Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: ZannaBianca22    06/04/2016    3 recensioni
Ciaos ragazzes!!! Questa è la mia prima storia fantasy ma ammetto che ci lavoro da anni, è la storia a cui tengo più al mondo e chi mi conosce sa anche il perché: io amo i protagonisti! Magari fanno schifo ma mi sono così tanto affezionata a loro che non ne faccio a meno di inserirli da qualche parte (tipo il altre fic).
Approfitto del momento anche per ringraziare la mia senpai che mi aiuta sempre nelle correzioni e con la trama: Ilariadragonfly. Ti adoro per questo amica mia!
Ok, ora vi lascio alla lettura e spero che lo “schifo” possa piacervi, in qualche modo!
Ciaos!!!
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Esattamente 3 anni fa:


Il castello era sotto attacco dei troll, viscide creature a cui interessa solo il potere.

La mia dimora era ormai diventata un campo di battaglia. Ovunque c’era puzza di fumo, ceneri e cadaveri. Un odore pungente che appena passa per le narici non lo dimentichi più. Un odore che non volevo più annusare. Lo stesso odore che avevano i miei genitori il giorno della loro morte.

Il mio bel castello stava svanendo così come tutti i suoi abitanti che correvano in cerca di un riparo. La servitù, i cavalieri, le creature fatate tutti, tranne Madre Natura.

Cercavo in giro inutilmente, ovunque mi voltassi non vedevo altro che persone che sfuggivano, oltre che ai troll, al mio dolce sguardo. Non udivo che urla. Non odoravo che ceneri. Non vedevo altro che morte. Ma non c’era traccia di mia madre.

La mia vera madre era morta sotto mano dei troll e mio padre con lei, e ora sono sotto la custodia della grande Madre Natura; la regina di questo immenso regno.

I troll erano la causa di tutta la sofferenza che provavamo noi abitanti, e io dovevo assolutamente fermarli.

Corsi nella direzione opposta, e tutti mi fissavano increduli. Non avevo mica paura di un branco di nanetti viscidi e un del fuoco incontrollato io, io ero la guardiana dell’ovest, io sono ancora la guardiana dell’ovest: io non ho mai paura!

- Kaya! Che stai facendo? - chiese una donna della servitù. Ella era bassa e grassa e teneva in braccio un bimbo in fasce, anche egli ricoperto da ceneri. Non notai altro perché non avevo tempo e mamma poteva essere in pericolo.

Le parole della donna non mi toccarono minimamente. Mia madre era la mia priorità, nessun altra cosa, solo la regina.

Percorsi un altro corridoio senza fermarmi, tutto di corsa, senza voltarmi e senza perdere tempo. Ogni secondo era determinante, mamma era in pericolo. Me lo sentivo, e poche volte il mio sesto senso si sbagliava.

“Sono una guardiana. Sono una guardiana. Sono una guardiana”

Ripetevo nella mia mente. Ed è vero; io sono Kaya, la Guardiana dell’Ovest. Sarò anche una fata orfanella un po’ impulsiva e rompiballe, ma sono la guardiana dell’ovest e questo titolo me lo sono meritata.

Da noi i Guardiani sono le persone che proteggono il Regno, i protettori, se vogliamo chiamarli così. E io proteggo la parte del Regno che si trova a ovest, la più piccola parte.

Girai l’angolo veloce come una furia, dritta per la mia meta.

Ciò che sentivo adesso: a parte il mio cuore che, alla faccia delle pulsazioni, tamburellava sul mio petto, il nulla.

Però, ora che ci penso bene, questa parte del castello era troppo silenziosa, per essere un castello in fiamme e grande abbastanza da far vivere qui anche mezzo Regno. Qualcosa mi puzza e non ho bruciato io i biscotti al cioccolato!

Rallentai la corsa poco a poco e mi guardai in giro. Ci doveva essere qualcuno qui, era il sesto senso a parlare.

Camminavo per il corridoio ornato di quadri ne vidi uno che era alquanto strano. Mi avvicinai ad esso per scrutarlo meglio. Era un quadro normalissimo ma aveva un non so ché che mi dava la nausea: raffigurava Madre Natura in tutto il suo splendore, l’abito verde gli stava bene come al solito. Poi c’ero io; coi miei soliti capelli castano chiaro un po’ ricci alle punte e la mia solita bassezza è impossibile non riconoscermi.

