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Autore: Richhh    06/04/2016    0 recensioni
La storia segue le vicende di Callum e Annalise due ragazzi che vivono a Brooklyn, in un futuro non ben definito, dove alcune società iniziano a studiare un gene che si manifesta dalla nascita negli occhi di un essere umano, dotandolo di poteri sconosciuti fino al momento in cui esso non diventa cosciente di tutto ciò che lo circonda.
Call è affetto dal gene, e la sua vita vacilla ogni giorno come su un filo sospeso, dove le raffiche di vento arrivano sottoforma della crescente depressione di Travis, il ragazzo che ama da quasi due anni, la gente che cerca di condannarlo ad abominevoli sperimentazioni, e l'oppressione di un mondo che sembra sempre più schiacciare chi, come lui, nasce invisibile sotto un marchio d'infamia.
Potete trovare la storia anche su Wattpadd: https://www.wattpad.com/story/58514953-matiallomenes
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annalise

Quando usciamo di casa sto ancora cercando di infilarmi una scarpa nel vialetto che porta alla Jeep. Un sassolino è riuscito a infilarsi dentro, ci mancava solo questa. Sono assalita dalla paura non perché posso immaginare cosa possano fare a Callum, ma per l'esatto contrario, perché non ne ho idea la più pallida idea. Salgo ansimante sul sedile anteriore della Jeep mentre mio padre mette in moto l'auto. Abbiamo dovuto tranquillizzare la mamma quando è scesa di corsa in cucina per sapere che stava succedendo. C'è ancora una luce accesa in cucina prova del fatto che non dormirà stanotte fino al momento in cui non ritorneremo.
Dovremmo chiamare anche la madre di Callum, ma nel momento in cui ci penso escludo la cosa perché non potrebbe far nulla se non preoccuparsi quanto noi.
Quando usciamo dal vialetto di casa la strada principale che si affianca al fiume è poco illuminata dai lampioni, in fondo ad essa si possono intravedere gli alti palazzi imponenti, come se ti volessero dire che alla fine di tutto qualcosa più grande e potente c'è, e che tu, alla fine, non sei nessuno. E' questo il problema di noi giovani, cerchiamo sempre di sentirci speciali, cerchiamo sempre di essere qualcuno, cercando una persona che ci affianchi nella nostra vita solo per sentirci meno soli e inutili.
Guardo il display dell'auto che segna ormai l'arrivo della mezzanotte.
Mio padre guida in silenzio fissando la strada immerso nei suoi pensieri, deve essere stanco di tutto questo, il lavoro e tutto il resto, mi viene facile capirlo ma di dinanzi queste situazioni non so che fare, sono sempre poco altruistica e sono decisamente una frana a confortare le persone.

- Cosa faremo quando arriveremo lì? - Gli chiedo per rompere quel silenzio assordante.

- Non lo so, molto probabilmente ora lo avranno preso e messo sotto sorveglianza in una delle stanze blindate ai piani alti. Dovremo dire qualcosa per giustificare la sua irruzione. Non penso sarà facile. -

- Come possiamo giustificarci? Scusateci signori ma Callum in genere si fa di LSD e vede e fa cose che non dovrebbe fare che birboncello ora lo riportiamo a casa. No, non sarà facile. -

- Quella della LSD potrebbe essere un idea però - Dice ridendo.

- Non scherzare papà! - Rido anche io. Sono felice di essere riuscita a farlo sorridere, non lo fa spesso e in questi momenti sdrammatizzare serve più di qualunque altra cosa.
Mentre ci addentriamo nel cuore di Brooklyn guardo le strade che ormai si sono fatte molto più luminose e con qualche anima viva. Più giovani che adulti, forse intenti a passare una bella nottata a base di alchol, molto probabile, mi ci vorrebbero serate di questo genere insieme a Callum, quindi immagino che io debba muovere il culo prima che gli scienziati pazzi lo rinchiudano in una cella di isolamento a marcire, non esageriamo, ma non posso permettere che gli facciano qualcosa.

***

Callum

La porta metallica del laboratorio si apre con fragore mentre io sono sdraiato su Travis ansimante che lo stringo a me. Sento il suo fiato sul collo e ancora adesso mi sembra impossibile che sia vivo, lo è e va bene così.
Mi volto per guardare la porta spalancata e un paio di uomini in tuta nera a volto coperto venirci in contro. Solo adesso mi accorgo di avere la faccia bagnata dalle lacrime. Da un lato penso sia un bene che Travis non veda tutto questo, non mi veda che soffro, perché so com'è fatto e un mio minimo sbalzo di umore equivale. a uno suo.
Lo guardo con un misto di felicità e disperazione nel volto, con gli occhi chiusi e che respira, e non posso non notare che ormai la sua pelle ha ripreso il suo colore naturale, ora sono certo che stia solo dormendo. Così appoggio la testa sul suo petto e stringo le sue mani con la paura di non poterle più ritoccare ,mentre un uomo in divisa mi stacca da lui e mi mette un fazzoletto bagnato sulla bocca, non ho il tempo di chiedere aiuto che sento il mio cervello staccarsi dal mondo, l'ultima cosa che vedo è il volto di Travis.

