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Autore: XsoraXchanX    07/04/2016    0 recensioni
"...Maree di voci si sovrappongono nella mia mente come echi lontani, ognuno cerca di attirare la mia attenzione ripetendo, più e più volte le medesime parole. Gradualmente aumentano il tono di voce. Da lievi sussurri si trasformano in urli, un'unica voce squarcia la confusione ammutolendo tutte le altre “NON PUOI SCAPPARE”..."
( tratto dal ATTO IV)
Non è la solita storia di amore dove tutti sono felici e contenti. E' una storia incentrata più sulle difficoltà di rapporto che qualsiasi coppia deve affrontare dal primo momento.
Spero di riuscire ad introdurre il mio pensiero di amore e di riuscire a far trapelare emozioni dalle mie parole.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Act IV
 
Maree di voci si sovrappongono nella mia mente come echi lontani, ognuno cerca di attirare la mia attenzione ripetendo, più e più volte le medesime parole. Gradualmente aumentano il tono di voce. Da lievi sussurri si trasformano in urli, un'unica voce squarcia la confusione ammutolendo tutte le altre “NON PUOI SCAPPARE
 
Mi svegliai all’improvviso, soffocato da un urlo in gola. Copri il mio volto con le mani tremanti, cercando di calmarmi e nascondendo le calde lacrime che iniziavano a scorrere sul mio viso. La voce di Kyle iniziava a perseguitarmi anche nei sogni, distruggendo così l’ultimo luogo in cui credevo di essere ancora al sicuro. Ero stanco di tutto, di soffrire ancora, di piangere in una stanza buia, da solo.
Dopo qualche minuto riuscii a calmarmi, asciugai le ultime lacrime e riordinai i pensieri. Ci misi un po’ a capire che quella non era la mia stanza. Entrai nel panico, dove ero finito? Scostai subito il lenzuolo che mi copriva, fortunatamente indossavo ancora i miei abiti. Mancavano solo le scarpe ma , con la coda dell’occhio, le scrutai ai piedi del letto. Mi guardai intorno. Ero in una stanza grande, semi buia, illuminata solo dai raggi mattutini che entravano dalla grande vetrata nascosta da una sottile tenda blu posta sulla sinistra. In un angolo sul muro di destra c'era una scrivania con un lucernaio di ferro decorato con motivi d’oro, vicino alla testata del letto, su entrambi i lati c’erano dei piccoli comò, ai piedi del letto era stato posto un baule grande marrone scuro. Infine sul muro davanti al letto c’erano due grandi porte, una terza era posta sulla destra.
Con fatica cercai di ricordare ciò che avevo fatto la sera prima. E come ero arrivato in quella stanza.
Non ricordai molto, mi ricordai di Frank, del whisky e di quell’uomo bellissimo ma allo stesso tempo misterioso. Confuso e ancora frastornato dall’alcol, provai ad alzarmi dal letto, La testa mi pulsava del dolore. Non riuscii a mettere un piede fuori dal letto che la stanza inizio a girare. A quel punto decisi di sedermi sul letto, nel tentativo di riprendermi.
<< Ma quanto ho bevuto. E dove diavolo sono. >>
Mi sdraiai sul letto per attenuare il dolore alla testa. Continuai, anche se con fatica a ispezionare la stanza. Ero incredulo, come potevo essere stato così stupido da ubriacarmi tanto da non ricordare come ero finito in quella stanza. Solo dopo un po’ notai che sul  comodino alla mia destra c’erano un bicchiere e un paio di pillole, e sotto tutto un piccolo bigliettino. Mi alzai con fatica cercando di mettermi seduto sul letto, spostai il bicchiere e le pillole per prendere il bigliettino.
Su di esso una perfetta calligrafia riportava uno strano messaggio:
 
Appena ti svegli prendi le medicine
ti ho lasciato sul comodino
e torna a dormire.
più tardi verrò a vedere come stai.
 
 
<< Che? Ma che razza di messaggio è? Aaah ma dove sono finito, chi cavolo è sto tizio che mi scrive questo messaggio. Non ci posso credere mi sono cacciato già in qualche guaio... Ne sono certo >>
Ero nel panico. Mi ero risvegliato in una strana stanza, con un terribile mal di testa e con uno psicopatico che a breve sarebbe tornato a vedere come stavo.
<< No no no… Non esiste che io rimanga qui ad aspettare uno psicopatico…Chissà cosa vorrà… >> rabbrividì solo all’idea.
Stropicciai il biglietto e lo lancia lontano. Con decisione provai a mettere un piede giù dal letto, ovviamente mi sentii svenire di nuovo. Mi sedetti di nuovo sul letto per qualche minuto, sperando che bastassero per farmi riprendere. A malincuore decisi di prendere quelle pillole, sperando che fossero solo per il post-sbronza e non qualcosa di strano. Le mandai giù con un sorso d’acqua, avevano un gusto amarissimo. Mi buttai all’indietro sul letto, appoggiando così la testa.
<< Dieci minuti e poi me ne vado >>
Mi promisi, non volevo rimanere più del dovuto in quella stanza. No so come ma mi addormentai.
 
