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Autore: RiverWood    03/04/2016    0 recensioni
"Dove andrai adesso? Dove sei?"
Lexa sorride ancora. L'ultima volta prima di sparire.
"Con te. Sarò sempre con te."
Genere: Angst, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Clarke"

La prima volta che Clarke aveva sentito chiamare il suo nome in quel modo, da quella voce, stava dormendo.

Non stava sognando. Ormai il suo era un sonno senza sogni la maggior parte delle volte, e quando c'erano non erano sogni, ma incubi veri e propri.

Non era raro che si svegliasse urlando e stringendo le lenzuola così forte da far sbiancare le nocche.

A volte il dolore era intenso, era vero, era fisico.

Altre volte era mentale... e quelle erano le peggiori. Erano sempre le peggiori. I suoi incubi la costringevano ad assistere a tutte le morti che aveva causato, a rivedere negli occhi ogni persona a cui aveva impedito di vivere.

Credeva che dopo Mount Weather nulla avrebbe potuto essre peggio.

Ma il peggio era arrivato qualche mese dopo... aveva gli occhi verdi di Lexa, le sue stesse fattezze, la sua stessa voce, lo stesso suono del suo respiro.

Solo che non era Lexa. Perché Lexa era morta.

Quello era il suo incubo peggiore. Svegliarsi nel pieno della notte grondante di sudore per aver rivissuto la morte della ragazza che amava.

Che ama ancora.

Abby si mostra estremamente preoccupata, sa che non c'è qualcosa che possa fare per aiutare davvero Clarke, ma ci prova, nel suo picolo ci prova. E Clarke è grata che lei lo faccia, è grata che Raven e Octavia provino ancora a farle spuntare il sorriso sulle labbra. Ci riescono, la maggior parte delle volte vincono le sue resistenze.

Ma la notte non c'è nessuno ad accoglierla, ad aiutarla... solo il denso spazio nero dei suoi pensieri che la risucchia come un vortice senza fine.

Un buco nero dove la luce riesce ad entrare ma non può mai più uscire.

Da quando ha distrutto la città della luce, ha perso il resto dei suoi ricordi. Un prezzo piccolo da pagare per la salavezza definitiva della sua gente.

Un prezzo enorme per lei che era formata dai suoi ricordi.

Donare agli altri la libertà di poter ricostruire da capo al prezzo della sua stessa libertà. In parte, della sua stessa vita.

"Clarke" quando lo sente di nuovo, è convinta di star avendo qualche tipo di allucinazione, perché lei non si ricorda di Lexa.

Raven e Octavia le hanno parlato di lei, ma nulla più si era acceso nella sua mente se non una minuscola fiamma di un ricordo estremamente lontano e sfuocato.

Degli occhi verdi, dei lineamenti delicati ma decisi, un'espressione fiera e morbida al tempo stesso. Ma era tutto troppo lontano per poterlo afferrare. Lexa era persa da qualche parte nelle profondità di quel buco nero per poterla afferrare e riportarla alla luce.

"Clarke"

Clarke inspira profondamente, cosciente di quanto tutto questo sia assurdo e si costringe ad aprire gli occhi. Non che voglia mandare via l'immagine di Lexa dalla sua mente, non vuole dimenticarla di nuovo ma... non riesce a ricordarla nemmeno.

I suoi sogni sono l'unico posto dove i sentimenti per Lexa e la sua immagine hanno un senso; nella realtà tangibile, Clarke non riesce più a ritrovarli.

"Clarke"

Scatta a sedere e preme le mani sulle palpebre con forza. Il suo nome pronunciato da quella voce è quasi insostenibile. Non c'è nulla intorno a lei. Nessuna voce, nessuna Lexa, nessun ricordo.

Eppure non appena li richiude, lei è lì. Da qualche parte, Clarke non sa bene dove. Sa solo che c'è.

E' solo una notte, tempo dopo, quando Clarke si addormenta ai piedi di un enorme albero che risente la sua voce. Non è usuale ormai per lei andare in giro nei boschi quando il sonno non arriva. Arkadia non è casa, ma non può tornare a Polis, e anche se tornasse... cosa potrebbe mai fare?

La Fiamma, lo spirito del comandante, è andato distrutto insieme alla città della luce. Non le è rimasto nulla di Lexa, se non il disegno che lei stessa aveva iniziato, il suo cavallo e l'armatura che aveva scelto poco prima di scappare via dalla capitale.

La stessa armatura in cui si trova avvolta quella notte.

Oh... e ovviamente la voce di Lexa nella sua mente.

Questa volta non è più solo la sua voce. Questa volta, ai piedi dell'albero, Clarke riesce a vederla. E' passato fin troppo tempo e vorrebbe piangere di gioia, perché l'immagine di Lexa non è un semplice specchio d'acqua che s'incrina alla minima vibrazione. Questa volta è reale.

