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Autore: Zoraya    08/04/2016    1 recensioni
"Tu non stavi ancora con James, anzi, dicevi di odiarlo, ma ti posso assicurare che non era vero neanche in quel momento. Tu non lo odiavi, probabilmente non lo avevi mai odiato. Anche mamma e papà si sono accorti che ti comportavi in maniera diversa con lui, eri più aggressiva, come se volessi mandarlo via. Da quando sia io che il tuo amico di infanzia ti avevamo traditi, avevi deciso di chiuderti in te stessa, di lasciare tutti fuori e James ti spaventava perché lui- ed era dannatamente evidente!- era già entrato. Sì, lui era parte di te e tu eri parte di lui. Quando guardavi il suo amico non avevi lo stesso scintillio negli occhi, non avevi quell’espressione e non ti illuminavi. Nel bene o nel male, James ti aveva conquistata e non potrò mai dimenticare i suoi occhi su di te. Ti guardava come se fossi l’unica cosa importante, come se tutt’intorno ci fosse il deserto. "
Sono i pensieri e le parole di Petunia nel momento in cui deve lasciare la sua casa, all'inizio di "Harry Potter e i Doni della Morte".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Petunia Dursley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ripenso a quando mi è arrivata quella lettera, a quando l’ho stretta, cercando di capire il senso di quelle poche frasi vergate dalla mano del preside della tua scuola. All’epoca non capivo e non capisco neanche ora. Non riuscivo ad immaginarlo, ad immaginarti. Come era possibile? Come è possibile? Perché tuo figlio è qui? Che significa? Ora come allora è tutto così strano. E’ come se stesse accadendo a qualcun altro, qualcuno che non sono io. E vorrei averti qui, tu sapresti cosa fare. Tu eri la più forte, tra di noi. Ma tu non ci sei da anni e io mi ritrovo a pensare sempre più spesso a te e al tuo funerale.
Era un giorno di novembre, uno di quelli che ti piacevano tanto, con il cielo azzurro e il vento freddo. Non so perché, ma avevo deciso che dovevo esserci, almeno quel giorno. Solo che non ho detto niente a nessuno e ho lasciato i bambini a mio marito con una scusa. Lui non lo sa, mi urlerebbe contro perfino ora se lo scoprisse! C’era il sole, un sole freddo che inondava totalmente la tua bara chiusa e tutte le persone che erano lì, tutte in lacrime che aspettavano che venissi calata nella tomba appena scavata insieme a tuo marito. Era tutto così sbagliato, il mio vestito nero, le due lettere che stringevo, una mia e una di Silente, le lacrime, il sacerdote e quel sole, quel dannato sole! Quel giorno avrei voluto che scomparisse perché non poteva continuare ad illuminare un mondo in cui tu non c’eri. In quel momento ripensavo a tutto quello che ti avevo detto, a tutto quello che avevamo fatto e che avrei voluto fare con te e a quella parola, quella singola parola che mi era sfuggita in preda all’ira e alla gelosia: “mostro”. Mi sono odiata e mi odio tutt’ora. E’ stata colpa mia, solo colpa mia! Sono io il mostro Lily, lo sono sempre stata. E quel giorno un milione di parole diverse mi passavano nella testa, un milione di possibili scenari futuri mi si aprivano davanti. Se solo fossi stata meno orgogliosa e più sincera, ora non mi sentirei così. Oh, Lily! Tu non lo sai e non lo saprai mai, ma io ti avevo scritto una lettera, il giorno in cui sei morta. Volevo spedirtela, ma non sapevo come fare e allora l’avevo nascosta. Volevo invitarti a casa, volevo riallacciare i rapporti, ero pronta a tutto pur di riaverti con me, perché mi sentivo così sola, perché eri e sei mia sorella. Nessuna parola era in grado di descriverti, ma quel prete continuava a parlare e a descrivere te e tuo marito con parole vuote e di circostanza. Frasi come “lei era dolce e buona, una brillante studentessa e una brava madre” o “lui era coraggioso e gentile, un marito ed un padre esemplare” o ancora “il vuoto che lasceranno sarà incolmabile” mi rimbalzavano nel cervello, insieme alle immagini di una vita che io non avevo visto. Come