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Autore: Everian Every    03/04/2016    4 recensioni
Allora. Incentrato su Scorpan, prima della sua missione che lo porterà a sconfiggere Tyrek e a liberare Equestria dal male che rappresenta. Parla dell'incontro tra Scorpan e Nero, in cui il fauno (si, per me è un fauno strano u.u) chiederà alla paura aiuto per eliminare il fratello ormai troppo forte per le sue sole forze.
Ma per uccidere qualcuno servono i motivi validi. E voler uccidere una persona perché è "cattiva" non basta. Perché non siamo in un mondo in bianco e nero, tra buoni e cattivi. Siamo in un mondo grigio, in cui tutti sono solo una cosa: sé stessi.
O forse sono quello che altri vogliono che siano?
(Che trama del carletto. Ma tanto. Scusate, ma non c'avevo voglia di pensarla. Oh beh, finalmente l'ultimo round, con la scuola avevo paura di non riuscire a stare al passo. Spero l'ultima storia vi piaccia^^ Ambientata dopo EGTODM e prima di EGTILREDELMALE)
Enjoy This :D
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fauno si avvicinò tremante al cratere dai cui bordi frastagliati e irregolari si levava placido una densa voluta di fumo. Il bagliore di fiamme violacee si intravedeva ancora spuntare dai contorni terrosi. Deglutì, cercando di darsi un contegno. Poi riprese ad avanzare. Ad ogni passo, quell'idea gli pareva la peggiore che avesse mai avuto. Ma doveva farlo. Suo fratello aveva raggiunto un limite troppo alto perché potesse raggiungerlo. Gli serviva aiuto.
Si era sempre spinto, in passato, oltre le proprie possibilità, per eguagliare il fratello minore in modo da frenare i suoi impulsi. Aveva accresciuto il proprio potere personale solo per quel motivo, solo per poterlo trattenere. Ma quella volta... Quella volta Tyrek aveva esagerato.
Poggiò titubante uno zoccolo biforcuto, più simile alla zampa di un cinghiale che a quella di una capra, in effetti, sulla terra arsa e bigia. Affondò di qualche centimetro nella cenere. Il fumo volteggiava come un drappo di seta acre e voluttuosa, carezzandolo qual'ora si sporgesse troppo in avanti. La parete che univa cielo e terra impediva di vedere l'interno del cratere, ma lui sapeva bene cosa si trovava là dentro. Aveva già visto quei due esseri prima. Prese il coraggio che poteva a due mani e inspirò.
"N..." cercò di dire, ma le parole gli morirono in gola. Soffiò frustrato e riprovò a parlare, stavolta senza emettere nemmeno un suono.
"N... Ne... N..." tentava e ritentava, ma quella... cosa gli faceva una paura dannata. Dopo averla vista avvinghiata al mostro di ombra di nome Omino di mai, dopo aver udito il suo verso così contorto, così innaturale, sbagliato, così stridente e terrificante da ridurre chi lo ascoltava ad un involucro senza nemmeno la forza di implorare pietà, giacché perfino la pietà sarebbe apparsa come nemica, dopo aver assistito impotente a quelle creature abominevoli che si strappavano lembi di corpo a vicenda, sradicando alberi, devastando ogni cosa gli si parasse di fronte, dopo tutto quello l'idea di dover parlare con uno di loro di nuovo lo agghiacciava.
Si sentì impotente, debole, patetico. Avrebbe voluto gridare contro sé stesso per la propria insulsaggine, per la propria codardia! Strinse denti, pugni e occhi e arretrò di un passo. Non ce la faceva. Era troppo forte. La paura era troppo forte. Sarebbe scappato, come aveva fatto quando Tyrek aveva dato inizio a quella pazzia. Come quando l'Omino era riapparso su quelle terre. Come ogni volta che qualcuno aveva bisogno che lui compisse un atto di coraggio. Delle lacrime gli solcarono il volto, mentre voltava lentamente, come se stesse cercando di vincere una forza invisibile che lo costringeva a restare. Ma quando fu sul punto di correre via, qualcosa gli toccò la spalla.
