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Autore: Naruto89    03/04/2016    1 recensioni
"Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovava.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
"
Sono passati tre anni dalle vicende delle scuole medie e Sasuke, che è ormai al liceo, ha continuato imperterrito a seguire la via della delinquenza e delle bande, alla ricerca della verità riguardo Itachi. Sakura, dal canto suo, si sta impegnando con tutte le sue forze per proseguire, a suo modo, il terreno solcato da Naruto e vorrebbe trascinare in questa avventura anche Sasuke. Uchiha, però, ha ormai deciso di distanziarsi da tutto e da tutti, rinunciando all'amicizia (e all'amore) in favore di verità e vendetta...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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Sasuke XXXI
Hai il mio permesso

Sasuke scalciò contro il pavimento e l'aria intessuta di polvere e calce gli si infilò di prepotenza nel naso. L'aria gli scompigliò i capelli sudati sulla fronte e gli rinfrescò il volto. Suigetsu, Karin, Juugo, Rock Lee e Killer Bee gli correvano ai lati. Akatsuki, dall'altra parte, gli veniva incontro. Si sarebbero scontrati a metà sala, si sarebbero scontrati a metà sala, si sarebbero...
Lui e Suigetsu sferrarono un pugno e il tizio con il volto ricoperto di piercing li bloccò, uno per ogni mano. Quella era lo scontro finale. La verità, lassù, a un passo. Sasuke strinse i denti e si buttò per terra. Allungò una gamba e mirò al ginocchio del suo avversario.
Quello piegò il busto all'indietro ed evitò un calcione di Suigetsu dritto in faccia.
Ci siamo!, pensò Sasuke.
Ma l'uomo di Akatsuki si staccò dal pavimento, fece un salto mortale all'indietro e atterrò pochi passi oltre le gambe di Sasuke e Suigetsu. Il mantello gli sventolò tutto intorno e si posò di nuovo attorno al suo corpo. I pugni stretti, guardò Sasuke dall'alto in basso.
Sasuke strinse i denti.
Ma che diavolo...!?, pensò.
Suigetsu, davanti a lui, posò di nuovo entrambe le gambe per terra e si gettò in avanti. Un pugno al volto: bloccato. Un pugno al corpo: deviato con l'avambraccio. Un calcio al petto: evitato con un salto all'indietro. Sasuke mollò un pugno contro il pavimento mezzo divelto e si tirò su con un colpo di addominali. Quella non era semplice lotta da strada: quel tipo stava usando le arti marziali!
È al livello di Neji, pensò Sasuke
Se non più forte...

L'interno di un dojo. E' tutto in legno. Il pavimento, i muri, il soffitto. Persino le panche per riposarsi.
Un pugno al volto. Parata a destra con il dorso della mano e affondo con il braccio opposto. Viene deviato. La guardia, però, sembra essere stata bucata. Un passo avanti, corpo all'ingiù e montante dritto di sopra. L'avversario salta all'indietro e, prima che il braccio ritorni al corpo, lo colpisce con un calcio.
Dolore. Un dolore intenso e pulsante. Il braccio è diventato subito rosso. Lo riporta indietro e rialza la guardia. Non può esitare, neanche dopo essere stato colpito. E' stato fermo troppo ed è fuori allenamento. Si deve abituare a resistere. Si deve abituare a non mostrare le emozioni. Faccia da poker. Ecco, una faccia da poker.
Neji Hyuuga, davanti a lui, gli sorride, stretto nel suo kimono bianco panna. Respira e comincia a passeggiare in tondo. Sasuke lo segue, senza dargli mai la schiena. Si concentra. Sono passi piccoli, millimetrici. Striscia quasi i piedi contro il pavimento di legno. E' scalzo e alcune spine gli si infilano nella pianta. Ci è abituato, ormai.
Piega leggermente l'alluce, si dà la spinta e carica. Un pugno dritto al volto. Neji si volta su un lato, lo evita e in un passo chiude la distanza tra loro due. Ormai gli è entrato nella guardia, non può fare più nulla. Un pugno a tutta forza lo colpisce alla bocca dello stomaco e lui si sente svenire, gli viene da vomitare.
