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Autore: Tinucha    08/04/2016    1 recensioni
Guardai Violetta sorridere verso il suo sposo ed in quel momento rividi me e Martina. Sembravano essersi persi l'uno nell'altro, in un mondo in cui non esisteva nessuno se non loro. Sorrisi scuotendo il capo ed attirando a me la mia regina. Tutti i nostri trascorsi mi passarono davanti come un lampo. Un attimo fuggente. Rafforzai la presa senza più liberarla. Questa donna era mia. E nonostante avrei dovuto condividerla con qualcun altro anche Violetta lo era.
[..]
Questo è il sequel di "A me basta il tuo amore"
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ma Sire, questo sarà uno scandalo per Voi e la Vostra famiglia. >> commentò il mio consigliere alternando lo sguardo tra me e la mia bellissima moglie taciturna. << Mia figlia non ha fatto nessun errore, nessuno scandalo. Si è solo lasciata amare, dannazione! Non permetterò che le succeda ciò che accade nel nostro mondo, non sceglierò l'uomo che deve amare. Mia figlia avrà la felicità che merita, avrà l'uomo che desidera. Non le imporrò niente. E non ammetto repliche su questo. >> << Ma.. >> << So che le donne dovrebbero tacere, ma io sono troppo coinvolta in questa faccenda per starmene in silenzio. Io ho avuto una possibilità stupenda grazie a mio zio Ezequiel, ho sposato l'uomo che amavo, e si..non mi sono donata prima del matrimonio. Ma giorno in più, giorno in meno che cambia? Che cambia se due ragazzi si amano in quella maniera smisurata? Leon sposerà mia figlia e la renderà felice. Leon le ha già donato un erede. Leon è perfetto per lei se le accende gli occhi e i sorrisi sulle labbra. >> con una mano andai in cerca della sua, e gliela strinsi così forte quasi fino a farle male. << La Mia Regina ha ragione. Quindi adesso vorrei che tu ti ritirassi Joaquin. >> l'uomo annuì scomparendo dietro la porta del castello ed io seduto sul trono con affianco quella splendida creatura che da oramai 18 anni era mia moglie, sorrisi. << Hai la lingua biforcuta, piccola. >> sussurrai roco sicuro che questo avrebbe risvegliato i suoi bollenti spiriti, così come per me. Avvampò di colpo evitando il mio sguardo. << Sei nel tuo regno, Jorge. Non possiamo amarci in 'questa' stanza. >> << Il regno è il nostro, Martina. Ed io ho bisogno di affondare in te ogni minuto. In questa stanza anche, quando apri bocca, quando rimani zitta ed obbediente, quando alzi gli occhi al cielo in quel modo ineducato. >> si guardò attorno arrossendo ed io capii che stesse per dire qualcosa di 'sporco' o giù di lì. << Stanotte Mio Re. Stanotte mi potrai possedere in questa stanza. Su queste sedie, se lo vorrai. Al buio come due ingenui ragazzini. >> sorrisi << Lo vorrò Signora Blanco. Preparati ad essere ancora mia, stanotte. Preparati ad essere riempita. Qui. In questa stanza, tanto da non potermi più guardare in viso o guardare altre persone per il troppo imbarazzo quando sarai qui dentro. >> ad interromperci fu un bussare insistente alla porta. << Avanti. >> alzai gli occhi al cielo, stufo di essere interrotto in momenti così intimi. Nostra figlia con una lentezza innata ed il capo chino attraversò lo spazio che ci divideva senza raggiungerci. << Padre, madre siete arrabbiati con me? >> la guardai attentamente, la gravidanza la rendeva ancora più bella di quel che era, il viso leggermente più tondo e colorito. Gli occhi luminosi. << No, Violetta certo che no. >> << Mi odiate? >> << Come potremmo? Qual è stato il tuo peccato, figlia? Amare? Amare non è mai un peccato. >> sussurrò Tini ricevendo segni di approvazione da parte mia, lo sguardo della mia bambina cresciuta si posò finalmente su di noi. << Dite sul serio? >> ci guardammo in viso per pochi secondi. Mi persi negli occhi di