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Autore: Sylvie91    01/04/2016    4 recensioni
Sorride triste al pensiero di sua madre che sicuramente la starà maledicendo per la sua testardaggine e intraprendenza, che sicuramente le avrebbe fatto un sermone senza fine vedendola così armata, ritenendola in effetti poco femminile.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Dìs, Frèrin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'angolo del nano.'
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Il suo sguardo azzurro studia attentamente le sue vecchie armi, le ha sempre tenute nascoste dopo i diversi anni di pace che ha passato tra le Montagne del più profondo ovest; anche se la tentazione di prenderle e usarle qualche volta è stata forte.
La sua vecchia e pesante ascia ha ancora l’impugnatura scura e rovinata dagli infiniti allenamenti a cui si è sottoposta per diventare la guerriera, che ha sempre desiderato d'essere; anche la sua spada era leggermente smussata quando l’ha tolta dal nascondiglio, ma l’ha già riaffilata.
Sbuffa leggermente appoggiando le sue ultime armi sul tavolo e decidendo che ora è pronta a partire; deve anche muoversi velocemente durante la notte, dato che ha intenzione di raggiungere quanto prima la compagnia partita qualche giorno fa.
Partita senza darle uno straccio di preavviso, lasciandola con solo un bigliettino di addio in caso di morte.
Al solo pensiero tirerebbe per bene le orecchie di ogni singolo componente della compagnia, facendolo pentire di quello scherzo meschino; ovviamente aveva capito che qualcosa stava bollendo in pentola, bastava vedere l’entusiasmo mal contenuto dei suoi figli prima di scomparire.
Ecco loro sì che meriterebbero una bella punizione: dovrebbero spolverare casa per almeno un mese.
Si siede stanca in cucina davanti al tavolo, che fino a poco tempo fa accoglieva solo i suoi piatti saporiti e adorati dai figli e dai fratelli, ma che ora concentra un arsenale pronto per la battaglia: l’ascia da mettere dietro la schiena, la corta spada leggera e i piccoli pugnali da infilare nella cinta.
Sbuffa passando una mano tra i capelli mori e prendendo una mappa per studiare quale strada percorrere per essere il più veloce possibile, il suo vantaggio è appunto quello di saper leggere le mappe meglio di quel cretino di suo fratello.
Sa dove deve andare.
Fortunatamente i suoi figli non sanno parlare ad un volume basso e scoprire il primo punto di ritrovo è stato davvero troppo semplice; oltre al fatto che ricorda, come se fosse stato ieri, quando con le poche carovane che avevano hanno attraversato quel villaggio.
Sono passati invece troppi anni da allora, e in quel periodo credeva che le sciagure non avrebbero più colpito la sua famiglia; ovviamente si sbagliava di grosso, le disgrazie sono continuate a fioccare contro di lei e il suo sangue con davvero poche soste.
Una grossa lacrima scende a bagnarle il volto corrucciato, perdendosi poi nella sua barba scura e curata, fino a bagnare la mappa dove il suo percorso è segnato con una linea rossa; con stizza si asciuga il viso rimproverandosi che non è affatto ora di piangere, ma si deve muovere se vuole salvare il resto della sua famiglia.
Ormai non tornerà indietro e non ci sarà nessuno che potrà mai fermarla; la sua amica dai ricci capelli rossi ha cercato di bloccarla cercando di farle capire l’assurdità del suo viaggio, che probabilmente si sta mettendo in pericolo per niente, che potrebbe non tornare.
Tuttavia a lei non interessa tornare, a lei interessa salvare o almeno tentare di salvare.
Si alza di scatto dalla sedia facendola cadere con un tonfo sordo e inizia piano a sistemarsi i lunghi capelli in una comoda treccia, togliendo le perle o i fermagli che indicano il suo stato di sociale per non essere riconosciuta da terzi.
