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Autore: Becky2000GD    07/04/2016    0 recensioni
"No one ever had much nice to say, I think they never liked you anyway."
"Nobody likes you, everyone left you, they're all out without you havin' fun."
Queste sono le frasi migliori che potrei usare per descrivere il contenuto della storia.
Disturbi mentali, stress, paranoia, depressione... possono portare a gravi conseguenze.
Si tratta di una vecchia fanfiction che scrissi tempo fa. Ve la propongo solo ora, sperando possiate trovarla interessante.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tré Cool, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 If life ain't just a joke then why am I dead?

 


 

 

27 Agosto 2013 San Francisco. Casa di Tré Cool



L'uomo dai capelli scuri gli prese una mano e la strinse tra le sue. Se la portò al viso e vi poggiò sopra le labbra, baciandola appena, in segno di affetto. Si era inginocchiato di fianco a lui e lo scrutava. Nello sguardo un misto di tenerezza e terrore. Nella gola un nodo stretto. In testa, moltissime domande senza risposta.



- Perchè?



Chiese dopo essersi fatto coraggio. La voce era sommessa.

Silenzio.



- Perchè l'hai fatto?



Balbettò di nuovo. L'altro, inginocchiato al fianco del frontman, lo avvolse in un caldo abbraccio e lo strinse più forte che poteva. Billie Joe ne approfittò, e nascose il viso nel collo di Mike. Erano entrambi davvero molto scossi a causa dell'accaduto. Tuttavia Michael sapeva benissimo che, ancora una volta, la parte della persona forte sarebbe toccata a lui. Doveva tenersi tutto dentro. Doveva andare avanti con la testa alta e il coraggio di sempre, solo per donare un po' di forza a Billie. Una lacrima salata minacciò di scivolare lungo le guance del bassista, ma egli la ricacciò subito indietro. No, non avrebbe pianto. Neanche il suo adorato amico Frank avrebbe voluto vederlo stare così male.





***





25 Agosto 2013 San Francisco. Casa di Tré Cool



-Sei il solito bastardo! Non voglio vederti mai più!

 

Gridò Rachel, mentre in fretta e furia si infilava i jeans chiari attillati e la cortissima t-shirt rosa. Le sue guance erano rosse di vergogna. La tensione era palpabile nell'aria. Ormai era chiaro ad entrambi: per la loro relazione non c'era alcun futuro.

Non che Tré ci avesse mai sperato troppo, comunque.

Meglio tardi che mai. Tanto prima o poi sarebbe finita male anche con lei, era inevitabile, pensò lui.

Se ne stava ancora steso a letto, con la bottiglia di birra in mano. Guardava la sua donna mentre si agitava, strillava e piangeva.

Rachel raccoglieva le sue cose, solo perchè era in procinto di uscire da quella casa, andarsene per non tornare più.

 Tré di situazioni simili ne aveva viste davvero tante, nella sua vita. In quasi quarantuno anni, infatti, non era mai riuscito a trovare la persona giusta per lui, neanche una donna che fosse stata in grado di sopportarlo per più di un anno al massimo. Forse, persino la sua stessa madre non lo aveva mai davvero amato.

E dire che invece lui da amore da dare ne aveva così tanto... e si impegnava veramente. Metteva sempre tutto se stesso nelle nuove relazioni. Eppure, oggi per un motivo e domani per un altro, tutti i suoi tentativi risultavano sempre patetici, vuoti e vani quando si ritrovava nuovamente a dividere il suo grande e comodo letto con il fantasma di una moglie perfetta, QUELLA moglie perfetta che era sempre e solo stato in grado di immaginare.

Certo, quando aveva sposato Lisea c'era veramente andato vicino. Il loro matrimonio era abbastanza felice, prima che lui rovinasse tutto con l'ausilio di droga e alcool.

 

L'uomo scoppiò in una fragorosa risata, attirando su di se l'attenzione della povera donna che, ancora piangente, stava infilando i sandali color argento sui suoi minuscoli piedi abbronzati.

- Cosa c'è da ridere? Trovi seriamente divertente tutto questo? Ti piace vedermi ridotta così?!

Biascicò la giovane, mentre le ennesime lacrime calde profanavano il suo viso, piccolo e leggermente allungato. Un minaccioso broncio donava a quel bel faccino angelico un aspetto incredibilmente cupo e triste. Come darle torto? Stava rompendo con il suo uomo, quello di cui s'era innamorata svariati mesi prima. Lui l'aveva tradita... come aveva potuto?