Fortunatamente non sognai niente riuscii a riposarmi tranquillamente. Ma quel momento di tranquillità fu’ interrotto improvvisamente da un rumore sordo.
Spalancai gli occhi spaventato, e mi guardai intorno per capire da dove provenisse quel rumore. Tutto era in ordine, solo una cosa era cambiata, la luce di una delle due porte era accesa.
Panico. C’era qualcuno nella stanza, non ero più solo, all’improvviso mi tornarono in mente le parole del bigliettino “ Più tardi verrò a vedere come stai”
“Oh cavolo, lo psicopatico e qui. Devo scappare senza che se ne accorga”
Pensai velocemente a una via di fuga silenziosa, con agilità scesi dal letto, il mal di testa era passato, le medicine avevano fatto effetto. Presi le scarpe e me le infilai in fretta, ma tutti i miei sforzi furono vani. La porta si aprì prima che potessi scappare via.
<< Vedo che ti sei svegliato >>
Quella voce era inconfondibile, era proprio lui, il bellissimo ragazzo del locale. Ero stupito non mi aspettavo di trovare lui dietro quella porta. Lo guardai negli occhi, in quei bellissimi occhi blu. I capelli ora erano tutti arruffati e alcune ciocche di dietro, ancora bagnati, gocciolavano lungo il collo, scendendo sul petto nudo scolpito perfettamente, i jeans scuri fermi sulla vita scendevano sulle sue lunghe gambe perfettamente, mostrando ogni lineamento del suo fantastico corpo. Rimasi incantato dal suo fisico spaventosamente perfetto. Cercai di mostrarmi impassibile.
<< Cerchi di scapare senza neanche dire grazie? >>
<< Nessuno ti ha chiesto di aiutarmi. >>
Cercai di non guardarlo, il suo corpo mi distraeva, non dovevo mostrare emozioni.
<< Ti ho aiutato perché non mi sembrava il caso di lasciarti lì svenuto nel mio locale.>>
<< Cosa? tu sei il proprietario del locale? >>
<< Si. Diciamo che è un “hobby” >>
“ hobby?? Che significa? e poi come ha fatto a prendere questa piega il discorso”
<< Hobby? Si certo… Ti ringrazio per l’aiuto ma credo che non sia il caso che io resti qui ulteriormente. >>
Presi frettolosamente il cappotto e mi avviai verso la porta.
<< Shaun, fermo. Perché scappi via così dopo che ti ho aiutato? >>
Mi afferrò il braccio nel tentativo di fermarmi. Mi girai di scatto e con un gesto violento mi liberai dalla sua presa. Lo guardai con aria furiosa.
<< Chi cavolo sei? Come sai il mio nome. E non dire che sono stato io a dirtelo >>
<< Cavolo mi è sfuggito >>
<< Ti è sfuggito? Chi sei? E cosa vuoi da me? >> ero agitato sentivo la mia voce tremare. Mi ero cacciato in un guaio più grande di quello che immaginavo.
Fece un sorriso malizioso mentre si avvicinava a me. Io indietreggiai e finii per sbattere la porta. Ero con le spalle al muro, letteralmente.
<< Sarebbe stato più divertente se fossi stato tu a dirmi il tuo nome Shaun Carter. Io sono Jerald Price. >> Quel sorriso malizioso non abbandonò mai il suo volto.
<< Cosa sei uno stalker? Basta io me ne vado, non voglio rimanere un minuto di più in questa stanza con te. >>
<< TU non puoi andare VIA. >>
Disse quasi urlando spingendomi con forza sulla porta d’uscita, per poi bloccarla spingendomi contro di essa.
<< Tu. rimani.>>
Mi prese il volto tra le dita della mano destra. I nostri volti erano vicinissimi, sentivo il profumo dello shampoo che aveva usato, il suo petto nudo mi spingeva contro la porta. 
<< Non ricordi? Tu sei mio >>
Il suo sguardo mi fece raggelare il sangue. Rimasi ammutolito dalle parole di quel ragazzo.
<< Tu sei pazzo… LASCIAMI. >>
Gli urlai, cecando di liberarmi sentivo il suo respiro sul collo, il suo sguardo mi lacerava, penetrandomi l’anima. La mano che prima bloccava il mio volto inizio a scendere lungo il mio corpo, cercando di insidiarsi sotto i miei vestiti.
“No non di nuovo” pensai mentre i miei occhi iniziavano a riempirsi di lacrime.
Raccolsi tutte le mie forze e con entrambe le mani lo spinsi via lontano da me.
<< NO! >> Urlai con tutta la forza
<< Io NON sono TUO. Lasciami in pace. IDIOTA >>
Corsi fuori sbattendo la porta della stanza dietro di me. Per la seconda volta fuggivo da una stanza in lacrime, il mio cuore non poteva reggere ancora una volta, tanta brutalità. Senza guardarmi indietro mi fiondai fuori dall'Hotel e chiamai un Taxi per tornare a casa.
  
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