**

Annalise

- Dobbiamo vederlo! Non me ne frega un cazzo delle vostre regole di procedura! -
- Annalise. -
Mio padre interrompe il mio momento di isteria guardandomi con sguardo severo negli occhi, da una parte lo ringrazio perché era questioni di secondi prima che saltassi sul balcone dell'androne principale e prendessi la segretaria a calci sul muso.

Quando siamo arrivati era inevitabile non notare il grosso movimento che c'era nell'edificio anche a quell'ora della notte.
Ho le mani sudate dall'ansia ma cerco di restare calma.
- Eileen ti prego, devo vederlo, è importante. -
Evidentemente mio padre sa chi è la donna davanti al bancone.
- Non posso e sai perché, forse conosci meglio di me le regole di procedura e in questo caso sono con le spalle al muro, di conseguenza sono tenuta a non farvi passare fino a nuovo ordine. Chiaro? -
Mio padre esita a rispondere.
- Lui soffre di un disturbo è.. norm..-
Mio padre non sa più come dire ci sta rinunciando.
- Eileen garantisco io loro il passaggio ai piani alti. -
Una voce irrompe nell'atrio, appartiene a un uomo di mezza età, che non sa farsi la tinta o le chiazze castano-grigi dei capelli sono fatte apposta per dargli un aria più orrenda.
Indossa un lungo camicie bianco su cui sono state ricamate a destra in piccoli caratteri le lettere AGD.
Deve essere un superiore di mio padre perché subito dopo il suo arrivo la donna si arrese al suo volere, lanciandomi un ultima occhiataccia di sfida, che ovviamente ho ricambiato.
- Conosce il ragazzo? - Domanda l'uomo a mio padre mentre ci rechiamo agli ascensori.
- Sì è il figlio di Eleonore Fysis, una mia vecchia amica. - Gli risponde. Dalla sua voce si capisce che prova un grande rispetto per quell'uomo, forse addirittura timore.
- E perchè mai dovresti essere tu a preoccuparti di suo figlio? -
L'uomo chiama l'ascensore cliccando un pulsante, subito dopo un lieve rumore come di aria compressa si eleva dai piani alti prova del fatto che sta per scendere.
- E' complicato. -
-Immagino. -
Mio padre abbassa la testa e nessuno dei due spiccia più parola.
Le porte dell'ascensore si aprono e entriamo, io per ultima. L'uomo, appena entrato, fa scorrere un tesserino che ha appeso al collo su uno scanner incastonato nella parete dell'ascensore, subito dopo viene seguito un leggero bip prima che le porte si chiudano. e l'uomo schiacci il pulsante corrispondente a un 39. Doveva essere il trentanovesimo piano, e molto probabilmente quest'area non è accessibile a chiunque.
L''uomo è poco più alto di me e lascia un leggero odore di un profumo agrodolce.
Lo osservo dall'alto verso il basso e riesco a scorgere il suo nome e cognome dal tesserino plastificato, legato al collo da un nastro in stoffa: Eric Fiprow.
Dopo pochi minuti le porte si aprono nuovamente lasciando spazio a un lungo corridoio illuminato dai soliti neon che caratterizzano tutto l'edificio.
Riesco a scorgere delle figure nere in lontananza mentre seguo a ruota mio padre che esce dall'ascensore insieme a Fiprow.
Le figure nere si avvicinano sempre di più vicino a noi, rivelandosi degli uomini coperti dalla testa ai piedi di nero.
Uno di questi di avvicina a Fiprow.
- SIgnore. - Lo saluta come se fosse un generale o un suo superiore così potente da stravolgergli la vita, e la sua postura ritta, il mento alto e le mani dietro la schiena sono la prova della sua completa obbedienza nei suoi confronti.
- Novità? -
L'uomo si toglie la calzamaglia nera che che gli copriva il viso lasciando scoperto un volto ben definito da dei leggeri zigomi e dalla mascella squadrata.
A volto coperto sembrava molto più vecchio, invece ora riesco a stimare che sia circa sulla ventina, è fin troppo giovane per un lavoro del genere, deve essere una delle autorità che si occupano della sicurezza dell'edificio.

- No signore, l'inflitrato è stato sedato mentre l'altro.. - Esita per un momento a rispondere per poi proseguire, alzando leggermente le spalle. - beh, è vivo, ma non ha ancora ripreso coscienza . - Conclude.

