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Autore: _Mercury_Venus_    06/04/2016    1 recensioni
AU/students
"Love is never wrong and so it never dies"
Questa è la storia di come due anime, provenienti da mondi diversi, ma alla ricerca della stessa felicità, si sono incontrate e riunite. Tutto è cominciato quando ancora nessuno dei due sapeva di appartenersi.
I giovani Kovu e Kiara affronteranno le tipiche difficoltà adolescenziali finendo per scontrarsi con il sentimento più grande: l'Amore. Una storia di emozioni, difficoltà, ma anche tante risate!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiara, Kovu, Pumbaa, Timon, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Esisteva un tempo in cui tutti gli esseri umani avevano due teste, quattro braccia, quattro gambe ed erano tondi. Per via della loro potenza, gli esseri umani erano superbi e tentarono l'ascesa all'olimpo per spodestare gli Dei. Zeus indignato decise di intervenire separando a colpi di saetta gli intrepidi umani, creando così due perfette metà di un'unica cosa. Da quel giorno essi sono alla ricerca della loro antica unità.
Questa è la storia di come due anime, provenienti da mondi diversi, ma alla ricerca della stessa felicità, si sono incontrate e riunite.
Tutto è cominciato quando ancora nessuno dei due sapeva di appartenersi.
 

 

 
Kovu uscì dalla macchina respirando a pieni polmoni l'aria fresca di montagna, sollevato di essere arrivato alla fine di quel viaggio, che se non fosse stato per la sensazione di nausea, sarebbe somigliato più ad un pomeriggio passato in una sauna.
Quel posto, il “Sunflower campus”, non gli piaceva affatto. Dal sito che aveva visitato insieme a sua madre, sembrava un luogo per ragazzini pomposi figli dell'alta società, quindi per niente adatto a lui.
Purtroppo non era riuscito ad imporsi al volere dei suoi genitori, non che a loro interessasse veramente quello che faceva o non faceva. Sapeva benissimo di essere lì solo perchè sua madre in questo modo avrebbe avuto un problema in meno di cui occuparsi. Per loro, lui e i suoi fratelli, erano solo un peso e i suoi genitori non perdevano occasione per ricordarglielo.
Fortunatamente il “Sunflower”, solitamente un posto inaccessibile per persone della sua classe sociale, quell'estate aveva aperto le porte anche ai meno abbienti. Grazie alla generosa donazione di un uomo facoltoso infatti, lui e altri bambini della sua scuola erano stati invitati a partecipare alle attività del campus per un mese.
Beh, di certo vivere per un po di tempo lontano da casa aveva anche i suoi lati positivi. In questo modo si sarebbe risparmiato le continue lamentele della madre nei confronti di suo padre, che passava la maggior parte del tempo fuori casa ad ubriacarsi. Avrebbe anche potuto allontanarsi da suo fratello maggiore e dai suoi stupidi scherzi.
Nuka era un pidocchioso adolescente tutto brufoli e niente cervello che sfogava la propria insicurezza sul fratello tredicenne, niente di più patetico.
Le uniche due consolazioni nella vita di Kovu erano la sua piccola sorellina minore Vitani, sempre piena di attenzioni per lui, e la sua arte.
Kovu amava disegnare, dipingere, modellare con l'argilla, creare cose dall'aspetto insolito che prima esistevano solo nella sua testa.
In quei momenti si sentiva veramente libero di essere sé stesso, non doveva atteggiarsi, o fare il duro come gli avevano insegnato i suoi compagni, in modo da cavarsela nel quartiere disagiato dove viveva.
Se non fosse stato per la necessità di soldi e il desiderio ardente di fuggire da quella che chiamava “casa”, il suo futuro sarebbe stato di certo quello dell'artista.
Ovviamente di questa sua passione ne erano a conoscenza in pochi. Una di queste persone era proprio sua sorella, che pur non avendo il suo stesso talento, o la stessa scintilla negli occhi mentre creava, si divertiva comunque ad impiastricciare i fogli con macchie di colori sgargianti.
D'altronde cosa ci si poteva aspettare da una bambina di sette anni?
Faceva davvero caldo quel giorno e Kovu sentiva come se stesse per scoppiargli la testa.
Così, dopo aver distrattamente salutato sua madre con aria assonnata,si limitò a prendere le sue cose e a dirigersi verso il posto all'ombra più vicino, dove aveva intenzione di passare il resto della giornata.
O almeno quelli erano i suoi piani....
 
