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Autore: An13Uta    03/04/2016    0 recensioni
Divenne assente,ancora più duro,senza emozioni, fame o sete,con gli occhi bordati di rosso,le occhiaie profonde,lo sguardo spaventoso,il corpo che sia faceva di giorno in giorno più gracile,la pelle quasi grigia.
Aveva perso contatto con le altre persone,non sorrideva.
E Kuro e Koge erano quelli che ne soffrivano di più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Utaite Vari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Addiction









-Tenchou,perché abbiamo questi?-.
Il ventinovenne guardò stranito i suoi amici indicare i loro collari mentre gli rivolgevano quella domanda.
-Perché siete ibridi.-replicò.
Gli pareva anche abbastanza ovvio.
Ma Koge scosse la testa,indicando con insistenza la striscia di cuoio a cui era attaccato un campanello che gli cingeva il collo:-È per affermare il tuo dominio su di noi,vero?-lo aggredì,arrabbiato.
I capelli di Tenchou passarono lentamente dal rosso al nero, mentre gli occhi si rabbuiavano pericolosamente. Kuro e Koge si strinsero nelle spalle spaventati,le orecchie radenti al capo dal terrore.
-Chi vi ha messo in testa quest'idea?-chiese il ragazzo con la calma innaturale che contraddistingueva il pericoloso stato d'animo che aveva in quel momento.

Gli altri due deglutirono a vuoto.
-Non vi farò niente.-li rassicurò lui,sebbene con quella voce non fosse affatto credibile,-Voglio solo sapere chi è stato.-.
-Nessuno.-.
-Non dirmi bugie,Kuro.-.
Nessun suffisso.
Come ad un muto segnale,Kuro e Koge si girarono veloci come fulmini e scapparono. Una volta nelle loro stanze,vi si barricarono dentro,chiudendo a chiave.
Tenchou non si mosse neanche di un millimetro davanti alla loro fuga.
Prese due fogli e vi scrisse lo stesso messaggio:“Sto preparando la cena. Sarà pronta tra 20/25 minuti.
Prendetevi il tempo che vi serve per pensare e poi venite giù a parlarmi. Non verrò a chiamarvi quando è pronto.”.
Salì le scale,infilò i biglietti sotto le porte delle camere dei due ibridi e tornò giù a cucinare.
Dopo una mezz'ora,cauti,Koge e Kuro uscirono dai loro nascondigli. Spiarono giù dalle scale:Tenchou era seduto sul divano. Silenzioso,dava loro le spalle,davanti alla televisione spenta.
Senza il minimo rumore,i due scesero le scale e azzardarono un passo verso la cucina.
-Vi sento respirare.-li avvertì Tenchou.
Aveva ancora la voce spaventosa.
