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Autore: Dragana    05/04/2016    2 recensioni
Una raccolta di storie su Clarisse la Rue e le persone che le girano intorno.
Quando non li picchia, ovviamente.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Silena Beauregard, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOTTO L’ARMATURA

Era un campo da baseball. Un campo da baseball non tanto grande (d’altronde la città era una cosa tipo “Dovecazzosiamo-abitanti 12”), ma ai mostri sulle gradinate e ai semidei seduti in prima fila sembrava andare più che bene. C’era pure uno che vendeva panini con la salsiccia e birre, ma dato che li vendeva a dei lestrigoni, forse quella non era proprio salsiccia.
Clarisse era pallida e la lancia non era bilanciata bene. Li conosceva tutti, quelli in prima fila. Nakamura aveva un viso impassibile, un’espressione così giapponese da sembrare fatta apposta. Forse lo era.
Aveva il sole in faccia. Male, doveva trovare il modo di girarsi durante il combattimento e averlo alle spalle.
Il suo avversario entrò, salutato dalle grida dei mostri. Aveva una mazza gigantesca e la roteava con una mano, sorridendo.
Clarisse rivolse una preghiera silenziosa a suo padre. Adrenalina, papà. A fiumi, per favore.
Quando il mostro la caricò, suo padre aveva esaudito la preghiera. Clarisse riuscì a schivarlo e a portarsi in una posizione più favorevole. Voleva provare a farlo stancare prima di attaccarlo, ma non era nelle condizioni adatte; tentò di farlo cadere per trafiggerlo dall’alto, ma lui le parò il colpo e le spezzò la lancia. Il vantaggio lo rese troppo sicuro di sé, però, e Clarisse trovò il modo di approfittarne: fece finta di accusare un colpo, rotolò a terra e, quando il mostro le si fece sopra per finirla, lo trafisse da sotto col suo moncone di lancia. Fine della storia.
Dagli spalti i mostri e i semidei rumoreggiavano, a parte Nakamura, che restava impassibile. Fece un cenno e un altro mostro, stavolta un lestrigone particolarmente incazzato, entrò in campo. Clarisse cercò di riprendere fiato. Doveva fare qualcosa, nessuno di quei mostri era troppo forte per lei, però non poteva continuare a combattere per molto e Nakamura lo sapeva, avrebbe semplicemente continuato a mandarglieli contro finché non fosse morta. Clarisse non capiva questa mania dei cattivi e dei giapponesi di non uccidere immediatamente la gente che volevano morta, ma in questo caso non vedeva vie d’uscita. Non aveva scampo. Decise che sarebbe morta portandosi dietro quel figlio di puttana di Ethan Nakamura, e per farlo doveva prima far fuori il lestrigone e poi salire sulle gradinate. Nakamura era bravo a combattere, ma lei avrebbe potuto sfruttare il fatto che adesso era senza un occhio. Strinse i denti e schivò una pietra che il lestrigone le aveva lanciato, però non fu veloce abbastanza da schivare quella subito dopo, che la beccò in fronte; si sentì girare la testa, il sangue cominciò a colarle sull’occhio. Riuscì a rimanere salda quando il lestrigone la colpì e a ferirlo al braccio con il suo pezzo di lancia; per il momento lo stava tenendo a bada, ma non riusciva a sganciarsi dalla lotta e lui la incalzava.
A un certo punto vide un movimento con la coda dell’occhio, sentì un boato rabbioso dalle gradinate e il mostro le si disintegrò davanti, senza che lei l’avesse ucciso; dietro alla pioggia di polvere di lestrigone c’era Chris, con il suo sorriso da spaccargli la faccia.
–Tu, dannato idiota…
–Ogni tanto dovrò salvarti anch’io–, fece lui.
Nakamura gridò un ordine, che andò perso nella confusione. Poi improvvisamente si piegò su se stesso, con un’espressione di dolore in faccia. “Allora non sei così impassibile, muso giallo di merda”,  pensò, quando si accorse che tutti i semidei in prima fila stavano facendo la stessa cosa. Contemporaneamente, le tettoie e i riflettori rovinarono sulle gradinate, schiacciando mostri come mosche. Clarisse notò che sul tabellone luminoso, che si stava anche quello schiantando verso la gradinata di destra, era comparsa la scritta luminosa “Campo Mezzosangue 1-Crono 0”.
Chris l’aveva presa per mano e la tirava verso l’entrata degli spogliatoi. –Ehi, Ethan salutami tanto Luke!–, gridò.
Will era lì che li aspettava, e copriva la loro fuga tirando frecce a tutto spiano; non guardava neanche se andavano a segno o no, scoccava e basta, come una mitragliatrice. Si diressero verso una delle uscite di sicurezza. –È chiusa!–, urlò lei, ma Chris la aprì senza problemi e si precipitarono fuori dal campo. –Pensavi che non avessi approntato una via di fuga?
–Ci inseguiranno!
–Forse qualcuno–, concesse Will, –ma i più hanno altro di cui occuparsi!
Chris saltò su un pick-up, si chinò sotto il cruscotto e il motore si accese. Partì con una sgasata degna di Fast&Furious.
–Perché siete tornati indietro, stupidi? Vi avevo detto di scappare!
–È quello che stiamo facendo! Mica pensavi sul serio che ti avremmo lasciata lì, no? Ti è piaciuto il mio lavoretto di sabotaggio?
Clarisse strinse i denti e si guardò indietro. La testa le girava e si sentiva malissimo. –Gli altri semidei ci seguiranno.
–Non credo–. Will sorrideva, e sembrava brillare. –Gli ho fatto venire a tutti un attacco di colite, penso che l’unica cosa a cui stanno pensando sia pregare che i bagni siano ancora agibili.
–Un attacco di colite?
–Mica siamo solo guaritori. Mio padre mandava pestilenze a tutto il campo acheo, io potrò mandare la cagarella a un pugno di semidei, no?
Clarisse scoppiò a ridere. –Cazzo, Will, me lo dovevi dire prima che hai…
Non riuscì a finire la frase, perché svenne.