Tré scosse la testa, mentre un sorriso amaro regnava ancora sulla sua faccia. Si passò una mano tra i capelli disordinati, per poi avvicinare il collo della bottiglia alle labbra. Bevve un sorso, fissando il vuoto con gli occhi lucidi.



-Scappa via, Rachel. Vattene e non tornare mai più. Sei troppo bella e intelligente per sprecare tempo con uno come me. E sei anche giovane... goditi la vita, ma senza sprecare tempo. Trova qualcuno che ti meriti davvero.

 

Furono le parole che le rivolse, quelle con cui chiuse per sempre con quella ragazza. Parlò in un bisbiglio, quasi sottovoce... e non ebbe neppure il coraggio di guardarla per l'ultima volta negli occhi.

Rachel rimase sbigottita di fronte a un simile consiglio, si sentì ripresa da lui, come una bambina che dopo aver combinato una marachella viene sgridata da suo padre. Con tutte le sue cose dentro una borsa, la giovane se ne andò. Non una parola di più, non una parola di meno.

Però, ciò che ferì davvero Frank, fu il silenzio che prese possesso di casa sua poco dopo. Quando la porta d'entrata si chiuse, l'uomo si ritrovò nuovamente solo.

Dooder, il suo cane, lo guardava con i suoi grandi occhi color nocciola mentre se ne stava sdraiato nella morbida cuccia tonda, posizionata all'angolo della camera da letto del suo padrone. Quell'animale era l'unico a volergli davvero bene.

Con un profondo sospiro, il musicista si alzò dal letto e barcollando leggermente andò ad infilarsi sotto la doccia. Intanto, la bottiglia di birra era caduta a terra... ma era davvero importante in un simile momento? Certo che no.

L'uomo, con un minimo sforzo, girò la manopola rotonda e l'acqua calda incominciò a gocciare sul suo corpo. Si infrangeva dolcemente sulla sua pelle chiara e scivolava giù... gli sembrò quasi che si trattasse di un qualcosa di divino, in grado di redimerlo dai suoi peccati.

Appoggiò i palmi delle mani al muro, chinò la testa e fissò lo sguardo sul pavimento della doccia. Si abbandonò ai suoi pensieri, mentre altre innumerevoli gocce caddero sulle spalle, sulla schiena e sul resto del suo corpo. Iniziò a piangere: come aveva potuto ferire anche lei? Sentiva di amare davvero Rachel, eppure non era stato in grado di esserle fedele.

Prima o poi le avrei fatto male, pensò.

 

- Lei si troverà qualcuno migliore di me e sarà felice. Avrà la vita che io non ho avuto... avrà la vita che avrei voluto costruire con lei, ma al suo fianco ci sarà un altro uomo.



Balbettò sotto voce.

Aveva bisogno che qualcuno glielo dicesse, se lo meritava. Si sentiva una vera merda, ed era solo felice di farsi così del male da solo.

Immaginò Rachel che, di spalle, camminava mano nella mano con un ragazzo, un giovanotto alto, biondo e ben vestito. Le foglie, che svolazzavano attorno ai due innamorati, portavano le sfumature del sole al tramonto. Se la figurò mentre felice andava passeggio con il suo nuovo partner in un fresco pomeriggio autunnale, nel grande parco di fronte alla baia di San Francisco. Sentì persino la sua risata stupita, mentre alzava la mano indicando il Golden Gate Bridge. E dire che Frank aveva sempre amato, il modo che aveva Rachel di ridere.



-Sei solo un coglione...

 

Sbottò. Se la prese con se stesso, tanto da aver voglia di sbattere la testa contro il muro.

Aveva sbagliato, lo sapeva benissimo. Ma era stata colpa di Tré Cool. Sì, perchè Frank non avrebbe mai potuto fare una cosa simile!

Frank era l'uomo dolce e simpatico di sempre, quello che con occhi innamorati poteva fissare per ore la piccola Rachel, senza mai stancarsene. Lui era quello che aveva sempre avuto tanto bisogno d'affetto, che avrebbe dato il suo cuore per gli altri! Lo stesso uomo che alla fine rimaneva sempre scottato quando le cose finivano male.

