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Autore: LittleGinGin    04/04/2016    1 recensioni
"Coraggiosa, devo ammetterlo."
Ripresi a respirare, gli occhi sgranati puntati nel vuoto. Mi guardai convulsamente attorno e scattai a sedere trovando nuovamente appoggio alla parete.

Il dolore ti mantiene vigile. Il dolore ti mantiene vigile.
"O forse solo folle?" Scoppiò a ridere sguaiatamente.
[One shot di 967 parole]
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Angolo dell' ah-ah-ah-non-sei-un'-autrice: Buongiorno!
Ok, non sono brava in queste cose e non so mai cosa dire, ma qualcosa dovrò più scrivere perchè altrimenti non avrò una scusa per non studiare -stranamente, anche oggi non ne ho per nulla voglia.
Quiiindi, qui mi limiterò solamente a ringraziare tutti voi lettori, silenziosi e non, per aver speso un po' del vostro tempo per questa One shot: Vi ringrazio di cuore.
Se avete ancora tempo da perdere anate anche a leggervi - un po' di sana pubblicità non fa mai male - l'altra mia storia:
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3405931&i=1
Per precisazioni sulla storia scriverò tutto a fine, ma se - come sicuramente succederà - qualche dubbio non sarà chiarito, non esitate a domandare.
Ora, prima che il cervello già fuso di suo non vada completamente in blackout, mi tocca - perchè?! - andare a studiare quelle brutte cose che sono la matematica e la fisica e latino e chissà quale altra diavoleria - non prendetevela a male se vi piacciono queste materie, cioè buon per voi -
Saluti dalla vostra sempre fuori di testa Gin





 
Follia
 
 