Era tutto nella norma ma non mi fidavo. C’era qualcosa di strano in questo quadro e sapevo di essere vicina alla soluzione.

Poi, guardando meglio il camice verde di Madre Natura ho notato una chiazza verdastra, ma non era un verde naturale, questo non era un verde che conoscevo.

Allungai l’indice e presi un po’ di quella sostanza sul mio minuto dito. La guardai ma non mi venne in mente nulla, sapevo soltanto che non era un verde normale.

-Qualsiasi cosa sia questa, non è naturale - dicevo fra me e me.

Per sicurezza mi misi anche ad annusarla. Posso dire che ho odorato di meglio, i piedi della servitù dopo una giornata di lavoro hanno avuto i loro giorni migliori. Ma questa roba non era normale e non proveniva dal Regno Magico.

Ma allora, da dove cavolo proviene?

Poi, di botto, l’illuminazione. Se questa sostanza io non la conoscevo era perché non proveniva dal nostro Regno, ciò vuol dire che apparteneva ai troll. Ha quelle piccole viscide creature, che odio con tutto il mio cuore, che mi fanno ribollire il sangue nella vene, che fermerò per la mia vera madre. La vendetta non è la cosa migliore dite, sono troll. Hanno sterminato centinaia di creature, con loro è possibile usare le maniere forti.

-Troll- borbottai io, e appena finii di dire la mia corta frase sentii un verso lugubre dietro di me. Un verso ripugnante e molto simile all’incrocio tra quello di una rana e un opehlinz*. L’unico capace di tale verso era l’unica creatura che riuscita a mettere in ginocchio le cascate cristalline, i monti fiabeschi e le praterie verdi. Un troll.

Mi girai di scatto e vidi due di quelle creature avvicinarsi a me. Esse erano furbe e agili, ma solo i più sviluppati di loro riescono tutt’ora a camminare a due zampe e a parlare.

Erano veramente ripugnanti e odiose. Non avevano un cuore e oltre tutto avevano distrutto il mio amato castello e messo sotto assedio la mia amata foresta! Io questa non gliela perdono!

Uno di loro mi soffiò contro aprendo leggermente la bocca, mostrando una fila di denti giallo-verdi. Questi non conoscono l’igiene?

L’altro troll invece si muoveva in lungo e in largo, non so se era un piano o cos’altro ma so che era leggermente inquietante.

Istintivamente misi le mani davanti a me: se qualcuno voleva attaccarmi io avrei risposto al fuoco.

Il primo dei troll, quello che mi soffiava contro, riprese nel fare quel gesto irritante; ma questa volta lo fece con più irruenza. Per quanta decisione ci mise potevo vedere i suoi canini per metà spaccati e per metà non. Schifosi.

Io rimasi a guardarli aspettando la loro mossa, pronta a reagire in caso mi attaccassero prima loro. Ci scrutavamo come lupi nella brughiera.

Il secondo troll, quello che girava in torno senza alcun motivo, cercò di attaccarmi facendo un gran balzo e provando a ficcare i suoi canini contro la mia pelle rosea. Io, pronta di riflessi, schivai facilmente il mostro chinandomi velocemente a terra. Esso fini contro la parete. Non feci in tempo a reagire che l’altro mostro mi attaccò, saltandomi addosso, o meglio, provò a farlo.

Io ero pronta e reagii al suo attacco.

- Chembiasten! - dicendo questo, formai un campo di forza attorno a me, invalicabile e completamente inaccessibile a ogni essere vivente. Quindi inaccessibile ai troll.

Il troll atterrò su questa mia barriera magica. All’inizio, disorientato dal contrattacco, diede solo dei colpetti alla barriera con le zampette viscide ma subito dopo cominciò a ringhiarmi contro, sbavare e mordicchiare il campo di forza.

Anche il primo troll ritornò all’attacco e con una inaspettata sorpresa mi attaccò alle spalle. Ovviamente il capo di forza lo bloccava ma mi presi un infarto. Quel mostro rideva alla mia sorpresa e a me non piace che mi si rida dietro. Io sono una persona generosa e permissiva, ma non puoi prendermi in giro così, chiaro!

