Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: Alyda    09/04/2016    0 recensioni
Katerina, è una persona diversa da quella che era quando ancora abitava a West Harbor, così come sono diversi quegli strani frammenti d’argento che porta in borsa, per questo ha deciso di trovare il rifugio di Ammon Jerro: vuole scoprire di più riguardo la loro natura.
Per fare questo però, ha bisogno dell’aiuto dell’unica discendente dei Jerro ancora in vita: Shandra Jerro. Così Katerina chiede aiuto alla ragazza, ma prima di poter scoprire qualsiasi cosa, Shandra viene rapita da delle creature chiamate githyanki, i quali vogliono strappare le informazioni a Shandra su Ammon Jerro e allo stesso tempo prendere i frammenti d’argenti.
Katerina per ritrovare Shandra, dovrà fare affidamento su un ranger senza scrupoli e inaffidabile: Bishop, il quale è l’unico a conoscere il territorio dove sono diretti i ghityanki. Così Katerine si mette in viaggio, accompagnata, oltre che da Bishop, da altri due compagni di viaggio: Qara e Gnobnar.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Sei arrivato, Kalach-cha , ti stavamo aspettando…”, dall’oscurità venne fuori un githyanki. Katerina sapeva che era l’assassino di Amie, la sua amica di West Harbor.
Fu tentata di saltargli addosso all’istante, ma si trattenne. Sapeva che rischiava di non farcela, anzi, quasi sicuramente non ce l’avrebbe fatta con un attacco diretto. Strinse la mano sull’elsa del pugnale, nel tentativo di scaricare la tensione… tutto inutile. La rabbia continuava a montarle addosso e il suo sangue demoniaco cominciava a scorrere, sentiva la pelle divenirle rovente, ebbe l’istinto di uccidere tutti, ma fermò la sua mano.
“A cosa devo l’onore? Solitamente mi attaccate e basta…”
“Mi piace conoscere la mia preda Kalach-cha , rende la caccia molto più stimolante… Zeeaire mi concede questo piacere”
“Chi sarebbe Zeeaire?” chiese Katerina.
Il githyanki sorrise: “Zeeaire, è una cacciatrice di spade, la regina lich le ha assegnato il compito di ritrovare i frammenti della spada di Gith e di uccidere i traditori” la guardava e la ragazza sapeva che non vedeva l’ora di strapparle la pelle dal corpo, per i githyanki lei era una traditrice..
“Basta con queste chiacchiere inutili, è tempo di morire”
“Uccidete il traditore, per Zeeaire!” il githyanki le andò contro e Katerina si trovò a cercare di strisciare lontana dalle sue gambe, lanciò la polvere oscurante e scomparve nel buio.
“Non vedo niente!” gracchiò Qara, “Non posso lanciare i miei incantesimi in mezzo a questo buio, rischierei di colpire uno di voi…” si lamentò.
“Allora non lanciarne, stupida.” sussurrò Bishop.
“Katerina?” Casavir la cercava nel buio. Lei però continuava a rimanere nascosta, mentre attendeva il momento migliore per attaccare. Era intenta ad arrancare nel terreno, cercando di mettersi in piedi.
Si avvicinò silenziosamente ai suoi nemici e li ammazzò uno ad uno, tappando loro la bocca così che non emettessero suoni e posandoli delicatamente al suolo. Lasciò per ultimo il loro “capo”, al quale arrivò davanti proprio mentre l’oscurità stava per svanire: lo pugnalò in mezzo al petto, conficcando il pugnale fino all’elsa. Lui ebbe solo il tempo di vedere il suo viso, prima di esalare l’ultimo respiro e avvizzire. Si accasciò sopra Katerina, la quale se lo scrollò di dosso, lasciandolo cadere a terra. I vestiti di lei erano sporchi di sangue, così come il suo pugnale, dal quale ancora gocciolava quello dell’assassino di Amie. Nell’aria c’era una certa tensione, ovviamente non era una novità per gli altri, sapevano che lei non attaccava mai direttamente. Ma forse, quel giorno, era stata più brutale del solito e per un attimo temette che sospettassero qualcosa.
I suoi compagni le si avvicinarono.
“Hai ucciso queste creature quando non potevano difendersi… perché?” ovviamente il grande paladino della giustizia non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua protetta fosse stata così crudele. Katerina non rispose si limitò a raccogliere qualche oggetto dal corpo del githyanki, per poi proseguire lungo la grotta. L’unica cosa che le importava era che nessuno sospettasse nulla sul suo conto, se poi vi erano dei problemi etici o morali, questo non era un suo problema.