Viene sollevato da terra e si sente ricadere a peso morto. Neji gli poggia un piede sul petto e lo guarda dall'altro. E sorride.
"Alzati" gli dice
"Alzati, Uchiha. O devo pensare che la tua volontà non sia
abbastanza?"
"No" sussurra Sasuke. Ha la voce roca.
"Allora alzati. Devi diventare forte, Uchiha. Devi rinunciare a tutte le debolezze, o tutti i tuoi amichetti rischiano di fare una brutta fine."
Un'energia che non credeva nemmeno più di avere lo assale, e si alza. Si piazza a pochi centimetri dal viso di Neji Hyuuga. E' furioso.
"NO!" urla.
"Allora, non dovresti nemmeno reagire così. Devi lasciarli indietro, abbandonarli. Devi dimenticarti dei tuoi affetti, delle emozioni che ti hanno fatto provare. Sono solo una debolezza. La
tua debolezza. E quelli ci sguazzano dentro, se li lasci fare."
E' vero. Deve dimenticarsi di tutto. Del club di cinema. Di Sakura. Di Naruto. Una fitta lo assale ma la scaccia subito. Deve diventare robot. Un robot invincibile, per combattere. Un robot intelligente, per arrivare alla verità. E un robot assassino, per vendicarsi.
"Lo so" risponde.
"Bene. Perché mi sembrava che te ne fossi dimenticato."

Già. Neji. Però Neji lì non c'era. Toccava a lui aiutare Suigetsu. Strinse entrambi i pugni. 'O i suoi amichetti avrebbero fatto una gran brutta fine'. Sasuke si lanciò verso i due combattenti. Suigetsu attaccò dall'alto con i pugni chiusi e il suo avversario lo bloccò con gli avambracci incrociati.
Perfetto!, pensò Sasuke.
Un passo un po' più lungo e si gettò in mezzo ai due, si abbassò e caricò il pugno che andò a sbattere contro il ginocchio dell'uomo di Akatsuki. Sasuke alzò lo sguardo e quello lasciò andare Suigetsu, e si gettò all'indietro. Suigetsu capitolò in avanti e le braccia gli partirono verso il basso, proseguendo il movimento di prima.
Crack.
Mille puntini luminosi coprirono gli occhi di Sasuke e un fiotto di sangue caldo gli scivolò dal naso sulla bocca e sul mento. I pugni di Suigetsu lo avevano colpito in piena faccia.
Dannazione!
Sasuke alzò lo sguardo e scosse la testa. I puntini si dileguarono e il viso neutro, primo di qualsiasi emozione del suo avversario gli apparve davanti. Strinse di nuovo i pugni e prese un grosso respiro.
“Oh cazzo!” esclamò Suigetsu
“Scusa!”
Sasuke scosse la testa. No. Neji aveva ragione. Anche da morto, aveva comunque ragione. L'unico modo per combattere contro quel tipo era non lasciarsi prendere dai sentimenti. Ancora un respiro profondo. Doveva cancellare la rabbia e l'attesa per quello che lo aspettava in cima alla torre dal suo cuore e dalla sua mente. Tabula rasa. Piazza pulita.
I rumori degli altri combattimenti gli perforarono le orecchie. Tonf. Crock. Crack. Splat. Crunch. CRASH! Ai margini del suo campo visivo, Karin afferrò la donna di Akatsuki per i capelli e quella le mollò un calcio nello stomaco. Karin si piegò in due, le mani sulla pancia. Dall'altra parte, Juugo bloccò un pugno di Kakuzu e ne rispedì un altro al mittente, che Kakuzu bloccò a sua volta. Era difficile dire chi fosse più grosso fra i due.
Sasuke prese un terzo respiro. Doveva cancellare tutto questo dalla sua mente. Doveva dimenticarsi di tutto e pensare solo a combattere. C'erano lui e il suo avversario, nulla più. E lui doveva diventare un robot. Un robot assassino.