Martina per poi sorridere a Violetta. << Vieni qui, bambina. >> con una mano indicai le mie gambe e lei senza indugiare ci si adagiò. << Dov'è Leon? >> << È qui fuori. Pronto a tutto, anche al finimondo. Ma vuole sposarmi, entro il sorgere dell'alba. >> mi voltai verso la mia regina che batteva le mani come una bambina che aveva appena ricevuto il suo giocattolo. << Fallo entrare. >> con uno scattò abbandonò le mie gambe e corse fuori, ritornando (mano nella mano), pochi attimi dopo con l'uomo che l'aveva amata e resa donna. Leon si inchinò ed io scossi il capo facendo segno con le mani di non farlo. << Re Jorge, Regina Martina. >> lo fece comunque, forse per rispetto, forse per educazione ma lo fece. << Sono qui per chiedere in moglie Violetta e non andrò via di qui fino a quando le mie preghiere non saranno esaudite. >> << Avrete mia figlia, perché mi rendo conto che l'amate con ogni singola fibra del vostro corpo. >> il ragazzo alto e con le spalle larghe annuì visibilmente sorpreso da cotanta facilità. << Prima voglio sapere perché l'amate. >> sussurrai alzandomi dal mio trono. << Seguitemi. >> avanzando fuori da quella stanza e fuori dal castello avvertii i passi pesanti di quel ragazzo che stette al mio passo. << Allora?! >> << Voglio farvi io una domanda Sire. Come si può non amare vostra figlia? Gli occhi perennemente illuminati, il sorriso vivo ed acceso come il suo sguardo, il carattere forte e deciso, la purezza e bellezza innata, l'ingenuità e bontà infinita. Vostra figlia è uno splendore. Un sole. È stata con me nei momenti migliori, poi mi sono reso conto che erano i momenti che erano stati resi migliori dalla sua presenza. C'è stata nei peggiori, nonostante le dicerie, le chiacchiere argute e spregevoli in paese non mi ha mai lasciato. Ci siamo innamorati come due bambini per gioco. Solo che ad un certo punto il gioco si è fatto più pericoloso diventando reale, vivo e spaventandoci. Amo vostra figlia e fosse per me la sposerei ogni singola ora di vita, perché nel mio mondo caduto a pezzi lei ha restaurato tutto. Con calma e pazienza, con quella sua solita purezza. È la mia restauratrice, non posso non amarla. >> << Astuto. >> sorrisi flebilmente portando le mie mani ad incrociarsi alle mie spalle. << Mi ricordi me alla tua età ragazzo. Quella donna che mi affianca ogni giorno di vita, quella donna che vedi seduta vicino al mio trono è stata la prima a farmi perdere la testa. In tutti i sensi o quasi. Per sposarla ho dovuto dimostrarle il mio amore, io che non ero stato capace di dimostrarlo ai mio genitori avrei dovuto farlo con lei. C'è riuscita mio caro. Mi ha strappato il cuore. E sai che ha fatto, dopo? >> scosse il capo curioso invitandomi a continuare. << Ha fatto lo stesso con il suo e li ha scambiati. Ora il mio cuore le appartiene, ma a me appartiene il suo. >> sorrisi ancora guardando il lungo viale bagnato e scivoloso. << Ahimè le malelingue esistono ancora qui nella nostra epoca. E credo esisteranno sempre, ma non importa. Se ami mia figlia e sei disposto a tutto per averla, sposala ora. >> inutile dire che a quel mio incoraggiamento il ragazzo allargò il suo sorriso promettendomi che l'avrebbe sempre amata e rispettata. Ed onorata. Inutile che quel giorno stesso quei due ragazzi innamorati convogliarono a nozze. Inutile dire che Martina al mio fianco pianse milioni di lacrime. Perché da quel giorno in poi avremmo dovuto condividere la nostra bambina con qualcun altro. Anche i suoi fratelli sembrarono gelosi. Anche Francisco, oramai sposato con la bellissima Mercedes, la guardava in quel modo. Eravamo sempre stato una famiglia unita. E questo lo dovevamo soprattutto a Martina che ci aveva insegnato tanto. Umiltà. Dolcezza. E amore. Bastava questo nel suo mondo. Ed anche nel nostro.