Proprio per questo, Frank non sarebbe mai stato capace di tradire la sua ragazza: non era in grado di farle provare il dolore di una delusione. Voleva solo tenerla stretta a lui e proteggerla. Tré Cool, al contrario, era solo la rockstar senza pudore o un minimo di rispetto, quella che mandava tutti a farsi fottere senza preoccuparsi delle conseguenze.

Tré Cool era la parte peggiore di lui, ma allo stesso tempo era l'unico in grado di proteggerlo. Era la maschera sempre felice, disinibita e menefreghista che aveva creato il mito di quel personaggio.

Tré si divertiva a far soffrire gli altri, ed era sempre pronto a punire il mondo pur di dare una valvola di sfogo al dolore di Frank. Allo stesso modo, Tré era quella fottuta vocina nella sua testa che qualche sera prima, dopo il litigio con la giovane, aveva consigliato a Frank di bere fino a star male e buttarsi sulla prima delle sue amiche disposta a passare una notte con lui.



-Mi sono rovinato la vita con le mie stesse mani... ventinove anni fa mi sono creato un alterego idiota, la voce del diavolo. E quel che è peggio, è che fino ad oggi gli ho sempre e solo permesso di continuare ad avere il controllo sulla mia vita e farmi del male...



Piagnucolò ancora a voce alta. Uscì dalla doccia e si affacciò alla finestra: caspita se era alto. Chissà quanti metri lo dividevano dal suolo. Quanto ci avrebbe messo a cadere? Tornò a buttarsi sul letto e si raggomitolò proprio lì, dove solitamente dormiva la sua ormai ex ragazza. Affondò il naso nel cuscino e respirò a fondo. Sentì nuovamente il profumo buono di lei. Singhiozzava come un bambino.

Quanto avrebbe voluto accarezzare di nuovo i suoi lunghi capelli lisci e morbidi. Stava passando proprio un periodaccio: le cose con Mike e Billie non andavano tanto bene per via di qualche vecchio litigio,c'erano dissapori e incomprensioni tra loro. Si chiese se non fosse lui il problema.



"Hey Frank, ma che dici? Non puoi essere tu. Tu non sbagli mai... sei l'uomo migliore ch'io conosca. Non ti abbattere, amico. La colpa è la loro. Sono tutti sbagliati!"



Rieccola. Quella piccola, sottile e malvagia vocina...



-Stai zitto, Tré. Tu non sei niente. Tu non sai niente di me... vuoi solo rovinarmi!



Rispose Frank a voce alta, spaventato e confuso, mentre appoggiava le mani sugli occhi stanchi e arrossati. Dooder lo guardò senza capire. Con chi stava parlando? Il cane abbaiò.



" Fallo tacere. Se ci si mette anche lui, non riuscirai neanche a riposare, questa notte!"



-Non riposerò comunque, finchè resti nella mia testa. Sparisci... ti prego. Almeno oggi. Non voglio di nuovo prendere le medicine, ma finirò a doverlo fare se non mi lasci in pace.

 

Frank continuava a rispondere a voce alta, come se Tré fosse davvero lì, davanti a lui.

Ma la verità è che Tré non era poi così reale. Non fino a quel punto, almeno.

Stavano davvero interloquendo, eppure lui era solo un qualcosa di malato e immaginario nella sua testa, i pensieri cattivi cui aveva attribuito un nome ed un timbro di voce. Questa era la cosa che aveva spinto la sua psicologa a prescrivergli delle medicine, questa era la cosa che ormai spaventava chiunque conoscesse di persona il musicista.



" Oh, Frank... credevo fossimo amici. Perchè vuoi mandarmi via? Io so tutto di te... tu sai tutto di me e... accidenti, vuoi far star zitto quel dannatissimo cane?! "



Sbottò Tré Cool, sentendo Dooder insistere abbaiando e guaendo.



-Perchè tu mi fai fare delle cose orrende. Come adesso... che dovrei fare per zittire quel cucciolo?



" Non è un cucciolo, è un enorme sacco di pulci che ti porti dietro da quattro anni solo perchè eri stufo della solitudine. Mettilo in bagno. Così potremmo parlare... sai, ho dei suggerimenti per- "



-Non voglio i tuoi suggerimenti. Non voglio la tua compassione, non voglio la tua onestà, voglio solo un po' di pace nella mia testa!



Gridò sfinito.



" Ah,ah, molto spiritoso. Hai citato Lazy Bones. Amo suonare quella canzone, sai?"



-Non sei tu a suonarla, sono io. Io e io soltanto!



