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Autore: lucri_Rob_digio    03/04/2016    0 recensioni
Nella vita bisogna stare attenti a ciò che si desidera...perché potrebbe avverarsi, e non come uno se l'aspetta!! E Red lo scoprirà da se...
[LIZZINGTON]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raymond Reddington era seduto sul divano, le gambe accavallate, in mano un bicchiere con due dita di scotch e tre cubetti di ghiaccio, in bocca un sigaro appena acceso.

Stava li e pensava.

Qualche ora prima aveva visto Lizzie all'Ufficio Postale, e, come se fosse una novità, avevano litigato. Solite cose, lui che era sempre troppo misterioso sul loro passato in comune, lei sempre troppo testarda e ostinata a cacciarsi nei guai per non ascoltarlo e farsi proteggere. Solita routine, con lei che se ne andava incazzata voltandogli le spalle, e lui che per non peggiorare le cose ingoiava l'ennesimo boccone amaro.

Ora lui era sul divano, la testa piegata all'indietro a guardare il soffitto, sospirando tra un sorso di scotch e una tirata di sigaro.

“Perché doveva essere sempre così con lei? Perché non poteva fidarsi di lui e basta, lasciarsi proteggere e far si che lui si prendesse cura di lei come...come...come una micetta indifesa?!” pensò quasi a voce alta. “Non poteva esser scritto nel suo destino che si prendesse cura di un gatto, piuttosto di quella donna testarda...suscettibile...affascinante…irriverente...sexy...”il filo dei suoi pensieri passo dagli avvenimenti del pomeriggio alle sue fantasie. La immaginava li, alla porta, pronta ad entrare con movimenti fluidi, ferini, guardandolo con quello sguardo dolce, languido e predatorio tipico dei felini. Voleva che salisse sul divano e, suadente e pericolosa come una pantera, lo guardasse dritto negli occhi e dicesse “Red, miaow...sono la tua micetta, prenditi cura di me”, e allora lui l'avrebbe presa tra le sue braccia e…

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta.

<> chiese soltanto. Nessuna risposta. “Magari il mio desiderio è diventato realtà e la mia micetta è qui per fare pace”, penso, alzandosi lentamente dal divano.

Una volta uno sciamano in Africa gli aveva raccontato una strana storia, la cui morale era che bisognava stare attenti a ciò che si desidera, perché certe volte i desideri si avverano, ma non nel modo esatto in cui uno se lo aspetta. Forse quella sera Red si sarebbe dovuto ricordare di quelle parole…

Arrivato davanti alla porta, guardò fuori dallo spioncino. Nessuno. Decise che era meglio estrarre la pistola dalla fondina, e aprì cautamente la porta.

In un attimo un gatto svicolò tra le sue gambe ed entrò in casa.

<< Ehi!>> riuscì solo a dire, sorpreso. Il gatto si era piazzato sul divano, e lo guardava con occhi grandi, languidi e spaventati.

<< E tu che ci fai qui? Scendi da li, questa non è casa tua!>> disse dirigendosi verso il divano e agitando leggermente la mano con la pistola, sperando che il gatto se ne andasse. Niente, era li immobile, lo guardava fisso negli occhi tremando leggermente ed emettendo qualche debole miagolio.

Red si diresse di nuovo verso la porta, rimasta aperta, per controllare se ci fosse qualcuno, ad esempio il proprietario del gatto.