Suigetsu sbatté le palpebre.
“Ehi, tutto bene, Uchiha?” chiese.
Sasuke stava fermo immobile, gli occhi negli occhi con quel tizio di Akatsuki. “Pain”, se ricordava bene il file di Neji. Di sicuro un fottuto nickname, chi cazzo chiama il proprio figlio “Pain”? Suigetsu batté una mano sulla spalla di Sasuke e lo scosse un po'. Lui gli lanciò un'occhiata veloce e tornò a guardare Pain. Suigetsu sospirò.
Speriamo di non averlo rotto con quel colpo in testa, dannazione..., pensò.
Ma Sasuke sfiorò appena il pavimento e si lanciò in avanti. Suigetsu sgranò le palpebre. Sasuke sferrò un colpo al volto di Pain, che lo parò con l'avambraccio. Allora Sasuke piantò un dritto verso la sua faccia, ma Pain lo deviò con il palmo della mano. Sasuke sorrise e sventagliò la gamba all'altezza del ginocchio del suo avversario.
Pain saltò di lato e ruotò su sé stesso, il mantello nero con le nuvole rosse che gli si aprì come i petali di un fiore. Unì le mani, le aprì fino a mostrare i palmi e mirò allo stomaco di Sasuke. Uchiha si appoggiò appena agli avambracci del suo avversario, tese i muscoli e si sollevò, evitando il colpo. Poi girò su sé stesso e mollò un calcione sulla faccia di Pain.
Pain si abbassò, evitò il calcio e si raggomitolò su sé stesso, il mantello tutto intorno a lui. Spinse con le gambe e saltò verso Sasuke, il braccio tirato all'indietro e pronto a colpire. Sasuke abbassò lo sguardo, saltò a piedi uniti e respinse con le suole il pugno del suo avversario. Poi saltò all'indietro, fece una capriola e atterrò.
Suigetsu deglutì. Che cazzo stava succedendo!? Quei due erano su un livello completamente differente! Sasuke... Sasuke sembrava Neji! Era... era questo che gli insegnava, quando quei due si allenavano insieme?! Alzò lo sguardo e posò gli occhi sulla scala che portava al piano di sopra.
Beh, se Sasuke può vedersela da solo contro 'sto qui, allora io..., pensò.
Scosse la testa.
No. Non si lascia da solo un compagno. Mai.
Suigetsu strinse i pugni, sorrise e si tirò su delle maniche invisibili dalla sua maglietta.
Occupiamoci di 'sto qui e andiamo a prendere gli altri, pensò.
“Uchiha, ci sono anch'io” gridò.
Sasuke si voltò e il suo volto privo d'espressione si sciolse in un sorriso appena accennato. Annuì e si girò di nuovo verso Pain. Suigetsu prese un bel respiro.
Eeeeeeeee... ci siamo!
Lui e Sasuke scalciarono il pavimento nello stesso istante. Suigetsu raggiunse Pain un momento prima e sferrò un pugno dritto sul suo volto. Pain scivolò su un lato, sfiorò il pugno con il dorso della mano e Suigetsu carambolò qualche passo più in là.
Ma che dannazione...!?, esclamò fra sé e sé.
Sasuke raggiunse Pain e l'uomo di Akatsuki parò i suoi pugni con gli avambracci. Lui e Sasuke iniziarono a roteare in una danza, le braccia che si allungavano e tornavano al corpo a ogni colpo parato. Suigetsu strinse i pugni: non c'era niente da fare, non sarebbe mai riuscito a inserirsi in quella selva di colpi! Dannazione!! Però...
Pain abbassò entrambe le mani chiuse in un unico pugni verso Sasuke e lui le bloccò con l'avambraccio. Aprì la mano libera, la tirò indietro e...
Ma certo!, pensò Suigetsu.
“Verso di me, Sasuke!” urlò.
Sasuke alzò lo sguardo e sorrise. Il palmo della sua mano colpì Pain in pieno petto e lo fece barcollare all'indietro. L'uomo di Akatsuki si ritrovò di fronte a Suigetsu, le mani ancora alzate e la guardia scoperta. Suigetsu snudò i denti da squalo e caricò il pugno.
