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Autore: nettie    03/04/2016    2 recensioni
Li senti gli anni che passano?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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“Ehy, li senti?”

 

Sussurrò al mio orecchio, con quella vocina tanto tenue e delicata che amavo. Io la guardai inarcando un sopracciglio, e piegai un lato delle labbra a formare un bieco sorriso.

 

“Ma cosa?”

 

Chiesi, allontanandomi appena da lei per poterla guardare meglio in faccia. I suoi occhioni verdi mi guardavano e brillavano come due smeraldi alla luce dell’alba. Mi sorrise con le labbra rosee a mezzaluna. Eravamo ancora sdraiati su quel letto tanto grande, stretti l’uno all’altra, e le nostre teste poggiavano sul medesimo cuscino.

 

“Gli anni che passano. Li senti?”

 

Specificò, ripetendo la stessa domanda di prima. Io, rimasi stranito, e sbarrai appena gli occhi schiudendo le labbra. Lei tornò a fissare il soffitto, ed intrecciò le dita affusolate alle mie, stringendomi con forza la mano. Mi aveva chiesto se sentissi gli anni passare, ma non avevo afferrato bene il concetto.

 

Non le risposi; mi limitai a sommare ogni anno passato insieme.

 

Erano tanti, ma non pesavano: erano leggeri come piume e dolci come lo zucchero, belli come lei. Le misi un braccio intorno alle spalle e me la strinsi al petto, poi posai una mano sul suo capo e le carezzai con delicatezza i capelli. Era cambiata pur rimanendo la stessa di sempre, perché era cambiata insieme a me. Da quella scalmanata ragazzina che era, a donna. Gli anni passare, io, non li avevo neanche mai pensati. M’ero semplicemente adattato ad ogni cambiamento che la vita mi aveva imposto, ora gentile, ora crudele. E colei per la quale respiravo m’aveva travolto come un turbine potentissimo: fin dal primo sguardo non mi sono più sentito i piedi ancorati alla terra.

 

 


 

 

“Sì, li sento…”

 

Risposi a distanza di anni ed anni ad una domanda che avevo dimenticato col tempo, sepolta sotto cumuli e cumuli di polvere. Iniziavo a sentirmi solo. Mi rigirai più e più volte in quel letto freddo, ma non riuscivo a trovare sollievo. Le ossa e i muscoli improvvisamente dolevano in modo intenso, e sentivo le rughe appesantirmi il viso. Tutti gli anni che eran passati mi erano improvvisamente piombati addosso centrandomi in pieno petto, senza lasciarmi respirare. Il dolore mi pervadeva l’anima dilaniata, mentre le lacrime bagnavano silenziose il volto raggrinzito. Sentivo un gran freddo. Lentamente allungai una mano dall’altro lato del letto, e toccai il vuoto più assoluto: i miei polpastrelli poggiarono su delle fredde e tristi coperte, quelle coperte che un tempo l’avevano accolta, e che avevano accolto il nostro amore. Ora, lei non c’era.

Chiusi gli occhi e strinsi le coperte in un pugno. Presi un bel respiro e mi mancò un battito: tutto intorno a me aveva ancora il suo odore. In quel momento sì che sentivo gli anni che passavano... gli anni che erano passati.

Desiderai morire per un secondo che mi sembrò interminabile: senza di lei, gli anni avevano assunto un peso che mi schiacciava al suolo.
   
 
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