“Katerina, voglio una risposta.” insistette Casavir.
“Smettila di lamentarti paladino, il nostro capo ha agito come doveva e in questo modo nessuno si è fatto male…”
“Non ho chiesto a te, Bishop!” sbottò Casavir.
“Mi sembra che non ci sia bisogno di un’altra risposta, è stata la scelta più sensata e sicura per tutti: di che ti lamenti?” miracolosamente Bishop stava prendendo le sue difese. Katerina decise che per quel momento bastava la sua spiegazione. Tuttavia sapeva che Bishop non regalava favori, anzi, non faceva favori ma scambi, compromessi o debiti.
“Credo che un combattimento sleale sia un atto disgustoso, persino nei confronti di assassini, com’erano queste creature, non vedo la necessità di…”
“Basta Casavir”, sibilò Katerina, “In questo momento voglio solo trovare Shandra e fare ritorno a Neverwinter, nient’altro e qualsiasi proposta per accelerare gli eventi è la benvenuta… non si discute, se la cosa non ti sta bene puoi sempre andartene”.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale nessuno si mosse. Katerina si occupò di cercare qualche oggetto che avrebbe potuto esserle utile nel viaggio, senza trovare molto.
Mentre si avviavano scendendo sempre più in basso, incontrarono spesso eventi alquanto bizzarri. Come githyanki che si combattevano tra loro… tra di loro vi erano anche dei demoni, con grande stupore di tutti, succubi, imp e diavoli. Katerina sentiva il richiamo degli Inferi, ma cercava di sforzarsi e resistere a quella rabbia cieca. Ovviamente Casavir sembrava stare male quanto lei. Il male li circondava e lui non poteva sopportarlo. Probabilmente aveva una voglia matta di purificare quel luogo.
Per contro Bishop si guardava intorno sospettoso e allerta. Tenendosi a distanza da demoni e diavoli*, facendo schioccare le frecce dal suo arco non appena ne vedeva qualcuno in lontananza. Era chiaro che aveva avuto qualche problema con essi, ma Katerina fece finta di nulla e capì in che modo tener buono il ranger. In particolare quando trovarono il Costrutto, o meglio, il golem di lame. Le erinni stavano cercando di distruggerlo, senza però riuscirvi.
Casavir si occupò di alcune creature, mentre Qara uccise le rimanenti con un incantesimo. Quando il combattimento fu terminato, Bishop disse: “Qualsiasi persona, o cosa, sia nemica dei demoni è amica mia.”
“Cos’è?”
domandò Katerina.
“È un golem di lame, un costrutto per l’appunto, si muove grazie alla magia. Chiunque sia riuscito a costruirlo deve essere un mago molto potente…” spiegò Qara.
“Cosa dovremo farci?”
“È un peccato lasciarlo qui” cominciò a dire Bishop, “Ti dirò, potremo rivenderlo a un mago e farci un po’ di soldi… portiamolo con noi.”
“Potrei fare in modo che funzioni di nuovo...” riflette Grobnar.
Katerina guardò lo gnomo, poi il costrutto. Decise che alla fine ci avrebbe guadagnato o un modo o nell’altro.
“Bene, torneremo a riprenderlo dopo, sulla via del ritorno.”
Proseguirono lungo quei corridoi dipinti, incontrando altri nemici, sia githyanki che demoni. Avanzarono fino a trovare tre succubi intente a deridere un diavolo, il quale era probabilmente rinchiuso all’interno di un circolo di evocazione. Probabilmente era a guardia di qualcosa.
“Che rara opportunità sorelle! Un possente diavolo, imprigionato e indifeso.” disse una.
“E adesso che ne facciamo di lui?” continuò un’altra. La notò però la compagnia che lentamente si era avvicinata e subito fece un cenno alle altre due, “Non siamo sole, sorelle…”
Le tre andarono addosso a Katerina e Bishop, trascinandoli lontani dagli altri. Questo perché con loro c’era Casavir, il paladino e la sua sola presenza bastava per far accapponare la pelle ai demoni. Ovviamente non la ebbero vinta… basto un incantesimo di Qara, che per poco non colpì anche loro, e divennero cenere. A questo punto i cinque poterono avvicinarsi al diavolo, il quale era più che felice della morte delle succubi.