Si alzò,voltandosi verso di loro. I suoi amici nascondevano le code tra le gambe e tenevano le orecchie basse come due bimbi scoperti a rubare la Nutella.
Si fissarono senza dire una parola,in un silenzio teso e carico di preoccupazione.
Tenchou sospirò,passandosi le mani sul viso. Le ricongiunse sulla bocca,quasi volesse fare una preghiera,sempre senza parlare e tenendo gli occhi chiusi.
Poi,con un altro sospiro,si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni:-Mangiamo che poi diventa freddo.-si limitò a dire,mentre i capelli tornavano ad avere una rassicurante tinta rossiccia.
Gli occhi erano ancora un po' bui.
Per tutta la cena,il silenzio venne rotto solo dalle posate che cozzavano contro i piatti.
Piano piano,Koge e Kuro smisero di mangiare. Non finirono neanche il primo.
-Non avete fame?-.
Entrambi scossero la testa.
Tenchou raccolse gli avanzi,li mise in frigo,sparecchiò.
Lavò i piatti,con gli altri due che non accennavano ad alzarsi,entrambi con l'aria colpevole.
-D'accordo. Scusate.-le parole di Tenchou non erano quelle che si sarebbero aspettati. Seguì un sospiro.
-Facciamo così. Io adesso vado a dormire. Se volete dirmi chi è stato,non preoccupatevi,buttatemi pure giù dal letto. Se non volete,scrivetemi un biglietto. Non mi arrabbierò. Buonanotte.-.
Il ventinovenne li lasciò giù in cucina,salì le scale e chiuse a chiave la porta. Si sentiva un cretino ad averli aggrediti in quel modo,non era certo stata colpa loro.
Cercò nel buio il comodino e tirò fuori dal cassetto una scatola trasparente piena,almeno sembrava,di medicine.
Ci aveva scritto sopra “DA USARE UNA VOLTA SOLA”.
Aveva sperato fino all'ultimo di non usarla mai e poi mai.
Considerò un'altra volta la sua scelta,soppesando il contenitore nella mano destra.
Poi tolse il coperchio e prese una pasticca,tenendola sotto la lingua un momento. Afferrò una bottiglia nel cassetto e ne bevve un sorso:l'acqua portò con sé la pastiglia giù per la gola,dritta verso lo stomaco.
Mise tutto a posto,sentendosi un verme. Un senso di vertigine lo fece quasi cadere.
Quella roba era fin troppo forte,e funzionava velocemente.
Anche troppo.
Si trascinò nel letto mentre percepiva il suo corpo farsi strano,agitato,e il suo respiro diventava sempre più pesante e scomposto.
Si sdraiò appena prima di sentire la voglia di vomitare farsi strada nella sua mente,ma era troppo stanco. Si addormentò prima che qualcos'altro potesse succedere, ritrovandosi in un sonno senza sogni.