"Clarke" la chiama.

Il suo primo istinto è quello di allungare la mano per toccarla. Lexa non si ritrae, ma la guarda tristemente mentre la mano passa attraverso il suo avambraccio.

"Lexa?"

Lexa annuisce, la sua espressione è ferma ma i suoi occhi verdi esprimono tutto quello che Clarke ha bisogno di sapere.

"Questo non è... tu non sei r-reale, vero?" riesce a chiedere cercando di tenere a freno le lacrime che scorrono prepotentemente lungo le sue guance.

Lexa accenna un sorriso. E' piccolo, appena visibile agli angoli delle labbra... ma Clarke lo riconosce. Riesce a sentire il calore che s'irradia lentamente nel suo petto e scende lungo tutto il suo corpo.

Inizialmente crede che sia dovuto alla felicità di rivederla, finalmente. Ma si rende conto che è davvero la presenza di Lexa a farle quell'effetto.

Quando Lexa stringe le labbra e posa la sua mano su quella di Clarke, lei sente lentamente i ricordi riallacciarsi alla sua mente. Non può ancora vederli, ma sa che sono lì, li sente scorrere e riempirla e avvolgerla... nello stesso modo in cui la mano di Lexa s'intreccia alla sua e la sua armatura copre il suo corpo.

"Quando hai distrutto la città della luce, hai creato questa piccola crepa tra lo spazio e il tempo, Clarke. Ciò che alimentava quel posto non era solo la nostra presenza, ma lo spazio e le stelle stesse. Ma quella crepa si sta richiudendo velocemente... ho fatto tutto ciò che ho potuto per tenerla aperta ancora un po', per permetterti di riavere indietro i tuoi ricordi. Sono parte di te, così come tu sei parte di loro, Clarke."

"Come... " Clarke rilascia un sospiro tremante prima di riprendere a parlare. "Come fai ad essere qui?"

Lexa stira le labbra in un altro sorriso, più ampio questa volta.

"Se le stelle davano energia a quel posto, immagino che possano darne un po' anche a me."

Lexa allontana la sua mano da quella di Clarke per sfiorare delicatamente con le dita il suo viso.

Clarke può giurare di vederla brillare più intensamente questa volta, come se stesse emettendo luce propria.

Prima che abbia la possibilità di chiederlo, Lexa ritira la mano e abbassa un po' lo sguardo.

"Credo che questa stella sia arrivata al punto di essere una supernova."

Clarke non registra esattamente cosa voglia dire in principio, poi lo capisce... una supernova. Non manca molto perché l'energia della stella si esaurisca e Lexa sparisca definitivamente.

"No, n-non... non puoi..." le si lancia addosso ed è la sensazione più strana che abbia mai provato.

E' un po' come abbracciare il nulla, eppure c'è qualcosa, una lieve consistenza che è di più.

Clarke non sa cosa "di più" voglia dire, ma è quello che Lexa è in quel momento.

Più di una presenza, meno di un corpo reale.

Con gli occhi azzurri colmi di lacrime e le labbra tremanti, la bacia. E non è davvero un bacio, ma è anche un bacio. E in qualche strano modo, tutto quello assume senso.

Gli occhi di Lexa le dicono sempre ciò che Clarke ha bisogno di sapere.

"Sto bruciando un sole soltanto per dirti addio." Clarke raccoglie l'unica lacrima che scivola da quegli occhi verdi.

E la sente, e il suo pollice s'inumidisce al contatto.

La stessa lacrima che Lexa si era concessa quando Clarke l'aveva baciata prima di donarsi a lei completamente.

La sua figura brilla ancora di più e inizia ad essere meno stabile.

Clarke inspira e trova il coraggio di parlarle per l'ultima volta.

"Dove andrai adesso? Dove sei?"

Lexa sorride ancora. L'ultima volta prima di sparire.

"Con te. Sarò sempre con te." 

 

 

 

 

 

 

Note conclusive: 

No... non sto affatto piangendo, per niente proprio. Sto solo affogando nelle mie stesse lacrime. Oggi è passato esattamente un mese dalla morte di Lexa, io sono ancora bloccata a quella 3x07 che manco lo so come ancora... quale miglior modo di onorarla se non così?

Anyway, l'idea di questa piccola one-shot è nata dalla totale ispirazione che mi ha colta rivedendo la scena dove viene menzionata la frase "I'm burning up a sun just to say goodbye." (per chi non lo sapesse è tratta da Doctor Who).

So che la città della luce ha delle dinamiche diverse etc, etc, etc... ma fingiamo che sia andata così soltanto per il bene di questa one shot. 

I personaggi ovviamente non mi appartengono (magari fosse così), né gli attori che li interpretano (o Alycia sarebbe già mia moglie lol), né la serie e tutto il resto. 

  
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