Guardai quel mostro con aria di sfida, ma il mio sguardo andò a posizionarsi anche più in là: sull’enorme porta della sala del trono. La sala dove Madre Natura scandisce la maggior parte della giornata.

Dovevo arrivarci a ogni costo. Era questo il mio obbiettivo, arrivare da mia mamma prima dei troll. I troll vogliono il Regno Magico quindi vogliono Madre Natura.

Dovevo salvarla.

Come ogni volta che mi impegnavo in una magia i miei occhi passarono dal marrone scuro al giallo ocra. Un cambiamento che era solo temporaneo ma che non mi abituerò mai a sopportare: ogni volta sento i miei occhi bruciare. Un dolore intenso e doloroso.

Passarono i minuti e quei troll non intendono mollare.

Il dolore si faceva sempre più intenso e non penso di poter reggere la tensione! È molto più doloroso di quello che crediate voi.

“Io sono una guardiana. Io sono una guardiana. Io sono LA guardiana dell’ovest!”

Feci un altro piccolo sforzo magico e riuscii ad aumentare la potenza e la lunghezza del campo di forza, così facendo feci finire lontano i due troll che si ritrovarono spiaccicati sul muro.

I miei occhi riassunsero un colorito marrone ed io ero sollevata per questo, non dovevo più sorbirmi quel dolore immenso.

Anche se non ero morta, e sono grata per questo, il mio corpo iniziava a risentire del combattimento e piano a piano mi accasciai sul tappeto rosso posto per terra, io con tutte le mie ossa doloranti. È in questi momenti che sarebbe meglio portare un esercito con te, farebbe comodo!

Ma è anche in questi momenti che bisogna rialzarsi e andare avanti, lo faccio per mia madre. L’unica che mi era ancora rimasta accanto. Nessuno oltre a lei mi vuole bene, tutti qui mi odiano, mi reputano come “lo sbaglio”, ma non è vero. Io sono molto più forte di loro e delle loro lingue velenose.

Tenendo il capo basso a terra mi misi ad ansimare violentemente impregnando l’aria inquinata del mio alito, mentre i muscoli facevano pressione addolorando ogni mio movimento.

Ma, in ogni caso, non abbandonerò mia madre.

Volevo rialzarmi, quando una risata malefica bloccò il mio gesto. Era una risata talmente cattiva e ben calibrata che poteva appartenere a una sola creatura in tutto il Regno: Livia la manticora.

Il generale dei troll, malvagia e opportunista, non si fermava davanti a nulla pur di avere quel che chiedeva.
Io non la sopportavo perché quelli come lei non li capivo. Nessuno di loro ha mai provato a osservare la natura invece di distruggerla? Io la trovo talmente affascinante che guarderei anche una piccola margherita per ore; lei no, la calpesterebbe senza alcuna pietà. Però, io penso che in ogni creatura ci sia un cuore, e deve appartenere anche a lei.

-E questa è la Guardiana dell’ovest? Non fatemi ridere, sembra più una povera fallita che si è guadagnata il titolo comprandolo - disse lei divertita dalla mia disabilità. Io stringevo e denti e provavo continuamente ad alzarmi ma nulla, l’unica cosa che ottenevo erano dei piccoli versetti strozzati che si fermavano in gola.

Ogni volta che Livia faceva un passo verso di me affondava i suoi artigli nel tappeto distruggendolo. Abituata alle terre delle ombre, la manticora, se ne fregava della pulizia e degl’arredi e ogni volta che poteva li distruggeva.

Le sue immense ali nere erano grandi quanto il corridoio e sfioravano appena i quadri e le pareti. Erano un enorme macchia nera che copriva la mia visuale.

Io sguardo di ghiaccio della manticora era quello che mi preoccupava di più. I suoi occhi gialli contro i miei mi facevano sussultare. Talmente belli e persuasivi quanto minacciosi e insolenti. Erano gli occhi più crudeli che avessi visto e mi scrutavano come se niente fosse.

Mostrò a me i suoi denti aguzzi - c’era scritto “Kaya” su essi - che riuscivano a perforarmi l’anima anche solo guardandomi. Essi erano ancora impregnati di sangue di altre battaglie già vinte in partenza ma che lei aveva voluto combattere lo stesso.

Quella era una delle creature più cattive che avessi mai visto, e io ne conoscevo di creature cattive!