“Il tuo arrivo è una fortunata coincidenza e le tue azioni mi sono state di beneficio.” Il diavolo parlava rivolgendosi Katerina… a quanto pare aveva capito chi era a capo della brigata, “Se me lo permetti ti offro come ricompensa il mio aiuto.” concluse il diavolo.
“Quello che voglio è procedere il più velocemente possibile e fare a meno delle chiacchiere inutili” rispose Katerina con tono rigido e freddo.
“Molto bene.” il diavolo annuiva “Devi bandirmi da questo piano di esistenza se vuoi procedere, la mia presenza in questo luogo sostiene una barriera che non puoi scalfire”.
Katerina sorrise, in un modo non molto rassicurante.
“Un modo molto raffinato di pregarmi di restituirti la libertà…” sentenziò la ragazza.
“Forse tu non conosci la mia razza” il diavolo non si scomponeva e parlava con assoluta calma, certo. A lui non poteva importargli nulla del tempo che continuava a scorrere, “Quando concludiamo un accordo, esso ci lega… proprio come il circolo mi lega a questo piano e offrendoti assistenza, io mi metto alla tua mercé.” il diavolo fece un breve sorriso “Anche la fiducia è utile… a volte.”
“Come devo fare per bandirti?” domandò allora Katerina.
“Fa attenzione” sopraggiunse Casavir dalle sue spalle “Stai sempre trattando con un diavolo, non puoi fidarti di lui…” i suoi occhi scintillavano di puro ardore divino.
“Quando avrò bisogno della tua opinione, te lo farò sapere” gli sibilò, poi si rivolse di nuovo al diavolo, aspettando la risposta.
“Puoi bandirmi pronunciando il mio vero nome… naturalmente, dovrai promettermi che lo userai soltanto in questa occasione.” disse il diavolo, “Questo accordò ci legherà… sappi che voglio solo che raggiungiamo liberamente le nostre destinazioni, siamo d’accordo?”
“Ti do la mia parola” mentì Katerina.
“Conosco gli inganni meglio di te, tiefling … non mettermi alla prova. Ora, siamo d’accordo?” Ripeté il diavolo, dietro di se sentiva i suoi compagni agitarsi, tutti eccetto Bishop, che probabilmente aveva scoperto la cosa già da tempo. Il bastardo.
“Se onorerai la tua parte dell’accordo con pensieri e azioni, si.” disse Katerina.
Ma certo, la mia razza rispetta patti e leggi.” le disse il diavolo con un altro sorriso “Ora, il mio vero nome è Mephasm. Pronuncialo e dì: ‘ti bandisco da questo piano ’ ”. Katerina lo fece e subito un muro di fuoco si formò attorno al diavolo, il quale teneva le mani verso l’alto.
“Sento il legame del circolo infrangersi, ora lo chiamerò a me e romperò la barriera” e così fece. La barriera dietro di lui scomparve e così cominciò a svanire anche il diavolo.
“Ci vedremo ancora ” disse il diavolo, e scomparve.
Per un attimo rimasero tutti immobili, poi Katerina si arrischiò ad avanzare, ma Casavir la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui.
“Lasciami” sibilò Katerina.
“Perché non ci avevi mai detti di essere un tiefling?” le chiese il paladino, il quale stava a pochi centimetri dal suo naso e la guardava con occhi accusatori. Si sentiva tradito e non aveva tutti i torti, visto che c’erano molte altre cose che Katerina gli teneva nascoste.
“Non credo che abbia importanza, né per te né per nessun altro” con uno strattone si liberò dalla presa e voltò lo sguardo verso gli altri, “Se qualcuno di voi ha un problema può andarsene quando vuole… anche subito.” Disse, e proseguì.
Ovviamente nessuno dei suoi compagni la abbandonò e subito le andarono dietro non appena videro che non aveva intenzione di aspettarli. Dopo qualche minuto di silenzio, Grobnar cominciò a parlare, entusiasmato dal luogo dove si trovavano… le rovine Illefarn, e non la smetteva più di parlare.
“Guardate questi affreschi? Devono avere qualche milione di anni, eppure si sono conservati benissimo… Sapete, l’Impero Illefarn era un antico impero elfico…” e così via, sembrava una ninna nanna infinita, come se volesse fondere il cervello agli altri quattro e, come se non bastasse, si fermava a guardare e toccare ogni cosa. Bishop si spazientiva velocemente e ogni volta che vedeva che lo gnomo si fermava gli diceva che se non si muoveva lo dava in pasto alle succubi, e allora Grobnar correva dietro il ranger spaventato, pregandolo di non lasciarlo ai demoni.