Dooder era sempre più spaesato e confuso. Finì per andar in bagno guaendo spaventato.

 

" Ma come! Io sono Tré Cool. Tu sei solo... Frank. Sei rimasto alle medie. Il solito imbecille che si faceva picchiare da tutti e indossava quegli osceni gilet a quadri. Quel ragazzino che si era fatto dei piercing solo per essere figo. Quello che si credeva qualcuno, quando poi dava una festa e rimaneva sempre solo. Neanche i tuoi più cari amici venivano a farti compagnia. Facevi troppa pena a tutti... io sono quello che ti ha reso grande e ti ha dato tutto questo. Io ti ho salvato! Dovresti essermi grato. Non drogarti con farmaci simili solo per farmi sparire... "

 

Frank non ce la faceva più. Stava praticamente impazzendo. L'altro continuava a parlare e parlare e parlare... non c'era modo di fermarlo.

E ciò che lo spaventava di più, era che forse Tré aveva ragione. Forse lui non era davvero nessuno. Sul lavoro un grande uomo amato da tutti da ogni parte del mondo, nella vita privata una povera bestia praticamente arrivata alla frutta. Lui era finito.

Non valeva più la pena di andar avanti così, di vivere quella vita, se ancora veramente meritava d'esser chiamata a quel modo. Si fiondò sul comodino e lo aprì con violenza. Doveva risolvere questa cosa, adesso e subito.

Afferrò da dentro il cassetto tre flaconi di plastica sottile e gialla. Il primo conteneva delle compresse di Xanax, un ansiolitico che gli era stato prescritto in seguito ad attacchi di panico piuttosto frequenti. Nel secondo invece c'erano pillole da 20 mg di Prozac, farmaco contro la depressione che la sua nuova psichiatra gli aveva immediatamente prescritto.

Sì, perchè dopo aver passato anni raccontando la sua vita ad una psicologa, lei gli aveva semplicemente allungato un biglietto da visita e consigliato di rivolgersi anche ad una psichiatra. La cosa aveva scosso non poco il povero Frank.

Infine, nell'ultimo flacone, c'era il farmaco che più amava e odiava: l'unica cosa in grado di far sparire quel dannato parassita di nome Tré Cool per almeno qualche ora.

Giusto il tempo di dormire in santa pace! Senza pensarci troppo, l'uomo aprì l'ultimo barattolino e fece cadere delle compresse sul palmo della mano.



" Non fa niente... tanto non puoi liberarti di me. Ricorda che se vuoi che io sparisca per sempre, devi morire assieme a me... ma non hai il coraggio di farla finita. Ci vediamo presto, Tesoro! "



Lo prese in giro Tré. Frank non se ne curò e mandò giù la sua medicina.

Dopo poco incominciò a sentirsi meglio. Quando finalmente furono passate diverse decine di minuti, lui tirò un sospiro di sollievo.

Guardò l'orario che indicava il suo cellulare: era ormai passata mezzanotte. Voleva solo chiamare Rachel e chiederle scusa: doveva raccontarle tutto, farle sapere di Tré Cool, di come lo trattava, di cosa lo costringeva a fare, dei medicinali e degli esperti che lo seguivano ormai da diverso tempo. Forse non avrebbe ottenuto di riavere la ragazza nuovamente al suo fianco, ma voleva almeno essere perdonato. Non fece neppure in tempo a fare un tentativo di chiamarla che il suo cellulare vibrò per bene due volte. Con aria curiosa e speranzosa, Frank allungò la mano tremante verso l'oggetto tecnologico: poteva forse essere proprio lei? Un enorme sorriso apparve sul volto dell'uomo. Lupus in fabula, pensò. Era l'unica espressione latina che conosceva, dopo carpe diem.



Desideroso di leggere i messaggi di lei, Frank cliccò sull'icona della chat. Lesse il testo del messaggio:

 

 

 

Volevo solo restituirti il favore. Sappi che non ti ho mai amato. Come potevo? Hai vent'anni più di me! Sei vecchio. Non sei interessante e come se non bastasse sei un perfetto idiota. Ero solo interessata ai tuoi soldi... onestamente non pensavo ci saresti caduto così facilmente, credo di aver sopravvalutato la tua intelligenza. Ma proprio non mi va giù d'esser stata tradita da uno come te. Goditi il video, Tesoro.