 
 
 
Scagliare e vedere rimbalzare più e più volte le piccole pietre accumulate ai bordi del fiume sembrava essere l’unico passatempo possibile nel Campus Sunflower. Sopratutto se durante l’arco della giornata ti venivano imposte regole e divieti anche riguardo le attività del campeggio. 
Sembrava che per la giovane Kiara fosse tutto esageratamente pericoloso, difficile e imprudente. Non poteva arrampicarsi troppo in alto, doveva stare sempre attenta a dove camminava e soprattutto doveva convivere ventiquattrore su ventiquattro con i due più cari amici di suo padre, Timon e Pumbaa.                                                                                                     
I due uomini erano stati incaricati di tener d’occhio la ragazzina, così avevano trovato posto nel campus come animatori per i piccoli “scout”. Avrebbero dovuto giocare a nascondino, ma finivano con il cercare sempre e solo Kiara, per paura che potesse perdersi nel bosco vicino all’accampamento. Avevano anche organizzato una piccola battuta di pesca in un punto in cui il torrente era profondo e abbastanza trafficato da piccoli pesci d’acqua dolce ; Kiara aveva provato a recuperare un oggetto rimasto impigliato nell’amo , ma ben presto si era allontanata dal gruppo di campeggiatori sbuffando e gridando ai due supervisori “Voi due mi rendete sempre la vita impossibile!” poiché quest’ultimi le avevano suggerito di lasciar usare le canne da pesca agli scout più grandi ed esperti.
Nonostante Kiara fosse sotto la custodia di Timon e Pumbaa praticamente da tutta la vita, era difficile abituarsi. Soprattutto dopo aver compiuto dodici anni, che rappresentano  quasi le porte dell’adolescenza e la voglia di essere liberi di sperimentare è alle stelle.                                                    
 
Il padre di Kiara, Simba, poteva essere considerato un padre modello. Disponibile, generoso e responsabile, senza dimenticare il grande amore paterno che lo legava quasi morbosamente alla figlia. Spesso l’attaccamento dei genitori sfocia in comportamenti dannosi per il rapporto familiare. Infatti Kiara si sentiva sempre il fiato sul collo, che si trattasse della presenza di Simba, o dei suoi due fidati amici, o ancora di Zazu. Quest’ultimo faceva parte della famiglia ma senza veri legami di sangue. Come una specie di zio acquisito e molto protettivo, Kiara doveva fare i conti anche con lui ogni volta che si incontravano. 
Nala, la madre della ragazzina, sembrava l’unica in grado di capirla a fondo senza intromettersi nel suo spazio vitale. Poche parole, tanti sguardi. 
Fatto sta che l’idea di trascorrere l’estate lontana dalla città era stata presa e mantenuta da Simba . E quando si trattava di decisioni, non si lasciava mettere i piedi in testa né dalla moglie né dalla figlia, nonostante quest’ultima fosse personalmente coinvolta. Chiaramente “tutto a fin di bene”, diceva. Così Kiara era finita al Campus Sunflower, circondata da ragazzini che scorrazzavano ovunque e passavano il tempo, a detta di Timon e Pumbaa, in modi troppo pericolosi per lei.
Quando fu stufa di lanciare sassolini sulla superficie azzurra che aveva davanti, fece un saltello per mettersi in piedi e girò lo sguardo alla ricerca dei due istruttori. Erano impegnati a spiegare l’utilizzo dell’esca a un gruppo di bambini  con la puzza sotto il naso che lanciavano occhiatine di superiorità ai due goffi responsabili. “E’ il momento giusto!” si disse Kiara, e cercando di non inciampare rumorosamente, corse verso il boschetto che circondava l’accampamento.
 