Ci siamo!
In fondo, se Sasuke poteva riuscire ad aprire un buco nella guardia di Pain con la tecnica di Neji, lui poteva finirlo con la forza dei suoi pugni!
“Sei finito, bello” sussurrò.
Si piegò in avanti, fece scattare il braccio in avanti e...
“ATTENZIONE!!”
La voce di Karin riempì la stanza. Suigetsu si bloccò a metà del movimento e si voltò verso di lei.
Ma che diavolo...!?, pensò.
Il ragazzo biondo e un po' effeminato – Deidara, secondo i file di Neji – sollevò la mano da terra con un click e lasciò un pacchettino sul pavimento. Un pacchettino che...
Ma quello è...
Suigetsu sbarrò lo sguardo e si ritrovò per aria prima ancora di sentire l'esplosione.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!!
L'ondata di aria calda gli bruciò lungo la parte sinistra del volto e sentì l'occhio andare a fuoco e sciogliersi. La calce e la polvere gli entrarono nel naso e un fiotto di vento ustionante gli si infilò lungo la gola, fin nello stomaco. La schiena gli sbatté contro il muro e una fitta gli attraversò la colonna vertebrale. Sfiorò con un piede il pavimento e ricadde in avanti. Il muro gli venne dietro e lo schiacciò. Espirò e un fiotto di sangue gli fuoriuscì dalla bocca.
Ahi..., pensò.
E la testa gli rimbombò. Una, due, tre volte. Gli faceva un male da morire. Un dolore sordo e continuo. Tac. Tac. Tac. E gli veniva pure da vomitare!
La calce iniziò a depositarsi per terra e gli bruciò dentro agl'occhi. Sbatté le palpebre, scosse la testa e il collo gli scricchiolò come se fosse sul punto di spezzarsi. E il pezzo di muro gli schiacciò ancora di più il torace. Maledizione, maledizione, maledizione! Ma doveva succedere roprio ora che stavano per sconfiggere...
La polvere bianca di fronte a lui finì di posarsi sul pavimento e il volto pallido di Pain gli apparve davanti, pian piano, fra le macerie. Era incolume e inespressivo come sempre. E per sempre. Un altro pezzo di muro, o magari del soffitto, gli aveva schiacciato la testa. Sangue e pezzi di cervello tutto intorno, il cranio si era accartocciato su sé stesso come una sfoglia d'alluminio.
Suigetsu sorrise. Beh, almeno quello erano riusciti a farlo fuori...
Allungò una mano e artigliò il pavimento ricoperto di calce bianca di fronte a lui. Era sporco di sangue lungo tutto il braccio. Forse il suo, o forse quello di un altro. Si spinse in avanti e il torace gli scricchiolò fino a fargli sputare altro sangue. Dannazione. In quelle condizioni non sarebbe mai riuscito ad arrivare al piano di...
Sorrise, e gli si strinse lo stomaco. Una figura ancora mezza avvolta nella calce, il volto coperto per metà di sangue, era in piedi davanti a lui. Non era possibile. Non era davvero... o forse sì. Era rimasto più indietro, no? Ed era pure mezzo protetto dal corpo di Pain. Forse era quello ad averlo salvato... o forse era solo destino. Solo destino che proprio lui...
“Uchiha...” disse Suigetsu a mezza voce, il sapore di ferro sulla lingua.
Sasuke si piegò verso di lui. Aveva un taglio lungo la fronte che gli aveva sporcato le ciocche di capelli sudati che gli coprivano il volto. Però, a parte quello, non era affatto conciato male. Il bastardo.
“Vai là sopra e spacca il culo a tuo fratello e a chiunque trovi lassù. Hai il mio permesso.”

Sasuke si incamminò lungo l'ultima rampa di scale. La testa gli girava ancora e un dolore sordo gli martellava nella tempia. Il sangue sulla fronte gli si era ormai seccato e le orecchie stavano pian piano smettendo di fischiare. Sarebbe tornato preso di sotto, molto presto. E sarebbe tornato da vincitore: lo aveva promesso a Suigetsu!
