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Autore: Ashlein    03/04/2009    5 recensioni
Salve a tutti. Dunque in questa FF su Twilight (Saga) troveremo accanto ad Edward Cullen non Bella, né la Ashlein delle altre mie due FF, ma una ragazza un po' strana che viene dal carcere minorile e che si scoprirà essere molto simile ad Edward, ma anche molto diversa. La trama sarà simile a quella di Twilight di S.Meyer, ma alcune cosa cambieranno perchè il personaggio e molto diverso. Spero di avervi incuriosito, se non è così...leggete almeno le prime due righe così almeno siete sicuri che vi fa proprio orrore questa ff. Spero mi lascerete un commento di qualsiasi genere!
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti…sono di nuovo qui (che strano vero

Similar…but not identical

 

Salve a tutti…sono di nuovo qui (che strano vero?) e stavolta vi porto un nuovissimo personaggio accanto a Edward Cullen (che non è né Ashlein Shadowin, né Bella Swan) ma una ragazza un po’ complessata che proviene dal carcere minorile di Phoneix (sinceramente non sono certa che ne esista uno, quindi consideratelo come mia invenzione) e della quale Edward Cullen scoprirà la fragilità emotiva solo dopo averla conosciuta fino in fondo. Commentate, please!

 

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PRIMI GIORNI DI LIBERTÀ

 

1°GIORNO.

 

Butto a terra le valigie, davanti alla mia nuova casa. Non credevo che potesse mancarmi il carcere minorile da cui provengo, ma davanti a questa sottospecie di castello enorme e grigio riesco a ricredermi. Il mio vecchio padre ha finalmente tirato le cuoia e la sua eredità è andata tutta a me. Non credo fosse nei suoi piani morire e di certo non avrebbe voluto lasciare tutto a me, la sua figlia ribelle ed attaccabrighe che gli aveva rovinato la reputazione con vari scandali. Io mi godo la vita, sempre e comunque, rischiando il tutto e per tutto in un braccio di ferro continuo con la morte…fino ad ora ho vinto. Non ho mai pensato realmente di morire, sono sicura che mio padre pensava molto di più alla mia morte, ma solo come una liberazione da tutti i suoi guai. Ma io gli ho sempre detto che doveva campare ancora un bel po’ prima di vedermi schiattata al suolo e così è stato…alla fine è morto prima lui. E questo mi rende orgogliosa di me stessa. È incredibile quanta indifferenza ho provato quando mi è stato comunicato che mio padre era morto e che avevo ereditato tutto io…sono rimasta sorpresa solo del fatto che il vecchio avesse lasciato tutto a me invece che alla sua bellissima e giovanissima moglie brasiliana, come la mia defunta madre. A lei ho voluto molto bene, eravamo molto simili, ma se n’è andata troppo presto: lei non ha resistito a mio padre, io sì. Con l’ingente somma di denaro che ora è depositata sul mio conto in banca sono riuscita a pagare il mio avvocato che è riuscito a strappare al giudice una specie di libertà vigilata con l’impossibilità di muovermi al di fuori degli USA per sei mesi (il resto della pena che avrei dovuto scontare in carcere). Ero felice di essere fuori dal carcere finché non ho visto Forks, la cittadina più umida di tutto lo stato di Washington. A quel punto la mia felicità era scemata in un attimo. 3.120 abitanti, un posto umido e verdeggiante, troppo verdeggiante, dove il posto più popolare era probabilmente la spiaggia di La Push nella riserva di un clan di cui non ricordo il nome…qualcosa con la Q…mah, poco importante per ora. Ora, guardando la casa di mio padre, mi chiedo perché ho deciso di andarmene dal carcere che era quasi, quasi più accogliente di questo castello medievale che di certo si trova sprovvisto di qualsiasi tipo di tecnologia. Un edificio in pietra degno di un palazzo ducale, con decorazioni antiche ed un giardino gigantesco, molto principesco…non mi sorprenderei se trovassi una fontana sul retro o un labirinto di siepi alte ed inespugnabili. Mi avvicino al grande portone in legno resistente e lo apro con il mazzo di chiavi, trovando anche un telecomando per sbloccare l’antifurto…EVVIVA!TECNOLOGIA!Entro e rimango a bocca aperta: l’interno è tanto tecnologico e moderno quanto l’esterno è vecchio ed antico. Mi correggo: amo Forks. Ed in questo momento amo anche mio padre per il ben di dio che mi ha lasciato. Mi piazzo davanti all’enorme televisore al plasma e tasto il divano bianco per vedere se è di mio gradimento. Passo alla cucina super moderna e salendo le scale passo alle camere ed ai due bagni. La mia stanza è interamente bianca, con i vari mobili neri lucidi…onice direi. Butto le valigie in terra…avrò tempo di sistemarle nei prossimi giorni. Mi guardo allo specchio e scopro di non essere poi così sfatta come pensavo: i capelli castani sono puliti e morbidi, pettinati. Ho gli occhi azzurri, quasi blu, grandi e contornati da ciglia folte e scure. Le labbra hanno una bella forma, ma sono troppo carnose per me, spiccano molto. Mi piace il mio viso nel complesso: credo sia interessante, con i lineamenti dolci ed il mio sguardo invece è furbo e sensuale. Sono molto magra ora come ora, colpa del carcere, ma ho delle curve superiori piuttosto prorompenti…temo troppo a volte. Non sono molto alta, infatti porto spesso i tacchi per non sembrare un tappetto. Mi piace il colore dorato della mia pelle, segno che per metà sono brasiliana e per metà inglese. Somiglio molto a mia madre: sono una bella mezza brasiliana piuttosto vanitosa. Scendo di sotto in cucina e cerco qualcosa da mangiare: ovviamente non c’è niente. Mi tocca uscire di fuori, ma prima scendo al piano di sotto e trovo un garage pieno di tutte le mie auto, probabilmente portate qui da mio padre o da qualcuno per lui. Forse anche dal notaio. Vedo la mia moto ed il mio vecchio cinquantino preparato da me…mi piace fare il meccanico, i veicoli mi interessano molto, soprattutto sapere come funzionano e quali sono gli elementi che li compongono. Inutile dirsi che dopo poco ho imparato parecchi trucchi ed ho cominciato a preparare le macchine che compravo con i soldi del papi. Fino ad adesso ho preparato una MINI della BMW, una LAMBORGHINI e una PROSCHE 911 TURBO, oltre al mio vecchio Aerox Yamaha, il mio primo veicolo preparato da me. Poi c’è l’Intoccabile, la mia Ferrari f430 spider. Rossa, lucida, stupenda e soprattutto perfetta. Non ha alcun bisogno di preparazione quella macchina…le vetture della Enzo Ferrari non hanno bisogno di niente. Sono progettate e prodotte alla perfezione. Raggiungo la mia moto, HONDA CBR 900 RR, nera, grigia, con delle scritte di un giallo arancio molto spiccante e ci salgo. Non prendo il casco, non ne ho voglia ed esco. Rispettare i limiti di velocità non è decisamente il mio forte e se posso evito di dare le precedenze…io odio dare la precedenza a qualcuno, ma è indispensabile certe volte. Mi piace la velocità, la adoro. Adoro il vento che mi scorre tra i capelli quando accelero al massimo ed adoro sorvolare sull’asfalto indisturbata.

