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Autore: ClarissaPotter    03/04/2016    3 recensioni
Caro Magnus,
questa lettera ti sarà recapitata solo dopo la mia morte, ed ecco un po’ di cose che vorrei dirti e che in vita non ho avuto il coraggio di pronunciare.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Consigliabile leggerla ascoltando "Not about angels"
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Magnus sbattè la porta dietro di sé con forza disumana. Sentì uno strano tonfo, ma quando provò a vedere se qualcosa era caduto non ci riuscì tante erano lacrime che gli offuscavano la vista.
Max, una volta che lo aveva riaccompagnato a casa, aveva chiesto al padre se andasse bene che restasse a dormire nella casa ove era stato cresciuto, ma lui gli aveva risposto con un secco “No”.
Non voleva nessuno. Voleva solo il suo Alexander, l’unico vero amore della sua vita, colui che lo aveva salvato dalle tenebre, colui che gli aveva insegnato cosa voleva dire amare, amare con tutto il corpo, con tutta l’anima, con tutto il cuore. L’unico che lo aveva fatto sentire completamente e sinceramente amato.
Ma Alexander se n’era andato da tre giorni.

Erano ancora vivide le immagini del funerale nella sua mente. Ricordava lo sguardo di Jace, seduto accanto alla sua Clary, vuoto, vacuo, aveva perso se stesso, aveva perso colui che lo completava, il suo parabatai, non sarebbe mai guarito da quella ferita. Magnus aveva visto molti nephilim assistere alla morte del proprio parabatai, e tutti aveva detto la stessa cosa: è come perdere un  pezzo del tuo essere.
Poi c’era Isabelle, la forte Izzy, aveva visto il marito andarsene pochi anni prima, e in quel momento aveva perso anche il fratello; l’unica cosa che era riuscita a pronunciare  al funerale era stata: “Non avrei mai potuto chiedere persona migliore come fratello, I love you big brother.” Poi era fuggita scossa dai singhiozzi.
E poi c’era lui, lo avevano  accompagnato i suoi due figli ormai adulti: Max e Rafael. Erano entrambi a pezzi, erano al funerale dell’uomo che li aveva cresciuti, che li aveva amati più della sua stessa vita, come avrebbero potuto non esserlo?
Ma Magnus… non sapeva nemmeno lui come si sentiva. Solo chi abbia mai amato veramente sa cosa si provi in quei momenti. Ti crolla il mondo addosso, non respiri, tutto non ha più senso. Da quando era morto gli parlava spesso, ma aveva il terrore che un giorno avrebbe smesso di ricordare il suono della sua voce, o le mille sfumature dei suoi occhi, o il numero preciso delle sue cicatrici e la loro collocazione. Non voleva dimenticarlo, mai.