Lentamente fissa la ascia sulla schiena, come le è stato insegnato da quando era piccola, così come con la spada e i piccoli pugnali nella cinta; va verso l’uscita della sua casa non guardandosi indietro e raccogliendo da terra uno zaino, che aveva già equipaggiato precedentemente con cibo e farmaci, oltre a coperte.
Chiude la porta con un sospiro non sapendo se ritornerà mai indietro, dirigendosi verso la stalla.
Il sole che timidamente si fa notare dalle colline con i suoi raggi caldi e gialli, fa presumere che sarà una bella giornata per viaggiare; lei respira piano volendo godere dell’aria fresca che le riempie i polmoni e il naso dei profumi primaverili.
Avvicinandosi alla stalla guarda un attimo dietro di sé, vedendo il suo villaggio che pian piano si sveglia dal torpore e già una fragranza di pane appena cotto si disperde nell’aria; facendola, per colpa della sua golosità, barcollare nell’intento di iniziare il viaggio.
Il nitrito forte del suo pony la distrae, togliendo ogni ripensamento su quello che sta facendo e che non dovrebbe fare.
Accarezza delicatamente il suo animale dal vello nero e morbido, zittendo i suoi piccoli nitriti con una zolletta di zucchero presa da casa; sempre piano e attenta ad ogni rumore, che potrebbe insospettire lo stalliere che abita poco distante, la guerriera sella il proprio pony e sale con un sospiro.
Le è sempre piaciuto cavalcare, anche se sua madre più di una volta l’ha sgridata per questa sua passione ritenendola non confacente al suo rango; secondo sua madre avrebbe dovuto imparare a cucire o a ballare o a fare la civetta con i nobili.
Sorride triste al pensiero di sua madre che sicuramente la starà maledicendo per la sua testardaggine e intraprendenza, che sicuramente le avrebbe fatto un sermone senza fine vedendola così armata, ritenendola poco femminile.
Una risata allegra ferma la sua marcia davanti a un bivio, incontrando lo sguardo allegro di un giovane nano che conosce fin troppo bene, i suoi occhi scuri sorridenti la studiano da capo a piedi mentre tiene fermo il suo pony per le redini.
Anche lui è armato, con il suo arco e le sue frecce nere e inoltre ha legate alla vita un paio di spade una più corta dell’altra; le sorride maliziosamente tirandosi poi una piccola treccia scura come se stesse cercando un pensiero appena perso.
-Ti togli?- domanda la guerriera, non scendendo dal suo destriero.
-No.- ride lui; risata che lo rende ancora più gioviale e  distende le cicatrici che dividono il suo bel viso come se fossero una croce, segno di un duro passato difficilmente dimenticato.
-Come hai fatto a sapere della mia partenza?- interroga nuovamente, sempre scocciata da questa interruzione non voluta.
-Sai, era da tempo che non vedevo una delle tue armi alla fornace, sorellina.- continua lui senza accennare a spostarsi e grattandosi la barba nera con non curanza, chiudendo appena gli occhi per poi riaprirli come fanali neri su di lei –Non è stato difficile capirlo.-
-Bene, dato che lo sai togliti… non mi fermerai!- esclama la guerriera.
-So bene che non ti fermerò.- le sorride il nano –E proprio per questo verrò con te, Dis.-




Ciao!!! Come state?
Sono tornata con una nuova storia, oddio questa non è originale come la precedente intendo “Mahal, save the queen”; ma comunque cercherò di cambiare qualcosina, cosa che ho già fatto in questo piccolo primo capitolo!
Cosa dicevo nell’ultima storia? Che non mi sarei messa a fare long e che non avrebbero riguardato i nani… ovviamente essendo me faccio tutto l’inverso xD Spero che non spiaccia!
Insomma vediamo cosa combino! Il raiting potrebbe variare più avanti, ho in mente qualche capitolo ma niente di preciso… come al solito!
Ringrazio chi perderà un po’ di tempo a leggere, chi avrà il buon cuore di recensire e chi vorrà seguirmi in questa avventura (?) piccola o grande che sia!
Il titolo per chi se lo chiede è modenese vorrebbe dire “al diavolo” ed è anche un titolo di una canzone molto bella, che parla di resistenza : )
Grazie sempre e comunque!
A presto
Bisous
Syl
 
   
 
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