Mi fermo accanto ad una Mercedes s55 AMG nera, lucida. Però…penso…bella vettura. Al volante c’è una specie di dio greco: capelli biondi, occhi dorati, pallido come la morte e con un viso stupendo. Deve avere circa vent’anni…noto subito che ha la fede al dito (peccato) ed indossa il camice da dottore. Un paraninfo del genere lavora all’ospedale di Forks?!Povere infermiere. Il tizio si volta ed incrocia il mio sguardo. Per evitarmi figure di m***a paradossali gli mimo un “bella macchina”. Mi sorride e mima un “bella moto”. Gli faccio il segno “ok” con la mano e poi gli schizzo davanti allo scattare del semaforo verde…sperando che il tizio abbia dei figli della mia età (ovvero 17). Non è affatto difficile, né divertente, trovare il supermercato, l’unico di Forks, perché ci sono indicazione sparse ovunque dal tanto è piccola questa città. Parcheggio il più vicino possibile all’entrata e mi immergo tra i vari rifornimenti di cui il super è provvisto. Devo ammettere che è la prima volta che faccio la spesa da sola, seriamente si intende, perché prima ero abituata ad essere servita a casa mia ed in carcere certamente non avevo una così larga libertà da poter andare a fare la spesa. Cerco di comprare il mino indispensabile (cosa alquanto difficile per me) dandomi della stupida per aver portato la moto piuttosto che la macchina.

<< Grazie per il sorpasso al semaforo, comunque >>mi dice una voce melodiosa alle spalle ed io sobbalzo. La scatola di tampax che ho in mano mi cade…meno male che non dovevo fare figure di m***a.

Mi volto verso il bel biondo con una smorfietta e gli rispondo<< Prego >>. Raccolgo la scatola e la butto nel cestino insieme alle altre cose che ho comprato.

<< Sei nuova di qui, vero? >>mi chiede, cordiale. Non riesce a nascondere una certa dose di curiosità e mi lascio sfuggire un sorrisino.

<< Si nota tanto? >>rispondo, lasciando intendere la risposta affermativa.

<< Non tutti possiedono una HONDA CBR 900 RR qui a Forks… >>mi risponde. Evviva!Qualcuno con il senso dell’umorismo!Non ci speravo vista la cittadina.

<< Su questo ci puoi scommettere >>dico ed intanto mi avvio verso la cassa. Lui mi segue, ha comprato poca roba, probabilmente perché la sua sete di curiosità non è ancora placata. Non mi da fastidio in realtà, è una compagnia piuttosto piacevole…spero solo non ci veda sua moglie.

<< Allora, posso sperare di sapere il tuo nome? >>mi chiede.

<< Pagare! >>gli rispondo, ridacchiando, ma poi glielo dico<< Sono Claire, (pron: Cleeir) Claire Redfield (il nome l’ho copiato dal gioco della PS2 Resident Evil Code: Veronica X, ma non centra niente con il mio personaggio…NdMe) >>.

Gli stringo porgo la mano e lui la stringe dopo un attimo di esitazione. È ghiacciata, ma non mi da fastidio.

<< Carlisle…dottor Carlisle Cullen >>mi dice e sorride. Ormai siamo arrivati alla cassa ed io ho pagato.

<< Bene, Carlisle…penso ci rivedremo abbastanza presto >>gli dico.

<< Come fai a dirlo? >>mi chiede.

<< Tzè, in una cittadina con 3120 abitanti vuoi che non ci vediamo almeno una seconda volta? >>gli rispondo e me ne vado.

Prendo la mia moto e torno a casa. La mia nuova casa. Ma mi chiedo: posso chiamare casa un posto in cui sento solo freddo e solitudine?

 

<< Forks High School >>. Ecco che cosa annuncia il cartello davanti ad una raccolta di case tutte uguali di mattone rosso scuro. Mi chiedo con nostalgia dove sia l’atmosfera tipica dei luoghi pubblici e poi mi ricordo che mi trovo a Forks dove gli studenti saranno massimo 300. Parcheggio la mia BWM MINI di un bianco panna con il tettuccio nero (l’unica tra le mie macchine che non spicca troppo) davanti al primo edificio su cui risalta la scritta << segreteria >>. Scendo con malavoglia dall’auto e mi accorgo che piove…peggio di così non poteva proprio andare…quindi mi calo il cappuccio del mio giubbino nero sulla testa ed avanzo, cercando di schivare le pozzanghere e di non scivolare con i tacchi dei miei stivali neri…grazie a dio che il senso dell’equilibrio non mi manca…e riuscendo ad arrivare davanti alla porta indenne…a parte la mia cartella che più bagnata non potrebbe essere. Entro ed il caldo e la luce mi confortano subito. Dietro il bancone ci sono tre scrivanie, ma solo una è occupata da una donna rossa di capelli<< Posso esserti d’aiuto? >>mi chiede, gentile.

<< Sono Claire Redfield >>la informo e vedo i suoi occhi accendersi. Tutti mi aspettano in quella scuola, devo essere la novità…sarò l’unico volto sconosciuto dell’istituto. Un po’ mi piace, un po’ no. Mi piace perché adoro essere al centro dell’attenzione, non mi piace perché di certo le attenzioni saranno troppo tante…e la curiosità non è mai una buona cosa quando si ha a che fare con una come me. Mi domando se tutti siano stati messi al corrente del mio passato…forse sì, forse no. Sinceramente non mi interessa più di tanto, sono orgogliosa della mia vita e non mi nascondo dietro a niente. Ho preso le responsabilità delle mie azioni, sono fatta così.

<< Certamente…eccoti una piantina e l’orario delle tue lezioni >>. Sistema sul banco parecchi fogli e me li mostra. Poi mi congeda con un<< benvenuta a Forks >> a cui rispondo con una risatina isterica. Esco e ne ho già abbastanza della pioggia. Gli studenti sono arrivati ed io seguo il traffico facendo il giro della scuola. Tutte le auto sono molto poco appariscenti, la mia spicca di certo, ma con sollievo riesco a trovare un posto accanto ad una Volvo C30 tirata a lucido, di un bel grigio metallizzato…con quella macchina farei meraviglie…ma cerco di non pensarci. Non devo farmi venire le manie da cleptomane: una Volvo ce l’ho già a casa, una bella S80 AWD nera.

Apro la portiera, metto fuori un piede e…SPLASH!

<< NO!!! >>mi lamento<< Che inizio del cavolo! >>. Mi asciugo con la manica del giubbino gli stivali inzuppati, ma mi riscuoto sentendo una risata cristallina.

Alzo lo sguardo ed incontro quello di una ragazza molto bella, pallida, i capelli corti e neri…è così magra che sembra un folletto.

<< Non ridere! >>le dico, minacciandola scherzosamente con un dito. Mi defilo prima ancora abbia il tempo di parlare e raggiungo la mensa, dalla quale trovo l’edificio numero 3, il cui numero spicca sulla facciata del muro. Appendo il mio giubbino ad una lunga fila di ganci, imitando due ragazze pallide, una bionda ed una castana. La mia carnagione stride alquanto qui…probabilmente avrei perso l’abbronzatura, ma essendo mezza brasiliana mi ci sarebbe voluto un po’. Poco male, tanto mi avrebbero notato ugualmente: io sono la novità. Porto il modulo al professore di inglese che mi guarda come se cadesse dalle nuvole…che reazione incoraggiante…aspetto pazientemente che firmi il modulo e poi mi piazzo in ultima fila con la mia lista di letture…avevo già letto tutto nel carcere minorile…e mi rilasso al caldo. Mi guardano tutti, ma io sono sfuggente e misteriosa…nessuno può penetrare il bozzolo che creo tra me è gli altri. È necessario se si vuole sopravvivere in carcere e nella vita che faccio io. È per questo che mia madre è morta, perché non è stata capace di mettere un velo tra gli altri e lei, come faccio io. Ho smesso di soffrire da tempo per questo motivo, anche se so che il mio equilibrio è precario: un altro dolore e potrei cadere di nuovo nel buio. Ecco perché non mi lego mai a nessuno, così evito di soffrire e posso continuare la mia vita tranquilla: sono amichevole con tutti, simpatica nel gruppo, ma non mi lascio mai andare a confidenze o a rapporti più profondi. È questa la vita di Claire Redfield.