Il corridoio era vuoto, però qualcosa catturò la sua attenzione. Per terra davanti all'uscio c'erano dei vestiti. Si piegò ad osservarli, e non gli ci volle molto per riconoscerli come i vestiti di Lizzie. Subito preoccupato si diresse fuori dall'appartamento, perlustrando ogni angolo del condominio ed uscendo in strada a controllare. Tutto era tranquillo e silenzioso. Tornato indietro provò a chiamare Lizzie al telefono, per rendersi conto che il cellulare della donna era li tra quei vestiti, insieme alla pistola e ai documenti. Il gatto allora gli si avvicinò, iniziando a miagolare forte e pretendendo la sua attenzione, afferrando la base dei suoi pantaloni con una zampa. Fu in quel momento che Raymond lo osservò con attenzione e sul suo viso comparve un espressione mista di sorpresa e orrore. Il gatto, anzi, la gatta aveva il pelo castano, lo sguardo quasi umano e gli occhi dello stesso identico colore di quelli di Lizzie. Gli vennero immediatamente in mente le parole dello stregone, e si portò una mano alla bocca per soffocare un sospiro sconsolato.

<< L-Lizzie?>> domandò con voce tremante, rivolgendosi alla gatta.

<< Maow...>> rispose la gatta, strusciandosi contro la sua gamba.

<< Oh Cristo….>> imprecò, passandosi una mano sul volto. Il suo desiderio si era avverato, più o meno. Voleva che Lizzie fosse una gatta di cui prendersi cura, e che spuntasse alla sua porta e si lanciasse felina sul suo divano. Beh, era successo, ma non esattamente come voleva lui!

Con una mano raccolse da terra gli effetti personali di Lizzie, mentre con l'altra chiuse la porta, appoggiandocisi pesantemente contro, facendo fatica a reggersi in piedi. Si lasciò cadere per terra, i vestiti di Elizabeth ancora tra le mani. Lizzie gli saltò in braccio, lo sguardo sempre fisso nel suo, mentre con una zampa batteva dei leggeri colpetti sulle sue guance, come se lo volesse accarezzare.

<< Oh, Liz...mi...mi dispiace...è tutta colpa mia!!>> disse disperato. La gatta miagolo, e a Red sembrò gli avesse chiesto “Perché?”.

<< Perdonami Liz...sono stato io ad esprimere questo desiderio, io volevo fossi una gatta...ma non questo tipo di gatta! Una gatta...nel senso...>> si interruppe imbarazzato, e Lizzie emise un miagolio simile ad un soffio, saltando lontano da lui e drizzando il pelo.

<< Lo so, sei arrabbiata, scusa!! Ma come potevo immaginare che il mio desiderio in un modo o nell'altro, più l'altro purtroppo, si sarebbe avverato??>> si scusò lui, alzandosi e portandosi verso il divano. La gatta si calmò e abbassò il pelo, e lo raggiunse al suo fianco sul divano. Lo guardò con sguardo interrogativo, emettendo un leggero e penoso “miaow”, facendogli comprendere che non era colpa sua, o per lo meno non del tutto. Poi si spostò tra le sue braccia, acciambellandosi tra le sue cosce, ed iniziò a fare le fusa, forse nel suo modo felino di abbracciarlo per consolarlo. Anche in quella forma Red non poteva non ammettere che era bellissima. Era una donna bellissima, ed era una micetta bellissima. Le accarezzò il dorso, e lei fece le fusa ancora più forte. Red non poté non pensare che avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei facesse lo stesso nella sua forma umana, sdraiata sulle sue cosce, tra le sue braccia, la testa nell'incavo del suo pube….subito realizzo dov'era messa la gatta e dove stava premendo le sue forti fusa. Si alzò di scatto, scostandola da se con il massimo della delicatezza di cui era capace << E no, no! Cristo, Lizzie, proprio li dovevi metterti a fare le fusa? Proprio ora?!>> la gatta lo guardò con sguardo inebetito, non capendo subito di cosa stesse parlando. Lui voltò gli occhi e vide i suoi vestiti a terra. Pure in quella forma lo eccitava. Si sentiva un pervertito << Cristo, Liz… sei pure nuda...>> il pensiero arrivò come un lampo nella mente della gatta, che prima girò lo sguardo imbarazzata, e poi capendo di cosa stesse parlando l'uomo rimproverandole dove si era messa, iniziò a soffiargli contro e miagolare aggressivamente, ma sempre con una vena di imbarazzo che le si poteva leggere negli occhi.

