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Autore: Taila    02/04/2009    13 recensioni
Le mie mani stringono solo cenere tra le dita, ora. Senza di te niente ha senso. Solo tu riuscivi a dare un senso a tutto quello che ho conquistato, patito, perso, a tutto il sangue versato. Solo tu riuscivi a dare una risposta a tutti i dilemmi che agitavano la mia anima. Avevi la capacità di comparire al mio fianco al momento giusto dissipando con un gesto o una parola tutti i dubbi, e la strada da percorrere tornava ad essere nuovamente dritta e piana, priva di ostacoli. Sapevi rendere tutto più semplice, con la tua indole flemmatica riuscivi a vedere quello che nessuno di noi scorgeva. Bastava che fossi al mio fianco perché tutto andasse al posto giusto.
[V. M. Manfredi: Alexandros - Il confine del mondo]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Assenza.
Autore: Taila.
Serie: Alexandros – Il confine del mondo.
Genere: Romantico, triste, introspettivo.
Tipo: One-shot, slash.
Raiting: Arancione.
Pairing: Alessandro x Efestione.
Desclaimenrs: I personaggi oltre alla Storia, appartengono a Valerio Massimo Manfredi, li ho presi in prestito solo per puro divertimento.
Note: Questa fic è tratta dal libro di Manfredi ‘Alexandros – Il confine del mondo’. L’autore, purtroppo, per motivi di narrativa non lascia molto spazio al rapporto tra Alessandro ed Efestione, aprendo solo pochi spiragli di tanto in tanto che lasciano intravedere un rapporto bellissimo, esclusivo, fatto di profondo affetto. Anche quando Alessandro apprende la notizia della morte del suo compagno parla di un dolore profondo e lacerante, ma che si perde nel prosieguo della narrazione. Questa fic è nata per caso, cercando di immaginare cosa avrebbe potuto immaginare Alessandro il Grande davanti il cadavere di Efestione (una faticaccia -.-) si è scritta praticamente da sola. E’ nient’altro che un misero tentativo di dare voce ad uno dei più grandi personaggi della Storia in un momento di grande commozione. Spero davvero che né Alessandro né Efestione si rivolteranno nella tomba ^^’’’ di certo c’è la mia buona volontà e tutto il mio amore per questo grande condottiero!
Ringraziamenti: Ringrazio chiunque leggerà e commenterà.
Ok, ora vi lascio alla lettura. Alla prossima gente ^O^


Assenza.



Una lacrima scorre solitaria sulla mia guancia, affilata come una lama. Le mani sul viso non riescono a celare l’immensità del mio dolore. Singulti violenti mi squassano il petto, dilaniandomi l’anima.
Ormai non ricordo nemmeno più da quanto tempo sono qui, seduto in questo angolo, incapace di fare qualsiasi cosa che non sia disperarmi. Ho sperato fino a perdere la ragione che queste lacrime servissero a cancellare la realtà, che ripulissero i miei occhi mostrandomi una realtà diversa, che mondassero il mio mondo da quest’insostenibile agonia. Invece ogni volta che schiudevo le dita tremanti, permettendo così ai miei occhi di vedere, lui era sempre li, disteso sul letto, irrigidito nel sonno della morte, già composto per il rito funebre.
È perso. Per tutti i giorni a venire che gli dei mi concederanno di vivere, lui non sarà più al mio fianco!
È una realtà che mi toglie il fiato. È come una corrente gelida che mi investe, che penetra fin dentro le ossa, congelandomi lentamente.
La sua assenza è un dolore incancellabile. Come se mancasse la terra da sotto i piedi e si precipitasse nel nulla. Come una vertigine che mi confonde la vista e la mente, che si porta via tutto il mio sangue freddo lasciando solo un’immensa paura, che mi contorce le viscere e mi piega in due.
Perché è accaduta una simile sventura? Come la sua mano ha potuto lasciare la mia nonostante fossero legate indissolubilmente? Quale Immortale invidioso ha desiderato strapparmi la metà esatta della mia anima dopo avermi visto diventare il più grande fra gli uomini, innalzarmi fin quasi a diventare pari ad un dio?