Il suono ronzante della campanella mi distrae dalle mie elucubrazioni ed un ragazzo allampanato, con i capelli neri…il classico secchione rompi scatole…si sporge dalla sua fila e mi guarda.

<< Sei Claire Redfield, vero? >>mi chiede dopo avermi contemplato un bel po’.

<< Sì…sono io >>rispondo e nel raggio di tre banchi si voltano tutti a guardarci. Sfodero un sorriso a trentasei denti verso “tutti” che tornano alle loro attività con un certo imbarazzo…so che stanno ancora ascoltando ogni mia parola, ma almeno non mi sento tutti quegli sguardi addosso.

<< Dov’è la tua prossima lezione? >>mi chiede.

<< Edificio 6 >>rispondo.

<< Io vado al 4, vuoi che ti accompagni? >>mi chiede<< Ah, mi chiamo Eric >>.

Troppe attenzioni…<< Okay >>rispondo, magari alla fine scopro che è simpatico.

<< C’è una bella differenza tra qui e Phoneix, vero? >>mi chiede. Tra qui ed il carcere intende?O semplicemente tra Forks e Phoneix. Non lo so, quindi decido che è meglio restare sul vago.

<< Già >>. Okay…avevo detto vago, ma sono stata lapidaria. Poco male, non sembra tipo che si scoraggia facilmente.

<< Sei molto abbronzata >>commenta, osservandomi un po’ troppo a lungo…chi me lo ha fatto fare di mettere una maglietta scollata?

<< Sono mezza brasiliana >>gli spiego.

<< Oh… >>. Sembra in imbarazzo…chissà cosa pensa. Me lo immagino: la classica figlia nata dalla scappatella di un riccone con una bella e giovane brasiliana. Ma si sbagliava di grosso: mio padre aveva amato molto mia madre e lei aveva amato molto lui, era un uomo migliore finché lei non era morta. È morta di solitudine, perché mio padre, Alfred Redfield non era stato in grado di darle le attenzioni e la vita di cui lei aveva bisogno. L’aveva imprigionata in una casa piena di servitù, spezzando e sopprimendo il suo spirito libero e spensierato, finché non era morta. Da allora mio padre mi guarda con diffidenza, da allora io sono cambiata dopo che sono sopravvissuta al…cerco di non pensarci. Non voglio ritornare sulle ragioni che mi hanno spinto a fare quel gesto. O potrei rifarlo.

Eric mi lascia davanti alla porta dell’aula di trigonometria e si allontana verso la sua lezione. Il professore mi fa presentare davanti alla classe ed io mi limito a dire il mio nome, il mio cognome, dove abito e della mia passione per i motori. Non aggiungo altro e mi siedo in ultima fila, accanto ad una ragazza di nome Jessica, molto più bassa di me, ma con una folta chioma di riccioli che compensa tutto il divario.

Nel complesso le due ore successive procedono tranquille…credo di essermi anche appisolata un attimo durante trigonometria…e comincio anche a riconoscere alcuni volti ed ad associarli ai nomi dei ragazzi che si rivolgono a me, dimostrando un’audacia che non avrei mai immaginato. Il mio sguardo cupo e tenebroso di certo non è fonte di incoraggiamento…sarà che sono vitale nel modo di pormi e di parlare.

Scatto in piedi al suono della campanella che indica la fine della lezione di spagnolo e l’inizio della pausa pranzo. Jessica mi accompagna in mensa e mi fa sedere ad un tavolo di suoi amici, che si presentano, ma io dimentico quasi subito i loro nomi. È in quel momento, impegnata a rispondere alle domande di sette sconosciuti troppo curiosi, che li vedo per la prima volta.

Sono cinque, non parlano, non mangiano…anche se hanno davanti cinque vassoi pieni di cibo…e sono seduti nell’angolo più isolato della mensa. Non mi guardano come tutti gli altri studenti, così posso osservarli tranquillamente. Ma non è questo cha attira la mia attenzione. Non si somigliano per niente: dei tre ragazzi, uno era grosso, nerboruto come un sollevatore di pesi professionista, i capelli neri e ricci, uno era più alto e magro, ma comunque muscoloso, con i capelli biondo miele ed il terzo era smilzo, meno robusto, con i capelli rossicci e spettinati. Sembra molto più giovane degli altri. Le ragazze sono sedute di fronte a loro. Quella più alta è statuaria, il genere di bellezza che infligge duri colpi all’autostima delle donne…non alla mia, mi piaccio come sono e penso che i miei difetti siano anche quelli dei pregi…con lunghi e morbidi capelli biondi. La ragazza più bassa è quella che ho incontrato nel parcheggio, una specie di folletto, magrissima, dai tratti delicati ed i capelli corvini, corti e scompigliati.

C’è qualcosa che li rende tutti somiglianti: ognuno di loro è pallido come il gesso, i più pallidi di tutti gli studenti, avevano occhi molto scuri…nonostante il diverso colore di capelli…e cerchiati da ombre pesanti, violacee, simili a lividi…forse sono andati a botte o soffrono di insonnia…eppure il resto dei loro lineamenti è dritto, perfetto, spigoloso.

Ma non è neanche per questo che non riesco a distogliere lo sguardo. Li guardo perché tutti i loro volti sono di una bellezza devastante, inumana. Sono volti che sembrano dipinti da un vecchio maestro sotto fattezze di angeli. Sicuramente il più bello è quello con i capelli di bronzo.

Vedo la ragazza dai capelli neri alzarsi e dirigersi verso l’uscita, con tanta grazia che sembra danzi, gettando l’intero contenuto del vassoio intatto nella spazzatura…con tutti i bambini che muoiono nel mondo poteva anche risparmiarselo…e gli altri rimangono immobili, guardando in parti diverse, lontano da qualsiasi cosa…forse sono autisti (affetti da autismo) o semplicemente evitati...strano però, chi sano di mente allontanerebbe tanta bellezza?

<< E quelli chi sono? >>mi decido a chiedere, senza rivolgermi a qualcuno in particolare.

Mentre Jessica alza lo sguardo per capire di chi parlo, lui la guarda, il più magro, quello rosso, ma i suoi occhi si incatenano quasi subito ai miei. Distoglie lo sguardo immediatamente, come se il nostro contatto visivo lo avesse scottato, assumendo un’espressione stranita, forse sorpresa, e di certo confusa.

Jessica ridacchia, vagamente in imbarazzo, e mi risponde<< Sono Edward ed Emmett Cullen, assieme a Rosalie e Jasper Hale. Quella che se n’è andata era Alice Cullen. Vivono tutti assieme al dottor Cullen e sua moglie… >>.

<< Carlisle? >>chiedo, interrompendola.

<< Sì... >>è irritata per la mia interruzione<< non sono veramente fratelli, tranne Rosalie e Jasper, quelli biondi, sono stati adottati dalla coppia. E stanno insieme, intendo insieme, insieme…Emmett con Rosalie e Jasper con Alice >>. Ovviamente il fatto che vivono tutti insieme causa indignazione in una cittadella di mentalità ristretta come Forks…ci vivrei anche io con quei quattro paraninfi in casa (intendo i maschi Cullen).

<< Comunque si sono trasferiti dall’Alaska due anni fa, mi pare >>aggiunge. Alaska???Uhm…freddo, ghiaccio, neve…non è il mio genere credo. Adoro la spiaggia ed adoro il caldo ed il sole…non che il freddo mi infastidisca più di tanto, in effetti, anzi spesso è molto piacevole.