Tenchou si svegliò con la testa che ronzava sprofondata nel cuscino,le coperte calciate dappertutto,un braccio a penzoloni dal letto e la schiena,nuda e sudata,scossa da potenti brividi.
E pensare che di solito lui dormiva nella stessa posizione tutta la notte,senza muovere un muscolo.
Guardò la sveglia. Erano quasi le dieci meno cinque.
Non aveva mai dormito così tanto,Kuro e Koge si dovevano essere preoccupati. Però non l'avevano potuto svegliare perché aveva chiuso la porta a chiave,la sera prima.
Qualcuno bussò:-Tenchou?-era la voce di Kuro. Sembrava un po' in ansia.
Tenchou si voltò verso la porta,senza rispondere.
Solo quando sentì dei passi che si allontanavano si mise a sedere,con un po' di fatica.
Notò,guardando nel riflesso del vetro della finestra,che i suoi occhi erano bordati di rosso come se fosse reduce da una notte in bianco.
Bastò un attimo solo,e la pasticca in qualche modo tornò a fare effetto. Ma stavolta non poteva scappare.
Tenchou rimase sul letto,con la schiena contro il muro,ad ansimare:era come un incubo dai colori sgargianti che, anziché fare paura,gli procurava un piacere immenso ma duro come un pugno nello stomaco.
Si riprese piano piano,dopo circa dieci minuti. Si rialzò adagio,facendo attenzione che non vi fosse più nessuna traccia dell'effetto.
Una volta assicuratosene,scese in cucina. I due ibridi dovevano essere andati in giro,visto che non li vedeva da nessuna parte.
“Tanto meglio. Se mi vedessero ora,crederebbero che sia uno zombie.”.
Non aveva fame,o sete. Faceva fatica a sentire qualsiasi cosa,che fosse caldo,freddo,felicità,rabbia.
Era vuoto,un sacco con un paio d'ossa a tenerlo in piedi ma nessun cervello a creare pensieri e nessun cuore a stimolare emozioni.
Non fece neanche colazione,senza fare caso allo stomaco che si stringeva su sé stesso,come volesse ingoiarsi da solo pur di colmare lo spazio libero al suo interno. Ma quella sensazione non arrivava a Tenchou.
Il ragazzo si vestì in silenzio,osservandosi appena allo specchio e considerandosi rivoltante. Cominciò a pulire la casa,non aveva nient'altro da fare.
-Siamo tornati.-annunciò Koge un'ora dopo,entrando seguito da Kuro.
-Buongiorno.-biascicò Tenchou,senza alzare gli occhi dal pavimento che stava spazzando.
Gli ibridi si guardarono,tra lo spaventato e il colpevole: -Tutto a posto,Tenchou?-chiese la ragazza-gatta,con un tono appena preoccupato.
-Sì.-fu la risposta.
-Scusa,ci sembri un po'...spento,ecco...-cominciò l'altro,ma il ventinovenne lo interruppe,sempre senza guardarlo:-Ora preparo il pranzo per voi,un attimo di pazienza.-.
-...Hai fatto colazione?-.
-No.-.
-Oh. E...-.
-Non pranzo.-.
Kuro rimase perplessa:-Perché?-.
-Non ho fame.-.
-Come fai a non avere fame se non hai neppure fatto colazione,scusa?-.
-Ho detto.-Tenchou alzò la testa verso di loro.
Gli occhi erano ancora scuri,lo sguardo duro.
Gli ibridi furono attraversati da un brivido.
-...Scusate.-e il rosso se ne andò in cucina.
Fu in quel modo per tutta la giornata. Non mangiò mai, bevve pochissimo ed ebbe la stessa espressione spenta e dura ad ogni ora,minuto e secondo.
La sera si sentì uno schifo.
Si sentì uno schifo per come aveva trattato i suoi cuccioli, per quello che aveva fatto la sera prima,per tutto.
Sentì il bisogno di un'altra pastiglia.
Aprì di nuovo quel cassetto con le lacrime di impotenza che gli rigavano il volto e strappò dal barattolo il foglio che vi aveva appiccicato.
Lo voltò,scrivendo con una penna presa prima una nuova frase e ficcandolo,una volta finito,nel cassetto.
Ripeté i gesti che aveva fatto la sera prima,senza cercare di sfuggire al doloroso piacere che la sostanza gli metteva in corpo. Rimase sveglio finché non sentì l'effetto diluirsi, simile a latte mischiato con acqua,e poi si accasciò senza energie,aspettando il sonno nero che la notte avrebbe portato e l'effetto che si ripeteva la mattina dopo.