Efestione



Non ricordo un solo giorno della mia vita in cui non sia stato al mio fianco, quasi fosse la mia ombra. Il mio migliore amico, il mio compagno, il mio braccio destro, la mia coscienza e la mia forza, il mio coraggio. Il mio cuore e la mia anima. Tutte queste cose era lui per me, quante ne sono state io per lui? Efestione era come lo scudo che difendeva la mia anima, che la riportava sulla direzione giusta, che impediva che mi dessi alla mia parte oscura. Bastava immergermi nel nero profondo dei suoi occhi per placarmi; in qualche modo era colui che sapeva contenermi, impedire alla mia anima di dilaniare il mio corpo e prendere il volo da sola, libera dalle sue catene umane. Era colui che dava concretezza ai miei sogni: bastava parlarne con lui e tutto, anche i volo più assurdi e fantastici, prendevano vita, diventando così reali che potevo toccarli con la mia mano. Mi è stato sempre accanto, sostenendomi continuamente, senza mai arretrare. È stato l’unico ad aver veduto la dicotomia tra luce e tenebra della mia anima, le sue oscure profondità, e che mi abbia amato incondizionatamente nonostante tutto. In tutto il mondo lui è l’unico che sia mai riuscito a battere, l’unico dal quale abbia accettato la sconfitta. L’unico che mi facesse sentire umano, che mi spogliasse dell’alone divino di cui mi investono tutti. Lui è l’unico che mi abbia accettato con tutte le mie glorie e miserie.

Efestione



Ricordo ancora il ragazzino dallo sguardo deciso che si allenava con me e gli altri a Pella. Appena lo vidi entrare nel ginnasio, appena i nostri sguardi si incrociarono, fu come se stretti nodi ci legassero l’uno all’altro, come se le nostre anime confluissero l’una verso l’altra per avvincersi in un abbraccio indissolubile. Ci appartenevamo da prima ancora che venissimo al mondo, era scritto nel cielo e dentro di noi, un destino incontrastabile e dolce come miele. Come è potuto accadere che quei nodi ora si sciogliessero allontanandoci? Possibile che anche questa nera agonia facesse parte del destino riservatoci? Ho ancora tra le labbra il sapore di quel primo bacio, un momento inciso a fuoco sulla mia pelle, tra le pieghe della mia anima, che non cambierei mai con nessuna delle numerosi amanti che hanno infiammato le mie notti persiane. Tu sei l’unico che io abbia mai voluto veramente. L’unico che il mio corpo bramasse e la mia anima invocasse. Sei stato acqua e cibo in un deserto, per me. Ogni tuo ricordo è più prezioso dell’oro che riempie questi palazzi, più limpido e puro di qualsiasi gemma, più letale di ognuna delle armi che hanno cercato la mia carne in questi anni di lotta. Semplicemente inestimabile.

Efestione



La prima volta era stata una delle tanti notti di tempesta che scuotono le impervie rupi della Macedonia. Il palazzo rimbombava dei tuoni, così vicini da far tremare le pietre gelide ed umide, torrenti di fuoco saettavano nel cielo nero illuminando a giorno, per un attimo, tutto. Il grande padre Zeus era in collera con gli uomini e scatenava tutta la sua letale potenza per ricordarci a chi dovessimo obbedienza.
Quella notte non riuscivo a prendere sonno, mi rannicchiavo sotto le pelli di montone premendo le mani sulle orecchie, impaurito da quella potenza devastante. Se mio padre mi avesse visto in quel momento, avrebbe ordinato sicuramente ad uno dei suoi servi di frustarmi. Ero suo figlio, ero un principe: non dovevo conoscere la paura! Quella era una cosa per deboli!
Non avvertii subito la sua presenza nella mia stanza. Mi resi conto di non essere solo quando, dopo il fragore di un tuono, avvertii il fruscio di piedi sulla nuda roccia. Rimasi immobile, con il cuore in gola e senza respirare, in attesa che la sua figura emergesse dalle tenebre. La luce accecante di un lampo delineò il suo corpo giovane che tante volte avevo visto durante le ore di lotta, rivestito di un semplice perizoma, e lo riconobbi. Efestione si avvicinò lentamente al mio giaciglio e mi passò una mano tra i capelli, le ciocche che si intrecciavano attorno alle sue dita che si muovevano delicate tra di esse. Non so come ma bastò a calmarmi. “Ho sentito i tuoi lamenti” mi disse ed io sollevai lo sguardo allarmato nel suo, temendo che altri avrebbero potuto udirli. Anche lui era terrorizzato dall’infuriare degli elementi, i suoi occhi lo rivelarono con sconcertante limpidezza. Era uguale a me, un ragazzino sperduto che cercava la sicurezza che gli mancava in un altro ragazzino sperduto, era bastato uno sguardo per comprenderci all’istante. Sapevo già che sarebbe durato per sempre. Allora scostai la pelliccia e gli feci posto accanto a me. Bastò che stringessi il suo corpo al mio, che le sue braccia mi stringessero le spalle, che il battito furioso si mescolasse al mio, come già stavano facendo le nostre epidermidi ed i nostri respiri, perché il rimbombo della tempesta sfumasse, fino a cancellarsi. Non dicemmo una sola parola, ma bastò quel silenzio vibrante di segreti nascosti a farci comprendere a vicenda.
Lui, quasi fosse una magia evocata dagli arcani riti di quella terra, aveva disperso la mia paura, accanto a lui mi ero sentito più forte. Era stato sentire quel corpo compatto ed acerbo contro il mio, uguale eppure così diverso, a distogliere la mia mente dalla tempesta per poi trascinarla verso lidi mai esplorati prima.