Per quanto riguardava Katerina, lei continuava ad avanzare come se nulla fosse, mentre Casavir rimaneva sempre un passo dietro di lei. Ormai era un po’ di tempo che camminavano e ancora non avevano fatto alcun incontro spiacevole. Così Katerina si girò verso Bishop: “Non è strano? Non abbiamo incontrato neanche un githyanki, né demoni…”
“Già. Questo può voler dire solo una cosa” le rispose il ranger.
Katerina annuì, poi riprese il cammino. Casavir le andò accanto e disse, a bassa voce: “Hai intenzione di combattere lealmente con i prossimi nemici?” il suo tono era ammonitore.
La ragazza si bloccò di colpo e puntò i suoi occhi su quelli del paladino, e dentro di essi vedeva la sincerità, la giustizia e la bontà. Distolse lo sguardo, per paura che anche lui potesse vedere dentro i suoi.
“Se questo servirà a farci sopravvivere allora sì”
Chiaramente Casavir era contrariato, ma non aggiunse altro e semplicemente annuì, per poi tornare qualche passo dietro di lei. A un tratto arrivarono davanti a una stanza, da cui provenivano dei rumori insoliti e tra questi Katerina udì una voce… la riconobbe e subito entrò dentro la stanza, aprendo la porta di scatto. Alla fine era riuscita a farcela.

La stanza era decorata con numerosi affreschi, molto più elaborati e complessi di quelli visti fino a quel momento, essa era impregnata di magia fino a traboccarne. Non era solo la magia dei githyanki, ma anche quella di cui i maghi di Illfefarn avevano lasciato la traccia. Erano presenti due porte nella parete in fondo alla stanza e due porte laterali. Al centro, vi era un enorme dipinto circolare. Sopra tale dipinto vi era un portale, la cui base era altrettanto grande, sei githyanki si trovavano attorno al portale. All’interno di quest’ultimo, guardando meglio, vi era una githyanki, dall’aspetto più vecchio rispetto agli altri. Doveva essere lei la fonte di magia che teneva aperto il portale.
Katerina si guardò intorno, e alla fine trovò ciò che cercava: Shandra era all’interno di una gabbia di ferro, probabilmente sigillata con la magia.
Non appena Katerina mise un piede all’interno della stanza la githyanki parlò.
“L’arrivo di questi demoni è stato inaspettato… ma non il tuo: l’ho visto nelle mie visioni, vivido come la luce del fuoco…” lo sguardo era rivolto verso qualcosa di lontano e immateriale. Poi, d’improvviso, la githyanki si riprese e cominciò a parlare con maggiore foga. La sua immagine attraverso il portale si fece più nitida.
“Per quanto ancora credevi di riuscire a sfuggirci? Hai rubato i nostri frammenti, li hai contaminati con il tuo tocco, e ora morirai, Kalach-cha
Katerina digrignò i denti e strinse i pugni, cercando di riprendersi dalla rabbia che ancora l’attraversava. Quel nome… l’avevano chiamata così tutte quelle maledette creature, odiava quel nome e sapeva che portava solo guai.
Guardandosi intorno si rese conto che erano circondati e le probabilità di farcela erano contro di loro. Cominciò allora a prendere tempo, nel tentativo di riuscire a trovare una soluzione: “Sappi che sono qui per trovare un accordo” temporeggiò.
“Sappi che non sei nella posizione di domandarmi nulla. Risponderai dei tuoi crimini… insieme a questo ultimo recipiente del sangue dei Jerro” la githyanki aveva la voce vibrante di odio.
“Cosa vuoi da Shandra?”, domanda stupida, ma almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi troppo di ascoltare la risposta e il suo cervello poteva lavorare liberamente.
“La stessa cosa che vuoi tu. Non è forse l’ultima discendente dell’uomo che ci sottrasse una spada d’argento?”
“Ammon Jerro è morto molto tempo fa…” contestò ancora Katerina.
“Si, le vite degli umani sono molto brevi, ma i loro peccati ricadono sulla loro discendenza e, ora, questa discendente di Ammon Jerro pagherà con la vita per i crimini commessi dal suo antenato.” Sembrava quasi che la cosa la divertisse parecchio, ma d’altronde stava per avere la sua vendetta.
“Come può Shandra condurti alla spada d’argento?” continuò a chiedere.
“Non credo che tu possa continuare questa discussione in eterno” sussurrò Qara, sottovoce “Comunque, quando cercherà di attaccarci io sarà pronta.” le disse e questo fece sentire meglio Katerina.