Quel mostro spaventoso si avvicinò a me fino a che il suo respiro non mi finì sul collo. Tremavo.

- crepa - mormorò. La sua voce era dolce e molto più tenera di quello che potevo aspettarmi. Mi sorprese ma la sua dichiarazione era concreta: voleva uccidermi. Lei provava gioia nell’uccidere.

E iniziò un’altra volta la sua - sconcertante - risata malvagia per poi alzare il pungiglione che aveva tenuto nascosto fino a quel momento. Esso era impregnato del veleno più potente del Regno Magico, un veleno che non perdonava nessuno.

Riuscii a rotolare via appena prima che il suo pungiglione potesse colpirmi andando a conficcare il pavimento. La sua forza e violenza era talmente potente che anche quel legno, fatto con le querce più pregiate del Regno, si spezzò a metà, era il nulla in confronto alla forza di Livia. Le assi del pavimento si ruppero e il pungiglione di Livia rimase bloccato da esse.

Io non credevo ai miei occhi, possibile che una sola creatura sia capace di tanta potenza?

Con immenso sforzo riuscii ad alzarmi e a fare qualche passo a fatica.

Fatto sta che dopo tre passi dovetti riprendere fiato appoggiandomi al muro. Il muro era freddo tanto quanto lo sguardo della manticora ed io avevo molta più familiarità con caldo. Il fuoco che ardeva nel castello, il fuoco che ardeva in me era come sparito. Si era come volatilizzato davanti alla potenza distruttiva della manticora.

Livia ruggì e io girai la testa in un sussulto. Si era già liberata dalla forte presa del pavimento e mi ruggiva contro con fare minaccioso. Nei suoi occhi potevo vedere solo il buio, non esisteva un cuore in una creatura come quella.

-Senti ragazzina non ho voglia di correre oggi, quindi fa la brava e rendimi il compito facile - detto ciò cerco di saltarmi addosso, ma, un po’ per lo spavento e un po’ per la debolezza che avevano le mie gambe, caddi a terra e lei andò a sbattere contro la parete, facendo cadere un paio di quadri a terra, foto di prima compresa.

La manticora scuoteva il capo, il dolore era forte ma a lei non interessava poi tanto. Voleva solo la vendetta e la guerra.

Livia ruggì nuovamente. Ma questa volta era un ruggito spaventoso che mi fece trasalire. Stavo combattendo con la più forte guerriera dell’esercito dei troll ed io ero solo una Guardiana, non è che avessi tante possibilità di vincere. Solo una su un milione, cioè, è solo una manticora dalla forza spaventosa e gli occhi di ghiaccio, nulla di preoccupante.

Ok, sto scherzando, chiamate l’esercito!

Il ruggito della creatura si sparse per la stanza facendo traballare il corridoio e ogni singolo oggetto presente in giro. Le pareti iniziarono a deformarsi, i quadri a cedere, e il lampadario di cristallo faceva lo stesso. Si muoveva minacciosamente a destra e a manca ed era sopra la manticora.

Sapevo che non dovevo farlo ma è stato più forte di me, dovevo aiutarla anche se era la mia nemica giurata. Poi mi sono chiesta: ma lei farebbe lo stesso per me? Ovviamente no, ma la mia indole voleva che io l’aiutassi. E se poi l’aiutassi lei come reagirebbe, magari potrebbe approfittarne per mangiarmi viva.
Non sapevo più cosa fosse giusto fare.

Il lampadario stava precipitando verso Livia e io, in preda al panico gridai - Sta attenta! -

Livia smise all’istante di ruggire e mi guardò. Il mio sguardo puntava verso il lampadario così, quando i nostri sguardi s’incrociarono, lei fissò il soffitto per poi vedere quel grosso lampadario caderle addosso. Appena lo vide i suoi occhi si riempirono di paura e quel nero pece era scomparso. Più lo cercavo e più vedevo la luce: lei poteva provare dei sentimenti diversi dalla rabbia e dalla prepotenza?

Livia si coprì rapidamente con le ali, cercando come poteva di ripararsi dal colpo.

-Reptilia fortes - e lanciai così il mio incantesimo. Il lampadario si fermò a mezz’aria appena prima che potesse colpire Livia. Mi sentivo sollevata ma allo stesso tempo sapevo di aver commesso un grave errore.