era stata la tua vita, Lily? Cosa avevi fatto? E tuo marito, il tuo James, com’è stato con te? Io ricordo di averlo visto solo una volta, a Londra, durante le vacanze estive. Ti ricordi? Eravamo tutti e quattro insieme e ad un tratto tu sei stata fermata da due ragazzi bellissimi ed io ti ho invidiata di nuovo, perché loro non mi avevano neanche guardata e si erano subito rivolti a te. Poi ho capito che vi conoscevate già. Tu non stavi ancora con James, anzi, dicevi di odiarlo, ma ti posso assicurare che non era vero neanche in quel momento. Tu non lo odiavi, probabilmente non lo avevi mai odiato. Anche mamma e papà si sono accorti che ti comportavi in maniera diversa con lui, eri più aggressiva, come se volessi mandarlo via. Da quando sia io che il tuo amico di infanzia ti avevamo traditi, avevi deciso di chiuderti in te stessa, di lasciare tutti fuori e James ti spaventava perché lui- ed era dannatamente evidente!- era già entrato. Sì, lui era parte di te e tu eri parte di lui. Quando guardavi il suo amico non avevi lo stesso scintillio negli occhi, non avevi quell’espressione e non ti illuminavi. Nel bene o nel male, James ti aveva conquistata e non potrò mai dimenticare i suoi occhi su di te. Ti guardava come se fossi l’unica cosa importante, come se tutt’intorno ci fosse il deserto. Esistevi solo tu, per lui e potevo quasi vedere il suo cuore battere furiosamente solo quando parlava con te. E mi sono detta che dovevi essere proprio cieca e stupida per non accorgerti di qualcosa di così evidente. Ma, d’altronde tu non ti eri mai accorta neanche che quel Piton era innamorato di te. Ed era strano vedere quei due diversi tipi d’amore: l’amore di James era luminoso come un sole ed era l’amore di chi è pronto a lottare pur di conquistarti, l’amore di Piton si alimentava del segreto e delle tenebre, era venerazione e rassegnazione. E tu hai scelto il sole alle tenebre, hai scelto di stare con colui che sapevi non ti avrebbe mai tradita, non avrebbe mai rinunciato a te per nessun motivo al mondo. E ti sei realmente innamorata della persona giusta, Lily, perché lui non ti ha mai tradita e ti ha seguita persino nella morte.
 Al tuo funerale, Lily, sono venuta per chiederti scusa, al tuo funerale mi sono resa conto che le parole della lettera erano dannatamente vere e che tu e James non sareste più tornati. Al tuo funerale mi sono resa conto che la vita è crudele, perché ti ha portato via da me proprio quando volevo sistemare tutto, proprio quando ero disposta a perdonare e ad andare avanti. Nessuno voleva darmi la possibilità di redimermi, nessuno voleva vedermi felice. Ero così stanca, Lily, così disperata! Non so perché, ma mi sono avvicinata a te, proprio quando ti avevano calato nella tomba, insieme a James e ho lasciato cadere lì la mia lettera, quella che tu non avevi potuto leggere. Ed è stato lì che ho deciso che la sorella di Lily Evans in Potter era morta.
A distanza di anni e in questa macchina diretta chissà dove ho capito che la sorella di Lily Evans non era mai morta, era solo stata sepolta dentro di me. Ed è ora che mi rendo conto che la vita una possibilità di redimermi me l’aveva data, ma io non l’aveva colta, non avevo capito che tuo figlio, sì, il tuo Harry, era la mia speranza. Lui è come te, Lily! E’ forte e coraggioso e ha dovuto sopportare così tanto. Eppure ora è lui che salverà tutti i Babbani come me, anche se io ho fatto quello che ho fatto. Ho scritto un’altra lettera e questa non finirà in una tomba. E’ una lettera per te e per Harry, la riceverà quando tutto sarà finito e attraverso di lui, potrai leggerla anche tu, sorella cara. O almeno lo spero. E ti chiedo un ultimo favore, anche se non me lo merito: perdonami, Lily, perdonami per tutto e proteggi mio figlio da tutto, lui è l’unica cosa che mi resta e tuo figlio l’ha già salvato una volta. Sii il suo angelo e aiutalo a sopportare il suo senso di colpa. Il mio deve restare con me in eterno perché è l’unica cosa che mi permette di ricordare te.