“Da qualche parte, tra i suoi pensieri, si trova la conoscenza che cerco. Esaminerò ogni ricordo, ogni frammento del suo essere… e quando avrò ottenuto ciò che mi serve, la farò giustiziare.”
“Bene, ho finito le domande. Che facciamo ora?” Katerina si sentiva pronta per combattere.
“Ora affronterai la tua punizione, Kalach-cha . È per questo che sei qui… e i frammenti in tuo possesso si aggiungeranno presto ai miei.”
“Avanti, finiamola!”
La gityanki con un tono di superiorità, disse: “Ascolterò le tue preghiere e ti concederò l’ultima possibilità di pentirti per il tuo crimine. Ti offro la mia misericordia. Garantirò una morte rapida e indolore a te e ai tuoi compagni, se mi consegnerai di tua spontanea volontà i frammenti che hai rubato.”
“Perché non vieni a prenderli?”
La magia si sprigionò da quella che, ormai era chiaro, era a Zeeaire, la guida dei githyanki e la cacciatrice di spade d’argento. Essa attirò a sé i frammenti che Katerina aveva all’interno del suo zaino e a nulla valsero gli sforzi della ragazza per liberarsi.
“Pensavi veramente di poter conservare delle reliquie del mio popolo? Reliquie che non ti appartengono!” Zeeaire afferrò i frammenti raccolti e guardandoli il suo viso si fece sospettoso, “Molto strano… ho nelle mie mani i frammenti che tu porti… ma tu ne possiedi ancora uno”
Zeeaire sollevò da terra il corpo di Katerina e d’improvviso il petto della ragazza, esattamente nel punto in cui aveva una grossa cicatrice bianca, cominciò a brillare di una luce azzurra. Lo sguardo furente di Zeeaire l’assalì e con un sussurrò di odio disse: “Tu, hai un frammento della spada… dentro di te…” fece un cenno alle guardie, che si misero in posizione di combattimento, “Lo rimuoverò da te… con la forza!” e le guardie li attaccarono.
Katerina cadde a terra di colpo e attorno a lei esplose la battaglia.
Qara scagliò una palla di fuoco in direzione di tre githyanki, Zeeaire cominciò a formulare un incantesimo, che si abbatte su di loro con una forza incredibile. Grobnar non riuscì a resistere e perdé i sensi, rimanendo sdraiato per terra, Casavir lo prese e lo allontanò dalla battaglia. Bishop stava in un angolo della stanza e si occupava dei githyanki rimasti, Katerina saltò addosso a un altro e gli tagliò la gola prima che lui potesse accorgersi di averla alle spalle. L’ultimo githyanki venne colpito da un incantesimo di Qara e cadde a terra per la forza d’urto, Katerina gli balzò sopra e gli diede il colpo di grazia.
Nel mentre Zeeaire si preparava a lanciare un altro incantesimo. Katerina provò ad andarle incontro, ma non poteva attraversare la barriera che proteggeva il portale, provò a colpirla ma non ci fu nulla da fare. Casavir allora si avvicinò e disse: “Questo è un portale astrale, dobbiamo distruggere queste colonne perché la githyanki venga portata nel nostro piano!” detto questo cominciò ad attaccare una delle tre colonne. Esse erano disposte a triangolo ed erano il limite entro il quale il portale rimaneva. Zeeaire colpì Casavir con un incantesimo, il paladino grugnì e delle ferite apparvero sul suo corpo, ma non si diede per vinto e continuò a distruggere la colonna.
Bishop aiutò il paladino con le sue frecce, mentre Katerina e Qara si occupavano delle altre due. Per una non ci furono problemi, visto che Qara la distrusse in meno di un minuto, ma purtroppo la stregona era ormai stanca e non aveva più alcuna energia, quindi si accasciò a terra, mettendosi in posizione fetale.