Non fu uno strattone. Non c'era forza, cattiveria o che altro in quella presa. Era il tocco gentile di un padre che ti invita a voltarti e ad affrontare i problemi insieme a lui. Il fauno si voltò lentamente, terrorizzato, ma anche stranamente confortato da quella mano che lo aveva fermato giusto in tempo. E proprio lì, di fronte a lui, a rompere la colonna di fumo, stava in piedi l'alto figuro di nero vestito.
"Non temere, non ti farò del male. Non la necessità, né tantomeno il permesso di fartene, Scorpan, ultimo della nobile casata dei Manrachius, del caduto regno dei Fauni." disse. Sorrideva. Era splendente così avvolto da un alone di oscurità benigna. "Siediti. Se sei qui sta a significare che cercavi i miei servigi. Deh, parla, ché il signor Nero ti ascolta."
 
I due stavano l'uno dirimpetto all'altro, il primo sorseggiando una tazza di tè al gelsomino con tutta tranquillità. Si era tolto con un ampio gesto il lungo soprabito di raso nero, appendendolo alla sedia imbottita che aveva fatto apparire nel mezzo del cratere. Beveva scrutando benevolmente, con il solito sorriso amichevole, pervaso dall'immancabile punta di doppiezza che lo caratterizzava. Teneva la tazzina davanti al volto sicché era possibile solo intravvederne i bordi dalla pelle liscia e abbronzata e gli occhi eccentrici, semi nascosti dal cilindro nero, ben calcato sulla fronte.
Scorpan invece faceva di tutto per evitare il suo sguardo. Aveva rifiutato il tè o qualsiasi altra bevanda o pietanza che il demone gli aveva offerto. Se ne stava seduto sulla sua poltrona che, doveva concederglielo, era davvero la cosa più comoda su cui si fosse mai seduto dopo la groppa di suo fratello, stringendo le mani sul bordo della seduta, tra le cosce divaricate, ondeggiando avanti e indietro nervosamente.
"Dunque" esordì il demone "Cosa ti angustia."
Il fauno sobbalzò. Aveva davvero sperato che rimanendo zitto fino all'ultimo avrebbe potuto evitare di conversare con Nero. Oltretutto, lì nel cratere, dove si erano stabiliti per, parole dell'umano, star sicuri da indiscreti ficcanaso, si contorceva un bozzolo nero dalle sfumature violacee che gemeva di quando in quando, facendo apparire e sparire ad intervalli di tempo irregolari degli occhi identici a quello sinistro di Nero o delle bocche che tremolavano per lo sforzo di restare aperte per poi richiudersi con un sospiro dolorante.
Il demone si avvide del timore del piccolo essere e addolcì lo sguardo.
"Non temere. Non può nuocerti ora." cercò di rassicurarlo, alludendo alla creatura informe.
"Ch-che cos'è?" chiese Scorpan, fissando quell'affare con un pizzico di disgusto e tanta, tanta paura.
"Non cosa. Chi. Leggo nella tua mente, e ti chiedo scusa se lo faccio, ma voglio sapere con chi ho a che fare, che conosci bene l'entità di nome Omino di mai. Sappi che quello è quanto rimane del suo corpo fisico. In questo momento sta subendo il processo di trasporto e confinamento nel nostro mondo. Non può nuocerti, come ho detto. Nemmeno se volesse."
"Ho sentito... parlare di voi demoni speciali. Ho conosciuto uno di voi, c-credo si chiamasse..."
"Relboww, lo so." il demone continuava a sorridere, ma i suoi occhi si velarono quasi impercettibilmente di tristezza. "Purtroppo il qui presente Omino è riuscito a privarlo della sua forma corporea, costringendolo a chiudersi nel nostro mondo. Ad ogni modo, hai sentito parlare di noi, dico bene? E cos'hai sentito?"
"C-credo di aver capito che... che siete esseri che non possono morire o essere distrutti. M-ma allora per... perché..." Scorpan non resistette più e si buttò su un lato, vomitando. La visione di quella creatura che si dimenava e uggiolava era stomachevole, resa peggiore dalle parti non digerite di altri esseri viventi ingurgitati dal mostro poche ore prima e che ora uscivano ogni qual volta una bocca si apriva.
