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Autore: Acey Dearest    02/04/2009    3 recensioni
Misa non capisce perché si senta un po’ in colpa per quella bugia – L è il più bugiardo di tutti. LxMisa, LightxMisa. Spoiler per il capitolo 58.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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White Knight

di Acey Dearest

 

Traduzione di Melanyholland

 

Note dell'autrice: spoiler per il capitolo 58 (volume 7 o episodio 25, n.d.t.). L/Misa a senso unico, Light/Misa.

 

They wanted to know why I did what I did
Well, sir, I guess there’s just a meanness in this world…

“Nebraska,” Bruce Springsteen

 

Si accorge del modo in cui la guarda, le dita in bocca, masticando e masticando. Le rivolge quel suo ridicolo sorriso e lei sussulta, perché sa, sa che significa quel ghigno e le fa venire la nausea.

Prova a infangare il suo nome. Lo chiama pervertito, dichiara ad alta voce a mezzo hotel, padre di Light incluso, che L desidera Light.

È una tale bugia, ma L non protesta mai, non nega, ed è ancora peggio così. L lascia correre.  Si limita a distogliere gli occhi mentre lei riempie di baci le guance di Light e cerca di far finta che lui non ci sia. Che va bene, pensa Misa rabbiosa, solo che non va bene.

Misa non capisce perché si senta un po’ in colpa per quella bugia – L è il più bugiardo di tutti. L sta seduto e guarda e fa deduzioni  dietro porte chiuse a chiave. L si rifiuta di ascoltare la logica di Light e le animose preghiere di Misa. L vede solo quello che vuole vedere, e vuole vedere lei, lei—

 

(giustiziata? Dio ti prego no)

 

Le ricorda lo stalker.

Non la polizia che l’ha arrestata. Il primo stalker, quello vero. Quello che l’aveva implorata perché lo amasse, perché stesse con lui.

Quello che lei aveva rifiutato, quello che si era frugato in tasca e aveva tirato fuori un coltello e oh, stava per tagliare il grazioso collo di Misa, stava per far colare il trucco mischiato al suo sangue.

Solo che qualcosa l’aveva fermato. Misa non sa che cosa, ma qualcosa lo aveva fatto fuggire e le aveva salvato la vita.

Probabilmente una pattuglia della polizia lì intorno l’aveva reso nervoso. La devota polizia di L. Misa sbuffa nei suoi cereali al pensiero che la giustizia di L possa averla salvata, quella notte.

L le ricorda lui, ad ogni modo, anche se l’unica arma che ha è la sua mente, un’arma più letale di qualsiasi coltello. L da solo sta rovinando ciò che resta della sua carriera di modella. L l’ha rinchiusa in un albergo a cinque stelle cosicché tutto ciò che può fare è guardare il mondo da una finestra. L può anche dire di non sospettarla adesso (anche se non l’ha fatto, e non lo farà) ma Misa sa che mentirebbe. Misa sa che l’ha imprigionata solo per mera perversione.

Si sta divertendo con lei. Gioca con lei. Non importa cosa lei dica, non importa cosa Light dica, tesoro dolce. Da molto ormai L ha tratto le sue conclusioni. Se non riesce a provare chi è Kira, se la prenderà con i suoi sospettati, e semplicemente continuerà a rendere la vita di Misa un inferno.

A colazione L le dice buongiorno e Misa, impegnata in un bacio non molto romantico con Light, fa finta di non sentirlo.

 

--   

 

Lo stress ha logorato il sorriso di Misa, rendendolo fasullo e insulso come un’applicazione di fard sul viso di un’ottantenne: un solco ottuso sotto le guance rugose, orribilmente arrossate. Misa sta esaurendo tutte le sue scorte per migliorare il proprio sorriso.

“A Misa restano solo due tubetti di rossetto, e appena qualche matita per le labbra… e il dentifricio dell’hotel è da quattro soldi. Misa preferirebbe lavarsi i denti con il bicarbonato, piuttosto. I genitori di Misa anni fa hanno speso un sacco di soldi per rendere il suo sorriso semplicemente perfetto– dev’esserci un modo per—“

L le consiglia la torta.

Torta?” Misa lo fissa, incredula. “La torta rovina i denti! Fa ingrassare e–“

Si blocca, sperando che Light continui per lei, ma lui non lo fa.

“Secondo la mia esperienza, la torta tende a migliorare il sorriso della gente.” L si lecca le dita e spinge un piatto di dolce verso di lei, i suoi occhi sgranati la fissano, giocosi. “Lo rende un po’ più genuino.”  

