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Autore: telesette    05/04/2016    0 recensioni
[La vera storia di Jack lo Squartatore]
Godley conosceva bene la tragedia implicita nella vita di Abberline, in quanto suo amico, e sognava di vederlo guarire.
Sognava un futuro diverso per lui, migliore, che lo ripagasse di tutte le privazioni subite con tutte le gioie e gli affetti che avrebbe potuto avere se solo fosse riuscito a guardare avanti.
Sfortunatamente però, così non era stato...
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa. 
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore... 
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era. 
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme. 
Ciao Gina!

***

Passioni destinate a diventare cenere
immagini tratte da internet

Quando Godley lo vide steso dentro quel letamaio, come al solito, la cosa più ovvia era però l'ultima della quale avrebbe preferito essere testimone.
Di tutte le volte che aveva passato ore ed ore a ficcargli la testa nell'acqua e nel sapone, ignorando le proteste e gli insulti vari da parte sua, mai si sarebbe aspettato di vedere concretizzarsi proprio quel grande timore cui si era sempre preso la briga di ammonirlo. Tutti quanti lo disprezzavano, in quanto uomo dedito a lasciarsi andare al fumo e alle dimenticanze dell'alcool, ma pochi conoscevano Abberline quanto il buon Peter Godley.
Frederick George Abberline, ispettore della polizia di Scotland Yard, nato a Blandford Forum nel lontano gennaio del 1843. Un uomo brillante, grande investigatore, ma destinato alla sofferenza da chissà quale disegno e quale divinità. Costretto a veder morire la propria moglie, assieme al bambino nato anch'esso morto, e sconvolto a tal punto da preferire la lenta consunzione della carne piuttosto che convivere con il proprio dolore.
Godley conosceva bene la tragedia implicita nella vita di Abberline, in quanto suo amico, e sognava di vederlo guarire.
Sognava un futuro diverso per lui, migliore, che lo ripagasse di tutte le privazioni subite con tutte le gioie e gli affetti che avrebbe potuto avere se solo fosse riuscito a guardare avanti.
Sfortunatamente però, così non era stato.
Frederick Abberline giaceva ora libero da ogni sofferenza terrena, solo come un cane, in una squallida fumerìa dei più malfamati sobborghi di Londra.
L'unico a piangerlo, come si piange un fratello a lungo seguito con affetto, era destino che fosse proprio il fido sergente Godley.

- Mio Dio - pensò l'amico, ancora incredulo, dinanzi all'evidenza.

Godley non sapeva né cosa dire né cosa pensare.
Gli era stato vicino talmente tanto tempo da conoscere ogni aspetto di quell'uomo così complesso e difficile e ora, malgrado la situazione fosse così dannatamente triste, non se la sentiva nemmeno di commentare.
Una fine così non si addiceva ad un uomo come lui.
Abberline non lo meritava, non lo meritava per niente, e Peter questo lo sapeva... Così come sapeva del "come" e del "perché" egli avesse preferito finire lì i suoi giorni piuttosto che correre a raggiungere la donna che lo amava e che lo avrebbe sempre aspettato.

- E quella cos'è?

Tra le dita di Abberline, fredde e irrigidite dalla morte, vi era infatti una busta che aveva tutta l'aria di essere importante.
Doveva esserlo per forza se, nel suo ultimo momento, aveva inteso stringerla tra le mani come l'oggetto più prezioso della sua vita.
Godley fu subito tentato di occultarla: se non lo avesse fatto, di lì a meno di qualche ora, la busta sarebbe certo finita sulla scrivania del soprintendente assieme agli effetti personali del defunto e al resoconto del medico legale.
No, di qualunque cosa si trattasse, nessuno aveva il diritto di toccare ancora il suo povero amico Abberline.
E dal momento che non era stato capace di proteggerlo in vita, a maggior ragione, Godley sentiva ora su di sé l'obbligo morale di proteggere la sua riservatezza almeno nella morte.
Senza pensarci due volte, con tutta la delicatezza possibile, Godley sfilò la busta dalle dita di Abberline e se la nascose sotto il pastrano.
Di lì a poco sarebbero entrati i colleghi, per esaminare quel disgustoso porcile da cima a fondo, ma certo non avrebbero avuto da lui alcuna collaborazione per rovinare la rispettabilità di un uomo che Godley reputava "migliore" di tutti. Abberlin non faceva parte della loro ipocrisìa o del loro odioso cinismo e, qualunque cosa avessero potuto dire o fare, non sarebbe mai diventato uno strumento del loro sporco complotto.
No!
Abberline doveva uscire pulito da quella storia, in quanto vittima inconsapevole dell'intrigo ordito dalla loggia massonica, e quei maledetti avrebbero fatto salti di gioia all'idea di usare parole scritte di suo pugno per danneggiarlo ulteriormente.
Come se non lo avessero già colpito abbastanza, con il peso della responsabilità e dei sensi di colpa, per tutte quelle povere donne morte ammazzate.
Mentre rimuginava su questo, con la mano sotto la giacca per essere sicuro di non perdere la lettera di Abberline, Peter Godley rientrò nel suo ufficio e chiuse la porta a chiave dietro di sé.
Una volta seduto alla scrivania, con a fianco il bollitore dell'acqua per il thé, il sergente rimase incerto se aprire la busta o meno. Sopra non vi era alcun destinatario, segno che non doveva essere spedita, ed era accuratamente sigillata con tanto di ceralacca. Il sigillo era stato applicato rozzamente, certo sciogliendo il bastoncino al calore della fiamma senza però applicarvi alcun timbro, e dunque non costituiva altro a ragione della sua esistenza all'infuori di motivi strettamente personali.
Con che diritto poteva leggerla?
No, doveva farla sparire e basta,
Godley ruotò la valvola del fornelletto sotto al bollitore ma, anche dopo aver alzato la fiamma, non ebbe il coraggio di cedere il documento all'oblìo.
La ceralacca era rotta in alcuni punti, probabilmente perché Abberline se l'era rigirata spesso tra le dita, e non era neppure necessario strappare la busta per esaminarne il contenuto. Dopo alcuni brevi attimi di incertezza, dunque, Godley dimenticò la fiammella e si accinse piano a scorrere con lo sguardo ciò che, in un certo senso, poteva intendersi come una specie di testamento del suo povero amico morto.