Nero piegò di lato la testa, mostrando lieve stupore. "Ecco, questa è una funzione di voi esseri esistenti che mi ha sempre affascinato. Il disgusto. Non ne vedo l'utilità, specialmente in casi come questo. Sembra, permettimi di dirlo, un ostacolo. Comunque si, siamo eterni, immortali, indistruttibile, esistiamo e non esistiamo al tempo stesso, possiamo fare tutto e non esiste entità in grado di scalfirci. Tuttavia questo non vale per il corpo materiale. Vedi, noi... demoni speciali, come ci chiamate qui ora, non abbiamo un corpo. Siamo puramente astratti. Il corpo che vedi è, come dire... un fantoccio di cui ci serviamo. Se viene distrutto, lo ricostruiamo. Se viene danneggiato lo ripariamo. Per questo non conosciamo il dolore fisico, perché non abbiamo nulla su cui sperimentarlo. Nel caso del nostro sfortunato amico, beh... diciamo che se due di noi si scontrano, il risultato è la parità. Ma in uno scontro tre contro due i tre vincono. Un ens, questo è il nostro nome, può essere privato del proprio corpo e lo può ricostruire tutte le volte che vuole. E questo non può essere cambiato da niente e da nessuno che esista. Ma se due o più entes si coalizzano contro un loro simile, possono distruggere il corpo della vittima con una tale forza da impedirgli di ricrearne uno nuovo per un certo periodo. Non possiamo annullarci a vicenda, questo è il nostro solo limite."
Il fauno si raddrizzò sulla sedia e si asciugò un rivolo di bava col dorso della mano artigliata.
"Quindi, se ho ben capito, voi due non eravate soli. Chi c'era con voi?"
Nero sorrise, stavolta con divertimento vero.
"Io, l'altro io, me, me stesso e l'Omino, ovvio!" esclamò ridendo di gusto senza scomporsi.
"Cos..."
"Non cercare di capire, non c'è problema. Piuttosto, non eri qui per chiedermi qualcosa a riguardo di tuo fratello?" Il demone si sporse in avanti, facendo svanire la tazzina e facendo al suo posto apparire un lungo bastone da passeggio a cui appoggiò mani e mento. Una strana luce di interesse baluginava nel suo occhio sinistro, quello viola.
"Io... Volevo chiederti... Aiuto."
Il sorriso di Nero vacillò. I suoi occhi lo scrutarono più a fondo, diventando d'un tratto quasi rassegnati.
"Temevo me lo avresti chiesto, sin da quando ti ho visto seguire me e questa carcassa durante il nostro piccolo scontro. Scorpan, sto per darti un consiglio che non do a tutti: non chiedere aiuto a me. Indebitarsi con me è pericoloso."
"Non mi importa." rispose secco il fauno, alzandosi in piedi. Strinse i denti. Gli tremava ancora la voce. "Non mi importa!" ripeté, più a sé stesso che al demone.
Nero sospirò, alzandosi a sua volta e facendo sparire il bastone, il soprabito e le sedie.
"Quello che mi chiedi è davvero terribile, giovane fauno. Non appena mi farai la richiesta, io accetterò, ma adesso sei ancora in tempo per tornare sui tuoi passi. Te lo sconsiglio, Scorpan, non chiedere il mio..."
"NON MI IMPORTA!" gridò il fauno, zittendo Nero che rimase interdetto a fissarlo più serio che mai. "Non mi importa il prezzo che fisserai. Pagherò il mio debito, ma tu... tu devi aiutarmi a fermare mio fratello! Aiutami a sconfiggere Tyrek!"
Il demone restò in silenzio per un attimo, ponderando il da farsi.
"Perché?" chiese poi, sperando di poter far ragionare l'altro.
