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Autore: sayuri_chan    04/04/2016    2 recensioni
Una corsa per le strade di Tokyo. Le riflessioni dell'anima stanca di Akito e dell'anima pura di Sana. Il loro rapporto dannatamente meraviglioso e meravigliosamente dannato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perchè cavolo non riusciva a dormire? In realtà lo sapeva il perchè. Era lei. Sempre e solo lei. In ogni singola azione che compiva, in ogni singolo instante che viveva. Sana. Bellissima, solare, meravigliosa, ottusa ragazza che gli incasinava la vita sin dalle elementari. E' sempre andata così con Sana. Lei che lo salvava e lui che si sentiva salvato. Tante, infinite volte che nemmeno ormai più contava. E lui? Lui che cosa mai poteva fare per lei? In che modo poteva renderle la vita migliore? Nella testa aveva una matassa che non riusciva mai a sciogliere. 
Così scese dal letto, si vestì, si allacciò le scarpe e uscì fuori nella notte illuminata di Tokyo, perchè solo correre riusciva a lenire un po' i suoi pensieri angosciosi. 
Così iniziò. Passo, dopo passo, dopo passo, dopo passo. Era un sollievo e una tortura allo stesso momento, perchè sebbene la corsa gli regalasse un po' di oblio, dall'altro le immagini di Sana gli riempivano la visuale, e scorrevano veloci nella sua testa tutti i suoi sguardi, i suoi sorrisi e le sue facce buffe. 
Lei era la meraviglia fatta persona.
Lui era la dannazione fatta persona.
Eppure in qualche modo riuscivano a funzionare.
Ma ora che le scuole superiori stavano finendo si stava per aprire tutto un altro mondo per loro due. Non si sarebbero più visti tutti i giorni al liceo. Anche se ormai facevano coppia da anni sarebbe davvero stato più difficile vedersi. Lui aveva deciso di iscriversi all'Università di Medicina di Tokyo, mentre lei si sarebbe impegnata sempre di più nel suo lavoro di attice. Le persone impazzivano letteralmente per lei! A casa riceveva lettere, fiori e doni dai fan. La chiamavano "la Jennifer Lawrence giapponese" e non avevano affatto torto. Come lei, Sana era fresca, semplice, ma allo stesso momento di un'intensità folgorante che bruciava il grande schermo con la sua espressività magnetica. Questo scivevano di lei i giornali e questo pensava di lei la critica. Era innovazione pura.
Lui era incantato e intimorito dalla sua aurea luminosa. Ma non poteva proprio fare a meno di amarla. Perchè la amava, eccome se la amava. Eppure albergavano sempre questioni irrisolte nel suo cuore. Lei aveva fatto così tanto per lui. Aveva salvato il suo angelo caduto da una vita solitaria e piena d'ira e gli aveva regalato la speranza. E l'amore. Lui invece l'aveva fatta soffrire più volte. Anche se adesso erano sereni insieme lui non si perdonava il dolore che le aveva procurato quando si era messo con Fuka e quando dovette partire per Los Angeles. 
Quindi a questo punto gli rimaneva solo una domanda che gli girava incessantemente nella testa. 
Come posso farla felice?  
Si appoggiò con una mano ad un lampione, ansimante da tutto quel correre, e chiuse gli occhi. 
Lei era la sua sirena che lo aveva salvato dall'annegamento. Come poteva renderle quella salvezza? 
E poi mentre si asciugava il sudore aprì gli occhi e lo vide. Dentro la vetrina di una gioielleria. Un anello. Semplice. Con una sola pietra incastonata nella montatura. Perfetto. 
Ma era dannatamente giovane cavolo! Nessuno si sposava a quest'età! Eppure l'anello era proprio quello giusto, e non solo perchè era bellissimo, ma perchè lo aveva visto proprio mentre pensava a come renderla felice. Era la risposta che cercava. Chissà, forse gliel'aveva mandata sua madre. Sorrise all'idea. 
Rimaneva però il fatto che nessuno si sposava a vent' anni. Nemmeno Sana, per quanto eccentrica e stravagante fosse la sua vita.
Poi gli venne un'idea.
Lo avrebbe comprato. E la proposta gliel'avrebbe fatta tra qualche anno. In un momento migliore, magari in un attimo di pace, sempre che un po' di pace fosse arrivata nella loro vita frenetica. E sorrise. E continuò a sorridere pensando che lo avrebbe comprato con i soldi che sua madre aveva messo da parte per lui in banca, perchè questa era la conferma che la sua mamma ci aveva proprio messo la sua mano in tutta questa faccenda. 
E così per una volta, nella notte illuminata di Tokyo, tornò indietro camminando. Finalmente in pace. 
 
   
 
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