 

 

 

Sbiancò all'istante quando si rese conto di ciò che lei aveva scritto... ma, nonostante avesse anche capito cosa il video mostrava, volle essere ingenuo fino alla fine. Lo aprì e lo guardò.

Lacrime copiose iniziarono a scendere sulle sue guance, mentre quasi non era più in grado di respirare. Il cuore incominciò una dura lotta contro la gabbia toracica: palpitava fin troppo in fretta, tanto da permettergli di udire il battito cardiaco.

Il video durava cinque minuti e mostrava Rachel a letto con un altro uomo.

A prescindere dal grande dolore, tenne gli occhi fissi sullo schermo fino alla fine. Guardò tutto con lo sguardo spaventato e pentito.

 

È tutta colpa tua, pensò. Sei stato stupido ed ingenuo fin dall'inizio. Ma forse se non l'avessi tradita non avresti mai scoperto la verità su di lei. Tu le hai fatto questo e lei ora l'ha fatto a te, si disse nuovamente.

 

Era così buono ed innamorato da esser in grado di giustificarla persino dopo aver saputo tutto. Iniziò ad avventarsi sugli oggetti, a rompere tutto ciò che gli capitava a tiro.

Era infuriato, distrutto, arrabbiato. Gli faceva tutto male, era stanco.

Eppure, ciò che gli procurava il dolore peggiore era proprio il cuore. Continuava ad avere un ritmo troppo veloce, per quanto ancora avrebbe potuto sostenerlo?

Un attacco di panico piuttosto violento si era impadronito di lui. Frank stava dando di matto: piangeva, urlava e buttava tutto per terra. Dooder continuava a guaire, il suo stesso padrone ormai lo spaventava.



-La mia vita è finita... non ha più senso continuare così. Basta, basta, basta... non ce la faccio più. Voglio solo pace e silenzio intorno a me, solo questo!



Gridò con le mani premute sugli occhi. Ebbe quasi il desiderio di infilare le dita nelle due cavità e strapparsi via i bulbi oculari. Era troppo stanco, la realtà lo disgustava. O meglio, la sua realtà lo disgustava. Gli faceva del male. Non poteva crescere i suoi due figli come voleva, stava perdendo tutti i suoi amici e la vita sentimentale era sempre più una merda! Aveva sbagliato tutto nella vita e le poche cose buone che aveva fatto gli erano state tolte o stavano probabilmente per fare una brutta fine.



" La fine giunge per tutto Frank, ricordatelo. Niente è stato costruito per durare, lo avete detto anche voi in una delle vostre canzoni, te lo ricordi? "



La vocina squillante di Tré tornò nella testa del povero malcapitato.



-N-no... basta. È un incubo! Non eri mai riuscito a tornare dopo che avevo assunto i farmaci! Dio, no...

Frank cadde in ginocchio, stanco ormai anche di piangere e dimenarsi.

 

" C'è una prima volta per tutto, mio dolce e stupido amico! E non chiamare Dio... lui ti ha abbandonato tanto tempo fa. Sei troppo inutile... non valeva la pena di perdere tempo con uno come te! "



Mentre Tré continuava ad inferire, Frank singhiozzava in silenzio. Ormai si era arreso. Completamente arreso.



" Ora che sai come stanno le cose, comunque, credo sia giunto il momento di fare il grande passo. Ti lascio scegliere, Frank: o sparisci per sempre e lasci a me il controllo di tutta la tua vita... oppure ti fai un bel cocktail con tutti quei farmaci lasciando i flaconi vuoti e la fai finita. Decidi tu. Io avrò comunque vinto... "



Ridacchiò l'alterego. Frank sorrise amaramente.



-Preferisco ammazzarmi. Facciamola finita... vedi Tré, io sarò anche lo schifo che descrivi, ma non ti darò la soddisfazione di prenderti tutto di me. No... questo mai.



" Pff ... sei solo un debole che crede di fare l'eroe. Come ti pare. Almeno un parassita come te sparirà da questo pianeta. Peccato, ti avrei fatto vivere alla grande..."



Piagnucolò Tré Cool.



-No. Sei tu il parassita ... addio Tré. Non mi mancherai.

 

Tré non rispose.

 

Frank non fece altro che svuotare i flaconi, tutti e tre, uno dopo l'altro. Non aveva pentimento nè esitazione. Tremava, ma solo per via della stanchezza e della rabbia.

Si stese sul letto, aspettando semplicemente la fine.

