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Autore: _Branwen_    10/04/2016    6 recensioni
[POV Cole][Iron Bull/FemTrevelyan][Hurt/Comfort][Lime][Accenni D/S]
Forse il suo dolore sta scomparendo. Forse il dolore che le dà il Toro di Ferro le fa bene. Come un'arma che ferisce e guarisce.
Si fanno del male, ma guariscono, si curano. Assieme. Legati, stretti, avvinti da loro stessi.

L'animo di Cole scruta le persone attorno a lui, il giovane si preoccupa per l'Inquisitrice, ma capirà che qualcuno che l'aiuta c'è.
Fanfiction sulle note di "A gentle disease" dei The Agonist.
[Revisione del 26/06/2016]
Genere: Erotico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole, Il Toro di Ferro, Inquisitore
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Bondage
- Questa storia fa parte della serie 'Kadan'
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A gentle disease
A gentle disease


“The gift of poison,
I'm the right mistake.
Cruel words can heal me
Touch - a gentle disease.”

The Agonist, A gentle disease.

Si sente a casa tra quei libri, in biblioteca, ma non del tutto. Leggere le permette di apprendere cose nuove. È assetata di conoscenza. Vuole conoscere il mondo, eppure torna sempre volentieri tra quelle pareti ormai per lei familiari. Ama anche viaggiare con la fantasia, esplorando così gli universi inventati dall'estro umano.
Quando però c'è bisogno di lei è sempre presente, pronta a combattere, a ferire, a uccidere.

No. Non per uccidere.
È sempre pronta ad aiutare. Curare. Salvare.

Cole stava osservando l'Inquisitrice, percependo il battito del suo cuore – triste, proprio come lei – mentre cercava un libro tra quegli alti scaffali. Nessuno faceva caso a lui – non era proprio così, la gente fingeva di non considerarlo, ma lui sapeva di incutere timore, se non proprio terrore, dato che lo definivano inquietante – e la vide sospirare.
Era un sospiro quasi impercettibile, ma non per lui; Delia si soffermò a soppesare la copertina del grosso libro rilegato in pelle che le serviva, seguendo con le dita il titolo in rilievo: era un gesto che faceva spesso, permettendole di sentirsi anche fisicamente più vicina alla prossima lettura.

Pareva anche che la gente non si curasse della presenza di Delia in quell'ampia sala, ma Cole sapeva che non era affatto vero: tutti sapevano che, non appena aveva un momento di tempo, l'Inquisitrice era lì, a studiare, per essere pronta per sconfiggere Corypheus una volta per tutte. Aveva passato la maggior parte della sua vita al Circolo e lo studio era una parte di lei: era del parere che il duro lavoro e la perseveranza fossero dei talenti al pari di quelli che sono sempre stati definiti innati.

Tutti riponevano grande fiducia nella donna che era diventata un simbolo di speranza, specie per i maghi che, dopo gli avvenimenti di Kirkwall, venivano guardati con maggior disprezzo rispetto al solito che veniva loro riservato pressoché da sempre.
La gente sapeva che poteva contare su Delia Trevelyan, mentre lei sentiva il peso delle responsabilità, che gravava su di lei come un macigno, schiacciarla sempre più, e molte volte si chiedeva su chi lei potesse contare per davvero.

“Hanno bisogno di me, ma non mi hanno mai voluto.”

Madre, padre. Occhi dallo sguardo duro, parole taglienti, che uccidono più degli incantesimi.
«Sarebbe stato meglio se non fossi mai nata.»
«Tu e tuo fratello siete la nostra vergogna.
»

Amore, fratello. Caderyn.
Mi manchi tanto, sognatore.

Il ragazzo, cogliendo i pensieri di Delia, ascoltava le parole che non pronunciava mai, le parole che venivano celate dietro ogni sorriso, dietro ogni suo tentativo di aiutare e consolare gli altri; il silenzio della giovane, spesso interpretato come ritrosia, non dava fastidio alle persone che la guardavano con una certa reverenza, ma Cole aveva capito che quelle parole erano il grido silenzioso dell'Inquisitrice e che forse un giorno sarebbe sopraggiunto repentino, come l'esplosione di una granata a combustione, uccidendo chiunque si fosse trovato entro il raggio devastante di quella rabbia fin troppo trattenuta.

“Ero circondata da persone, eppure ero sola, sempre sola. Adesso ci sono tante persone attorno a me, ma non sono sola, non più.”