<< Aspetta un attimo…quello con i capelli rossicci chi è? >>chiedo, notando solo adesso un piccolo particolare: lui è solo.

<< Oh, quello è Edward Cullen…ovviamente è uno schianto, ma non perderci tempo: nessuna di noi gli sta bene… >>mi risponde con disprezzo.

<< È solo? >>. Mi sembra alquanto strano.

<< Oh, sì, ma io personalmente credo che abbia qualcuno fuori… >>mi risponde, con fare cospiratorio…la trovo alquanto divertente.

<< Non mi sorprenderebbe…un tipo così non resta solo a lungo, a meno che… >>dico, ma poi mi blocco.

<< A meno che…cosa? >>mi incita Jessica. Con la coda dell’occhio osservo Edward e noto subito che mi sta guardando, con un’espressione sempre più concentrata. Immediatamente rilassa la fronte corrugata in un atteggiamento di sorpresa mista a delusione?Delusione?Mah…strano tizio anche quello.

<< A meno che non sia pericoloso e quindi le ragazze gli stiano alla larga >>rispondo, con un sorrisetto furbo. Jessica mi guarda e poi si mette a ridere.

<< E tu, Claire, sei libera? >>mi chiede un ragazzo di nome Tyler, che a quanto pare non s’è perso una sola parola di quello che abbiamo detto.

<< Non per te, Tyler >>gli rispondo e guardo di nuovo verso Edward. Noto che le sue guance sono alzate, come se stesse ridendo anche lui…mi domando di cosa visto che i suoi fratelli sembrano impassibili. Mah…forse ride da solo, ci vuole un po’ di autoironia al mondo.

Al suono della campanella, una ragazza di nome Angela mi accompagna all’aula di biologia, ma lei ha già un compagno…tutti i tavoli sono occupati da due persone, tranne uno. Accanto al corridoio centrale riconosco gli strani capelli di Edward Cullen, seduto accanto all’unico posto libero…puzza così tanto che tutti lo evitano?Lo tengo d’occhio mentre raggiungo la cattedra e, quando gli passo accanto, si irrigidisce e mi guarda furioso. I suoi occhi sono neri come il carbone, pozzi profondi che promettono solo morte. Non capisco quell’ostilità…non gli ho pestato un piede, forse s’è offeso perché non l’ho salutato o perché l’ho guardato a mensa o ancora non gradisce le mezze brasiliane…lascio perdere e raggiungo il professore che controlla il modulo e lo firma.

<< Hai seguito un corso di Biologia prima d’ora? >>mi chiede con un sopracciglio inarcato. Sa benissimo che nel carcere minorile non si insegna che la base di biologia.

<< Su questa questione preferirei non discutere, professore, perché rischierei di finire in classe con i primini…non che io abbia copiato il test di valutazione, intendiamoci, mi limito a dire che ogni tanto la fortuna si sofferma anche su di me >>gli rispondo, confondendolo con il mio discorso contorto…ogni tanto mi sembra di parlare come capitan Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi.

<< Ehm…okay…siediti accanto al signor Cullen >>mi dice, indicandomi vagamente la direzione come se non fossi capace di vedere che l’unico posto libero è quello vicino a quel tizio strano che si ostina a fissarmi come se fossi una torta succulenta da mangiare…insomma, so che posso essere appetibile, ma non gli pare di esagerare?Mi siedo e lo guardo allontanarsi il più lontano possibile da me…forse sono io che puzzo…e voltarsi dall’altra parte. Questo non è decisamente il mio giorno fortunato, anzi, come inizio scuola oserei dire che non è affatto incoraggiante. Sospiro e sposto i capelli sulla spalla destra, come sono solita fare, ed il dolce profumo del mio shampoo alla ciliegia arriva alle mie narici. No, non puzzo. Guardo ancora Edward che è meno buttato dall’altra parte del tavolo, come se la lontananza dei miei capelli influisse. La lezione è sull’anatomia cellulare, un argomento che non ho mai trattato in maniera approfondita. Eppure quando il professore mi fa una domanda, cogliendomi in un momento di appisolamento (e contemplamento del dio greco che mi trovo accanto) riesco a sparare un termine che sono certa di non aver mai sentito nominare e…azzecco la risposta!

<< Yeah! >>mi lascio sfuggire e grazie al cielo il professore non mi sente. L’unico che può avermi sentito è il mio strambo vicino di banco, che infatti mi guarda stranito, ma sempre rigido. Riesco a vedere il pugno chiuso appoggiato sulla gamba sinistra, i tendini in tensione sotto la pelle pallida. Tiene le maniche della camicia bianca arrotolate fino al gomito e l’avambraccio che ne spunta è sorprendentemente sodo e muscoloso…ma quando lo avevo visto smilzo???Non si rilassa per tutta la lezione…chissà cosa potevo avergli fatto…forse non gli piace essere fissato e quindi lo avevo offeso guardandolo a mensa. No…c’è qualcosa di strano, un normale essere umano non si comporterebbe così con un altro, a meno che questo non gli avesse ammazzato qualcuno…e per quanto possa essere psicopatica non sono un’assassina…un odio così puro e profondo è troppo da sopportare per un normale essere umano. Edward Cullen è strano. Ne sono convinta…ma dove si trova il limite della normalità?E soprattutto, è strano per me e per tutti oppure per altri è una persona normalissima?Mi volto di nuovo a guardarlo, stavolta apertamente…tanto so che mi ha visto che lo fissavo…ed incontro il suo sguardo nero di disprezzo ma mi pare di scorgere anche qualcos’altro…dispiacere, forse?Nah…impossibile…a meno che…quello sguardo mi sembra d’un tratto famigliare. Io conosco quello sguardo…è il mio stesso sguardo o meglio era il mio sguardo quando ho tentato di…non ci devo pensare. Io so cosa significa quello sguardo: lui disprezza stesso…ma perché?Mi piacerebbe scoprirlo, ma dubito che sarà facile avvicinarlo. A quanto pare io risveglio in lui il suo disprezzo di stesso. Se Edward Cullen è strano, allora lo sono anch’io. E tra strani ci si comprende, no?Lo spero.

Il suono della campanella interrompe le mie riflessioni e balzo in piedi come una molla, veloce, ma mai quanto Edward Cullen che sembra scappare via dall’aula prima ancora che gli altri abbiano il tempo di alzarsi. Lo osservo andare via, ma lo vedo giusto un secondo fuori dalla porta che mi guarda, senza odio stavolta, ma con una profonda tristezza. Quello sguardo mi da un gran fastidio…l’ho appena conosciuto, ma già lo vorrei veder sempre felice, come se lo conoscessi da secoli e forse è così perché lui è simile a me. Nessuno meglio di me può capirlo, credo. Persino suo padre, che è la persona più vicina a lui, è diverso, in lui non c’è quella tristezza e quel disprezzo che ci sono invece in Edward.

<< Sei tu Claire Redfield? >>chiede una voce maschile.

Alzo lo sguardo ed incontro quello di un ragazzo molto carino, il viso da ragazzino ribelle, i capelli biondo cenere raccolti in punte ordinate, che mi sorride con aria molto amichevole. Allora non ho un cattivo odore!!!!

<< Sono io >>cantileno con un sorriso, spero altrettanto amichevole.

<< Io sono Mike…Newton. Piacere >>mi dice e mi stringe la mano.

Mi accompagna fino in palestra. È un gran chiacchierone, simpatico…anche lui viene dalla California…nel complesso mi piace molto.

<< Ma per caso hai cercato di ammazzare Edward Cullen?Non l’ho mai visto fare così… >>mi chiede.