Katerina combatteva come una furia e cercava di fare più in fretta. Un boato la assordò e si rese conto che Casavir aveva appena distrutto un’altra colonna. Zeeaire imprecò e lanciò un incantesimo al paladino, che questa volta venne sbalzato all’indietro. Vedendo quella scena Bishop estrasse le sue spade e aiutò Katerina a distruggere l’ultima colonna. Uno, due, dieci colpi…
Finalmente sentirono il boato e il portale andò in frantumi. Zeeaire urlò di rabbia e andò immediatamente addosso a Katerina, cercando di ucciderla. Casavir riapparve da dietro, ma ovviamente non avrebbe mai colpito il nemico alle spalle. Lui no, ma Bishop sì. Egli conficco la sua spada nella schiena di Zeeaire, la quale cadde a terra e mentre si teneva la pancia con un braccio, cercò di parlare…
“Tu… credi che sia finita? Ti sbagli, Kalach-cha . Spero che il dolore che ci hai causato ti sia inflitto dal fato mille volte più intenso.” La githyanki sputò del sangue dalla bocca e tossì, “La regina lich” continuò, “…saprà della mia caduta… sì… ma troppo tardi” rantolava e il suo respiro era ormai un affanno, il suo ultimo affanno probabilmente, “La mia vendetta avrà luogo nel futuro prossimo e sarà sufficiente.”
Katerina guardò il nemico sconfitto, che continuava ad ansimare e a sputare sangue. Lentamente il corpo cominciava a decomporsi. La tiefling le si avvicinò e spezzò il collo al Zeeaire, senza battere ciglio. Il volto della githyanki avvizzì, mentre ella cercava di articolare le sue ultime parole, ma esse si spensero nella sua gola mentre la si vedeva invecchiare e morire. Quando si voltò, Casavir guardava il corpo del nemico sconfitto, e non le rivolse neanche un’occhiata.
“Ben fatto, aveva un po’ troppo fiato per i miei gusti…” disse Bishop.
Nessun altro commentò. Katerina si avvicinò alla cella di Shandra, la quale era ben felice che tutto fosse finalmente finito. Aprì la sua cella che, con la morte di Zeeaire, aveva perso tutta la sua magia.
“Sono veramente stufa di tutto questo” disse Shandra non appena venne tirata fuori dalla sua cella, “Lascia che sia io a salvarti qualche volta, o non riuscirò mai a sdebitarmi!” la abbracciò e con forza, e il suo corpo tremava. Katerina non si mosse, rimase rigida e non pronunciò una sola parola.
“Avrai tempo di sdebitarti con tutti noi, sulla via per Neverwinter” disse invece Bishop, Katerina si voltò verso di lui, lanciandogli un’occhiataccia. Per quanto fosse stata un’impresa riuscire a trovare, nella sua fattoria, e recuperare, dalle rovine, Shandra, se Bishop non si fosse tappato la bocca, la ragazza non gli avrebbe mai condotti al rifugio dei Jerro.
Shandra fece un passo indietro, aveva già lasciato andare Katerina da un po’.
“Siete stati voi a mettermi in pericolo!” replicò la contadina con stizza, “Non ho certo intenzione di darti del denaro.”
Bishop si avvicinò di più, ma non andò oltre il punto in cui si trovava Katerina (visto lo sguardo ammonitore di lei). Sul viso del ranger si dipinse un sorrisetto malizioso, poi con tono languido sussurrò: “Potresti sempre pagarmi in qualche altro modo. Le mie coperte sono fredde, di notte… forse, se tu mi dessi una mano…”
Il volto di Shandra era visibilmente sotto schock. Non si può dire certo che Bishop non fosse un bell’uomo, ma nel momento in cui apriva bocca qualsiasi cosa avresti potuto pensare prima cambiava radicalmente. Katerina tirò fuori il pugnale e glielo puntò in un fianco, Bishop si voltò piano verso di lei.
“Attenta, o potrebbe scapparmi qualcosa…” lo disse talmente piano che Katerina non sarebbe neanche stata sicura di sentirlo se non per il fatto che le labbra di lui si muovevano. Casavir intervenne subito e afferrò Bishop per la giacca di pelle e portandoselo vicino.
“Bishop, non ti permetto di parlare così!” disse con veemenza.
“Oh, ma che sorpresa!” rispose Bishop, mentre spingeva lontano il paladino “E quanto ti infurieresti se ti lasciassi qui, nel territorio di Luskan, con la tua rettitudine a farti da guida?”
Entrambi misero subito mano alle armi. Katerina afferrò Bishop per il mantello e lo tirò verso di lei, lasciandolo cadere alle sue spalle. Quando vide che Casavir lo stava caricando, gli diede un pugno in faccia.
“Ora basta!” disse in un sussurro, “Torniamo a Neverwinter, subito.”

*nota: nel gioco di dungeons and dragons c’è differenza tra diavoli e demoni, i primi provengono dagli Inferi, i secondi dall’Abisso. Le due razza sono in continua lotta tra di loro.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: Alyda