Cronaca di un attacco di panico soffocato
A camminare per strada, sola, nell’unica compagnia della musica che ti scorre nelle orecchie, ti verrebbe da dire che il mondo non è poi così male. Le guance calde che sentono il dolce freddo che ti rinfresca, che ti depura, che ti scrolla di dosso la puzza soffocante della folla. La musica ora ti scorre nelle vene, la senti pulsare al ritmo del tuo cuore. Con le mani in tasca, ti senti leggera.
Ma basta un attimo
di distrazione, e la tua immaginazione si aggrappa alla coda di uno dei tuoi
pensieri e… si lascia trasportare da esso, finendo irrimediabilmente per cadere
nel pensiero sbagliato, quello in cui tutti gli altri, prima o poi, sfociano.
Vorresti resistere, evitare di pensare, ma più ci provi e più è inutile… La
canzone che prima ti veniva voglia di cantare ora ti sembra stranamente triste.
Triste. Triste. Sempre più triste.
Ti coglie un’ansia senza nome. Ancora una
volta, cerchi di resistere, di aggrapparti alla razionalità su cui hai sempre
fatto affidamento. Mantenere il controllo, mantenere il controllo. Prima regola,
mantenere il controllo. Razionalità.
E invece no. La musica che ti scorre nelle vene improvvisamente si ghiaccia, diventa sempre più tagliente e fredda, e quel che è peggio è che non puoi fermarla perché è già dentro di te. Le punte acuminate delle note sono piccoli aghi che ti penetrano nella carne. Cosa vuoi combattere? Non c’è nulla da lottare se non si ha un avversario.
Eppure tutto questo ti sembra così profondamente ingiusto.
L’ansia sale, esplode come se l’avessi accumulata per tutta una vita e solo ora la lasciassi uscire.
La musica è gelata. I palmi delle mani cominciano a sudare. Il respiro diventa più accelerato. Il cuore sembra scoppiare nel petto. L’angoscia.
No. Non può succedere di nuovo. E’ successo solo una volta e ti sei ripromessa che non sarebbe più accaduto. Non può accadere di nuovo, non puoi permetterlo. Non vuoi morire.
No.
Il respiro mozzato.
Le mani sudate.
Tutto come l’altra volta.
No. Non vuoi morire.
La musica.
No.
Spegni l’mp3, tentando di scacciare l’affanno. Razionalità, controllo, logica, raziocinio, buon senso, coraggio… tutto questo non serve.
Il muro che corre su un lato della strada ti serve per appoggiarti. Le tue gambe non possono più reggerti. Ti accasci sul lato della strada, incurante di un’anziana signora che ti rivolge uno sguardo fra il preoccupato e lo schifato.
Ti costringi a respirare piano, ma pare quasi che più ci provi, più ti sembra di soffocare.
Il tuo respiro si sente anche da fuori, e la tua bocca aperta ha il labbro inferiore che trema.
Stai per morire. Lo senti nelle vene. Le mani tremano. Vorresti gridare. Vorresti che qualcuno si fermasse a chiederti se hai bisogno di aiuto. Ma nessuno si avvicina.
E quasi indispettita, offesa dall’indifferenza generale, ti costringi a rialzarti, a farcela da sola.
Coraggio.
Ecco, sei in piedi. Le gambe tremano, le mani anche.
Sei sudata.
Rivolgi lo sguardo lontano, alla fine della via, là dove devi arrivare. Coraggio.
Ti costringi di nuovo a respirare piano. Lo chiedi al tuo corpo. Non come prima, quasi una preghiera. Ma come un ordine.
Ristabilisci chi comanda. Il tuo cervello.
Coraggio.
L’aria si fa di nuovo fresca, il cuore ora non pulsa più nel petto, ma batte dolcemente.
Riaccendi l’mp3. Metti nell’orecchio un solo auricolare. Cerchi una canzone rock per caricarti. Eccola, trovata. E’ ciò che ti ci vuole.
La magia delle note si diffonde di nuovo nelle vene, sciogliendoti, scaldandoti, districando i nodi che ti stessa ti eri creata.
Cominci a camminare. A ogni passo, ti sembra di ricominciare a respirare. Ogni passo è più semplice del precedente. Coraggio. Un momento di debolezza, nulla più. Ce la puoi fare.
Ma guardando la tua immagine riflessa in una vetrina, vedi ancora un’ombra di terrore dipinta nei tuoi occhi.
Metti anche l’altro auricolare, lasciando fuori il mondo esterno e i suoi rumori.
Troverai una soluzione a tutto questo. La troverai.