Efestione



Amico mio ricordi il nostro primo bacio? La mia anima ne custodisce gelosamente ogni frammento, come il più prezioso fra i tesori. Dopo quella prima volta, ogni notte di tempesta era un’occasione buona per sgattaiolare l’uno nel letto dell’altro, spinti da un segreto che ancora non eravamo riusciti a svelare.
Anche quella notte mi stringevo a te ed il tuo respiro contro la mia pelle nuda teneva lontano l’ululato del vento tra le gole montane e lo scroscio furioso della pioggia, il rombo del tuono sulle lontane cuspidi innevate. Le sue mani scivolavano sulla mia schiena in delicate carezze, che increspavano la pelle ed incendiavano il sangue. Sollevai appena la testa ed incontrai il suo volto rilassato. Ma c’era qualcosa di diverso quella notte, un sapore mai assaporato, battiti del cuore sconosciuti. Era bastato incrociare lo sguardo perché quel qualcosa fra noi si infrangesse. Ricordo ancora l’emozione e l’insicurezza con cui ci avvicinammo all’altro, come se Afrodite in persona ci spingesse l’uno verso l’altro, timorosi della reazione dell’altro, che si scostasse prima di aver concretizzato quel contatto mandando tutto in frantumi. Ricordo ancora la morbidezza della tue labbra contro le mie, nonostante fossero spaccate del vento, come si plasmavano assumendo la forma delle mie, due metà di un insieme perfetto finalmente ricostruito. Ricordo ancora i sorrisi imbarazzati che ci siamo rivolti a vicenda, a causa della nostra inesperienza. Prima di te non avevo mai baciato nessuno. Abbiamo imparato ad amarci insieme, così com’era stato per lo studio e la lotta, un passo dopo l’altro. Noi due, sempre fianco a fianco. Un’anima in due corpi.

Efestione



Sempre insieme, nel bene e nel male. Mi sei sempre stato accanto, anche quando sarebbe stato più facile e proficuo per te abbandonarmi. Come quella volta che sono stato costretto a fuggire in Illiria. Mio padre, ubriaco e soggiogato dalla bellezza della sua nuova e giovane moglie, aveva offeso me e sua madre. La mia mano è corsa veloce all’elsa della spada per difendere il nostro onore. Filippo è inciampato in uno scranno cadendo a terra, uno spettacolo troppo imbarazzante per un re, mi ha accusato di volerlo uccidere e minacciato di morte. Ho raccolto in fretta le mie cose e, in sella al mio fedele Bucefalo, sono fuggito da Pella. Quando Filippo II promette, mantiene, era una lezione che conoscevano tutti. All’alba, quando il disco solare aveva iniziato a delinearsi all’orizzonte, oltre le cime montane, tagliando il velo della notte con spesse lame dorate, ho visto la tua figura affiancarmi, più calda e rassicurante dei raggi dorati di quell’astro lontano. La tua sola presenza al mio fianco era bastata a dissolvere ogni dolore e rimpianto. Quello che stavamo affrontando non era più un salto nel vuoto, ma un’avventura fantastica. Ero un principe senza corona, un principe in esilio. Non ero più nulla. Filippo, quel padre mai contento di me, che mi considerava un debole ed un incapace, avrebbe consegnato il regno, quello stesso regno che spettava a me, al suo bastardo. Eppure lui non mi aveva lasciato solo, abbandonando la sua famiglia e la sua posizione a palazzo, seguendomi nella miseria e nelle difficoltà. Efestione curò ognuna delle mie ferite sanguinanti. Quella notte lo ebbi per la prima volta. Senza più obblighi né la paura di essere scoperti dalle spie del re, quella notte andammo oltre i baci e le carezze audaci che ci eravamo concessi fino a quel momento. Come ognuna di quelle infinite notti a Pella, ci stingemmo l’uno all’altro per scacciare il freddo di quella notte senza luna.