<< Lo confesso: c’ho provato ma non mi è riuscito >>gli rispondo seria e poi scoppio a ridere, scomparendo nello spogliatoio femminile. Non mi piace molto educazione fisica…mi piace fare sport, come nuotare o ancora meglio giocare a calcio, ma solitamente non mi piace essere valutata in base ad esercizi sciocchi o a sport che non mi piacciono come la pallavolo. Comunque mi tocca e quindi lo faccio. Quel che mi tocca, lo faccio almeno bene. E a me tocca la pallavolo. La professoressa mi da una divisa, ma per quella lezione mi limito a guardare. Quando suona la campana esco e mi dirigo verso la segreteria e di fronte a me trovo Edward Cullen…i suoi capelli arruffati e bronzei li riconoscerei ovunque. Sta parlando con la segretaria, usando un tono basso e seducente, per cercare di spostare l’ora di biologia un altro giorno, qualsiasi altro giorno. Sì, vuole evitarmi, ma tanto tutti i corsi sono occupati e neanche lui può ottenere tutto ciò che vuole.

Mi faccio avanti con il modulo e gli passo accanto. Lui si irrigidisce e si volta verso di me lentamente, fulminandomi…il suo viso è di una bellezza assurda e devastante…con uno sguardo penetrane, pieno d’odio. Mi viene la pelle d’oca, ma non per lo sguardo, bensì perché nel passare il foglio alla segretaria ho sfiorato leggermente il suo braccio. È incredibilmente freddo, ma non è quello a scuotermi. Sento una scossa elettrica ed un improvvisa voglia di toccarlo ancora. Alzo lo sguardo dal punto in cui la nostra pelle s’è sfiorata e noto che sta guardando anche lui in quel punto con uno sguardo confuso. Alza il viso e mi penetra con il suo sguardo nero, ma non è cattivo.

<< Com’è andato il primo giorno, cara? >>mi chiede la segretaria, imbarazzata dalle nostre occhiate.

<< Una meraviglia >>rispondo, sempre guardandolo, e poi me ne vado, fuggendo da quel contatto.

Sento la segretaria dire ad Edward che non è possibile spostargli biologia e…evviva…lui è confuso e distratto quanto me nella risposta.

Credo mi stia seguendo…sì, la sua immagine si riflette nelle pozzanghere, ma faccio finta di niente. Arrivo alla mia macchina, la apro, mi volto e…è sparito nel nulla. Poco male…sopravvivrò.

VALUTAZIONE GIORNATA: ecco, diciamoci la verità, conoscere una specie di dio non è roba da tutti i giorni, ma scoprire che standogli accanto lo fai disprezzarsi è brutto. Comunque sapere che sono molto simile a lui è bello, davvero bello. Poi ci sono Mike, Jessica ed Angela che sono certamente aspetti positivi, Eric e Tyler un po’ meno, ma sopportabili. Le lezioni mi annoiano almeno quanto quelle che seguivo in carcere. Comunque alla fine la giornata è stata BUONA.

 


2°GIORNO.

 

Ciao, bellissima, mi manchi sai?Non tanto in effetti, ma non sapevo cosa dirti di carino…= P…il lavoro è sempre lo stesso, controlla, rimetti all’ordine, ammanetta…il lavoro di una normale guardia del carcere, credo. Ora che non ci sei tu sono tutti più tranquilli, sai?Piccola diavola che non sei altro…era colpa tua se erano tutti indisciplinati questi giovani educati e pacati. Ovviamente scherzo, è sempre il solito manicomio casinista. Spero comunque che il tuo primo giorno a Forks sia stato di tuo gradimento…ti voglio bene. La tua guardia preferita, Kris.

 

Ho appena scaricato la posta, ma l’unica e-mail che ho ricevuto è quella di Kris, una delle guardie del carcere che mi ha sempre dato cibo o agi extra. Lui mi adora ed io adoro lui. È un po’ il fratello che non ho avuto, il padre che ho desiderato a lungo. Detenuti e guardie non vanno d’accordo, ma tra noi era stata amicizia a prima vista. Niente amore. È troppo simile a me perché ci possa essere dell’attrazione tra noi. Ci siamo ripromessi di sentirci tutti i giorni e lui sta mantenendo questa promessa…durante il giorno ci scriviamo anche qualche sms, ma non molti perché lui lavora a tempo pieno e torna a casa solo la sera. Gli scrivo raccontandogli del mio primo giorno a Forks, invio, e parto per andare a scuola. Arrivo più tardi e fatico a trovare un parcheggio. Lo trovo in fondo, molto lontano dalla mensa…pazienza, oggi non piove (per ora)…e un po’ di camminata non mi fa di certo male. Vedo i Cullen scendere dalla Volvo metallizzata…sono quattro, lui non c’è…sarà disperso in Alaska. Scendono e si avviano con una grazia inumana verso la loro lezione. In inglese Mike si siede accanto a me. Mi piace, è un ragazzo veramente simpatico e piacevole…forse gli piaccio un po’ troppo  ma posso sopravvivere alle sue avance. Il pranzo arriva proprio quando ormai m’ero rassegnata a dormicchiare sul banco ed io mi siedo insieme alla compagnia di amici più numerosa e popolare della scuola. Tutti vorrebbero entrar a far parte del nostro gruppo…tranne i Cullen che se ne stanno per i fatti loro. Edward non c’è davvero, sento la sua mancanza, mi mancano proprio i suoi sguardi pieni d’odio. A Biologia posso stravaccarmi sul banco libero senza problemi, spargendo tutte le mie cose, occupando ogni centimetro della superficie rettangolare di marmo. Il professore mi risveglia dal mio coma con una domanda e la prima risposta che mi balza in testa la dico. Inutile dire che è quella giusta. Io sono fortunata. Dalla nascita…neanche aver incontrato Edward Cullen credo sia una sfortuna.

Nel parcheggio salgo sulla mia Mini e mentre aspetto che il parcheggio si svuoti, vedo i due Cullen e i gemelli Hale salire sulla Volvo metallizzata. Mi fissano, Rosalie e Jasper con irritazione, Emmett tranquillo, Alice sembra aver una gran voglia di venirmi a salutare. Strana famiglia. Sono vestiti benissimo, semplicemente, con capi d’abbigliamento sicuramente disegnati da qualche stilista…per me starebbero bene anche con degli stracci…quindi sono sia belli che ricchi. Sembra un’esagerazione, ma il denaro non gli ha comprato la benevolenza di Forks, anche se sono fermamente convinta che il loro isolamento è volontario. Come ho detto, chi chiuderebbe la porta in faccia a tanta bellezza?Nessuno sano di mente. Chissà se riesco a farmi adottare dal dottor Cullen…uhm. Torno a casa tutta sola…l’unica mia consolazione è l’e-mail di Kris.

 

Ah, ah, ah!Non avrei mai pensato che qualcuno potesse rimpiangere il carcere, tesoro, ma da te mi devo aspettare di tutto. Lo sai di essere strana, vero?Ma strana forte…però ti voglio bene così come sei. Ho visto il tuo amico Steve oggi e mi ha lasciato detto di dirti: ciao. Comunque, ora ti lascio cara, sono morto di sonno e ho bisogno di risposo. Aspetto la tua e-mail…ho proprio voglia di farmi due risate. Ciao, un bacio, Kris.

