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Autore: Admiral Bulky    02/04/2016    1 recensioni
[kantai collection]
Salve a tutti! Ho scritto questa storia basandomi sui personaggi di Kancolle e immaginando lo svolgimento dell'operazione Crossroads dal loro punto di vista.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Luglio 1946. La Prinz Eugen si aggirava spaesata tra gli sguardi colmi d'odio delle altre navi, che issavano la bandiera di un paese ostile, rinchiuse come lei nell'Atollo di Bikini in attesa della loro fine. Quell'odio però non era rivolto verso di lei, non avevano più motivo di combattere ora che la guerra era finita, bensì verso la loro stessa patria che le aveva ripudiate, pur avendola servita fedelmente per tutti quegli anni, e che le aveva lasciate lì a morire per uno stupido esperimento.

Nessuna di loro aveva mai voluto combattere quella guerra, eppure erano lì a subire le conseguenze delle decisioni prese da chi era al potere.

Dopo qualche minuto scorse in lontananza una bandiera diversa dalle altre. Una bandiera alleata!

Si diresse in quella direzione senza nessun motivo particolare, tanto di lì a poco sarebbe tutto finito, forse nella speranza di trovare un po' di conforto.

Avvicinatasi vide due navi, una corazzata e un incrociatore leggero, sedute sull'acqua in disparte. La prima impassibile e ancora con le ferite aperte e sanguinanti causatele dalla guerra che evidentemente non le erano state riparate, la seconda invece in lacrime tra le sue braccia.

Non poté non riconoscere la corazzata, ovvero la leggendaria Nagato, una delle Big Seven. Da piccola, quando ancora viveva nel porto, quando ancora non aveva mai solcato le fredde onde dei mari del Nord, sentiva spesso parlare di lei; del resto solo a poche nazioni era stato concesso di creare corazzate del genere, quindi era naturale che fosse famosa.

“Yahagi-chan!!” gridò tra le lacrime l'incrociatore in preda alla disperazione. “Avevi promesso che saremmo state sempre insieme!! Yahagi!!”

“Non piangere Sakawa, sono certa che si sia impegnata al massimo fino alla fine e che l'abbia fatto per proteggerti, per salvarci tutte! Per cercare di lasciarci una speranza! Quindi anche noi non dobbiamo essere da meno e farci prendere dallo sconforto!”. Replicò la Nagato, cercando di tranquillizzare la sua compagna, tuttavia evidentemente quelle parole non sortirono l'effetto sperato.

“Ma non è servito a niente!! Sono affondate tutte! Tutte!! Yahagi…!”

La Prinz Eugen si avvicinò a loro timidamente.

“Ehm… ciao… io...” Cercò invano di presentarsi senza che le venisse in mente un motivo che giustificasse la sua interruzione.

La Nagato alzò lo sguardo e subito riconobbe la bandiera della Kriegsmarine. Si alzò in piedi.

“Salve. Io sono una corazzata di classe Nagato, Nagato. La mia compagna è un incrociatore leggero di classe Agano, Sakawa”

“Ah, sì… salve! Io sono un incrociatore pesante di classe Admiral Hipper, Prinz Eugen!” Rispose esitante.

Nel frattempo Sakawa cercava imbarazzata di asciugarsi le lacrime senza però poterle fermare.

“Perché una nave come te si trova qui?”. Riprese la Nagato.

La Prinz Eugen capì subito a cosa si riferisse. “Ah sì… ecco… in realtà all'inizio ero stata consegnata all'Inghilterra, ma evidentemente non avevano bisogno di una nave come me… e quindi eccomi qui… eheh...” E nel mentre che pronunciava queste parole si sforzava di sorridere per reprimere le lacrime.

“Oh… capisco, mi dispiace...”. Concluse la Nagato restando sempre impassibile.

“Ah no… non fa niente… non è un problema… non è… un...” Non riuscì a trovare le parole per terminare la frase e scoppiò a piangere anche lei. La Nagato allora le abbracciò entrambe per poi accasciarsi tutte e tre sul pelo dell'acqua.

Dopo poco la Prinz Eugen si riprese e anche lei cercò di tranquillizzare Sakawa accarezzandole la testa, senza però sottrarsi all'abbraccio della Nagato.

“Sai… Anch'io una volta avevo una nave a cui ero molto affezionata: si chiamava Bismarck e si prendeva sempre cura di me fin da quando ero piccola, era come se fosse la mia sorella maggiore...” La Prinz Eugen fece una piccola pausa ripensando a quei tempi ormai perduti.