Efestione



La sua pelle sotto le mie dita… la sua bocca contro la mia… le sue mani che premono sul mio corpo, tastando ed esplorando… brividi che increspano l’epidermide… l’eccitazione che sale, sale, fino ad esplodere in un’abbagliante luce candida…
Nei miei occhi, sul mio corpo, nella mia mente e nella mia anima c’era solo lui. Una presenza dentro di me che bruciava come fuoco, ma che rinfrescava come acqua. Dolce e potente.
Avevo avuto alcune esperienze con Leptine, ma niente poteva essere paragonato a quell’emozione immensa, sconfinata ed incontenibile che mi aveva squassato fin dentro le viscere.
Era quello l’amore?
Allora i poeti erano stati davvero ciechi e sordi, perché quella corrente impetuosa non poteva essere contenuta nelle loro vuote parole. Tutti i fiumi d’inchiostro versati per descrivere questo sentimento erano null’altro che aridi rigagnoli, flebili sospiri, spiragli appena schiusi, rispetto all’emozione prepotente che Efestione aveva scatenato dentro di me.
L’alba ci sorprese ancora allacciati l’uno all’altro, come se allontanarci fosse un dolore insostenibile, le mani che ridisegnavano con morbidi tocchi i tratti dell’altro. I baci più dolci che abbia mai assaporato.
“Persino la luce del nuovo giorno s’oscura di fronte al tuo splendore, mio Alessandro!” sussurrarono le sue labbra umide e rosse di baci al mio orecchio.
Era lui la luce che illuminava la mia vita, il miracolo che mi era stato concesso dagli dei, eppure in quel momento mi guardò come se fossi la cosa più bella mai apparsa sulla terra, come se fossi un dio.

Efestione



E poi siamo partiti per la nostra grande avventura. Come bambini che giocano alla guerra ci siamo armati e siamo partiti per inseguire i nostri sogni. Come gli eroi delle antiche leggende abbiamo combattuto e sconfitto il grande avversario, l’Impero più grande e potente, divenendo noi i padroni del Mondo. Come divinità siamo giunti fin dove nessun mortale si era mai spinto, fin quasi ai confini del mondo.
Noi, un pugno di barbari montanari, siamo diventati i padroni assoluti del mondo conosciuto!
Ogni passo che ho percorso su queste sabbie ardenti è stato ricalcato immediatamente da te. Abbiamo combattuto spalla contro spalla ognuna delle battaglie affrontate, dandoci sostegno e coraggio a vicenda, tenendoci costantemente sott’occhio per paura di perderci.
Ricordi, Efestione, com’era fare l’amore distesi su una stuoia, con l’immenso mare di sabbia tiepida che si srotolava a perdita d’occhio attorno a noi e la pallida luna come unica testimone? Ricordi com’era rincorrere con baci morbidi la luce argentea della luna sulla tua pelle brunita? Ricordi il profondo silenzio in cui eravamo immersi, che amplificava a dismisura ogni più piccolo sussurro che disegnavamo sulle nostre pelli?
Ricordi, Efestione, com’era dopo quando, sfiniti dall’amplesso, riposavamo in silenzio, l’uno tra le braccia dell’altro, ad osservare l’immenso disco lunare appuntato in cielo?
Quanti ricordi che ho dentro di me…
… tutti irripetibili…
… tutti irrimediabilmente persi…

Efestione



Cosa mi è rimasto adesso di tutti i sogni ed i progetti che avevamo? Di questo immenso Impero di oro e sabbia non resta altro che la sua parvenza. Le mie mani stringono solo cenere tra le dita, ora. Senza di te niente ha senso. Solo tu riuscivi a dare un senso a tutto quello che ho conquistato, patito, perso, a tutto il sangue versato. Solo tu riuscivi a dare una risposta a tutti i dilemmi che agitavano la mia anima. Avevi la capacità di comparire al mio fianco al momento giusto dissipando con un gesto o una parola tutti i dubbi, e la strada da percorrere tornava ad essere nuovamente dritta e piana, priva di ostacoli. Sapevi rendere tutto più semplice, con la tua indole flemmatica riuscivi a vedere quello che nessuno di noi scorgeva. Bastava che fossi al mio fianco perché tutto andasse al posto giusto. Ogni mia vittoria era anche la tua. Prendevi sulle tue ampie spalle la paura della morte che mi aggrediva di notte, prima di ogni battaglia, lasciando dentro di me solo quella fredda razionalità che tante volte ci ha condotti alla vittoria.