“Misa non sa di cosa stai parlando.” Spinge via il piatto, arricciando il naso, e quello tintinna fino all’altro capo del tavolo. “Non la mangerebbe nemmeno se le piacesse. La torta le fa venire i brufoli”.

“Nessuno qui si preoccuperebbe se ti venissero i brufoli, Misa.”

“Light sì! Vero, Light?”

Light manda giù un altro sorso di caffé e scuote la testa, traditore. L scrolla le spalle per sottolineare che aveva ragione, e il movimento fa scintillare per un attimo la catena delle manette alla luce fluorescente dei neon. Misa lo guarda male.

 

(scommetto che spera che Misa prenda un po’ di torta)

 

(che la mangi tutta)

 

“Non importa. Misa non ne prenderà nemmeno un pezzettino.”

“Va bene”, ribatte L e comincia a mangiarla lui. Non si pulisce la bocca– non aspetta di aver inghiottito prima di parlare, e Misa  vede la torta nella sua bocca mentre dice: “Ne vuoi un po’, Light?”.

Anche Light deve trovare lo spettacolo disgustoso. Scuote la testa e risponde che gli basta un altro po’ di caffé. L assalta la torta da solo.

Misa finisce i cereali con un saporaccio in bocca e lascia in fretta la stanza, agognando il giorno in cui gli occhi e la bocca di L si chiuderanno per sempre.

 

--

 

Il guardaroba di Misa è andato in una direzione decisamente più modesta da quando è iniziata la reclusione

 

(perché lui sta a guardare)

 

ma non stanotte. Stanotte ha qualcosa da fare, un conto da sistemare.

 

(sarà Misa a guardarlo ora, sarà Misa a guardarlo)

 

Indossa un paio di stivali neri alti fino al ginocchio, una gonna scozzese, un top che si lega dietro il collo. Totalmente inappropriato ma, comunque, la temperatura dell’albergo è controllata.

 

(guardarlo imbarazzarsi)

 

Passeggia dritta fino alla sua camera attraversando la porta aperta. Sono le tre del mattino. Lui è sveglio, sul letto, incurvato sul suo laptop spinge i tasti furiosamente, mentre Light dorme sull’altro lato.

 

(Dio perché L non dorme)

 

E lei è felice, malignamente felice che sia sveglio.

“Ciao, L.”

L non è colto di sorpresa. Si volta leggermente, ma non batte ciglio alla sua comparsa, né ai suoi stivali, né alla sua gonna –né a–

“Ciao. È piuttosto tardi, Misa. Non pensi?”

“Ma tu sei alzato”.

Una delle sue mani ossute si allontana dalla tastiera per prendere una zolletta di zucchero da vicino al letto e infilarla nella sua bocca.

L di solito organizza le zollette in alte costruzioni, come torri di Babele che tentano di raggiungere il cielo ma vengono fermate dalla gravità e dall’appetito vorace di L. Apparentemente si è annoiato parecchio stanotte: questa è molto più complessa delle sue abituali costruzioni, più grande, anche. È un castello. Misa potrebbe perfino ammirarlo, se non sapesse di chi sono le mani perverse che l’hanno costruito.

Il castello di zucchero è proprio accanto a Light, che sembra un dio, elegante e magnifico, perfino mentre dorme. Misa avverte un moto di orgoglio –nonostante tutti i suoi tentativi, L non è stato capace di portarlo via da lei. Light è ancora suo, dopotutto—. Si siede sul letto e tende la mano per accarezzare con delicatezza i suoi soffici capelli, evitando deliberatamente di guardare L.   

Si domanda se sia il caso di mettersi a tubare, si chiede cosa farebbe L in quel caso. Dopo un momento di esitazione lo fa, ed è tutta un teso-ro, Light, sei proprio un amore. Ma L non reagisce ed è irritante.

“Sai, L”, dice, cambiando tattica, mentre traccia con il dito i bei lineamenti di Light, “A Misa cominci a piacere di più. Forse non ci credi, ma è così.”

“Ne sono lieto.”

“Misa pensava che lo saresti stato”. Pausa. “Misa ti ha sognato, comunque. È per questo che è venuta qui.”

“Oh?”

L si comporta come se tutta la sua attenzione è focalizzata sul computer. A tradirlo è solo la mano libera che torna al castello –Le dita agili tremano per un secondo e due zollette cadono nella sua mano, invece di una. Misa cerca di trattenere la gioia nella voce.

 

(Misa ce l’ha in pugno)

 

 “Sì. Cercavamo di vincere un premio ad una di quelle macchine con l’artiglio. O meglio, Misa cercava di farlo. Tu eri solo lì con lei. Non c’erano davvero dei bei premi, ma Misa giocava lo stesso e L, tu– tu stavi solo lì a guardare.”