***

Cara Mary Kelly

Anche se non leggerai mai questa lettera, in quanto io non avrò mai modo di fartela avere senza pericolo per la tua sicurezza, sento ugualmente il bisogno di scrivere quanto segue.
Avrei voluto raggiungerti non appena letto il tuo messaggio per me, l'ho desiderato allora e lo desidero adesso, ma il rischio per te e per la piccola Alice è troppo grande perché io possa ignorarlo. Per il tuo bene, ho convalidato io stesso il referto del medico legale, assieme al tuo certificato di morte, e così Mary Jane Kelly risulterà agli atti come l'ultima vittima di Jack lo Squartatore.
Una tomba, a volte, può essere l'unica vera protezione dai vivi.
Saperti viva e al sicuro, in mezzo a quel delicato paesaggio della tua verde e bellissima terra d'Irlanda, è l'unico conforto che mi rimane.
Ho già perso mia moglie, maledicendo da allora ogni singolo mio respiro, assieme alla fede e al desiderio stesso di vivere. Credevo, anzi, che non avrei mai più riconsiderato la vita con gli occhi di una persona in grado di goderne attimo per attimo. Per oltre due anni, l'oppio e l'alcool hanno distorto le mie percezioni abbastanza da illudermi che nulla potesse più toccarmi. Ho preferito convincermi che, senza nulla da perdere, non c'era più niente in grado di ferirmi o di straziarmi il corpo e la mente a quel modo.
Ma, dopo aver conosciuto te e la tua storia, all'improvviso è cambiato tutto...
Ho ricominciato a vivere, a credere nella vita, nel momento stesso in cui ti ho sentita parlare con così tanta dolcezza dei ricordi e degli affetti che ti legano ad essa.
Laddòve io non sono sicuro di aver fatto tutto ciò che dovevo per te, di certo, tu hai fatto molto più di un miracolo per me.
Mi hai fatto vedere la profondità, la bellezza e la semplicità del tuo cuore, e mi sono sentito avvampare da un calore che credevo essersi spento per sempre.
Quando il calore avvolge le membra, spazzando via il gelo di un'esistenza altrimenti vuota, anche un singolo attimo così intenso ha più valore di Dio, del cielo, dell'universo e della materia stessa.
Questo è quello che ho provato, che provo tuttora, e che continuerò a provare finché tu rimarrai alla mia mente e in questo mio cuore.
Spero mi dimenticherai in fretta, prego anzi che tu lo abbia già fatto, così da non lasciare in te alcuna pena.
So per certo che vivrai felice laggiù, lontano da chi vuol farti del male, e questo mi basta.
Non passa giorno senza che tu riempia i miei pensieri, né notte senza che tu passi a visitare i miei sogni, e quello che sarà dopo... Beh, lo scoprirò presto!
"Con tutto il tuo amore"... così mi dicesti, e così ho continuato a ripetermi in tutto questo tempo.
E così col mio, ora e per sempre, più nulla potrà estinguere questo calore.
Il calore, la passione, l'amore...
Anche loro tornano là, dove tutto inizia e dove tutto finisce, sempre!

***

Gli occhi di Godley erano pieni di lacrime.
Malgrado quella scorza di uomo grande e grosso che era, troppi dolori erano racchiusi nelle parole del defunto Abberline.
Per tutto quel tempo, malgrado la lontananza forzata, egli non aveva mai smesso di pensare a lei. L'amava al punto da rinunciare a starle accanto, temendo che, attraverso lui, potessero rimettersi sulle sue tracce e chiuderle la bocca per sempre.
Per lei, Abberline aveva rinunciato all'unica occasione di vita che ancora gli restava.
No, era ingiusto, troppo ingiusto!
Godley non riusciva a smettere di singhiozzare, troppo amareggiato dalla profonda crudeltà degli eventi, ma non poteva tradire l'ultimo desiderio di Abberline.
Certo, avrebbe dovuto almeno far pervenire quella lettera a Mary Kelly. Costei aveva il diritto di sapere la verità: che Abberline l'amava e che, per amore, aveva inteso proteggerla arrivando a sacrificare sé stesso e tutti i suoi sentimenti più intimi e profondi per lei...
Ma non poteva.
Se così avesse fatto, Abberline non glielo avrebbe mai perdonato.
Di nuovo accostò la lettera al bollitore, lasciando che la fiammella la consumasse completamente, finché tutto non si ridusse ad un misero ammasso di resti neri ed accartocciati.
Così, pensò, era proprio vero l'antico detto che si soleva ripetere in certi casi.

- "Polvere alla polvere e cenere alla cenere"... 

FINE

   
 
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