"Perché... perché è colpa mia. Dopo che l'Omino è venuto sul nostro mondo e ha raso al suolo i regni dei Fauni e dei Centauri, io mi trovai da solo a vagare per una landa desolata. Quando ero sul baratro dell'oblio ed ero pronto a lasciarmi morire, troppo disperato per privo di qualsiasi cosa potesse legarmi alla vita per andare avanti, incontrai un piccolo centauro, Tyrek. Aveva si e no quattro anni e a stento riusciva a camminare e parlare. Così, decisi di andare avanti, di vivere per lui. Trovammo rifugio in una città di draghi del nord. Lì crescemmo, divenendo presto abili ladri. Crescere per le strade ci insegnò a non fidarci di nessuno se non di noi stessi e l'uno dell'altro. Riuscimmo ad apprendere la magia. Divenimmo presto abili stregoni, molto famosi. Eravamo eccezionali, non c'era mago che non conoscesse i gloriosi nomi di Scorpan e Tyrek. Poi... Tyrek sembrò come preso dalla follia. Un giorno lo trovai intento a condurre esperimenti su un forestiero di questi regni, un unicorno. Lo aveva catturato come una bestia e lo stava torturando con strane sostanze. Lo affrontai, gli chiesi cos'avesse intenzione di fare. Mi guardò con occhi che... dei, rabbrividisco ancora oggi. Erano stralunati, folli, forti di convinzione e insani. Erano... Sbagliati come..." Scorpan si fermò un istante, avvedendosi dell'errore che stava per commettere.
"Come me? Sbagliati come me, dici?" completò Nero, per nulla offeso, anzi, molto interessato.
Il fauno annuì, riacquisendo un po' di colorito.
"Diciamo di si... erhm... Comunque, mi fissò e mi disse di voler ricostruire le nostre razze. Io non volevo credergli. Era davvero impazzito? Ad ogni modo, era notte fonda, forse era solo stanco. Me lo ripetei tante di quelle volte che non so nemmeno più quante fossero. Era assurdo credere che quella fosse solo stanchezza, ma era come ceco di fronte all'evidenza. E per questa mia cecità, lo portai qui. Su invito delle sette regnanti dei domini equini, arrivammo in queste terre. E fu allora che lui... Perse del tutto il controllo..."
"E scatenò la guerra attualmente in corso."
"Si è trasformato, Nero! Tu non lo conosci, non quanto me, lui è... è diventato..."
"Cattivo." concluse ancora una volta, freddamente, il demone.
Scorpan abbassò lo sguardo, iniziando a piangere sommessamente.
Nero lo fissò con disappunto. Storse le labbra e, per un istante, parve essere preso dalla collera. Poi si calmò e la sua espressione si distese in uno sguardo di distaccata severità.
"Scorpan, voglio chiederti: cos'è un cattivo, per te, e cosa un eroe?"
Il fauno rialzò lo sguardo, colto in contropiede dalla brusca domanda.
"C-cosa?"
"Rispondi alla domanda."
"Beh... Un cattivo è colui che fa del male alle altre persone per raggiungere i propri scopi egoistici. E l'eroe è colui che, senza pensare a ricompense, difende i più deboli anche a costo della vita."
Nero socchiuse gli occhi fino a renderli fessure e, per un attimo, il fauno si sentì piccolo e patetico di fronte a quell'essere più antico di ogni universo possibile.
"Ti mostrerò qualcosa, piccolo fauno. Degli scorci su un futuro possibile. Voglio sapere cosa vedrai in ciò che andrò a farti vedere."
Scorpan deglutì, mentre, di fianco al demone l'aria iniziava a farsi più scura. Delle crepe viola si aprirono sopra il terreno formando un ovale alto sui due metri e largo la metà circa. Altre crepe si dipanarono in mezzo all'ovale, fino a renderlo fragile come un soffione. Nero alzò un indice e picchiettò una volta sola sul centro dell'ovale, dove le crepe si incontravano. Il tessuto stesso della realtà svanì, lasciando vedere solo una sostanza melmosa e viola livida di macchie più scure che si muovevano come immerse in un lago. La sostanza si increspò e si scolorì. Quando la superficie fu di nuovo liscia, l'ovale mostrava, come una finestra su un altra epoca e su un luogo diverso, un palazzo circondato da una lussureggiante foresta. Era notte fonda e il cielo era terso di nubi temporalesche. D'un tratto, il tetto della torre del maschio esplose in una pioggia di macerie. Due figure ne fuoriuscirono. Il fauno non le conosceva, ma poteva benissimo distinguere due alicorni femmina, una bianca, l'altra nera, che si scontravano ripetutamente in aria, avvolte da numerosissimi incantesimi ad aura che le facevano apparire come comete luminose avvolte dal manto del cielo notturno. Ad un tratto, una delle due figure, la nera, scagliò un raggio su quella bianca. Vi fu una potente esplosione. L'immagine cambiò. Ora mostrava una alicorno nera come la pece, dal crine etereo come una volta celeste senza stelle. Indossava paramenti regali d'argento e rideva, anche se il suono non si poteva udire. Distesa davanti a sé stava, con un grosso foro sulla spalla destra, un'altra alicorno, bianca, dalla criniera a sua volta eterea, ma colorata come un cielo all'albeggiare.
