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Autore: Drops of Neverland    08/04/2016    7 recensioni
Johnlock | Teen!Lock | Alternative Universe
AU: John e Sherlock sono migliori amici al liceo, poi si perdono di vista.
Sherlock Holmes si trova ad una stupida riunione di classe con i suoi stupidi ex-compagni di classe, che rivede per la prima volta dopo vent'anni. Ora è quello che ha sempre voluto essere, il primo consulente investigatuvo al mondo, eppure quando si ritrova con le vecchie compagnia nulla sembra cambiato; è ancora lo strano, l'escluso di cui prendersi in giro. L'unica nota positiva della serata è che, forse, potrà rivedere John Watson, il suo migliore amico del liceo, e forse qualcosa di più, perso di vista dopo la scuola.
Una fanfiction che si alterna tra il 2014 e il 1994, una Teen!Lock tutta Johnlock, che esplorerà il rapporto di Sherlock e John durante il liceo e, nel frattempo, vedrà il ricontrarsi dopo vent'anni.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Classe 1994
Chapter 1 - #idiots

 
Riunione di Classe
Londra, 27 Novembre 2014


 
Sherlock si chiedeva come Mike Stamford fosse riuscito a convincerlo. Lui, quella gente, non la sopportava, Non l’aveva mai sopportata. Perché aveva deciso di tornare tra le fiamme dell’inferno?
Guardò con disprezzo lo striscione  con la scritta “ Classe 1994“  che era stato appeso nel soggiorno di un tale con cui a quanto pare era andato a scuola.
Inutile, pensò alzando gli occhi al cielo. Era inutile ricordare informazioni tipo i nomi dei suoi vecchi compagni di classe, aveva rimosso quelle informazioni dal suo cervello tanto tempo fa.
Lui nel 1994 aveva diciotto anni, si era appena diplomato, ed aveva iniziato l’università alla facoltà di Chimica. Ricordava il liceo. Il continuo mettersi nei guai, il sentirsi incompreso (sensazione mai sparita, d’altronde), le continue prese in giro, le risse nei corridoi. L’unica persona che gli piaceva ricordare di quegl’anni, l’unica persona di cui veramente gli fosse importato, l’unica persona di cui ricordava solo cose buone, attualmente, non era lì con loro. Sperò che fosse semplice ritardo. Era sempre stato un ritardatario.
« Vero, Sherlock? » disse Mike, ridendo.                       
Sherlock si rese improvvisamente conto che Mike lo stava chiamando.
Sherlock si risvegliò dallo stato in cui di solito entrava quando una conversazione non gli interessava, come faceva con la signora Hudson, su cui teneva sempre impostato il muto. Sapeva cosa fare in quell’occasione. Mike lo stava guardando con uno sguardo complice, divertito, di chi ricorda i bei vecchi tempi andati. Sherlock si attenne semplicemente alle convenzioni sociali, che imponevano un sorriso rilassato e una frase d’assenso  « Giusto, Mike » disse con una risata profonda, falsa, facendo finta di sapere esattamente di cosa stessero conversando con il gruppo di ex-compagni di classe posizionato a cerchio attorno a loro. Un trucco imparato con il passare degli anni; le persone venivano conquistate  dal suo sguardo carismatico, (così l’aveva definito Molly Hooper), e lui poteva tranquillamente entrare nel suo palazzo mentale senza che nessuno se ne accorgesse. Doveva solo ripetere un « certo » e annuire automaticamente, e nessuno l’avrebbe disturbato con la propria idiozia.
Cercava in tutte le stanze del palazzo un ricordo collegato ai visi che lo circondavano,  uno straccio di informazione, ma nulla di quello che trovava sembrava minimamente interessante. Si rese conto di non avere nessun ricordo su suoi ex compagni di scuola; nella sua mente erano sempre stati confinati a fare da sfondo, ad esaltare una persona sola, quella persona,  il centro del quadro dei ricordi liceali, il punto in cui tutta la luce convergeva.