 

Mio caro Kris…o la smetti di ridere oppure ti prelevo i denti uno ad uno…la mia giornata è andata perfettamente, ho azzeccato tutte le domande dei professori. Edward Cullen s’ è perso in Alaska, se ti fa piacere, nel tentativo di scappare da me…non sa che potrei raggiungerlo e trovarlo con facilità…ed i suoi famigliari mi guardavano come se fossi una specie di animale raro che desta grattacapi ed irritazione. Effettivamente è vero perché io sono unica e casinista, nessuno può pareggiarmi e sono inimitabile. Dì a Steve che verrò a trovarlo appena mi sarò ambientata un po’…non mi sembra il caso saltare già la scuola appena arrivata, anche se mi piacerebbe assai. Concludo perché Resident Evil CODE: Veronica X mi attende e non posso ignorare il suo insistente richiamo. Un bacio, tua piccola peste, Claire.

 

Steve Burnside, carcerato, quasi maggiorenne ed accusato di aver ucciso la sua ragazza. Ovviamente io so che non è vero, lo sanno in molti, ed infatti ho dato disposizione al mio avvocato, il più abile in piazza, di indagare sul caso e trovare le prove. Voglio bene a Steve, speravamo di uscire insieme di prigione e di guadagnare la libertà, ma il suo caso è più complicato del mio. Steve è strano come me, sembriamo gemelli molte volte ed anche il legame che ci lega è quello tra due gemelli. Lui e Kris sono le persone più importanti per me dopo la morte di mia madre. Non li amo come si amano dei fidanzati, li amo come si amano dei parenti stretti. Ormai sono diventata cinica, lo ammetto, non credo molto nell’amore passionale eterno, ma piuttosto nella quotidianità. Ogni individuo, dopo che ha provato varie esperienze con vari compagni, sceglie quello con cui si trova meglio ed inizia una convivenza basata sulla quotidianità, sulla fiducia, sull’affetto. Ma l’amore non è eterno negli umani e spesso è confuso con la completa dedizione che due persone provano reciprocamente. Se l’amore esistesse veramente, allora non ci sarebbero divorzi o tradimenti. Se l’amore vero esistesse, tutti si sarebbero sposati alle medie o ancora meglio alle elementari (ma anche all’asilo). Si crede di amare una persona, ma in realtà è un legame diverso. Ognuno di noi sceglie colui che lo fa sentir felice, che gli fa provare emozioni forti, e quando queste scemano sceglie se vuole restare con lui per abitudine oppure no. Lo so che sono cinica, ma così evito di soffrire.

VALUTAZIONE DELA GIORNATA: dunque, contenta perché come sempre ho azzeccato le domande dei professori (trigonometria e biologia), scontenta perché mancava Edward e perché infastidisco i Cullen a quanto pare. Contenta perché ho sentito Kris ed ho nuove notizie di Steve, non molte in effetti, quindi nel complesso è stata una giornata media. Dimenticavo che sono super felice adesso perché sto per giocare alla PS2, ma soprattutto al mitico gioco horror-azione “Resident Evil CODE: Veronica X”.

KRIS

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3°GIORNO

 

Bellissima, hai dimenticato che sei vanitosa e narcisista fin nel midollo. Hai sempre la solita fortuna…le risposte ti piovono in mente appena ti fanno la domanda ed alla fine è sempre la risposta giusta. È un ingiustizia bella e buona questa, tu approfitti della tua innata fortuna per non studiare e non è affatto bello. Comunque, piccolo animaletto raro, Steve mi ha detto di riferirti: non sei obbligata a restare in contatto con me. Ci tengo a dire che sembra depresso, quindi una tua visita potrebbe fargli piacere. Spero che il tuo super avvocato sia a buon punto con il suo caso, è ora che esca da questa topaia e che torni a respirare aria sana e pulita. Edward Cullen è stato avvistato, braccato dalle renne dell’Alaska…ha deciso di darsi alla caccia ed al vagabondaggio dopo che ti ha vista. Fai questo effetto a tutti?No, perché se no ci sono alcune ragazze che vorrei presentarti così me le spedisci lontano da me. Ti dispiacerebbe?Attenta che a giocare con quei giochi horror ti caghi addosso, tesoro, detto molto volgarmente. Ciao, Jack Sparrow, alla prossima e-mail. Bacini, Kris.

 

Ciao orribilissimo, sai che scherzo vero?, per prima cosa dì a Steve che vengo perché voglio e non per altro. Non so quando però, farò una sorpresa carina, carina. Osa controbattere e sei morto. Le tue parole sono dettate dall’invidia perché io sono bellissima e fortunatissima, mentre tu no. Dovresti vivere un po’ accanto a me così ti passo un po’ di “fortuna Redfield”. E comunque si da il caso che Edward potrebbe benissimo essere malato o morto sotto un treno, non necessariamente assente a causa mia…cosa alquanto dubbia in effetti…comunque faccio questo effetto solo al pubblico maschile, quindi mi dispiace per te ma te la devi sbrigare da solo con le tue corteggiatrici. Eh, eh, mi sento la signora della scuola!!!!Mi salutano tutti, ormai sono un idolo almeno quanto lo ero in prigione. Presto diventerò la padrona del mondo, vedrai!Comunque io almeno mi cago addosso per un motivo, tu lo fai per sport. Ci vediamo all’inferno, baby…eh, eh, ciao Kris. Baci, Red.

 

4°GIORNO

 

Ciao, Red. Ora ho capito perché sei zitella, se fai scappare tutti gli uomini così, ci credo che rimani sola. Dai o mezzosangue del cavolo, smettila di tirartela che con me non attacca e lo sai. Sei fortunata che ti vojo bene, altrimenti ti avrei già imbevuta d’acqua per farti abbassare la crestina. Sei stupenda, amore, lo sai che sei l’unica donna che potrei mai volere, quindi non mi uccidere per favore sono ancora giovane ed in forma per morire. Se mai ci vai tu all’inferno, io sono buono e generoso, quindi mi aspetta il paradiso, ricordatelo. Davvero non è tornato?A questo punto sospetto sia davvero disperso oppure aspetta che tu muoia investita da qualche automobilista pazzo di Forks. Steve dice che ti vuole bene. Era vagamente più allegro quando gli ho riferito il tuo messaggio. Scusa se oggi sono stringato ma c’è stata una rissa e sono stanchissimo. Ti adoro, non giocare agli zombie che ti fa male e poi non dormi e diventi scorbutica e successivamente muori perché ti addormenti alla guida di quella specie di macchinina che ti ritrovi. Ciao, Red, baci Kris.

 

Mio dolcissimo ed adorabilissimo…morto!Io sono orgogliosa di essere mezzosangue, perché la mia parte brasiliana mi rende sexy ed appetibile e non puoi negarlo. Vai all’inferno, fidati, i narcisisti vanitosi come te e me non finiscono in paradiso. Neanche oggi è tornato, comincio a sentirmi sola. Comunque credo che l’unico automobilista pazzo sia io qui a Forks e si da il caso che io non abbia la suddetta crestina che tu desideri ardentemente abbassarmi.  La giornata è passata, mi salutano tutti nel parcheggio, ma non conosco la nome della maggior parte…prima o poi l’imparerò. Mike è sempre più simpatico, ma sempre più attaccato a me…meglio lui che Eric comunque. Jessica parla sempre, è snervante a volte. Ah, oggi ho avuto un battibecco con una smorfiosa peggio di me, Lauren, ma alla fine ho trovato la risposta giusta al momento giusto e l’ho zittita. Sono un mito!!!!E quindi ho il diritto di tirarmela un po’, c’è chi può e chi non può, io e te possiamo!Chiudo perché gli zombie mi aspettano, ciao tesoro, dai un bacio a Steve da parte mia!!!!Claire.

