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Autore: cri_91    02/04/2009    0 recensioni
“ C'è un'altra Solitudine, Che molti muoiono senza aver conosciuto - Non è una mancanza di amici a causarla”. [...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ C'è un'altra Solitudine,
Che molti muoiono senza aver conosciuto -
Non è una mancanza di amici a causarla”.
[...]
(E. Dickinson)



Capitolo 1



Nel buio più totale, mi dimenavo come un assatanato.
Un dolore disumano, una morsa terribile allo stomaco, mi imponeva di “uccidere” per saziare la mia incontrollabile fame.
Raggomitolato su me stesso nel pavimento freddo, mi sforzavo di non dare ascolto a quella vocina nella mia testa.
“Basta!”
Accidenti, perché non riuscivo a darmi pace?
No, non potevo cedere e mai l’avrei fatto, Dio sa solo cosa avrei potuto fare se solo avessi perso il controllo…
Con il respiro affannoso mi obbligavo a resistere.
“ Devo farcela…”
“ Adesso passerà” O Almeno così speravo.
Le ore passavano, la fame continuava a persistere, ma pian piano il dolore svaniva, lasciandomi stremato e inzuppato di sudore.
Anche questa volta l’avevo scampata liscia, ma chissà per quanto tempo ancora sarei riuscito a resistere?
Le mie forze continuavano ad indebolirsi, riuscivo a stento a tenere gli occhi aperti questa volta, tutte le mie energie si erano esaurite nella lotta contro la mia stessa natura.
Ormai senza forze manco per respirare, mi assopii nello squallido pavimento su cui giacevo.


Ian aveva sempre vissuto in solitudine, ormai ci aveva fatto l’abitudine. La solitudine che si era autoimposto era provocata da un’anomalia che sfortunatamente lo aveva reso ciò che era, anzi ciò che non era… umano.
Era passata poco più di una settimana, da quando aveva trovato rifugio in quel edificio abbandonato da chissà quanto tempo ed era un miracolo che fosse ancora in piedi.
Quella notte faceva molto freddo ed Ian aveva addosso solo una camicia che gli si era appiccicata addosso come una seconda pelle. Aveva freddo, ma cosa poteva fare? Gli tremavano le mani e gli era addirittura venuta la pelle d’oca.
Cerco di raggomitolarsi su se stesso e di riscaldarsi come meglio poteva, ma era inutile. Era debole, da due giorni non mangiava, era a pezzi, aveva fame e non ne poteva più, voleva solo farla finita!
Era questione di giorni presto tutto sarebbe finito…
Il mattino dopo, al suo risveglio, si accorse di avere una coperta morbida e calda addosso. Chi poteva essere stato? Preso dal panico gli si gelò il sangue nelle vene, rimase pietrificato per un paio di secondi, quando poi prese coscienza, ripensò alla notte scorsa.
Si ricordò di aver combattuto incessantemente contro la fame fino allo stremo, di essersi poi svegliato nel cuore della notte per il freddo che lo aveva tenuto sveglio per ore e poi nonostante il freddo, finalmente di aver abbandonato il corpo al sonno.
E poi?
Tabula rasa.
Com’era possibile? Era stato incosciente! Non poteva permettersi di commettere certe disattenzioni.

  
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