Sherlock era terribilmente annoiato. Cos’altro poteva essere quella stupida riunione, se non l’ennesima perdita di tempo? L’unica cosa che l’aveva convinto ad andare a quella serata era stata la curiosità. Del resto, sapere se quella persona sarebbe venuta quella sera, era tutto ciò che gli occupava la mente da quando Mike lo aveva avvisato della riunione di classe, tre giorni prima. E nel momento in cui avrebbe saputo se sarebbe venuto o no, la sua mente sarebbe stata di nuovo libera di pensare alla sola cosa davvero importante: il lavoro.
« Dimmi, Sherlock, come sei orientato nel mondo del lavoro? » domandò un donna che sorseggiava alcol da un bicchiere di carta. Era evidentemente frustata dal fatto che suo marito avesse un’amante, dedusse Sherlock, dal movimento rapido e incostante della gamba della donna, e dalla forma circolare di un anello riposto nella sua giacca. Poco prima, inoltre, l’aveva vista rifiutare una chiamata da un certo Bob.
Si chiese chi mai parlasse così formalmente, se non un datore di lavoro che cerca l’ennesimo disperato da poter sottopagare. Era probabilmente abituata ad un linguaggio professionale, essendo una donna d’affari.
« Sono un consulente investigativo ».
« Consulente investigativo? Non ne ho mai sentito parlare, prima d’ora ».
« Ovviamente. È una figura professionale che ho inventato io stesso » rispose Sherlock, dandola come una risposta scontata.
Sentì i suoi vecchi compagni ridacchiare, cercando di non dare nell’occhio « E dimmi », disse un altro, un uomo che nutriva un’insana passione per la pulizia, a giudicare dai due pacchetti di salviette nelle sue tasche e dal spiacevole odore di amuchina che le sue mani emanavano « quanto guadagni facendoil consulente investigativo? ».
Le persone ormai non cercavano neanche più di trattenere le risate, e Sherlock sentì una spiacevole sensazione nello stomaco. Non la sentiva da tanto, quella sensazione. Dal 1994, quando la scuola era il suo inferno giornaliero, ed i suoi compagni godevano nel farlo sentire un escluso.
« Decisamente più di te, che cerchi di farti passare per medico, quando pulisci i bagni di un ospedale » rispose Sherlock « Ora, se volete scusarmi, vado a cercare qualcuno con cui fare una conversazione più stimolante. Sento che parlare con voi sta lentamente uccidendo il mio quoziente intellettivo. Siete tutti così idioti».
Avevano tutti un’espressione alquanto vuota sul viso. Sherlock si chiese se li avesse offesi in qualche modo. Fece per andarsene, e si girò appena prima di abbandonare la stanza « Non fate quella faccia » disse, annoiato « lo sono tutti ».*
Sherlock uscì dalla stanza affollata in cui un gruppo di persone di cui non gli importava beveva cose che non gli piacevano e parlavano di argomenti che gli importavano ancora di meno. Così si sedette sulla moquette su cui, dedusse, prima di uscire il figlio adolescente dei padroni di casa aveva fumato una sigaretta. Si sedette al buio, con le gambe rannicchiate al petto e la testa tra le ginocchia.
Lui. Lui non verrà.
 
Non dovrei iniziare nuove storie.
ma lo faccio comunque.

Salve! Benvenuti in questo
posto sicuro, qui siete liberi
di recensire e sclerare a
vostro piacimento.

Una nuova johnlock in occasione
del setlock, ovviamente. 

Cercherò di pubblicare un capitolo
almeno una volta al ,mese, ed i
capitoli saranno decisamente più lunghi,
promesso.

Vi auguro una buona permanenza!

Miss Neverland


 
* frase che Sherlock rivolge a John nella 01x01, "A Study In Pink", qui usata alla seconda persona plurale, anziché alla prima singolare
  
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