"Che... che significa? Cosa dovrei vedere in..."
"Non le riconosci?"
Scorpan guardò meglio le due. Sgranò gli occhi.
"Non... non può essere. Le figlie della principessa del regno dell'oro... Celestia e Luna, ma... Cos'è accaduto alla piccola Luna? Perché ha attaccato sua sorella? Rispondi, Nero!"
"Luna ha attaccato sua sorella per ucciderla, Scorpan. Per avere il suo trono e il suo titolo tutto per sé. Cosa vedi in lei, dimmelo."
Il fauno rimase di sasso. La notizia era stata come una stilettata al cuore. Non poteva essere vero. Eppure nella voce del demone non c'era traccia di menzogna.
"Cosa vedi in Luna, dimmelo!" gli impose Nero, con tono minaccioso.
"Lei è cattiva!" gridò di rimando l'altro, cadendo in ginocchio e chiudendo gli occhi n un gesto di disperazione.
Nero lo fissò. I suoi occhi mutarono espressione. Da severità, iniziò a mostrare compassione.
"Io invece vedo una puledrina a cui furono uccisi i genitori ad appena cinque anni di vita. Vedo una piccola che ha dovuto sconfiggere il proprio padre naturale, una puledrina che, a quattro anni, è stata rapita da tuo fratello ed ha subito esperimenti terribili che l'hanno resa quella che vedi. Vedo questo. Se tu sei convinto di poterla chiamare cattiva solo perché qualcun'altro l'ha distrutta e l'ha lasciata senza aiuti... mi dispiace, ma temo di non poter condividere la tua visione delle cose. Passiamo oltre."
L'immagine cambiò. Si vide un regno di cristalli neri, governato da un tiranno mostruoso e sadico.
"Cosa vedi?"
"Un mostro." singhiozzò Scorpan, che aveva riaperto gli occhi come costretto dalla forza persuasiva di Nero.
"Non ho sentito, cosa vedi?!"
"UN MOSTRO!"
"Ti dico io cosa stai guardando!" L'immagine cambiò e si vide lo stesso tiranno urlante, con le zampe sulla testa, in lacrime di fronte ad una serie di tombe "vedo un eroe che ha subito le torture di tuo fratello, un soldato che ha dato tutta la sua vita per proteggere colei che amava e che gli era stata portata via da un patetico re, per difendere sua figlia, per dare una casa al fratello, per salvare il mondo intero! Stai guardando una persona che ha visto morire tra le proprie zampe la madre, che non ha potuto salutare il padre nemmeno un'ultima volta per una guerra in cui lui non centrava minimamente, gioco dei potenti annoiati e viziati! Stai guardando una persona che ha provato tutto il dolore del mondo e lo ha tenuto dentro di sé per far si che nessuno ne patisse oltre a lui, una persona che ha sopportato fino alla follia per proteggere tutti! ANCORA!"
"No..." mugolò Scorpan, tra le lacrime.
L'immagine cambiò.
Era una specie di alicorno femmina, solo che aveva le fattezze di un insetto. Ali fibrose, carapace nero, denti aguzzi e zampe bucherellate. Rideva di gusto, divertendosi a vedere Celestia sconfitta e agonizzante.
"Cosa vedi?!"
"No..."
"COSA VEDI?!"
"Un... Mostro..."
"Quello che vedo io è una principessa scomparsa. Una regina che ha subito, come gli altri, le torture di tuo fratello e che, per salvare il suo popolo ha cercato di suicidarsi! Una regina che, di fronte alla sua gente che la implorava di aiutarli, ha sempre mostrato forza rinunciando all'aiuto degli altri. Una regina che si è vista rifiutata dal mondo per colpa di Tyrek, che ha dovuto fare del male agli altri per salvare la sua gente! Che cosa vedi, ora, in queste persone?!"