 

4°GIORNO

 

Perdonami ma non sono proprio riuscito a dare un bacio a Steve da parte tua. Non pendo su quella sponda mi dispiace…sono a casa per il weekend finalmente posso divertirmi con i miei amici. Stasera andiamo per pub, troverò da rimorchiare magari, quindi se domani non ti scrivo non ti offendere. Ovviamente scherzo!Non ti potrei dimenticare, sei come una figlia per me!Sono triste perché non hai la crestina…vabbè me la farò io e me la abbasserò da solo. Ma dove vuoi andare con quella macchinina Mini che va si è no a 50 km/h!Dai, eh!Non farmi ridere!Appena ritorna Edward me lo devi far sapere…anche se torna come cadavere. Lauren?Chi può volerti male?Ora la uccido, dammi nome e cognome, indirizzo, telefono…la faccio arrestare subito!Quando vieni da Steve?Credo ne abbia bisogno…così mi saluti pure a me!!!Ciao, Red, un bacione. Krissuccio.

 

Aaaaah…sabato, Krissuccio mio, oggi sono allegra e felice. Ho sistemato casa, fatto la spesa e riposato. La sera sono uscita a fare un giro insieme a Jessica, Mike, Angela, Tyler ed Eric. Devo dire che è stato divertente, abbiamo trovato persino un bar aperto dove appostarci a chiacchierare. Visto che sei il mio consigliere ti devo rivelare che mi manca davvero vedere Edward, non so perché, ma sento che siamo simili. Molto simili, però diversi. È un pensiero strano, tipico di una Jack Sparrow come me, quindi sarebbe inutile cercare di spiegarti perché la mia mente viaggia su un’onda più stramba della tua. Non è un’offesa credimi, se mai è un’offesa a me stessa perché mi auto dico che sono strana. Strana, strana…ma alla fine, chi lo sa dov’è il limite della normalità?Chi lo sa che cos’è NORMALE?Ce ne saranno poi altri come me, quindi per me è NORMALE essere così, sei tu quello STRANO, mentre per te quella STRANA sono io e tu sei quello NORMALE. Non credi?Domani vengo a Phoneix, così mi accompagni da Steve…fatti trovar preparato e pulito, ubriacone, o potrei vendicarmi!Non so proprio come possano odiarmi in questo modo…sono così dolce ed adorabile. La mia Mini va benissimo, ti voglio bene, Krissuccio!A domani, tua Red.

 

STEVE

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4°GIORNO

 

Odio categoricamente e senza alcuni sconti la sveglia mattutina. Quella che quando ti svegli la notte e guardi l’ora ti sembra lontanissima, ma che poi pare suonare solo cinque minuti dopo che ti sei riaddormentata. Quella che quando sai che manca poco al suono resti in attesa e non suona quasi mai…suona quando ti sei quasi riaddormentata. Quella che in ogni caso, sempre e comunque, scandisce il ritmo della tua giornata. Ecco, se non fosse perché rivedrò a breve Kris e Steve, quella sveglia avrebbe segnato l’inizio di una giornata terribile. Comunque posso sopportare. Mi alzo e mi vesto, un paio di blue jeans, stivali con tacco bianchi come la maglietta ed il giubbino, cintura bianca e borsa. Faccio una breve colazione e poi parto con la mia Mini verso l’aeroporto di Port Angeles. Impiego circa quaranta minuti ad arrivare, solo perché la mia guida è piuttosto spericolata e ignara dei cosiddetti limiti di velocità, ma questo l’ho già detto. Ho davvero voglia di rivedere i miei due angeli, spero di trovare Steve più su, ma ne dubito. Essere condannato alla prigione quando si è innocenti non è bello per niente. La prigione ti cambia la vita, ti rovina l’adolescenza e lui è dentro da quasi un anno. Povero tesoro…appena il mio avvocato lo tirerà fuori di prigione…perché so che lo farà…lo ospiterò a casa mia. Lui non ha nessuno, non ha più i parenti o amici che gli vogliano bene. Ha solo me e Kris in misura minore. Non lo posso abbandonare. La voglia di rivedere quei due mi spinge ad andare ancora più veloce. Per mia fortuna l’aereo è in orario, quindi prevedo che alle nove dovrei essere a Phoneix. Viaggiare in prima classe è comodo, ma non si fanno grandi incontri. Ci sono per lo più personaggi vestiti eleganti, boriosi, gente che è abituata ad avere i soldi e che sa come utilizzarli per comprarsi il rispetto della gente. È un genere di persona che non mi piace per niente. Mi siedo il più lontano possibile da loro. Il viaggio mi sembra più lungo, anche perché uno degli altri cinque passeggeri della prima classe, un giovane imprenditore probabilmente, continua a fissarmi come se mi volesse spogliare. Non mi piace quello guardo e sono più che felice di scendere dall’aereo e di scappare lontano da lui. L’aeroporto è pieno come sempre…tzè, figuriamoci…così mi è sempre difficile trovare la mia preda. Dopo essermi guardata in giro per un bel po’…probabilmente lui mi ha già avvistata ma col cavolo che viene a prendermi…lo vedo. È in disparte rispetto al resto della folla ed ignora gli sguardi delle ragazze che lo fissano insistentemente. Ha occhi solo per me. La sua finta sorellina, la sua finta figlioletta. Vent’anni portati benissimo, i capelli scurissimi, un viso misterioso ed abbronzato. Le labbra sono piene, grandi e seducenti, ben formate e gli occhi sono incredibilmente azzurri. Profondi come il mare e vasti come il cielo. È molto magro, ma dalla camicia scura sbottonata si intravedono i suoi muscoli ben tonificati. È veramente bello. Lo vedo, eppure non riesco a provare altro che un grandissimo affetto. Gli corro incontro e lo vedo sorridere: ha capito che l’ho visto. Allarga le braccia pochi secondi prima che io mi schianti contro di lui e nello stringermi mi solleva praticamente da terra. Sembro così piccola e minuta nel suo abbraccio!Ed a quanto pare peso come una piuma.

<< Ciao, Red… >>mi saluta e poi ridiamo entrambi. Red viene da Redfield…lui mi chiamava così quando era di guardia e doveva consegnarmi o riferirmi qualcosa.

<< Krissuccio caro >>rispondo. Non mi sono ancora staccata da lui. Non ci vediamo da neanche una settimana eppure mi accorgo che mi è mancato tanto. Sono molto affezionata a lui. È come un mio parente stretto.

Mi prende per mano e mi guida verso il parcheggio e la sua macchina, un’AUDI A5 nera. Mi piace…ci metterei volentieri le mani in quel motore, ma per Kris la sua macchina è INTOCCABILE. Pace…lavorerò sui miei modelli. Kris guida bene, non veloce quanto me…essendo un poliziotto penso che i limiti di velocità li rispetti quando può…ma accettabile.

<< Allora, non mi hai ancora detto com’è Forks >>commenta con un sorrisino divertito.

<< Ah, ah…stupendo. C’è tanto sole, fa caldo e ci sono tante persone interessanti… >>gli rispondo e lui ridacchia.

Si fa serio tutto d’un tratto e mi dice<< Lo sai che mia casa è tua casa, vero? >>. Mi guarda e io gli sorrido.

<< Lo so…ma dirlo è una cosa…provare una convivenza con me è un’altra tesoro. E poi, tu hai la tua vita, io sarei solo un peso. Fidati, è meglio così >>gli dico, cercando di non offenderlo.

Lui scrolla le spalle<< No, un peso no >>.

S’è risentito…so che mi vuole bene, ma lui ha frainteso le mie parole<< Kris…lo so che mi vuoi bene e che saresti contento di avermi vicino, ma prova pensa anche solo al discorso “ragazze”…credo che se ci fossi io non avresti tutta la libertà di portarle in casa o perlomeno saresti in imbarazzo… >>.