 

(tu guardi sempre, dannazione, guardi sempre)

 

(guardi sempre me)

 

Si corregge mentalmente, scostandosi una ciocca di capelli biondi dagli occhi:

 

(Misa)

 

“Interessante.”

“C’è di più.” Misa tira via le coperte a Light, solo per un momento. Lui bofonchia nel sonno e lei gliele rimette a posto, in fretta.  “Dicevi a Misa di smettere di giocare. Dicevi che la macchina era truccata con un magnete e che Misa stava buttando via i suoi soldi. Misa ti chiedeva perché allora stavi perdendo tempo a guardarla mentre lo faceva.”

“Tutto qui?”.

Misa colpisce all’improvviso le zollette di zucchero e il castello cade a pezzi sul pavimento.

In qualche modo questo è abbastanza per distogliere la sua attenzione dal computer e farlo voltare. I suoi capelli unti, selvaggi e fibrosi, appaiono peggiori da davanti che da dietro, se possibile. Misa ha trascorso abbastanza tempo con stilisti e telecamere per sapere che un taglio di capelli non avrebbe alcun effetto miracoloso su di lui, e ciò la riempie di soddisfazione.

Misa potrebbe sbagliarsi, ma le sembra di scorgere uno sguardo ferito passare sul suo viso color gesso mentre osserva ciò che rimane del suo castello bianco.

 “Non c’era alcun bisogno di farlo.”

Il broncio è incollato al viso di Misa.

“Uh-huh.”

L non muove un muscolo per cercare di pulire (non può –aha, Misa ce l’ha in pugno, Misa l’ha fregato al suo stesso gioco— non può pulire con una mano incatenata, non puoi, eh L? Grande, brillante, odioso, orrido L!). Invece, si volta di nuovo e riprende il lavoro.

“Sei… sei arrabbiato con Misa adesso?”. Di una mezza ottava più alta del normale, abbastanza per farlo arrabbiare se non lo è già.

“Il servizio in camera può mandarmi un’altra scatola di zollette.”

Dannato, pensa Misa. 

Si aggrappa al primo pensiero che le viene in mente, futile e meschino com’è.

“E se il servizio in camera fosse lento?” lo sfida. “Le mangeresti raccogliendole dal pavimento, in quel caso?”.

Il ticchettio dei tasti rallenta un poco. Misa rivolge di nuovo l’attenzione a Light, che dorme così saporitamente, in modo perfetto. Non c’è confronto fra i due, pensa Misa. Comunque, ha fatto quello che doveva. Se ne sta lì come una peccatrice recidiva di fronte a un prete, col suo coltello camuffato da crocifisso, e lo ferisce

 

(solo un po’, ma un po’ è abbastanza, no? Per ciò che lui ha fatto)

 

(sì, è abbastanza)

 

“Misa, per favore—“

“Lo faresti?”

“Torna a letto, Misa.”

“Lo faresti! Sei disgustoso! È così—“

Ma non serve a niente. A L non importa un cavolo con quali appellativi lei lo chiami finché è lì, incastrata nel suo giochetto di rinchiudere le modelle in hotel come prigioniere; di incatenarsi al suo ragazzo giusto per farla infuriare. Oh, questo gioco lo diverte così tanto che forse è per questo che Kira non è ancora stato catturato.

Lui le dà ancora la schiena; lo schermo del computer si sta riempiendo di scritte e immagini. Sue immagini. Immagini di Light.

L sospetta ancora.

“Se strilli così Light si sveglierà.” Si volta, improvvisamente i suoi occhi, enormi buchi neri, sono su di lei, e il suo tono è quasi paterno. Misa sussulta involontariamente. “Tu non vuoi questo, vero? Per favore, vai a letto.”

Pensa che lei sia una bambina piccola. Ma non così piccola da impedirgli di decidere se sbavarle dietro o no. No, mai così tanto. Il suo stomaco pulsa di rabbia al pensiero –Si sta solo prendendo gioco di Misagioca con me.

“L–tu–”

“Buonanotte, Misa.”

Se ne va, ma nel farlo calpesta le zollette di zucchero di L finché sono solo polvere sotto le suole dei suoi stivali.

 

--

 

Mesi dopo tira fuori gli stivali dall’armadio dell’hotel e prega che i granelli di zucchero siano spariti.

 

 (sì)

 

Misa li indossa al funerale, insieme al vestito nero più provocante che ha, uno che scopre le sue giarrettiere rosse quando cammina. Light la guarda in modo strano per questo, e le è sembrato di vedere Matsuda arrossire per un attimo prima che abbassasse lo sguardo.