Scorpan non rispose. Piangeva soltanto, in ginocchio, le braccia lasciate andare lungo i fianchi.
"CHE COSA VEDI?!" Nero gli afferrò la collottola e gli sbatté il muso contro l'immagine di Chrysalis.
"Vedo..."
"Vittime." sibilò Nero.
"D... Dei..."
L'immagine cambiò. Mostrava un centauro sorridente.
"Cosa vedi ora?" chiese con più gentilezza Nero.
"M-mio fratello... Mio fratello ha fatto tutto questo... Mio fratello è il vero mostro..."
"No... Pensaci. Tu vedi ancora un mostro? Non hai imparato nulla, allora. Io vedo un centauro che ha dovuto vivere con una spina grande quanto il mondo piantata nel cuore per anni. Vedo qualcuno che non ha potuto nemmeno conoscere i suoi genitori, che avrebbe voluto solo far rinascere la sua specie. Vedo un'altra vittima, un'altra persona che è stata manipolata, trasformata dal mondo in qualcosa che non avrebbe mai voluto essere!"
"A-allora di chi è la colpa?"
Nero lasciò andare la presa e il fauno si accasciò a terra, singhiozzante.
"La colpa è di chi ha scagliato il primo sasso. Di colui che ha fatto iniziare la guerra tra la mia gente. Di chi ha fatto impazzire Blaso, portandolo a distruggere le vostre vite. La colpa è mia."
Scorpan si mise a fatica a sedere.
"Che intendi?"
"Che sono stato io. O meglio, è stato Elphrin, un mio simile, molto simile, diciamo, a fare tutto questo."
"Non capisco. Chi è Elphrin?"
"Lui è la paura buona. Quella paura che ti da la carica per affrontare le sfide. Quello che voi chiamate coraggio. Ed è anche colui che desidera la fine del multiverso. Lui è il cattivo originale. Tutto ciò che accade di male, ovunque e in qualunque momento, è colpa sua. Lui causa ogni sofferenza, per divertimento. Muta le persone per renderle dei mostri. Ne cambia la mente. A volte fa nascere doppie personalità, altre crea errori, altre ancora fa nascere un'ombra che perseguiti la nostra fiamma. Lui è il germe della fine del mondo."
Scorpan rimase in silenzio.
"Vuoi ancora il mio aiuto, Scorpan? Anche se sai che tuo fratello non ha colpa? Che è, a modo suo, una vittima quanto le sue prede?" chiese infine Nero, dando le spalle al fauno.
Questi si rimise in piedi. Guardò il cielo e sorrise, mentre la sua ultima lacrima gli solcava la guancia.
"Stavolta non scapperò. Stavolta non mi tirerò indietro. So che non è colpa sua, ma devo fermarlo. Questo è l'unico modo per dargli pace, dopotutto. Si, dammi la tua forza, signor Nero. Aiutami a sconfiggere mio fratello, Lord Tyrek, e a liberare il mondo dal male che lo ha infettato."
Il demone scrollò le spalle.
"E sia. Ma perché la nostra storia possa proseguire ed esista un futuro, dovrai pagare un prezzo."
"Qualunque prezzo per salvare mio fratello."
"Tu..." disse Nero, venendo ad un tratto avvolto da una foschia cupa. "Dovrai morire."
Scorpan sgranò gli occhi quando il bastone gli perforò il petto, passandolo da parte a parte.
 
Il giorno seguente, Scorpan si recò nel nascondiglio di Tyrek. Nessuno si sapeva spiegare come avesse fatto a scovarlo nonostante gli infiniti incantesimi di protezione che il centauro aveva eretto. I due si scontrarono e Scorpan, con somma sorpresa di tutti, lo sconfisse. Liberò i prigionieri e poi si trascinò in una caverna. Qui si lasciò cadere addormentato. Vuole la leggenda che dal suo cadavere sporco di sangue iniziò a crescere un albero di cristalli con sei simboli a cui erano attaccati altrettante gemme di vario colore, contenente un potere magico incredibile. 
   
 
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