Andò avanti così per mesi.

Tenchou divenne assente,ancora più duro,senza emozioni, fame o sete,con gli occhi bordati di rosso,le occhiaie profonde,lo sguardo spaventoso,il corpo che sia faceva di giorno in giorno più gracile,la pelle quasi grigia.
Aveva perso contatto con le altre persone,non sorrideva.
E Kuro e Koge erano quelli che ne soffrivano di più.








-Dici che è colpa nostra?-.
-Non lo so,Koge.-.
Il castano attese un momento. Poi fece,deciso:-Dobbiamo vedere che c'è nella sua stanza.-.
-Perché?-chiese l'amica,confusa.
-Tenchou rimane nella sua stanza dalle sette di sera alle dieci di mattina,non è normale!-rispose lui,-C'è QUALCOSA che lo fa rimanere nella sua stanza per tutto quel tempo,ne sono sicuro.-.
-Non so,magari è stanco.-replicò Kuro,poco convinta.
Koge continuò:-Oggi non torna fino alle otto,abbiamo tutto il tempo per controllare e fare finta che non ci siamo mai entrati neanche per idea.-.
La bionda sospirò,annuendo. Era l'unico modo per capire che cosa stava succedendo a Tenchou,visto che non parlava più.
I due ibridi si infilarono nella camera del rosso in silenzio, cominciando a rovistare in giro.
-Ehi Koge,guarda un attimo qui.-chiamò la gatta dopo aver aperto l'unico cassetto del comodino.
Quindi,indicando un barattolo chiuso,chiese:-Non ha un odore strano questa roba?-.
Koge lo annusò appena,ma bastò per fargli capire abbastanza sul contenuto.
Sbiancò e scosse la testa per scacciare un pensiero orribile: -No! NO! NO!-ripeté.
-Che cavolo c'è?-fece Kuro. L'assalì un dubbio atroce.
Fissò spaventata Koge,trovando una risposta affermativa negli occhi di chi ha appena scoperto qualcosa che avrebbe preferito non sapere.
Lui negò subito tutto:-Kuro,ragiona,è Tenchou. Sa i rischi di questa roba e non la userebbe mai,perché diavolo dovrebbe tenersela nel comodino?-.
Kuro non si convinse neanche un po'. Guardò cos'altro ci fosse nel cassetto,trovando solo una bottiglia d'acqua e un foglio stropicciato pieno di scritte e un po' di scotch.
Da una parte vi era scritto “DA USARE UNA VOLTA SOLA”.
Girandolo si leggeva,invece:
“SEI UN DEBOLE VIGLIACCO INCAPACE,TENCHOU.
DOVRESTI VERGOGNARTI.”.
-Perché se l'è scritto?-si chiese Koge,riconoscendo in entrambi i casi la grafia dell'amico.
-Ehi...-la voce della ragazza-gatta tremava.
-Che c'è?-.
-Questa non è droga...-replicò lei,leggendo l'etichetta del contenitore tra le sue mani.
-Te l'avevo detto!-.
-...Sono antidepressivi.-.
Il gelo.
Tenchou e antidepressivi? Qualcosa non quadrava.
Tenchou non aveva bisogno di antidepressivi,non era una persona da antidepressivi,doveva essere uno sbaglio, perché ci dovevano essere dei maledetti antidepressivi nel suo comodino?
-Possono provocare...-Kuro continuò a leggere,tremante, -Dipendenza...e...agiscono esattamente...come droga.-.
Koge le strappò il barattolo di mano e lesse velocemente, mentre un groppo gli attanagliava la gola.
Era tutto terribilmente sbagliato,come diavolo poteva uno come Tenchou avere quella roba? Perché,poi? Per cosa gli sarebbero mai serviti?
-Ora si spiega tutto...-.
-NO!-gridò lui,furioso,-Non è vero un tubo! Stiamo parlando di Tenchou! TENCHOU! Non è il tipo da queste cose!-.
-Non è neanche il tipo da non mangiare,non bere,non parlare e non sorridere!-replicò Kuro,-Non è da lui rinchiudersi in sé stesso e ignorarci! Non è da lui rimanere secco come un chiodo,con le ossa che sporgono da sotto la pelle! Non è da lui tenere quel maledetto sguardo per MESI INTERI! Tenchou sta male,Koge! Potrà anche non essere depresso o un tossicodipendente,ma sta male! Guarda!-.
E indicò il barattolo,ormai mezzo vuoto:-È QUESTO che lo fa stare male! Che ce lo sta portando via! E tutto per colpa di quella stupida cosa dei collari! Ha smesso di essere sé stesso da un pezzo!-.
Si nascose la faccia tra le mani,piangendo.
Koge si alzò e scappò di sotto. Non voleva ascoltarla.
Si rifiutava di credere che fosse così,come diceva lei.
Tenchou non era cambiato di una virgola. Aveva solo cominciato a mangiare e parlare un po' meno,ma nulla di grave,sul serio.
E sorrideva un po' meno. E beveva un po' meno. E passava meno tempo con loro.
Molto,anzi,troppo tempo senza di loro.
Il trentatreenne si accovacciò sul divano,senza sapere più di cosa essere sicuro. Da una parte,era tutta una farsa,una scemenza. Non era successo niente,andava tutto bene,la loro amicizia non era sul filo del rasoio.
Però l'aspetto di Tenchou,il suo comportamento innaturale, e ora quelle pastiglie...
Forse non andava tutto bene.


