 
Dieci anni dopo…
Una lettera era arrivata a casa Potter, con la posta Babbana. Ginny Weasley in Potter se la rigirava sorpresa tra le dita. Era indirizzata al signor Potter e veniva dall’America.
-Harry! E’ arrivata una lettera per te- disse al marito, entrando in casa e poggiandola sul tavolo. Suo marito apparve qualche minuto dopo, con i loro due figli piccoli in braccio. James stava raccontando le sue avventure al padre con una vocina buffa e Harry rideva. Anche a Ginny sfuggì un sorriso quando li vide entrare.
-Chi la manda?- chiese il marito sedendosi e mettendo per terra James e Albus.
-Non lo so, ma viene dall’America- rispose la donna. Harry, sempre più curioso, si accinse ad aprire la lettera, quando riconobbe la scrittura.
-Ti dispiace se la leggo di là?- chiese e, al cenno di diniego della moglie, uscì dalla cucina. Il suo primo impulso era stato quello di accendere il fuoco e gettarla lì dentro, ma poi si era fermato e, sospirando, aveva aperto la misteriosa missiva.
 
Caro Harry,
non distruggere la lettera, per favore, anche se non posso biasimarti se vorrai farlo. Io non sono stata certo la migliore delle zie, anzi, tutt’altro, e anche ora ho dimenticato la normale cortesia, ma lasciami continuare, ti prego. Prima di partire avevo scritto una lettera per te e la mia intenzione era quella di lasciartela, ma poi non ne ho avuto il coraggio. Quella lettera è stata con me per dieci anni e a furia di rileggerla l’avevo quasi distrutta. Tuttavia le parole che avevo usato mi rimbombano ancora in testa. Harry, io vorrei scusarmi con te per tutto, per non averti trattato come meritavi, per averti impedito di essere quello che sei. Con te ho fatto gli stessi errori che avevo fatto con tua madre. Mi dispiace tanto non essere stata il tuo punto di riferimento da bambino, mi dispiace non aver curato le tue ferite e non averti dato affetto. Ogni giorno che passa me ne pento sempre si più. Io non sono come mia sorella, lei non avrebbe mai fatto quello che ho fatto io, lei si sarebbe preso cura di Dudley e non gli avrebbe fatto mai mancare nulla. Io sono solo una donna rancorosa, orgogliosa e invidiosa. Sì, Harry, ti invidiavo, perché tu avevi la magia, che io desideravo così tanto. Tu eri come lei, amato da tutti e stimato ed eri anche un mago. Ed io, invece, cosa avevo io? Ero una donna normale che viveva in una casa normale e che non era apprezzata da nessuno. Io volevo essere speciale non normale. Ma quella speciale era Lily e non soltanto perché era una strega. Lei era una donna straordinaria, era forte, bella e coraggiosa, lei era tutto quello che io non ero e che avrei voluto essere. Avrei dovuto raccontarti prima di tua madre, me ne rendo conto, ma se non ti dispiace vorrei farlo ora. Lily era mia sorella, la mia stramba sorella con gli occhi più belli che avessi mai visto, che quando si agitava parlava così velocemente che nessuno riusciva a seguirla. Tu non lo sai, perché nessuna foto può renderle giustizia, ma aveva dei capelli che sembravano dotati di vita propria. Lei era il fuoco. E non è una metafora, era davvero fuoco. Sprizzava vitalità ed allegria da tutti i pori e brillava, brillava come una stella. Ogni suo sorriso illuminava la stanza in cui si trovava e lei non sembrava neanche accorgersene. Eravamo inseparabili, ma poi mi sono sentita tradita da lei, anche se lei non lo aveva fatto. Se ne sarebbe andata, Harry, verso la sua scuola, lì dove io non potevo stare, lì dove sarebbe diventata una donna meravigliosa. Poteva scappare, mia sorella, poteva lasciare tutto, tuo padre era ricco ed era anche un mago da innumerevoli generazioni. Ma lei decise di restare a combattere, decise di abbattere tutti i pregiudizi di cui era bersaglio a casa e a scuola. Di tuo padre, non so dirti. L’ho visto una sola volta, ma mi è bastata per vedere il suo amore per mia sorella. Lui l’amava come non ho mai visto prima amare e vorrei