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Autore: Marilia__88    06/04/2016    2 recensioni
Seguito di "Ti scalderò il cuore" (Johnlock)
Dal primo capitolo:
"Erano passati circa sei anni e mezzo dal matrimonio di Sherlock e John e le cose tra loro andavano magnificamente. Sherlyn, ormai, aveva circa dieci anni. Un giorno come tanti, John tornò a casa dal supermercato, rientrando al 221B con una busta in mano. Era andato a comprare il latte, dei biscotti ed altre cose che mancavano in casa. Appena aprì la porta ed entrò nel soggiorno, però, rimase confuso dalla scena che gli si presentò di fronte...".
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart'
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                Ti strapperò il cuore





                                           Qualcosa di strano





                                                                    SEI ANNI E MEZZO DOPO


Erano passati circa sei anni e mezzo dal matrimonio di Sherlock e John e le cose tra loro andavano magnificamente. Sherlyn, ormai, aveva circa dieci anni. Un giorno come tanti, John tornò a casa dal supermercato, rientrando al 221B con una busta in mano. Era andato a comprare il latte, dei biscotti ed altre cose che mancavano in casa. Appena aprì la porta ed entrò nel soggiorno, però, rimase confuso dalla scena che gli si presentò di fronte. Sherlock era posizionato al contrario sulla sua poltrona: aveva le gambe sulla spalliera, la schiena poggiata sulla seduta, la testa penzolante che quasi sfiorava il pavimento e teneva gli occhi chiusi e le mani congiunte sotto il mento. Addentrandosi un po' di più nella stanza, si accorse che Sherlyn era nella stessa posizione, sull’altra poltrona.
“Si può sapere che state facendo tutti e due?” esclamò confuso.
“Shh…stiamo riflettendo…” rispose la ragazzina, mantenendo la posizione.
“Sai, John…uno studio ha dimostrato che questa posizione permette al sangue di affluire con abbondanza al cervello, stimolando i processi mentali e deduttivi…” aggiunse Sherlock, sempre immobile.
Il medico non sapeva cosa rispondere. Continuava ad osservarli con un evidente stupore. Giorno dopo giorno, infatti, Sherlyn somigliava sempre di più a Sherlock: non solo nella passione per le scene del crimine, ma anche negli atteggiamenti e nei modi di parlare. A guardarla sembrava più figlia del detective che sua. I pensieri di John vennero improvvisamente interrotti dalla ragazzina, che aprì di scatto gli occhi, sbattendo le mani e alzandosi velocemente dalla poltrona.
“Ci sono!” urlò divertita.
Anche Sherlock aprì gli occhi ed uno strano sorriso apparve sul suo volto. Si spostò lentamente da quella posizione e si mise seduto normalmente, incrociando le gambe e poggiando le braccia rilassate sui braccioli.
“…Ti ascolto…” disse semplicemente, scrutando Sherlyn con fare sospettoso.
“È stato lo zio, è ovvio! Non solo abusava di lei da alcuni anni, ma la minacciava, obbligandola a mantenere il silenzio! La ragazza, però, stanca di tutta quella situazione, un bel giorno ha scelto di ribellarsi, decidendo di raccontare tutto ai genitori e di denunciarlo alla polizia…e lui l’ha uccisa!” esclamò Sherlyn tutto d’un fiato, voltandosi verso Sherlock e aspettando una sua conferma.
“…E l’arma del delitto?” chiese curioso il consulente investigativo.
“…L’arma del delitto…” disse pensierosa la ragazzina “…parliamo di un uomo ossessivo…sentimentale…l’ha sicuramente conservata, come un macabro ricordo di ciò che ha fatto!... È a casa sua!” esclamò all’improvviso.
Il detective non disse niente. Mostrò un enorme sorriso compiaciuto e soddisfatto e prese il telefono, avviando una chiamata.
“Lestrade…” disse, appena l’altro rispose “…arresta lo zio della vittima, il sig. Taylor. Procurati un mandato e vai a casa sua. Troverai l’arma del delitto e alcune foto pornografiche, riguardanti la nipote, sul suo portatile…” aggiunse serio “…ah…e saluta mio fratello da parte mia!” esclamò alla fine, chiudendo la telefonata.
Poi si alzò dalla poltrona e si avvicinò a Sherlyn.
“Ottimo lavoro…” le disse, passandole dolcemente una mano nei capelli e scompigliandoglieli leggermente.
“Tu l’avevi già capito da un pezzo vero?” chiese la ragazzina, sorridendo.
“Si…ma questo caso era tuo…era giusto che lo risolvessi da sola…comunque devo ammetterlo, stai migliorando i tempi…” rispose, abbassandosi e sorridendole.
“Sto imparando dal migliore…” disse Sherlyn, abbassando lo sguardo un po' imbarazzata.
“Questo è sicuro!” esclamò Sherlock, abbracciandola con affetto.
John era ancora immobile con la busta in mano. Era così sconvolto e intenerito da quella scena da non riuscire a muoversi. Era incredibile il rapporto che il marito era riuscito ad instaurare con la figlia in quegli anni e rimaneva sempre piacevolmente sorpreso da queste situazioni tra loro.
“John, hai intenzione di rimanere lì impalato per tutto il giorno?” esclamò, all’improvviso il detective, voltandosi verso di lui.
“Oh, la spesa…” rispose il dottore, ricordandosi di avere ancora la busta in mano e dirigendosi in cucina.
“Papà, ho una sorpresa per te!” disse Sherlyn, avvicinandosi al medico e abbracciandolo da dietro.
“Ah, sì? E cos’è?” chiese John curioso, voltandosi e dandole un bacio sulla fronte.
“Finisci di mettere a posto la spesa e vieni di là in soggiorno” rispose semplicemente la ragazzina.
Poco dopo, mentre John era ancora in cucina, il dolce suono del violino di Sherlock iniziò ad echeggiare per tutta la casa. Stava intonando le note della musica che avevano ballato al loro matrimonio, la loro musica. Finì velocemente e si precipitò contento nel soggiorno. Ciò che lo sorprese fu che il marito era tranquillamente seduto sulla sua poltrona. A suonare, infatti, non era lui, ma era sua figlia. Rimase a guardarla immobile con un sorriso da ebete stampato in faccia, mentre Sherlock sorrideva tutto soddisfatto. A metà melodia, però, Sherlyn si bloccò all’improvviso.
“Purtroppo l’ho imparata solo fino a qui…ma riuscirò ad impararla tutta!” disse, poggiando il violino con cura sulla scrivania.
“Sei stata bravissima, tesoro…” rispose il medico, ancora estasiato, avvicinandosi a lei e abbracciandola con affetto.
“Oh, sì…rimanete pure ad abbracciarvi…io me ne starò qui, completamente ignorato…” esclamò Sherlock con sarcasmo, mostrando un finto broncio.
“Stavolta te la sei cercata…” rispose John con un sadico sorriso “…pronta?” aggiunse, guardando la figlia.
“Pronta!” disse Sherlyn con la stessa espressione.
Il medico e sua figlia si fiondarono sul detective, iniziando a baciarlo e ad abbracciarlo con foga.
“Ok, stavo scherzando…ora basta!” urlò il consulente investigativo, cercando di liberarsi dalla presa “…John…Sherlyn…smettetela!” aggiunse, iniziando a ridere.
Anche John e la ragazzina iniziarono a ridere di gusto, continuando imperterriti la loro sadica tortura.