Arrivò al pianerottolo di metà, si voltò e continuò lungo l'ultimo tratto. Lo stomaco gli si strinse fino a fargli venire voglia di vomitare e il cuore gli rimbalzò così in alto da minacciare di uscirgli dalla gola. L'apertura alla fine delle scale, quella che dava sull'ufficio del sindaco, era lì davanti a lui. Ancora quattro scalini, tre, due, uno...
La stanza era immersa nella penombra e le luci della città non bastavano a illuminare l'ultimo piano della Torre dalle grandi vetrate che fungevano contemporaneamente da pareti e da finestre. C'erano delle figure nell'ombra. Una era seduta alla scrivania di Sarutobi, tre erano in piedi e la quinta era distesa sul pavimento.
“Itachi, sei tu...?” chiese Sasuke.
Una figura mosse un passo in avanti e venne illuminata da un raggio di luna. Sasuke sbarrò le palpebre e i muscoli gli si irrigidirono. Quello era... quello era...
“Papà...” sussurrò Sasuke.
Fugaku allungò una mano e aprì la bocca.
“Sca-scappa...” mormorò.
Un fiotto gli uscì fra le labbra e Fugaku cadde in avanti.
“Papà!!”
Sasuke corse e lo afferrò al volo, il cuore in gola. L'elsa di un pugnale gli spuntava fra le scapole e una figura ancora più grossa svettava là dietro, la mano che aveva inferto il colpo ancora sollevata. Sasuke strinse i denti e appoggiò suo padre contro il pavimento. Aveva gli occhi rigirati su loro stessi e respirava a fatica, ma era ancora vivo.
Sasuke alzò lo sguardo e lo incrociò con quello di suo zio. Madara, il volto illuminato a malapena dalla luce argentea che proveniva da là fuori, aveva gli occhi spalancati e i denti snudati in un sorriso che partiva da un orecchio e finiva nell'altra. E, accanto a lui, un ragazzo magrolino e ricoperto da una lunga tunica nera, la faccia coperta da una maschera a spirale.
Sasuke si rialzò e lo osservò meglio.
“Itachi, sei tu?” chiese.
Le spalle di Madara sussultarono e tutto il suo corpo fu scosso dalle convulsioni. Poi la sua bocca si aprì lentamente e un suono rauco uscì prima a fatica, poi sempre più possente.
“AH AH AH!!”
Allargò le braccia e alzò la testa, gli occhi spalancati puntati verso il soffitto. Sembrava osservare la luna attraverso il tetto grigio dell'edificio.
“Itachi, sei tu?” ripeté Sasuke.
Lo zio Madara abbassò di nuovo la testa e smise di ridere, i denti sempre fuori dalle labbra in un sorriso mostruoso. Sbuffò e scosse la testa, i piccoli occhi neri puntati su Sasuke.
“Allora, ragazzo?” chiese, la voce roca.
Ma non stava parlando con Sasuke. Si era rivolto all'uomo mascherato.
“Che ne dici? Ci togliamo quella maschera, finalmente?”
Il ragazzo annuì e si mise una mano sulla spirale arancione. Con l'altra tolse il laccio che gli teneva la maschera attaccata al volto e se la sfilò. I capelli corti tutti spettinati, neri come la notte. Gli occhi allungati e il naso largo, tipico degli Uchiha. Un accenno di occhiaie e le guance scavate. La bocca tirata e l'espressione di chi avrebbe voluto trovarsi ovunque, ma non laggiù.
“Tu...”
Sasuke deglutì e gli sembrò di ingoiare sabbia. Ma certo! Così tutto aveva senso. Tutto quanto! E Sasuke aveva ragione, il suo ragionamento era corretto! Aveva solo... sbagliato cugino.
“Shisui. Perché?”
Il volto pallido di Shisui si tese e sembrò che stesse per dare di stomaco.
“Io... ho dovuto farlo, Sasuke-kun.”

   
 
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