 
L'idea di Kovu di rilassarsi in tranquillità all'ombra di un grosso albero sfumò rapidamente.
Non aveva fatto in tempo a varcare il cancello con la gigantesca scritta “Campus Sunflower” che un supervisore del posto lo fermò.
“Ehi piccoletto, tu devi essere Kovu, giusto?”chiese piegandosi verso di lui con un grosso sorriso stampato sulla faccia.
“Mmh sì, sono io” rispose il ragazzino facendo un passo indietro.
“Benissimo, ti stavo aspettando! Ho parlato con tua madre al telefono e le ho detto che questa estate ci divertiremo un mondo insieme, vedrai!
Seguimi, ti mostro il dormitorio! Stasera, dopo che avrai giocato e fatto amicizia con tanti altri bei bambini, ti farò vedere anche il resto del campus”
“Si comincia bene” sospirò tra sé e sé Kovu.
Mentre si incamminava verso un enorme edificio in legno, diede una sbirciatina nei dintorni.
Quel luogo era magnifico, una lunghissima striscia di verde pianeggiante, ricca di alberi dalle cime rigogliose e confinante con uno splendido specchio d'acqua.
Veramente meraviglioso, peccato per tutti quei marmocchi che facevano da cornice ad un capolavoro della natura. A decine scorrazzavano per quel prato sbraitando come un gruppo di scimmie, altri lanciavano sassi nel laghetto, altri ancora facevano impazzire gli animatori arrampicandosi su per gli alberi, e infine...
“Ma stanno cantando?!” si fece scappare con aria disgustata Kovu.
“Certo! Quello è uno dei nostri corsi obbligatori, per aumentare l'autostima e rafforzare i legami di amicizia! E da domani anche tu parteciperai” rispose il supervisore allungandogli un fazzolettino rosso con disegnato il simbolo di un leone.
“Ecco, siamo arrivati! Tu farai parte del gruppo dei leoncini! Il tuo dormitorio è questo, entra pure e riponi le tue cose sotto a uno dei letti liberi.
Ci vediamo tra poco vicino al lago per il corso di pesca. Dacci dentro piccoletto, aaargh” e se ne andò imitando pateticamente un ruggito.
“Ma mi hanno preso per un deficiente??! dove diavolo sono finito?!”.
Dopo alcuni minuti passati a fissare la porta, Kovu non era ancora riuscito a metabolizzare l'idea di dover rimanere al campus per un intero mese.
Alla fine decise di buttare le sue cose sotto al primo letto libero, assieme a quella stupida fascetta rossa, e andarsene a cercare un posto tranquillo.
Uscì velocemente dal casermone di legno e senza dare troppo nell'occhio si avventurò verso una parte dell'accampamento dove gli alberi erano più fitti e il terreno più scosceso.
Era sicuro che gli animatori del Sunflower mandassero raramente i loro marmocchi in un posto simile, “quindi è perfetto” pensò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
Dopo pochi metri trovò il suo angolo di paradiso ai piedi di una grossa quercia.
Si distese e si addormentò.









Comment of the authors:
Salve a tutti e grazie mille per essere arrivati alla fine di questo nuovo capitolino! Siamo Mercury e Venus, due studentesse universitarie che bazzicano su EFP da parecchio, ma non avevano mai trovato il coraggio di scrivere e pubblicare le proprie storie (più che altro filmini mentali di cui tutte le fangirl sono affette, sì, anche tu che stai leggendo lo so che mi capisci *brofist). I personaggi di cui scriviamo ci stanno molto a cuore, praticamente come tutti i protagonisti dei cartoni animati Disney, cosa che ha reso mooolto ardua la scelta della storia giusta :') Continueremo ad annoiarvi con la nostra presentazione nel prossimo capitolo - sempre che abbiate voglia di leggere questi commenti, altrimenti.. grazie anche solo di aver finito il capitolo, DI NUOVO TwT- che pubblicheremo settimanalmente! Speriamo che deciderete di seguirci in questa avventura "umanizzata" di una delle coppie più belle di sempre <3 e che ci lascerete qualche vostro parere anche in poche righe di recensione! Ciaooo
   
 
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