Sinergia relativa
la notte penso all'accondiscenza evolutiva che attanaglia la mia solitudine.
Non mi ricordo dove ho messo la matita con cui ho calcato i tuoi sentimenti.
M'infrango contro le scogliere, poesie salate sussurrate lungo il fiume di Bristol, per ricostruirmi con le acque dolci dei tuoi pensieri.
Oltretutto, i raggi di luce che contornano la candelina d'eccitazione permanente, rallentando il ticchettio e i tuoi sbuffi con qualche briciolo di ricordo.
Indirizzandomi nuovamente alle tue case precedenti, il venerd́ sera, divento pianista sul piano del mio bar preferito, scroccando carezze sconosciute di dita barcollanti che sfiorano bottiglie vuote e battono a ritmo di cuori levigati e innamorati, il vetro sciupato.
La soddisfazione di riscostruirsi teorie inutili sul fatto che tu sia un umano fragile e lungimirante, nonostante il fatto che tu sia costantemente fatto, in uno stato di estrema riconoscenza, ma devozione.
Scrocchiolii intrepidi durante i bagni sconosciuti, sui lavandini stranieri ci consideriamo pionieri.
E ci sciogliamo, fluttiamo, come il sangue nelle vene, che bolle senza traboccare la trascendenza.
Ardenti diluvioni e acidi abbracci, levighiamo sotto i rottami di riciclati amori. E i baci, come braci.
Tra le tue braccia, immersi dai lacci. Immensi nodi insoddisfatti, come te strafatto, senza alcun calcolo predetto, metti in moto le rotaie, e barlumi di speranze che interrotte giaciono pacati su vie senza ritorno.