“...E poi...?” Domandò curiosa Sakawa.

Un giorno, di ritorno da una missione, mentre eravamo inseguite dalla flotta nemica, ci venne ordinato di separarci e dirigerci in due porti diversi. Non appena ci salutammo Bismarck sparò dei colpi contro la flotta nemica così da attirare la loro attenzione. Tutta la flotta si diresse verso di lei e in questo modo mi protesse… io non potei fare altro che guardarla allontanarsi e dirigersi verso la sua fine… All'inizio l'ho odiata tantissimo: mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonato e invece mi aveva lasciato da sola… avrei preferito di gran lunga esserci io al suo posto… pensavo che senza di lei la mia vita non avrebbe avuto alcun senso. Col tempo però ho capito di essere solo una stupida: lei l'aveva fatto perché il suo ultimo desiderio era quello di proteggermi… di proteggerci tutte. Sono stata un’egoista a pensare solo a me stessa… anche se non posso fare a meno di sentire la sua mancanza, sono convinta che sia morta sorridendo, confidando nella speranza di essere riuscita a salvarci…”.

Loro tuttavia non avrebbero avuto alcun sollievo del genere, nessuna speranza; la loro morte non avrebbe avuto alcun significato e questo era ben chiaro a tutti i presenti.

“Quindi... penso che se eravate così affezionate l’un l’altra anche la nave di cui parli dev’essere stata felice di aver combattuto per cercare di lasciarvi una speranza.” La Nagato annuì alle parole della Prinz Eugen, mentre Sakawa si asciugava gli occhi ancora umidi.

Le tre navi continuarono a parlare cercando di farsi forza a vicenda, impotenti dinanzi alla loro imminente fine.

Di lì a poco si udì il rombo dei motori e delle eliche di un areo, La Prinz Eugen volse istintivamente lo sguardo verso il cielo mentre Sakawa riprese a piangere, coprendosi la faccia con le mani.

La Nagato, al contrario, le abbracciò subito più forte di prima, cercando di proteggerle come meglio poteva, ed entrambe si lasciarono stringere fra le sue braccia; anche la Prinz Eugen, per quanto possibile, cercò di aiutare la Nagato a coprire Sakawa, essendo lei la meno corazzata.

Da quella posizione non riusciva più a scorgere il cielo, ma sentì chiaramente il fischio della bomba che era stata sganciata; chiuse gli occhi.

Poi l'esplosione.

Una forza devastante le travolse, strappandole al loro abbraccio e scagliandole ognuna a diversi metri di distanza dall’altra.

In un primo momento, non riuscendo più a sentire niente, pensò di essere già morta, ma l'atroce dolore che percepì su tutto il corpo le ricordò di essere ancora viva; si sentiva bruciare completamente sia dall'esterno che dall'interno.

Quando riaprì gli occhi, in mezzo ad una gigantesca nube di vapore e polvere incandescente, scorse la Nagato, con la pelle solo parzialmente bruciata, che scuoteva il corpo senza vita di Sakawa. Pur non udendola vedeva chiaramente come stesse cercando di gridare qualcosa a quel corpo senza vita.

Non appena la Nagato si accorse che l'altra sua compagna era ancora viva adagiò il corpo di Sakawa e si rivolse verso di lei dicendole qualcosa. La Prinz Eugen però non poteva più sentirla, cercò di parlare ma dalla sua bocca uscì solo un fiotto di sangue.

Ad ogni respiro sentiva i suoi polmoni bruciare.

Nonostante la situazione disperata non intendeva arrendersi, per quanto fosse ridotta male, per quanto stesse soffrendo voleva lottare per sopravvivere; ora che l'esperimento era finito forse l'avrebbero lasciata vivere, giusto? Anche se non avrebbe mai più potuto riprendersi da quelle ferite, forse avrebbe potuto conoscere altre navi oltre alla Nagato e trascorrere dei nuovi momenti felici con loro, no?

Le sue speranze però vennero spazzate via un'ultima definitiva volta: vide la Nagato volgere lo sguardo verso il cielo e poi buttarsi nuovamente su di lei per proteggerla. Anche se non poteva sentire, anche se non riusciva a muovere la testa era chiaro che stava arrivando un'altra di quelle bombe.

Con tutta la forza che le rimaneva in corpo alzò un braccio, accarezzò la testa della Nagato che la fissò con gli occhi pieni di lacrime e infine, anticipando di pochi istanti la seconda esplosione, riuscì a esalare le sue ultime parole:

“Grazie… sono felice di avervi incontrate.”

   
 
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