<< Ok, ok, hai ragione! Ma comprendi l'imbarazzo? Sei sempre tu, anche se sei una gatta. Una deliziosa, adorabile gattina...ma sei sempre Elizabeth!>>

Lizzie abbassò il pelo e si mise a sedere, di nuovo lo sguardo interrogativo.

<< Io...Lizzie prima che tu venissi qui...ecco...io stavo pensando alla nostra litigata...e...>> iniziò a spiegare Red, la voce sommersa dall'imbarazzo. Non sapeva perché le stava facendo quel discorso, forse in cuor suo sperava che, se e quando fosse finita quella faccenda, se ne sarebbe dimenticata. Se mai avessero trovato il modo di sistemare il problema...

<<...e niente, sono stato colto da un altro pensiero…da un desiderio...volevo che ti comportassi con me come una micetta, che ti facessi proteggere, che mi permettessi di prendermi cura di te…e...e che ti comportassi in modo felino con me anche sotto un altro aspetto…quell'aspetto...>> deglutì forzatamente nel pronunciare queste ultime parole. Si mise a sedere sul divano, Liz di fianco a lui lo guardava seria, ma pacata.

<< Non so se e quando questa faccenda si sistemerà….non so neanche come faremo a sistemarla…ma ti prometto che farò tutto il possibile perché tu possa tornare normale! Mi dispiace così tanto...non voglio che pensi che ti abbia desiderata diversa perché non mi piace come sei normalmente….io ti adoro Lizzie, darei la mia vita per te! È solo che a volte sei ottusa, e non vuoi farti proteggere...lo so benissimo che sei capace di cavartela da sola...ma vorrei che ti fidassi di me ogni tanto, quando cerco di metterti in guardia...non posso perderti, Liz, non posso permettere che ti succeda qualcosa...per questo risulto iperprotettivo e invadente...perché...ti amo Lizzie>> concluse lui, la faccia tra le mani, massaggiandosi il volto.

Lizzie gli si avvicinò e, sporgendosi verso il suo volto, gli leccò delicatamente una guancia. Si scambiarono un lungo sguardo comprensivo, e per un attimo a Red parve di leggere amore negli occhi di quella gattina. Poi guardando l'orologio, vide che s'era fatto tardi, e le propose di andare a dormire. Si sdraiò sul divano, non aveva voglia di andare in camera. Lizzie gli si accoccolò sulla pancia, girando un paio di volte per trovare la posizione più comoda, che infine risultò quella col musetto appoggiato tra il collo e la clavicola dell'uomo. Red le poggiò una mano sulla testa, e dopo un paio di carezze si addormentarono entrambi, profondamente.

 

 

Il primo chiarore dell'alba che filtrava lieve dalle finestre interruppe il sonno di Reddington. Aveva dormito profondamente, tanto da restare nella stessa posizione per tutta la notte. Ancora in dormiveglia passò una mano sulla testa di Lizzie, e dopo un pochino sentì il suo peso maggiore sul suo corpo. Perplesso si sforzò d'aprire un occhio, e a stento trattenne un sobbalzo per quel che vide.

Lizzie era sdraiata su di lui, si...ma non era più un gatto! Era tornata ad essere umana...ma era anche nuda! Red deglutì forzatamente, la mano, ancora sulla testa di lei, tremava leggermente. A quella visione paradisiaca il suo corpo non poté che reagire di conseguenza, con un evidente rigonfiamento sul cavallo dei pantaloni, per quanto lui si stesse maledicendo per una tale reazione.

Fece un respiro profondo, e con la voce più calma possibile cercò di svegliare la giovane donna.

<>

<< Mmm?>> mugugnò lei.

<< Lizzie, svegliati>> insistette lui << E' importante!>>

<< Mmm…Che c'è?>> al sentire la sua stessa voce e non un miagolio, la donna aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto << Red! Sono di nuovo io! Sono di nuovo umana!!>> esclamò non contenendo la sua gioia, mentre stupita si guardava le mani.