Vivo?

Vivo? - Domando quasi urlando dallo stupore senza pensare.
- Non è possibile.. - Mi segue mio padre. - Non può essere vivo. -
Il suo sguardo rimbalza da Fiprow al ragazzo e viceversa.
- Il suo cuore si è ferm.. -
- No. - Dice secco Fiprow secco come per zittirlo.
- Che cosa significa? - Domando io ancora sconvolta, anche se cerco di non darlo a vedere il mio corpo mi tradisce. Solo adesso mio accorgo di essermi puntata le unghie sul palmo della mano, e solo adesso mi accorgo del dolore.
- Significa che non è così. Quando le nostre autorità hanno trovato l'infiltrato nel laboratorio abbiamo trovato il ragazzo portato da lei.. - Sposta meccanicamente lo sguardo su mio padre - Cosciente. Buffo no? -
Riesco a scorgere un sogghigno dal movimento delle sue labbra sottili ma non è l'unica cosa che noto, i suoi occhi dicono altro. E' pieno di conoscenza e pieno di voglia di sapere, come tutti in questa stanza d'altronde.
- Io.. - Mio padre non sa che dire, un altra volta, e non lo biasimo.
- Dalle telecamere di sicurezza non siamo riusciti a capire come l'infiltrato sia entrato, non c'è traccia di lui in nessun corridoio, stanza, niente. Sappiamo solo che c'è stato un breve un breve blackout durato 2 secondi, ma dubito c'entri qualcosa con questa situazione Signore. -
Aggiunge il ragazzo.
Solo adesso mi accorgo dei suoi bellissimi occhi castano chiaro che si abbinano perfettamente con i suoi capelli nero pece. Non credo sia il momento di concedermi questi pensieri.
- Sì. - Risponde Fiprow. Non è molto convincente.
- In ogni caso, appunto non possiamo dire che l'infiltrato sia per l'appunto tale , non possiamo dire che abbia violato il nostro sistema di sicurezza ne nient'altro. -

Fa una breve pausa per poi continuare

- Quindi non lo terremo sotto custodia, fatta eccezione del ragazzo, la sua inspiegabile ripresa deve essere in qualche modo spiegabile di conseguenza lo terremo finchè non si sveglierà, se si sveglierà, per sottoporlo ad alcuni esam.. -
Non può farlo - lo interrompe mio padre incidendo quelle parole con forza.
- Oh immagino che i suoi genitori saranno felicissimi di sapere che il proprio figlio è risorto magicamente, quindi mi basterà poco per assicurarli che ci accerteremo che stia nel pieno delle sue forze prima di farlo ritornare a casa - Risponde a bacchetta a mio padre con fin troppa soddisfazione. Mio padre non risponde, si limita a guardarlo fisso negli occhi.
- Aspetteremo che Callum si risvegli e ce lo riprenderemo, avvertirò io stesso i genitori del ragazzo della sua ripresa invece. -
- Perfetto. - La tasca del camicie di Fiprow si illumina, meccanicamente infila la mano ed estrae un piccolo display.
- Bene. Ora devo andare. Potete pure aspettare il risveglio dei due ragazzi, nessun problema, non vi dispiacerà se lascio lui qui a tenere sotto controllo la situazione - Dice riferendosi al ragazzo dal volto scoperto. - Non che dubiti di voi ovvio, ma come si dice Sempre meglio prevenire che curare - Accenna un sorriso chiaramente falso e si allontana lungo il corridoio seguito a ruota da gli altri uomini vestiti in nero.
Vedo mio padre meno teso adesso, e lo sono anche io.

**

L'aria umida della notte entra in quel magazzino pullulante di persone dai volti indistinti, facendo rabbrividire tutti i presenti in attesa da poco tempo ma ugualmente impazienti.
Tutti sono intenti a bisbigliare cose di cui a noi poco ci importa perché l'unica a non farlo è una donna che fissa, come tutti del resto, l'entrata aperta del magazzino.
Ad un certo punto la gente inizia a smettere di parlare interrotta dai passi veloci in sottofondo provenienti dalla strada.
Due ragazzi entrano ansimanti nel magazzino stanchi ma in qualche modo soddisfatti.
- Allora? - La donna che non aveva spicciato parola fino al loro ritorno si fece avanti verso i due ragazzi.
- E' andato tutto bene, ci siamo riusciti. - Risponde uno dei ragazzi.
La donna accenna un sorriso. - Il ragazzo è riuscito? - chiede, non stava nella pelle di sapere. 
- Sì, è come avevi previsto. - esita un attimo a rispondere per riprendere il respiro.
- Lo ha riportato in vita.-

   
 
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