Si diresse verso la cucina in cerca d’acqua: aveva la gola secca e quasi non respirava; ma in quel momento si accorse della presenza di un foglio sul tavolino.
Una lettera. Riconobbe immediatamente la scrittura del suo Alec.
Recitava così:
Caro Magnus,
questa lettera ti sarà recapitata solo dopo la mia morte, ed ecco un po’ di cose che vorrei dirti e che in vita non ho avuto il coraggio di pronunciare.
Sei stato la cosa più bella che mi sia mai capitata. Mi hai trascinato via dall’oscurità che mi stava avvolgendo.  Mi hai riportato alla vita. Grazie amore mio. Grazie perché mi hai capito, mi hai atteso e non hai mollato, mi hai perdonato ogni errore, mi hai reso felice; non  oso immaginare come sarebbe stata la mia vita senza te.
Non piangere, so che stai piangendo ma non farlo. Non pensare a quell’unico momento della mia vita, perché è stato un attimo, piuttosto sorridi e ricordami con il sorriso, ricorda tutti gli altri attimi. Ricorda quando andai via da casa tua dopo il nostro primo appuntamento e caddi dalle scale tanta era l’emozione: so che mi hai visto e hai riso.
Ricorda la mia gelosia nei confronti di Will, senza sapere nemmeno la sua storia.
Ricorda quando impacciato ti chiesi di sposarmi e tu mi riposi che sì, ci saremmo sposati un giorno, ma quando il Conlave avrebbe riconosciuto la parità dei diritti dei nascosti. E ora sorridi osservando la tua fede. Ero nervosissimo quel giorno credevo che il cuore mi stesse per esplodere da quanto batteva forte. Quanto erano belli i nostri figli quel giorno, vestiti di tutto punto, fieri dei loro padri. Ora che ti sto scrivendo sono dei ragazzetti in piena crisi ormonale, quasi quasi li preferivo imbrattati di tempere e glitter. Scherzo ovviamente, non potrei essere più fiero dei nostri figli. (Nostri figli... prima di incontrarti ero covinto che mai avrei detto una frase del genere.)
Sorridi ripensando a quando corsi a casa come un pazzo perché mi avevi detto che Max aveva mosso i primi passi, ma in realtà era solo una scusa per farmi tornare prima una sera ogni tanto.
Sorridi a quanto mi faceva esasperare non riuscire a comunicare con Rafael i primi mesi, dato che lui sapeva solo lo spagnolo.
Non piangere perché tutto questo è finito, ma sorridi perché è accaduto. Sorridi perché non ci sarà mai più un Alec senza Magnus e un Magnus senza Alec.
Magnus sorridi perché la vita è bella, l’amore è bello, tu stesso me lo hai insegnato. Sta vicino ai nostri piccoli, hanno bisogno del loro papà.
Ti starò sempre vicino, tu non mi vedi ma sono lì accanto a te.
Ti amo, ti amo, ti amo, vorrei avertelo detto più spesso ma ti amo.
Amo tutto di te, da i tuoi occhi felini a le tue unghie perennemente smaltate. Sei stupendo, di una bellezza singolare e stupefacente. Sono così felice di poter dire che sei mio, mio soltanto.
Ricordi come eravamo anni fa? Ricordi quando tutto era nuovo? La mia goffaggine nel parlare, nel dire ciò che volevo?  Ti ricordi i primi sorrisi, i primi baci, le prime carezze? Ma più di tutti: ricordi il dolore? Ma noi siamo stati abbastanza forti da riuscire a superare ogni cosa, ogni pregiudizio, ogni litigio, ogni insicurezza. Neanche la morte potrà mai riuscire a distruggerci. Insieme possiamo sconfiggere il mondo.
Noi ce l’abbiamo fatta, ci siamo riusciti amore mio. Ricordami come il tuo fiorellino, ricordami, ricordaci.
Il primo ti amo… Quello lo ricordi? Eravamo a Parigi, durante il nostro viaggio a giro per il mondo. Era stata una giornata perfetta, eravamo sotto la torre Eiffel e lo dissi, lo avrei voluto urlare al mondo intero, ogni persona doveva sapere quanto Alexander Gideon  Lightwood amava Magnus Bane.
Non lasciar andare tutto ciò, baby.
Ricordami,  perché se mi ricordi la mia morte non sarà mai completa. Solo Raziel sa quanto ti amo, farei di tutto per starti ancora vicino, ma purtroppo quando starai leggendo questa lettera la morte mi avrà strappato via da questo mondo.
Non mi pento di nessuna mia scelta perché mi hanno condotto a te, all’amore della mia vita. Poche persone possono dire di aver amato con ogni fibra del loro essere, io sono una di loro.
Mi hai fatto amare, sorridere, piangere, emozionare, e soprattutto grazie a te ho una famiglia. Quando torno a casa, dopo il lavoro ho la sicurezza di trovare te, Max e Rafael...
Siete la cosa più bella che sia mai stata mia. 
Dì ai ragazzi che li amo e che veglierò anche su di loro. Dì a Max che mi manca, il mio piccolo mirtillo, ricordo ancora quando lo presi in braccio: non avevo la più pallida idea di dove saremmo arrivati insieme; invece comunica a Rafael tale frase: “Se tuo padre potesse parlarti ti direbbe solo una cosa: Te quiero.”
Invece a te Magnus ho già detto tutto in questa lettera e in vita. Ancora grazie.
Aku cinta kamu, Magnus.
 
Tuo per sempre,
Alexander.


Finita di leggere la lettera apparve Tessa accanto a lui.
-Mi aveva detto di lasciartela dove l’avresti trovata.-
E fu così Magnus scoppiò a piangere mentre si lasciava andare all’abbraccio della sua amica.
E quando quella notte Magnus si svegliò di soprassalto urlando il nome di Alec, Tessa fu lì per consolarlo.


SPAZIO AUTRICE
Ora odiatemi. Mi scuso per aventuali errori ma l'ho riletta solo una volta dato che ho pianto un casino a scriverla. Lo so mi faccio del male da sola, ma DOVEVO scriverla, soprattutto perchè a questi giorni sono stata inondata di sentimenti Malec... IL BACIO. Grazie Harry e Matt. 
Non odiatemi, a presto.
ClarissaPotter.
   
 
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