I miei occhi scintillarono quando, dopo aver salutato i nostri restanti eredi con un bacio della buonanotte e dopo averli rimboccato le coperte, catturai la mano di Martina sorridendole. Potei avvertire tutti i suoi muscoli contrarsi ed il chiarore e liquido nei suoi occhi espandersi. La guidai silenziosamente fino alla nostra "sala", era tutto buio, leggermente illuminato dalla luna. Un'atmosfera perfetta. Il suo profilo perfetto. Gli angoli della bocca leggermente alzati, i capelli legati in una rigida acconciatura, le labbra semichiuse. << Credi che dovremmo farlo nel nostro..? >> scossi il capo vigorosamente. Nuove esperienze, avevamo bisogno di quello. La sua voce era debole ed incrinata. Stringendo la sua mano indicai la sedia del mio trono e mi ci sedetti sopra. << Voglio Prenderti qui, piccola. >> << Ma-ma non dovremmo essere.. St-stesi? Cioè tu-tu su di me ed io sot.. >> << No. Stanotte guideremo insieme il ritmo delle nostre spinte, del nostro amore, dei nostri battiti. >> Non riuscii a trattenermi da guardare il suo splendido viso. << Sciogliti i capelli. >> le ordinai dolcemente. Le sue mani gracili si posarono sui quei fermagli inutili liberando le sue ciocche ribelli ed impetuose. Mi sporsi verso di lei. << Avvicinati. >> con le mani sistemai i suoi capelli. Il suo viso magro e giovane, come il giorno in cui l'avevo conosciuta. Senza timore l'attirai a me facendola sedere sulle mie gambe. Le sorrisi piano catturando le sue labbra in un dolce e lento bacio. Uno di quei baci e tocchi delicati. Capace di smuoverti tutto dentro. Le mie mani carezzarono piano le sue gambe fino a risalire alla scollatura del suo ampio vestito. Non avevamo tempo da perdere, quel luogo era tanto sicuro quanto rischioso. Carezzai piano il suo petto, scoprendolo attraverso la scollatura. Con i pollici tracciai ogni angolo di quella pelle così morbida, scendendo a lambirla di baci con le mie labbra. La sentii tremare e lamentarsi e con un sorrisetto abbastanza sfacciato, risalii baciando il suo splendido collo e raggiungendo il lobo del suo orecchio. << Ssh, fa silenzio, amore. >> quando infilai una mano al di sotto delle sue vesti carezzandole le cosce e risalendo verso l'alto, mi accorsi che era completamente, totalmente nuda. Sgranai gli occhi, incontrando i suoi. << Mi sono portata avanti, mio Re. >> scossi il capo per metà divertito e per metà arrabbiato. << Sarai punita per questo. >> soffiai sulle sue labbra sussurrando e facendola mugugnare. Con una mossa veloce abbassai i miei calzoni e la sollevai facendola scendere su di me lentamente. Molto lentamente. Odiosamente lentamente. Sorrisi alla sua espressione sofferente quanto la mia e la risollevai, svuotandola completamente. Un'espressione truce si dipinse sul suo volto già arrossito. Sorrisi sfacciatamente e con un colpo secco e brusco la penetrai. Aprì la bocca di scatto, sorpresa da tanta irruenza. << È la tua punizione, piccola. Non avresti dovuto farlo. Non devi mai disobbedirmi. >> ansimai ripetendo le stesse mosse. Svuotarla e riempirla in quel modo dannatamente irruente e brusco. Un colpo secco da toglierle il fiato, all'ennesima spinta, fu lei a sorridere sfacciata e leggermente fiacca facendo roteare i fianchi. Boccheggiai in cerca d'aria e le iridi dei nostri occhi si allargarono a grandezza inumana. << Punirmi? Vuoi punirmi? >> sussurrò roca contro le mie labbra per poi avventurarcisi contro e cominciare a muoversi su di me. << Nessuno può controllarmi, Jorge. Nemmeno tu. >> sussurrò spingendo la testa all'indietro. Una bellezza disarmante. La sua mascella ben disegnata, i suoi lineamenti perfetti, la sua bocca piena e rosea, schiusa ed ansimante, i suoi occhi stretti come presi da una morsa. Potevo quasi avvertire il contorcersi del suo stomaco con il mio formicolare. Seguii le sue stesse mosse rimanendo ancora fermo e spingendo il capo all'indietro contro il mio trono. Imprevedibilmente i miei fianchi si mossero, alzandosi dal trono e correndo incontro alle sue anche. Boccheggiamo entrambi stanchi ed affiatati come non mai. << Ci siamo quasi, mia regina. >> soffiai muovendomi contro di lei ed acchiappandole la testa riuscii a strapparle altri mille baci e mille gemiti. Le sue mani si attorcigliarono intorno al mio collo per poi infilarsi tra i miei capelli, mentre le nostre labbra si saziavano di baci ed i nostri corpi di un'unione mai esistita. Con una spinta più forte delle altre raggiungemmo entrambi il punto di non ritorno, crollando esausti. Rimasi fermo in lei non so quanto altro tempo. Ma era lì che volevo e dovevo stare. Ci sorridemmo debolmente continuando a baciarci e ad amarci quella notte, poi sistemando il suo vestito e rialzandomi i calzoni, la presi in braccio decisamente sfinita per riportarla nel nostro letto caldo, al mio fianco.

9 mesi dopo diventammo nonni di un bellissimo bambino di nome Ruggero. I nostri figli crebbero ancora circondati dall'amore e dalla magia, e lo stesso valse per il nostro nipotino. Io e Tini invecchiammo continuando ad amarci. Perché anche se stavamo invecchiando questo non voleva dire che avremmo dovuto smettere di farlo. Mercedes e Xabiani coronarono finalmente il loro sogno d'amore e non non potemmo che essere felici, finalmente tutto andò per il verso giusto. I nostri Mechiani liberi di stare insieme, i nostri bambini uniti come sempre ed io e la mia regina più innamorati che mai.
   
 
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