I miei occhi cambiarono colore all’istante. Bruciavano e mi rendevano la vita un inferno. Come vorrei poter essere insensibile a questo dolore!

La manticora non sapeva se uscire o restare in quella posizione, la vedevo spaesata e preoccupata. I troll la vedevano così; se restavi indietro in battaglia nessuno ti avrebbe mai aiutato.

Livia lasciò un piccolo foro, nelle ali, attraverso il quale poteva vedere ciò che succedeva. Quando si accorse del mio eroico gesto si ricompose e mi scrutò da capo a piedi. Forse pensava che fosse una trappola o cose del genere, ma non era così: io l’ho fatto perché tenevo, e tengo ancora ora, a ogni abitante del Regno Magico, che sia buono o che abbia tentato di iniettarmi un veleno potentissimo.

Comunque l’unica cosa che so è che io sto per cedere e che se la manticora non si decide a muoversi sarò costretta a lasciarla sotto un ammasso di vetri, metalli e cristalli.

Livia mosse il primo passo e poi si fermò. Cosa aspettava a salvarsi? Era l’unica opportunità che aveva, non voleva mica perdersela. Lei non lo sa ma io mi sto sprecando per aiutarla!

-Perché lo stai facendo? Voglio dire, perché non mi lasci morire - disse lei con un filo di consapevolezza che stava parlando a una fata.

-Perché, anche se stai con i troll, io ti vedo sempre come una creatura del Regno Magico -

Lei mi guardò e per qualche secondo vidi della luce, della luce infondo alla sua anima. Allora è vero che anche i troll potevano provare dei sentimenti, questa era una grande scoperta! Mi chiederanno l’autografo e diventerò famosa in tutto il Regno. Questa me la devo segnare se mai sopravvivrò.

-Non è vero, nessuno te lo perdonerà e nemmeno Ferdinando lo farà con me quindi ora uccidimi prima che lo faccia lui; io ho fallito -

-Non hai fallito, e adesso corri e va dai tuoi amici troll prima che molli la presa! - risposi cercando di tenere l’incantesimo il più possibile.

La manticora si incupì di colpo.

-Io per loro sono una macchina, non un’amica. Ma ormai sono abituata a questo -

Cosa voleva dire con “Una macchina”? Lei era una manticora, ma ero sicura che non stesse scherzando. I troll, per il Cardinale, non erano altro che macchine usa e getta. Nessuno di loro veniva risparmiato, erano tutti sotto il suo comando che tu sia forte o debole.

-Che cosa ti fa… -

Non feci in tempo a finire di dire ciò che doveva essere detto che dalla parete affianco a me un enorme pezzo di cemento cadde verso di me. Io, sorpresa e troppo debole per attaccare, mi limitai a gridare. Non potevo fare altro di fronte al fato.


Di quella giornata non mi ricordo più nulla so solo che per un breve periodo ho perso i miei poteri e rimasi a letto. So anche che da quel giorno Livia ed io siamo grandi amiche, io ho aiutato lei come lei ha aiutato me. È stata cacciata dal Cardinale Ferdinando il melmoso per aver aiutato “Una marmocchia insolente”, ma in se è stato un bene, perché ora io e lei siamo compari e lavoriamo insieme per difendere il Regno Magico…


*Angolino-della-pazzoide-che-non-riesce-a-scrivere-una-singola-roba-da-sola-ma-comunque-ringrazia-per-il-supporto-che-le-sta-dando-tutta-la-gente-che-conosce-questa-fic= Angolino della lupacchiotta*

Salves gentes! come va la vita? Basta domande inutili…non so quante volte l’avrò detto ma ringrazio tantissimo la mia senpai che mi aiuta a correggere ogni singolo capitolo (grazie della pazienza Ili-Chan!)! E volevo ringraziare tantissimo mio cugino che mi ha aiutato a trovare uno di quei colpi di scena finali che fanno solo i grandi scrittori! Grazie Francesco, non lo dirò mai abbastanza!

Ok, e fu così che questo angolino si è trasformato in un angolino dei ringraziamenti…

Detto questo, accetto ogni tipo di consigli (penso critiche) che ognuno di voi possa darmi!

Ciaos Das Kaya!!!!! Uns Bacios!!!!!

P.S: scuse varie per il modo in cui è scritto! non capisco ancora bene l'HMTL!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ZannaBianca22