-Tenchou?-.
Nessuna risposta.
-Tenchou,guardaci un attimo.-.
Il rosso non si mosse di un millimetro. Aveva l'aria di chi si è appena fumato tre pacchetti di sigarette e non sa cos'altro fare della sua vita.
Fece un sospiro,chiudendo gli occhi.
La sala era impregnata di quel doloroso silenzio che si prolungava da mesi.
-Ci manchi.-sussurrò Kuro,raggomitolata sul divano.
Tenchou non aprì bocca. Rimase immobile e distante, impassibile al suo tono così sofferente.
La bionda si sedette sulle gambe del rosso e gli afferrò il collare della maglietta senza forza,con le mani che tremavano violentemente.
Per un attimo Koge temette volesse tirargli un pugno. Ma si accorse subito che era troppo debole.
-Guardami.-ordinò Kuro. La voce era rotta dai singhiozzi: -Apri gli occhi e guardami.-.
Tenchou sollevò le palpebre lentamente,come fossero state pesanti saracinesche,e fissò le iridi cremisi dell'ibrida senza esternare la minima emozione.
-Torna qui da noi.-sussurrò la gatta,appoggiandoglisi al petto,-Non ne possiamo più di vederti così. Scusaci.
Ti prego,ti scongiuro,torna da noi.
Ci manchi troppo.-.
Gli occhi spenti del ragazzo si posarono sui corti capelli biondi dell'amica,assenti. Sospirò e la spostò sul divano con le braccia ridotte ormai a pelle e ossa,senza dire una parola. Non fece una piega neanche vedendo Kuro raggomitolarsi infinitamente triste e piangere senza ritegno,scossa dai singhiozzi. Neanche osservando Koge mentre si piegava su di lei e strofinava la fronte contro il suo capo tentando di darle forza,quando anche lui ne era ormai a corto.
Li fissò senza provare nulla.
Poi il cuore decise di prendere le redini della situazione e si liberò violentemente da quell'indifferenza.
Il ventinovenne li lasciò a piangere,andando in camera sua.
Dal piano di sopra venne due volte il rumore di vetri rotti che si infrangevano a terra.
Gli ibridi si strinsero più forte,temendo il peggio come udirono passi pesanti e veloci scendere le scale e avvicinarsi a loro.
Tenchou li strinse,li strinse così forte che sembrava dovesse ucciderli con quell'abbraccio disperato,e intanto piangeva anche lui,chiedendo scusa per ciò che avevano dovuto sopportare per così tanto tempo mentre lui era troppo intorpidito per capirlo.
Una mano sanguinava.
Con quella aveva rotto in mille pezzi lo specchio e la scatola dei medicinali.
-Mai più,-mormorava,-Mai più,promesso...Promesso...-.
Si calmarono lentamente,tutti e tre,rimanendo incastrati in quell'abbraccio di gruppo che sembrava non finire mai.
Poi Tenchou collassò a terra dalla fame.












































-Come va,adesso?-.
-Meglio,Kuro-chan...grazie...-.
-Sei ancora pelle e ossa,dovremo fare qualcosa.-.
-Tranquillo,Koge-san,non c'è fretta...-.
Tenchou era a letto,gli occhi chiusi e un sorriso tranquillo in volto. Il petto si abbassava al ritmo del suo respiro.
Era ancora pallido,e le occhiaie continuavano a sembrare la Fossa delle Marianne,ma le guance stavano lentamente riprendendo colore.
Stava decisamente bene.
Kuro e Koge facevano di tutto per farlo sentire sempre meglio. Li paragonava a due impiegati di uno zoo alle prese con un leoncino malaticcio,e ridacchiava al pensiero.
-Ehi...per...i collari...-mormorò,adagio.
-Oh,non importa.-svicolò subito Koge,temendo che l'argomento lo riportasse alla situazione in cui si erano trovati fino a neanche un giorno prima.
Ma il rosso continuò,sorridente:-Li avete...Perché non voglio perdervi...-.
Schiuse appena le iridi azzurre,spiegando:-Le persone... Mettono i collari ai loro cuccioli...Per fare in modo di riuscire a ritrovarli...E lo stesso,-tossì appena,-E lo stesso vale per voi...Non so che succederebbe se...Vi perdessi...-.
Kuro gli accarezzò il viso,chinandosi ad appoggiargli un bacio sul naso:-Allora,non ti dispiace se ne mettiamo uno invisibile a te?-.
Il ventinovenne allargò il suo sorriso:-Certo...Così...Non ci perderemo mai più...promesso.-.







 
   
 
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