Forza.
Continuavo a ripetermi nella mente stingendo il labbro tra i denti fino a sentire la carne lacerarsi e il gusto ferroso del sangue bagnarmi la lingua.
Non mollare proprio adesso.
Strinsi le dita fino a conficcarmi le unghie nel palmo, le nocche sbiancate per la troppa forza che ci mettevo.
Non cedere proprio ora!
Il respiro graffiava i polmoni, affannato cercava di salire per le vie respiratorie con foga, come se stesse scappando da un grosso cane rabbioso.
<< Ma tu stai scappando. >> Mi ricordò una voce, e allora chiusi gli occhi e mi portai le mani alla testa. Le tempie pulsavano con violenza, l’emicrania aumentava sempre di più.
<< È inutile che fai così. >> Strinsi le dita attorno ai capelli, tirandoli nel disperato tentativo di far cessare tutto.
Non mollare!
Le gambe tremarono e barcollai per la stanza rischiando di cadere sul pavimento. Appoggiai completamente la schiena alla parete più vicina alla ricerca di un sostegno.
Tutto intorno a me era avvolto dalle più profonde tenebre. Tesi le orecchie in ascolto alla ricerca di un rumore che potesse rilevarmi dove mi trovavo. Nulla. L’unico suono che percepivo era il battere violento del mio cuore.
Forza!
Cercai di avanzare a tentoni, rasente alla parete. L’aria si fece più pensante e densa, costringendomi a schiudere le labbra alla ricerca di più ossigeno.
<< È inutile che provi a respingermi. >>
Lo stomaco si contrasse dolorosamente provocandomi un conato di vomito che, con molta fatica, riuscii a reprimere. La testa aveva cominciato a girarmi e dalla bocca uscì un rivolo di bava.
Sta zitta!
<< Oh, come siamo aggressive. >> Anche se non potevo vederla, sentii indistintamente il rumore delle sue labbra che si distendevano in un ghigno – come di carta stropicciata –.
Sentii la nausea assalirmi prepotentemente e voltai di scatto la testa. Vomitai i succhi gastrici e quel poco che avevo nello stomaco mentre cedevo sotto il peso del mio corpo.
In sottofondo echeggiava la sua risata affilata.
<< Non puoi uccidermi. >>
Riversa sul pavimento, stringevo le braccia al petto cercando di farmi calore. Il gusto di fogna nella bocca era nauseabondo.
Tremavo, spaventata, senza più sapere cosa fare.
<< Non puoi liberarti di me. >>
Cercai di alzarmi, ma i muscoli non mi rispondevano più e caddi nuovamente sul pavimento, un dolore acuto si diffuse in tutto il corpo.
Che situazione di merda.
Annaspai riversa sul pavimento, l’odore del vomito e del sudore era disgustoso e mi bruciava la gola. Non sapevo dove mi trovavo, non sapevo come mai ero lì né da quanto tempo. Ero stanca, distrutta da quella lotta contro un nemico invisibile.
Piansi, urlai, mentre l’emicrania mi fasciava la testa impedendomi di pensare con lucidità.
Cosa vuoi da me?! Cosa vuoi?!
Ma lei non rispose.
Gridai ancora, in preda alla collera, battendo i pugni sul pavimento, scalciando l’aria.
Potevo sentire i suoi occhi fissarmi, compiaciuti, divertiti.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Sentii il corpo farsi più leggero, il dolore ovattato. Tutto perse di consistenza e sentii il mio corpo sciogliersi come tempera al sole.
Stavo collassando.
Non devi. Lotta! Urlava la parte battagliera dentro di me scalpitando come una forsennata, battendo i pugni disperata. Lotta!
Eppure, ad ogni grido, diveniva sempre più lontana, sempre più distanze.
Poi, durante un movimento involontario del corpo, la mia mano urtò contro qualcosa di freddo e affilato. E un’idea folle si affacciò nella mente, tanto impensabile quanto incontrollabile.
Prima che la mia parte razionale potesse impedire qualsiasi azione insensata, i muscoli si mossero involontariamente e vidi piccole stelline ballarmi d’avanti agli occhi. Fu una scarica di adrenalina. Gridai con tutto il fiato che avevo mentre, per un istante, la mente tonò fredda e attenta, le sinapsi nuovamente in funzione.
Estrassi la lama insanguinata dalla gamba con un rantolo e un liquido caldo fuoriuscì dall’arto. Strinsi con forza le mani attorno all’arnese di metallo; tremavano violentemente.
<< Coraggiosa, devo ammetterlo. >>
Ripresi a respirare, gli occhi sgranati puntati nel vuoto. Mi guardai convulsamente attorno e scattai a sedere trovando nuovamente appoggio alla parete.
Il dolore ti mantiene vigile. Il dolore ti mantiene vigile.
<< O forse solo folle? >> Scoppiò a ridere sguaiatamente.
Riuscii a immaginarla: la testa buttata all’indietro, il petto ampio che si sollevava spasmodicamente.
Tentennai sol qualche istante. Poi la lama affondò nuovamente nella carne.
E la voce continuò a ridere e ridere mentre il sangue sgorgava dalle ferite, viscido, caldo e il dolore diveniva sempre più intenso e acuto.
<< Non importa quanto tu provi a scappare. >>
Urlai come mai in vita mia, le forbici che affondavano con maggior violenza nella carne, dilaniandola, la mente che riprendeva lucidità.
<< Non importa quanto tu possa correre veloce. >>
E tutto intorno veniva ricoperto da una luce innaturale mentre il corpo si contorceva nella pozza di sangue che si andava a formare.
Il dolore ti mantiene vigile! Il dolore ti mantiene vigile!
Iniziai a vedere i contorni degli oggetti: un tavolo, delle sedie, un vaso di vetro con qualche fiore appassito dentro.
Stava funzionando! Stava maledettamente funzionando!
Continuai a colpirmi ripetutamente, le lacrime si andavano mischiando al sangue rappreso per terra, un sorriso a dipingere quel volto smorto e impallidito.
Funziona!
Voci presero a vorticare impazzite per la stanza, come le grida di anime perdute. Urlavano, urlavano implorandomi di fermarmi.
So che sei tu, so che sei tuo. Non mi fermerai. Ti ucciderò.
Gridavano rotte dal pianto: voci di donna, voci di bambini; disperate mi chiedevano di non farlo.
Ti ucciderò. Ti ucciderò. Ti ucciderò.
<< Staremo insieme per sempre. >>
Mi puntai la lama alla gola, le mani rosse tremavano incessantemente. Sarei uscita di lì, a qualunque costo.
Le grida si infransero violentemente contro il mio corpo come schegge di vetro in frantumi, prima che tutto divenne buio.
<< Non sei contenta? >>




Note della - guarda che non lo sei! - autrice:
  • Il titolo è stato scelto senza alcun criterio, semplicemente non me ne veniva in mente nessun altro e quindi ho dovuto accontentarmi, anche se non mi fa impazzire - ohohoh! simpatica quanto un chiodo nel piede. (Ma che paragoni fai?) Bene, ci mancava che mi mettessi a parlare con le altre mie personalità ... State zitte! -
  • La storia l'ho scritta appena finito di leggere un libro fantastico, quindi se trovate qualche analogia a me sfuggita, ecco il perchè. Il libro in questone è "La psichiatra" di Wulf Dorn
  • Non sono sicura che genere, rating e avvertenze siano propriamente giuste, ma non fatemene una colpa: Sono negata per queste cose!


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