Era una birra, una birretta fresca da bere seduta in veranda con sua mamma, “frega niente se non hai ventun anni, sono tua madre, se ti do una birra vuol dire che puoi averla”. Poi arrivò la cioccolata, quella al peperoncino di Silena, “te la faccio alla maniera azteca, cioccolato, peperoncino e sangue”.
–Will! Perché non si sveglia? Quanto ci mette? Will!
Aprì gli occhi. Chris era in panico totale.
–Non fare l’isterico, Chris, sono sveglia.
Lui tirò un sospiro di sollievo. Erano parcheggiati dietro una specie di garage abbandonato, lei era nel dietro del pick-up, in una pozza di luce solare. Sapeva che a Will piaceva stare al sole, ma tutta quella luce la stava accecando; Chris se ne accorse e la spostò appena, facendola sedere contro di sé.
–Come hai fatto a combattere con quella ferita? Perché non me l’hai detto subito, razza di stronza incosciente?–, le aveva detto Will.
Quando le avevano tolto l’armatura, avevano scoperto che era ferita a un fianco, e in maniera piuttosto profonda. Will era impallidito e Chris aveva perso la testa, così Will l’aveva spedito di guardia. Sfortunatamente alcuni dei mostri di Crono erano riusciti a seguire le loro tracce fin lì; sfortunatamente per loro, dato che Chris li aveva tritati senza che loro riuscissero nemmeno a guardarla, Clarisse.
–Quando mi hanno catturata, mi hanno perquisita e tolto tutto, armi, armatura, ambrosia. Poi è arrivato quel pezzo di merda di Nakamura e mi ha detto che Crono aveva intenzione di farmela pagare per quella faccenda del vello. Mi ha ferita, mi ha fatto mettere l’armatura da un paio di suoi scagnozzi, e mi ha fatto combattere. Questo è quanto.
Chris era impallidito. –Pensare che una volta non era male, Ethan–, aveva detto con un filo di voce.
–Hai combattuto tutto il tempo con quella ferita sotto l’armatura?
–Cazzo, Will, cosa dovevo fare? Sì che ho combattuto!– Ghignò. –Non c’era una scena simile nel Gladiatore? Sono Massimo Decimo Meridio, padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa, e avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra!
–Non so, io a dire il vero non guardavo la trama, nel Gladiatore.
Tacquero tutti.
–Ragazzi, insomma, per essere tornati indietro… sì, ecco… siete stati molto coraggiosi. Davvero.
–Prego, non c’è di che.
–Anche noi ti vogliamo bene. Io di più.
La baciarono sulla guancia entrambi, uno per lato. Lei li spinse via sbuffando.







Note: Storia scritta per la Spring Shower, organizzata dal campmezzosangue, con prompt “sotto l’armatura”.
Per questa storia devo ringraziare OttoNoveTre (che è figlia di Atena), a cui ho lanciato il prompt senza che lei sapesse niente del fandom. Prima mi ha suggerito di fare una storia in cui alla fine si scopriva che sotto l’armatura c’era una ragazza (e Travis e Connor dicono che poteva starci perché in effetti nessuno al Campo ha mai pensato che Clarisse fosse una ragazza e sarebbe stata una scoperta sconvolgente), poi mi ha suggerito l’idea di riciclare la scena del Gladiatore. La storia è ambientata tra il quarto e il quinto libro, nel periodo in cui, come dice Percy, tutti partivano continuamente per delle missioni. Ho fatto Ethan particolarmente stronzo, ma mi sembrava una cosa molto da figlio di Nemesi giapponese. Domanda: solo io mi immagino esteticamente Ethan tipo una versione umana di Sasuke di “Naruto”?
Il fatto che i figli di Apollo oltre a guarire possano ammalare è un headcanon, ma nella mitologia Apollo lancia pestilenze come fossero coriandoli e così ho immaginato che Will, che è il miglior guaritore, è anche il migliore nel far ammalare la gente; solo che di solito non lo fa perché dice che è contrario alla deontologia professionale.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, io mi sono divertita un sacco a scriverla! Non è betata, quindi tutti gli strafalcioni e le bruttezze sono esclusivamente opera mia.
Grazie a chi ha letto e a presto!



   
 
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