Quest'ultimo pensiero rassicurò Cole, ma per poco, sentendo che quella era una gioia…
Rifletté un attimo per trovare la parola giusta: era una gioia incompleta, poteva definirla così, almeno fino a quando non avrebbe chiesto suggerimenti a Varric, che conosceva e gli spiegava tante parole per lui nuove.
Ciò che avvertiva era un dolore profondo, intenso al punto tale che aveva paura anche solo ad avvicinarsi a esso; ai suoi occhi quel dolore aveva dei riflessi perlacei, come il bagliore del sorriso di Delia: la tristezza venata di malinconia si notava in ogni suo sorriso incerto, ma non la rendeva meno amata o dotata di quella particolare luce che emanava e che Cole le aveva detto di possedere.
Era soltanto mestamente cupa, l'oscurità era confinata nei profondi recessi dell'anima della maga e nessuno poteva vederla, dato che il bagliore della luce
ben visibile a tutti, invece non permetteva di scorgere altro.

Un tocco delicato si posò sulla spalla di Delia mentre una voce dal marcato accento del Tevinter la invitava a prendere una pausa dai suoi impegni; per non farsi dire di no Dorian le aveva portato una tazza di tè al gelsomino, il suo preferito. Egli sapeva come prenderla
– con dolcezza, senza meschine adulazioni e non c'erano tornaconti personali nella gentilezza del mago. Cole li vide chiacchierare e sorrise, il calore dell'affetto che Dorian provava per Delia lo scaldava tanto quanto faceva con l'Inquisitrice stessa.

Baffi, sorriso, Dorian, amicizia, abbraccio.

“Mi piacerebbe che fossimo come Varric e Hawke, pronti a sostenerci e a volerci bene, sempre, in ogni momento della nostra vita.”

***

“Where skies are green
The grass burns red
Terminal youth outlives me
Sight - an abstract sense.”

Era la prima volta che Cole visitava le Tombe di Smeraldo; il verde sconfinato che si stagliava attorno a lui lo aveva lasciato un attimo interdetto, colpito dalla bellezza del paesaggio: non aveva mai visto una vegetazione così rigogliosa e fitta.
La natura gli parlava: tante erano le morti viste da quella terra, tante erano le tombe degli elfi tornati alla terra e, assieme alle loro vite, tante erano le cose che erano state perse per sempre, i fasti di un'antica civiltà ormai in declino.

«Va tutto bene, Cole?» gli chiese Delia, gentile. Si era avvicinata a lui senza che se ne accorgesse, il rumore dei passi della ragazza era stato attutito dall'erba. Notò che era preoccupata, gli occhi verdi di lei, scrutatori, fissi sul suo volto; attendeva la sua risposta e sperava in cuor suo che tutto andasse per il meglio.

“Cosa stai fissando, Cole? Sono qui per aiutarti.”

Nel sentire quelle parole Cole sorrise e rispose con sincerità: «Tante morti, simulacri, desolazione, rassegnazione. Verde, tanto verde. Pace. I tuoi occhi, verdi come le fronde degli alberi. Hai trovato la tua pace?»

L'Inquisitrice restò per un istante confusa e Cole pensò che si fosse arrabbiata per essersi permesso nuovamente di frugare nei suoi pensieri, ma il sorriso di Delia però smentì questa sua riflessione, rasserenandolo.

«Mi piacerebbe trovarla, Cole, quindi spero di sì.»

“Curioso, si preoccupa per me. Mi ricorda Caderyn. Sembra proprio un fratellino, da proteggere. No, un figlio di cui prendermi cura, con tutta me stessa.”

Cole tra sé sperò vivamente che la tesa del cappello potesse nascondere il rossore sul suo volto: Delia mi vuole bene – pensò – e io ne voglio a lei.
È la mia famiglia.

***

“Devo raccogliere le radici elfiche. Possono servire per gli impiastri curativi. Li preparerò più tardi in accampamento e potrei anche lasciarne alcuni per gli approvvigionamenti. Bull va incontro ai nemici come una furia e poi resta ferito. Testone. Come devo fare con lui?”

Dopo aver fatto provviste di radici elfiche, Delia stava scuoiando un nug, prendendone la pelle; aveva detto a Cole che il cuoio ricavato sarebbe potuto servire per degli abiti resistenti e il ragazzo pensò che si stesse davvero impegnando per aiutare gli altri, in tutti i modi che lei conosceva: con le mani, con il suo cuore e con il bastone che teneva sempre dietro la schiena, come un'estensione del suo braccio.

Ma chi aiuta Delia?

Prima che Cole potesse cercare la risposta alla sua domanda, si vide costretto a sfoderare i suoi pugnali: templari rossi in avvicinamento, a pochi passi da loro.
Si concentrò sulla battaglia: c'erano nemici da affrontare e gente da salvare. Il bersaglio era proprio lì, non poteva sbagliare.
Affondava le lame cercando i punti deboli dei templari rossi, percependo la loro forza e la loro presenza.

