi il capo tra le mani.
“Edward, potresti sempre trasformarla” aveva pensato lei.
“No Alice, nessuno di noi ha avuto scelta, ma per lei io voglio di più. Lei merita di più di questa vita che posso darle. Lei merita il meglio, merita tutto. Chi sono io per mettere fine al battito del suo cuore? Sono un essere tendenzialmente egoista, è vero, ma l’amore per lei mi ha cambiato. Non è a me che penso ogni minuto, ma è il suo bene che cerco con disperazione. La mia parte l’ho già rubata: tutto il tempo che finora mi ha concesso, l’amore che mi ha donato … li porterò con me fino a che non esalerà il suo ultimo respiro. Ecco quello sarà, finalmente, il momento in cui potremo riunirci, perché anche io, allora, troverò la morte il più velocemente possibile.”
Stavamo per andare a scuola, quindi ci apprestammo alla Volvo. Mi sentii sfiorare un braccio da Alice mentre aprivo la portiera del guidatore.
Non mi voltai, ma lessi nei suoi pensieri “Lasciala sì, ma solo scegliere quale vita vuole.”
Quelle erano state le ultime parole che ci eravamo scambiati io e mia sorella, ma avevo preteso da tutti che nessuno avrebbe interferito mai nella vita di Bella e, soprattutto, che Alice non sbirciasse mai nel suo futuro. Dovevamo farci solo dimenticare.
Doveva trascorrere un po’ di tempo, certo. Ma Bella avrebbe reagito, si sarebbe ripresa e avrebbe vissuto una vita lunga e felice da umana. Doveva farlo.
Mi bloccai improvvisamente.
E se non fosse andata così? Potevo esserne certo?
Una sensazione di disagio mi percorse. Un brivido lungo la schiena.
Calma Edward, hai fatto la cosa giusta. Pensavo febbrilmente, voltandomi indietro, lì da dove ero venuto.
Sì, ma ero stato davvero giusto o, piuttosto, ero stato spietato?
Fissavo gli alberi, lo sguardo perso lontano, il mio cuore lacerato, ora dolorosamente muto.
Qualcosa in lontananza … sembrava … l’eco di un urlo.
Mi voltai, sul viso la maschera della morte. E ricominciai a correre lontano da Forks.



   
 
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