<< Già….ehm...>> disse solo lui, cercando di non guardarla mentre lei, alzandosi leggermente da lui aveva messo involontariamente in mostra il suo rigoglioso corpo.

Le ci volle un attimo per comprendere che non solo era nuda, era sopra di lui e gli stava facendo vedere tutta la mercanzia. E che lui non ne era per niente indifferente…

<< Oh Cristo!>> disse schiacciandosi nuovamente contro il suo corpo, a modo suo per non farsi vedere. A quel rinnovo di contatto fisico, e alla coscia di lei che premeva in mezzo alle sue, Red non poté trattenere un mugugno.

<< Liz, tesoro...non credo che buttarti contro di me fosse la migliore delle idee...oltre al fatto che ti vedo ancora...eccome, se ti vedo!>> la voce roca, la gola arsa per l'eccitazione.

Lizzie sapeva che doveva alzarsi, prendere i propri vestiti e correre in bagno ad indossarli, ma era paralizzata in parte dall'imbarazzo...ed in buona parte da una certa qual eccitazione che stava provando pure lei nel sentire quella di lui premerle contro la coscia, il suo respiro più affannato contro i suoi seni esposti, il calore del suo corpo irradiarsi verso di lei e il suo profumo, reso più intenso dalla vicinanza e dall'eccitazione.

Si ricordò della sera prima, della confessione quasi involontaria che le aveva fatto, e anche se il suo desiderio l'aveva trasformata per una notte in gatto, non poteva più non ammettere con se stessa di ricambiare i suoi sentimenti...ed in quel particolare momento si sentiva anche molto felina.

Mosse delicatamente la coscia contro la sua erezione, provocandogli un lieve grugnito mentre con le labbra gli sfiorò il collo, le dita della mano appoggiata sul petto che iniziavano a slacciare i bottoni della camicia.

<< Lizzie...>> grugnì Red << Che stai facendo?>>

<< Esaudisco il tuo desiderio…sono la tua gatta, faccio in modo che tu ti prenda cura di me! Miaooow…!>> ridacchio lei, passandogli la lingua sull'orecchio e succhiandogli il lobo.

<< Non devi….ferma….mmmmh!>> un gemito ancora più intenso uscì dalla sua gola quando la mano libera di lei iniziò ad accarezzare il rigonfiamento nei pantaloni.

<< Non si tratta di ciò che devo, si tratta di ciò che voglio. E voglio te, Raymond. Ti voglio perché ti amo, ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo persino con me stessa. Ma poi mi sono trasformata per un tuo desiderio...ero venuta a fare pace ieri… e tu mi hai riconosciuto anche se ero diversa...e ti sei dichiarato...non posso più negare e negarti ciò che provo!>>

Red le prese il viso tra le mani, avvicinandola al suo, e la baciò intensamente, come se la volesse divorare. Non era solo lei ad avere istinti felini e ferini, in quel momento.

Fu tutto molto veloce. Red si girò per mettersi sopra di lei, si spogliò mentre iniziò a torturare con le sue labbra ogni centimetro del suo splendido corpo, facendola gemere di piacere. Quando fu pronta, scivolò in lei, i corpi perfettamente compatibili, come fatti l'uno per l'altro, ed iniziarono a muoversi insieme ferocemente, insaziabili.

Vennero in contemporanea, soffocando le urla di piacere tra le loro labbra e lingue avvinghiate in un profondo e intenso bacio.

Red le crollo addosso, sfinito, sussurrandole << Ti amo>> all'orecchio, e lei lo strinse tra le sue braccia. << Ti amo>> gli rispose teneramente.

Si addormentarono di nuovo, l'uno tra le braccia dell'altra.

Alla fine il desiderio di Reddington si era realizzato, anche se nel modo più inaspettato possibile.

  
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