Ripensò ai suoi figli, a Billie e Mike, ai suoi genitori, a sua sorella Lori... tutte persone che aveva amato. Tutte persone di cui avrebbe sentito la mancanza.

Non sapeva dove sarebbe finito dopo la morte, sentiva solo che non poteva essere neanche lontanamente peggio del mondo terreno. In poco tempo incominciò a sudare davvero tanto, mentre il cuore accellerava sempre di più senza accennare a fermarsi.

Portò una mano sul petto e lo sentì battere in modo quasi disperato. Tolse la maglia che si era infilato dopo la doccia.

Gli mancava il respiro. Ansimava in cerca di un po' di ossigeno.

Tentò di camminare un po' in giro per la stanza, quando inciampò e cadde a terra, sbattendo violentemente il viso. Sangue caldo e appiccicoso prese a gocciare sul pavimento di legno.

Si tirò su a fatica e si affacciò alla finestra. Cercò ancora di respirare. Poi guardò giù: perchè non provare? Volare gli sarebbe sempre piaciuto! Come a tutti, del resto. Il sogno proibito dell'umanità intera...

 

Provò della vera paura, mentre un venticello fresco gli accarezzò appena le guance. Gli venne un dubbio e per un attimo non seppe come fare. Quale padre responsabile si sarebbe suicidato lasciandosi cadere da un'altezza di almeno 25 metri?

Sorrise amaramente.

Sarebbe morto comunque ormai... la cosa stupida l'aveva già fatta. O forse stava ancora aspettando che qualcuno lo salvasse? No, certo che no.

È proprio perchè sono diventato responsabile che ho fatto tutto ciò. Chi mi vuole bene non merita di soffrire, pensò. Così, si lasciò semplicemente andare... la morte stava per portarselo via, il cuore era in procinto di cedere. Un volo dalla finestra non avrebbe fatto altro che alleviargli un poco le sofferenze.

In pochi attimi toccò il suolo. Finì per sbattere molto forte la testa. L'unico risultato della violenta botta fu una pioggia di sangue che si proiettò in schizzi scarlatti sulla miriade di ciuffi d'erba verdi circostanti, che componevano l'immenso prato intorno alla villa di Frank.

I grandi occhi azzurri rimasero fissi ed immobili sull'infinito cielo stellato. Erano vitrei.

L'uomo aveva cessato di respirare un solo istante prima di sentire la fredda terra sotto di lui. Il cuore lo aveva abbandonato nel momento giusto, probabilmente non aveva neanche fatto in tempo a sentire il dolore del colpo finale.

Così se ne andò uno dei più grandi musicisti che il mondo abbia mai avuto l'onore di conoscere. Il suo corpo restò abbandonato nel giardino davanti casa, nel buio della notte. Un dolce venticello smuoveva un poco le fronde degli alberi, creando una dolce musica.

Potremmo quasi paragonare quel flebile rumore a un omaggio che la natura decise di fare al batterista. Dooder iniziò ad abbaiare e continuò per ore. Anche lui aveva capito cosa era successo. I suoi guaiti tentarono di attirare l'attenzione di Frank, nella vana speranza che l'uomo non se ne fosse già andato. Ma lui non si svegliò, non lo avrebbe più fatto.





***





Il corpo senza vita di Frank Edwin Wright rimase lì, nel medesimo posto dove era caduto, 27 Agosto 2013. Doveva essere morto verso le due del 26 agosto.

Michael Ryan Pritchard e Billie Joe Armstrong, amici storici e colleghi di Frank, andarono a casa sua per controllare la situazione: non era da lui non rispondere alle telefonate e non andare al lavoro per due giorni di fila. Non appena capirono cosa era successo avvertirono le autorità competenti. Il loro amico se ne era andato per sempre, ma il peggio fu scoprire le motivazioni che lo avevano spinto al suicidio. Loro sapevano di Tré Cool, delle medicine e di tutto quanto... però, ciò che Rachel aveva fatto era stato davvero troppo.



-Qualcuno tanto sensibile quanto lui non doveva subire qualcosa del genere... io credo che fosse una brava persona, nonostante tutto.



Disse Billie Joe dopo il funerale dell'amico, avvenuto due giorni dopo il ritrovamento del cadavere. Mike si limitò ad abbracciarlo.



-Questo mondo non è fatto per un uomo tanto dolce come Frank... sono sicuro che ora è in un posto migliore.
   
 
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