Era ormai sera. Sherlyn era seduta sulla poltrona di Sherlock con le gambe incrociate intenta a leggere un libro; John era di fronte a lei con il portatile sulle gambe e Sherlock era sul divano sdraiato nella sua classica posizione meditativa.
“Cosa stai leggendo?” chiese il medico curioso, rivolgendosi alla figlia.
“Fondamenti di chimica organica…” rispose lei, senza staccare gli occhi dalle pagine.
“Non potresti leggere dei libri più adatti alla tua età?” esclamò John rassegnato.
“Noiosi…” rispose Sherlyn con un mezzo sorriso.
Dopo la risposta della ragazzina, anche Sherlock iniziò a sorridere, continuando, però a mantenere la sua posizione.
“Non c’è niente da ridere…la stai trasformando in una copia di te stesso!” esclamò il medico con finto rimprovero, rivolgendosi al marito.
“Oh, John…non negarlo…la cosa ti piace…” rispose il detective, alzandosi di scatto dal divano. Appena fu in piedi, però, un piccolo capogiro lo obbligò a tenersi con una mano alla scrivania.
“Che succede?” chiese allarmato John.
“Niente…” rispose Sherlock, riprendendosi all’istante.
“Sei sicuro?” domandò il medico sospettoso.
“Si, sono sicuro…” disse il detective, sbuffando irritato e dirigendosi in camera da letto.
“E ora dove stai andando?” chiese John sorpreso.
“Vado a letto…sono un po' stanco!” rispose brusco il marito, chiudendosi la porta alle spalle.
John rimase confuso da quel comportamento. Si voltò verso Sherlyn e vide che lei continuava a fissare la porta della camera da letto con uno strano sguardo indagatore.
“Papà…sono giorni che papà Sherlock si comporta in modo strano…” disse poi, continuando a guardare la porta.
“Già…l’ho notato anche io…” rispose pensieroso il medico.
Sherlock, intanto, si era tolto la vestaglia e si era buttato sul letto. Ultimamente non era la prima volta che gli capitavano questo genere di episodi e la cosa lo innervosiva parecchio. Non aveva detto niente a John per non farlo preoccupare inutilmente. D’altronde stava lavorando su molti casi e, sicuramente, anche il suo corpo iniziava a risentire di tutto quello stress accumulato. Fece un profondo respiro, si voltò di lato e si addormentò, avvolto dalle bianche lenzuola del suo letto.