Efestione



Una mano si posa leggera sulla mia spalla, quasi timorosa di questo dolore che mi sta dilaniando. Mai in tutta la storia umana qualcuno è stato amato come io ho amato Efestione. Mai in tutta la storia umana qualcuno è stato amato come Efestione amava me. È un sentimento che spaventa per la sua vastità, per il suo peso.
- Alessandro vieni via! – la voce di Tolomeo, così lontana – Non possiamo più fare niente per lui se non prepararlo per le esequie!- .
Istintivamente porto la mano a stringere il dente da latte di Efestione incapsulato in un vestito d’oro che porto appeso al collo da sopra la stoffa della tunica. In un lampo ricordo quel giorno lontano quando, bambini, ci scambiammo il primo dente da latte di cui ci eravamo liberati, il primo passo verso l’età adulta, un passo importante nella nostra vita, come promessa di eterna amicizia, di essere per sempre l’uno al fianco dell’altro, di non separarci mai. Ricordo il suo sorriso felice, con una piccola finestrella nera nel biancore dell’arcata, mentre stringeva forte nel pugno il mio dente.
Scuoto la testa ritraendomi da quel tocco.
- No, lasciatemi, non posso abbandonarlo, povero amico mio!- gemo guardandolo quasi con sguardo supplice.
Tolomeo sospira, evidentemente si aspettava una reazione simile da me, e subito altre mani mi afferrano per le braccia sollevandomi e trascinandomi di peso verso l’uscita. Faccio resistenza, non posso andarmene: quando il corpo di Efestione sarà affidato ai necrofori egizi, allora significherà che è davvero tutto finito, che non c’è più alcuna speranza che io riveda quelle palpebre fremere prima di schiudersi lentamente, che io riveda quel suo sorriso assonnato che mi rivolgeva ad ogni risveglio. Significherà prendere coscienza della sua morte, di una realtà per me inaccettabile.
Mi volto verso Pausania che ci segue dappresso.
- Ti prego, lascia che io lo saluti un’ultima volta… ti prego…- .
Mai! Mai prima d’ora Alessandro il Grande aveva pregato qualcuno! E questo deve aver impressionato il mio amico di tante avventure. Lo vedo fissarmi titubante prima di fare cenno ai soldati che mi affiancano di liberarmi. A passi incerti raggiungo il letto su cui Efestione è disteso e lo osservo attentamente, scrutando ogni minimo particolare di quel volto e di quel corpo che conosco così bene. Un ultimo ricordo che accompagnerà i miei passi fino all’ultima ora. Senza curarmi di accertare che Pausania e gli altri abbiano lasciato la stanza concedendoci un ultimo istante d’intimità, mi chino su di lui fino a che i nostri nasi si incrociano. Porto le mie mani su di lui e le trovo gelide, niente del suo calore è sopravvissuto.
- Neanche la gelida Morte ha potuto strapparti la tua bellezza, amore mio!- un sussurro tremolante che si infrange caldo sulla sua pelle fredda.
E per un istante resto a guardarlo con il fiato sospeso, sperando ancora di vederlo svegliare. Annullo la poca distanza tra noi e lo bacio, le sue labbra sono fredde e dure come marmo pario e non si modellano più sopra le mie. Un’altra lacrima sfugge dai miei occhi e cade sulla sua guancia, dando l’impressione che anche lui stia piangendo. Che lo strazio di questo momento abbia raggiunto anche il suo cuore, permettendogli quell’ultima dimostrazione d’amore verso di me.
- Ci rivedremo presto, Efestione, e saremo nuovamente uniti nell’eternità della morte!- gli prometto con un sorriso tirato e gli occhi increspati.
Quanto può sopravvivere un corpo senza la propria anima? Quanto può sopravvivere un corpo senza il fuoco che lo anima? Quanto può sopravvivere un uomo senza il suo sogno più grande?
Presto la mia anima si libererà dalle mie spoglie mortali, come tu hai tante volte temuto, e volerà via, solcherà i cieli fino a quando non si sarà ricongiunta alla tua, perciò tu aspettami.

Efestione


  
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