La mia logica è schiacciante<< Bè, sì, quello è vero… >>risponde, rassegnato.

<< E allora…smettila di preoccuparti per me. Forks non mi ucciderà >>gli dico sorridendo e gli scocco un bacio sulla guancia.

<< Non posso smettere di preoccuparmi per te…preferirei averti vicino anche per controllarti e poi se ti serve qualcosa sarei più vicino >>mi dice e con un braccio mi circonda il collo e le spalle.

Gli bacio la mano che ha appoggiato sulla mia spalla<< Non è la distanza che conta…avverto il tuo affetto anche se sei lontano. E quando ti voglio vicino basta che io pensi a te ed è come se mi fossi accanto >>gli dico. Solitamente non mi piace parlare di sentimenti, ma con Kris è sempre naturale. Con Steve è diverso…non abbiamo bisogno di parole per capirci. Il nostro affetto non deve essere descritto, neanche quello mio e di Kris, ma lui ha bisogno di rassicurazioni. Siamo arrivati al carcere. Un edificio grigio, con una rete alta più di due metri ed un cancello in ferro inaccessibile. Bisogna suonare un campanello per farsi aprire ed è quello che facciamo. Riconoscendo la macchina e Kris ci lasciano entrare senza la solita procedura. Kris parcheggia nel suo posto riservato e mi accompagna nella sala “accoglienza”. Entrarci adesso come visitatrice non è lo stesso che entrarci come detenuta. Ci avviciniamo alla guardia di turno al controllo e facciamo chiamare Steve. Ci portano nella sala visite, dove un vetro impossibile da infrangere separa noi dai detenuti. Si comunica attraverso un telefono. La guardia mi fa sedere al posto in cui verrà portato Steve (dall’altra parte le cabine sono divise in modo che non ci siano contatti con gli altri detenuti) ed aspetto. Steve è considerato un detenuto pericoloso perché accusato di omicidio, quindi non mi è permesso vederlo nell’altra sala visite in cui non ci sono vetri ma si entra in contatto col detenuto, controllati da guardie e chiusi dentro.

<< Tu resta…io chiedo se è possibile vederlo di là >>mi dice Kris e scompare.

Una guardia arriva dall’altra parte, tenendo Steve ammanettato. Se non fosse per la divisa arancione e per lo sguardo cupo non si direbbe che è un prigioniero, perché Steve, a differenza di altri, è sempre pulito e curato. In qualche modo deve sopravvivere anche lui lì dentro ed in quel modo cerca di mantenere una certa umanità. Il carcere non l’ha cambiato molto, almeno credo, è solo più triste ed ogni giorno sembra sempre più stanco…rassegnato. Spero che non perda la speranza…è l’unica cosa che lo aiuta a sopravvivere. Lo fanno sedere con uno spintone, slegandogli le mani per poi chiuderlo nella cabina a chiave. Mi guarda. È felice. I suoi occhi verdi brillano e sorride vagamente. La pelle è pallida, probabilmente per la lontananza dal sole, i capelli scuri sono scompigliati ma comunque puliti. È molto magro, più di Kris, però s’è fatto anche i muscoli a stare lì dentro. È davvero carino, molto. Anche lui ha diciassette anni, come me, e quando compirà diciotto anni sarà probabilmente mandato al carcere vero e proprio.

Prendo il telefono in mano e così fa anche lui, accostandoselo all’orecchio.

<< Ciao… >>mi saluta. La sua voce è profonda, ma è ancora quella di un ragazzino.

<< Ciao, Steve…come stai? >>gli chiedo. Non ha ancora distolto lo sguardo dal mio.

Sorride triste<< Come vuoi che stia?Sono in prigione pur essendo innocente… >>mi risponde. Come pensavo, la sua speranza sta scemando…credo stia pensando di morire qui dentro. E non è il massimo.

<< Non morirai qui, Steve >>gli dico.

<< No, infatti…morirò nel carcere per adulti >>risponde, sarcastico.

<< Ti tirerò fuori di qui…anche a costo di tirarti fuori io stessa >>gli dico e lo guardo negli occhi sicura. Sa che sarei capace di farlo, ma è dubbioso sulla riuscita del mio piano. Effettivamente non sono molto brava con queste cose, però potrei anche riuscirci volendo…in fondo la fortuna è sempre dalla mia parte.

A quel punto entra la guardia dentro nella cabina di Steve e Kris mi si affianca<< Andiamo…ti porto nell’altra sala…ma guai a te se fai qualcosa di storto >>. Più che sentire ho letto il labiale…sono piuttosto brava in questo.

Kris ed io andiamo dall’altra strada e ci portano in una delle stanze che usano per gli interrogatori. Io entro, mentre Kris resta fuori con la guardia che conosce per distrarla e lasciarci un po’ di intimità. Steve è già seduto, con le mani ammanettate dietro la schiena. Lo raggiungo e lo abbraccio con dolcezza. Non puoi stringermi, ma appoggia la testa contro la mia spalla. È adorabile. Il suo profumo è buonissimo, mi è sempre piaciuto. Mi manca non poterlo vedere tutti i giorni…peccato non posso sentirlo neanche per telefono...o forse sì?

<< Ma…non ha diritto ad una telefonata alla settimana? >>gli chiedo, accarezzandogli i capelli.

Lui si stacca un po’ per guardarmi<< Sì…ma non l’ho mai usata, lo sai che non ho nessuno >>mi dice. Non c’è più tristezza nella sua voce. Ormai è normale essere solo per lui.

<< Adesso hai me >>gli dico. Si illumina e mi stampa un bacio sulla fronte e sul naso. Ci abbracciamo ancora, o meglio io abbraccio lui, e restiamo così finché la guardia non ci dice che è scaduto il nostro tempo.

<< Ti voglio bene… >>mi dice.

<< Anche io, Steve…allora ci sentiamo. Chiamami tu sul cellulare quando puoi…non negli orari scolastici però, potrei non riuscire a rispondere >>gli dico e gli bacio la guancia<< Non smettere di sperare >>aggiungo e lui annuisce. Gli accarezzo ancora i capelli, ma poi ci separano e io non lo vedo più. Mi sento triste e felice nello stesso tempo. Triste perché sento già la sua mancanza, felice perché so che lo sentirò e vedrò presto.

Il resto della giornata lo passo con Kris. Andiamo in giro per Phoneix, andiamo anche alla spiaggia e facciamo il bagno. Kris in costume è stupendo, ha un fisico scolpito e sodo. Attira molti sguardi femminili, che però cambiano strada quando vedono anche me: anche io faccio la mia bella figura…non ho un chilo di troppo e di questo vado fiera. Kris riesce a farmi piacere anche la beach volley e ci giochiamo appena usciti dal mare. Mi porta a cena in un ristorante semplice, ma carino e ci divertiamo. Mi racconta cosa fa durante la giornata, cerca di farmi divertire e mi accompagna anche all’aeroporto. Il nostro saluto sembra quello di due amanti, ma non mi interessa.

<< Mi mancherai… >>mi dice.

<< Tornerò >>gli rispondo e poi lo bacio sulla guancia. Scappo via, agitando la mano e risalgo sull’aereo che mi porta a Forks.

VALUTAZIONE GIORNATA: stupenda.

 

Per la vostra felicità il capitolo è finito…spero che mi lascerete un commentino piccolo, piccolo, anche per dirmi che è orribile o per criticare. Accetto tutto: complimenti, critiche, consigli…magari non insulti…= )!!!Buona giornata!Ah, per chiunque non riesca a vedere le immagini ho lasciato l’indirizzo di ognuna…se digitate quello le vedrete sul mio blog che avevo usato precedentemente per le altre FF.

  
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