poter dire che tuo zio mi ama alla stessa maniera, ma non ne sono sicura. Tuo padre, invece, non diceva nulla, ma si capiva dai suoi gesti che l’amava, sembrava muoversi e respirare solo grazie a lei. Io vorrei dirti che non sono la donna che hai conosciuto, che ho finto di essere così, ma non è vero. Io sono anche quella persona e mi vergogno a dirlo. Io sono Petunia Dursley e Petunia Evans, anche se tu hai conosciuto solo la prima. Questa mia lettera non è un modo per chiederti perdono, non lo merito, ma è un modo per cercare di farti capire che, anche se non l’ho mai detto e non l’ho mai dimostrato, io ti voglio bene e sono stata in pensiero per te. Tu sei l’ultima cosa che mi rimane di lei, della mia piccola e stramba sorella che non sono riuscita a salutare. Io la rivedo in te, in ogni tuo gesto c’è una parte di lei e tu sei speciale quanto lo era tua madre. Grazie a te mi sono ricordata di avere anche io un po’ di magia: l’amore, quell’amore che lei mi ha sempre dato. Ti ammiro tanto, Harry Potter e spero che tu sia felice.
Con affetto,
                                                                                         Petunia Evans in Dursley.
 
 
Harry si asciugò una lacrima che gli era scesa lungo la guancia e sorrise, tirando fuori una foto e un biglietto dalla busta. La foto era babbana e ritraeva due bambine abbracciate che sorridevano. Dietro, sua zia aveva scritto “Ricorda, Harry: ‘L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte’”. Un’altra lacrima scese silenziosa, quando si rese conto che sua zia doveva essere andata a vedere la tomba di sua madre e cadde, sempre senza fare rumore sul biglietto che stringeva in mano. La scrittura era molto più grossolana di quella della zia, ma gli era comunque familiare.
 
Caro Harry,
sono tornato in Inghilterra da qualche giorno. Mi piacerebbe vederti. Se ti va puoi venire quando vuoi all’indirizzo che c’è dietro a questo biglietto.
Nella speranza di vederti,
                                                                                      Dudley Dursley.

 
-Ginny!- chiamò Harry con il sorriso sulle labbra.
-Dimmi! Hai scoperto chi ti ha mandato la lettera?- chiese la donna, entrando nella stanza fin troppo velocemente. Il marito sorrise, pensando che probabilmente si era messa vicina alla porta, aspettando che la chiamasse.
-Sì! E dobbiamo fare una cosa, però, prima, dobbiamo trovare posto a questa foto, voglio che sia visibile- disse, passando la foto a Ginny.  Note: Allora, ho scritto questa storia nel Giugno 2015, tra la seconda prova e la terza. Ero sotto esame e quando sono sotto esame mi capita di pensare a cose del genere. E niente, ci tenevo solo a dire che la maturità è orrenda e ho ancora gli incubi. ma passiamo ad altro. Innanzitutto ho inserito il "What if" perché non ho seguito molto gli aggiornamenti della Rowling sui vari personaggi, per cui non so come le cose siano andate effettivamente (Harry ha mai rivisto il cugino? Dove sono andati a stare quando sono scappati?, ecc...). In tutto questo i titoli non sono il mio forte, quindi ho scritto le prime due cose che mi sono venute in mente. E non sono brava neanche con l'aspetto grafico, mi dispiace, ma sono poco tecnologica, un'imbranata totale! Poi... ah, ecco! L'ho pubblicata dopo così tanto tempo, perché sono pigra, in primis, e poi perché ci devo sempre pensare un po' prima di fare questo passo, sia per il tempo che occupa (ho detto di essere un'incapace, no?), sia perché sono sempre incerta e quando rileggo qualcosa che ho scritto il primo istinto è quello di cestinare questo qualcosa. Avevo altre cose da dire, ma le ho dimenticate, quindi se c'è qualcosa che non va (compresi errori vari), fatemelo sapere, se vi va. Un bacio! (non so perché non mi da lo spazio, che ho inserito, per separare le note dalla storia... odio tutto questo)
  
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