Riesce benissimo a fingersi prostrata dal dolore. Oh, L, così meraviglioso, così gentile – Misa non capiva, Misa non sapeva quanto era buono, Misa vedeva solo la parte negativa e… e s-si vergogna così tanto, e nasconde il viso contro il petto di Light, per non rovinare una così bella performance con un largo sorriso.

Misa rimane in piedi con Light vicino alla lapide per più di venti minuti dopo che i poliziotti se ne sono andati.

“Recitare è divertente,” esclama con entusiasmo, e il suo cavaliere bianco annuisce con approvazione. “Ed L se lo meritava, comunque”.

La bugia doveva uscire fuori sfacciata, invece è pesante sulla sua lingua, gravata da un cumulo denso e sciropposo di dolcezza guasta.

“Sì.”

Misa alza il capo per guardare Light, si gode con gli occhi la sua perfezione scultorea, il Salvatore disceso per onorarla della sua presenza. Il Salvatore legato alla Morte, legato a Satana, il Salvatore intrappolato.

 

(sfidato, sfidato… ma guarda un po’, chi ha vinto alla fine?)

 

(vedi, tu te ne sei andato e Misa continua a giocare!)

 

La scorsa notte è piovuto e oggi il mondo sembra ricoperto di fango melmoso, abbastanza per far sì che i suoi stivali affondino leggermente nel terreno mentre si muove un poco, ispezionando la lapide di lui da ogni angolazione.

 

(ma abbiamo vinto noi, Light – guarda, non c’è più nemmeno un segno dove le manette ti stringevano il polso – proprio come non c’è più nessun granello di zucchero sotto questi stivali—)

 

(la terra l’ha inghiottito e non ne è rimasto niente)

 

Si sforza di non pensare che a parte tutto i suoi stivali sono ancora imbrattati di fango.

“Light?” Ampio sorriso, sorriso da telecamera, e alza lo sguardo: “Misa pensa che le piacerebbe parlare da sola con L per un minuto. O meglio, parlare a lui. Misa non è mai riuscita a parlargli quando era vivo. Perché lui aveva sempre qualcosa da dire. E ora non più.” Ovviamente, non più. Si tampona gli occhi asciutti con un fazzoletto e ride. “Ma solo se Light pensa che sia okay.”

Non si aspetta che lui sia d’accordo. Pensa che scuoterà la testa e resteranno lì insieme per un’altra mezz’ora, fissando la lapide e gustandosi la vittoria.

“Fa pure. Ti aspetto.”

Misa fa un risolino e lo abbraccia forte, anche se il tocco del suo Salvatore non sembra più così sacro.

“Grazie, Light!”. Lo osserva attenta finché non scompare dalla sua visuale, prima di accovacciarsi per fronteggiare la tomba di L da sola.

La placchetta di legno è completamente liscia. L è morto restando il perfido enigma che probabilmente era già alla nascita, nascosto nel terreno, sepolto dal peso del suo fallimento, e questo dev’essere abbastanza.

Ma non lo è. Misa esita prima di sporgersi verso la lapide, mordendosi il labbro tremante.

 

(L, se avessi ottenuto ciò che volevi, se avessi ottenuto di poter fare il tuo gioco per sempre— L, di’ a Misa per piacere, cosa avresti detto e fatto quando ce ne saremmo andati?).

 

Sorride all’improvviso in una perversa imitazione.

“Misa suppone che sia una buona notte, L,” e si sfila gli stivali, strofinandoli sulla lapide finché finalmente, finalmente sono puliti.

 

Fine

 

 

Note della Traduttrice: appena ho letto questa storia su ff.net (il link alla fic in lingua originale è http://www.fanfiction.net/s/3075886/1/White_Knight), me ne sono innamorata. La Misa di Acey è la Misa migliore di cui abbia mai letto. Mi affascina il lato oscuro del suo carattere e credo che Acey l'abbia colto benissimo. Per questo ho voluto tradurre questa storia e postarla anche qui (tutto col permesso dell'autrice, of course). Spero davvero che vi sia piaciuta e che vogliate lasciare qualche commento, anche non in inglese; e ovviamente spero che la traduzione sia riuscita bene.^^" Io ho fatto del mio meglio, comunque.

Ora, come da regolamento vi dico che:

- Acey è straniera e gestisco io il suo account qui su EFP.

- Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account.

- Io ho un mio account qui su EFP quindi potete contattarmi alla mia e-mail per ogni evenienza.

Ecco, spero di non aver dimenticato nessuna regola.^^

 

 

  
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