La mattina dopo Sherlock si svegliò di buon’ora. Quella dormita gli aveva fatto bene, si sentiva decisamente meglio. Appena entrò in cucina, trovò John intento a preparare del tè.
“Buongiorno…” disse il detective, abbracciando suo marito da dietro e baciandolo sul collo.
“Buongiorno a te…come ti senti oggi?” chiese il medico, voltandosi e scrutandolo con attenzione.
“Bene…perché?” 
“In questi giorni sei strano…sei sicuro di stare bene?” insistette John, preoccupato.
“Si, John!... Va tutto bene, non preoccuparti!... Sto lavorando su molti casi e sono sotto stress…tutto qui…” rispose Sherlock con un sorriso.
“Dovresti allentare un po' il ritmo…cerca di non prendere altri incarichi per questa settimana…ok?” disse il medico con apprensione.
“Agli ordini capitano…!” ironizzò il consulente investigativo.
John sorrise rilassato, prendendolo per la vestaglia e baciandolo intensamente.
“Devo andare a svegliare Sherlyn o farà tardi a scuola!” esclamò all’improvviso John, staccandosi dal marito.
“Ci penso io…” rispose dolcemente il detective.
Si avviò così al piano di sopra. Sherlyn, infatti, aveva espresso il desiderio di avere una camera tutta sua, così le avevano risistemato la vecchia stanza di John.
“Sherlyn…” la chiamò delicatamente Sherlock, aprendo la porta.
La ragazzina, però, non dormiva. Era sdraiata a pancia in su e guardava pensierosa verso il soffitto.
“Papà Sherlock!” esclamò, appena si rese conto della sua presenza “…come stai?” gli chiese apprensiva.
“Sto bene…perché non dovrei?” rispose tranquillamente il detective.
“Puoi prendere in giro papà e sperare che lui ti creda…ma con me non attacca, lo sai…” disse Sherlyn, seria “…ho notato che in questi giorni sei più stanco del solito, hai perso circa tre chili solo nell’ultima settimana, hai spesso mal di testa e sei decisamente nervoso… anche se cerchi di nasconderlo…” aggiunse, con uno sguardo indagatore.
“Credo di averti insegnato troppe cose…” ironizzò Sherlock, sorridendo.
La bambina sorrise a sua volta, poi ritornò nuovamente seria.
“Sto ancora aspettando…” disse all’improvviso.
“Non ho niente Sherlyn…credimi!... Sto lavorando su molti casi e sono chiaramente sotto stress…!” rispose il detective, sospirando. Poi si sedette vicino a lei sul letto e le mise un braccio sulle spalle, stringendola a sé.
“Dovresti affidarmi qualche altro caso…non sarò veloce come te, ma posso comunque aiutarti…non mi va di vederti così…” disse Sherlyn, abbassando lo sguardo.
“Ehi…” rispose Sherlock, attirando la sua attenzione “…Facciamo così...ora tu corri a prepararti e vai a scuola…ed io ti prometto che quando tornerai, potrai aiutarmi con alcuni casi…va bene?” aggiunse, passandole una mano nei capelli e scompigliandoglieli come faceva di solito per farla ridere.
Lei, infatti, sorrise e lo abbracciò intensamente. Poi si staccò contenta ed iniziò a prepararsi per andare a scuola.





Angolo dell'autrice:
Salve! Eccovi il primo capitolo della terza e ultima storia della serie. Se avete iniziato a leggerla nonostante l'avvertimento nel finale della seconda storia, vuol dire che siete persone coraggiose e la cosa vi fa onore! ;)
Parlando del capitolo...io mi sono innamorata di Sherlyn...ormai è una piccola Sherlock e il rapporto che ha con il nostro detective, mi fa impazzire...voi cosa ne pensate?

Ringrazio in anticipo tutti coloro che mi seguiranno in questo terzo e difficile viaggio. Grazie a chi vorrà commentare... Alla prossima ;)



 
   
 
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