Armature pesanti. Caldo. Lyrium rosso. Corruzione. Brucia sulla pelle come il fuoco. Desiderio di uccidere. Paura.
***

“I'm the worst theory,
Your downfall, my majesty.”

Cole lavò i pugnali sporchi del sangue degli avversari ormai caduti in un fiumiciattolo, sperando vivamente che la corruzione non facesse del male ai pesci e alla vegetazione.

Alzò gli occhi e vide il Toro di Ferro avvicinarsi a Delia, e senza essere visto, fu spettatore della scena. Negli occhi dell'Inquisitrice c'era apprensione e lo sguardo di lei andò rapido al rivolo di sangue presente sull'addome del qunari. Prima che il colosso potesse proferire parola, Delia mise una mano sulla pancia di lui, lasciando fluire sul palmo il mana necessario per curarlo.

«Una nuova ferita per te da aggiungere alla lista; è leggera per quanto lunga, ma potevi risparmiartela, non c'era bisogno che parassi il colpo che avrei dovuto incassare.»
«Te l'ho detto, sono la tua guardia del corpo, per me l'importante è che tu stia bene.»
«E per far sì che io stia bene devi farti tu del male?»
«È solo un graffio, capo, lo sai.»

È testarda – pensò Cole ma anche lui lo è. Non voglio che litighino. Si preoccupano di più per l'altra persona, non di loro stessi.

Delia sospirò, come a lasciar cadere il discorso, non aveva voglia di rimproverarlo per i suoi gesti impulsivi. L'aveva salvata, di nuovo, ma non voleva sembrare debole e indifesa, specie agli occhi di lui. Nessuno le aveva coperto le spalle quando usciva dal Circolo per aiutare la gente in difficoltà in veste guaritrice e il gesto del Toro di Ferro continuava a sorprenderla. Era però intenzionata a far sì che ciò accadesse il meno possibile.

«Grazie» fu ciò che Delia disse al qunari.
«Figurati» la risposta fu detta in un sorriso, contraccambiato dalla maga.

Cole sorrise tra sé osservando quei due e sperò in cuor suo che in quel momento il Toro di Ferro carezzasse la guancia di Delia, così come aveva pensato di fare, e ci rimase male quando il qunari allontanò quell'idea, dicendo a se stesso che non era il caso di farlo pubblicamente, ancora potesse dar fastidio alla giovane.

“Sconsiderato. Sembra non capire cosa voglia dire 'prudenza'. Non voglio che gli accada qualcosa. Amo il suo sorriso. Grazie, Bull.”

Il Toro di Ferro appariva agli occhi di Cole come uno scudo, grande e resistente, di colore rosso, come il colore del sangue, come la furia che usava per combattere... rosso come i capelli di Delia.
Imprecava quando incespicava tra le radici delle piante, rideva sguaiatamente quando ascoltava delle battute e ne faceva a sua volta, indispettendo Cassandra, mentre Varric e Delia ridevano, e tutto questo lo rendeva, agli occhi di chi non vedeva al di là della superficie, un uomo che sapeva godersi la vita, non curante del futuro o del passato, come se solo il presente fosse l'unica cosa che contava davvero.

Cole invece si accorgeva delle occhiate che il qunari rivolgeva alla maga, specie quando sapeva di non essere visto, e non gli tornavano alcune cose.

Delia amava il Toro di Ferro, il suo viso sorridente appariva luminoso come il marchio sulla mano sinistra, e la luce della sua gioia rischiarava le persone che le stavano vicino. Lei però non se ne accorgeva – come poteva notarlo da sola? si disse Cole – e allo stesso modo lui, e il ragazzo si chiese quando e se i due avrebbero aperto davvero gli occhi lasciando che la luce di ciò che provano per l'altro li avvolgesse e li scaldasse, con tutti loro stessi, in modo totalizzante.

***

“In this restless syndrome
I'll drown the flavours
Such an innocent crime
Taste - my ascending demise.”


Ferma. Immobile. Senza difese. Corde che le tengono imbrigliati i polsi. Legata, ma al sicuro. Una parola, una parola che muore sulle sue labbra.

“No, non dirla, non ce n'è bisogno. È bello. Mi piace.”

Il Toro di Ferro torreggia su di lei. Massiccio, forte, pesante. Pericoloso.
Le sue corde non le fanno male, la tengono solo ferma, altrimenti si muoverebbe, e il gioco prevede che non lo faccia.
Le corde la legano a lui, ma egli ancora non sa che lo legano a lei allo stesso modo.
Lo capirà, il Toro di Ferro lo capirà. Lo avverte nel profondo, al punto tale da non vederlo nell'immediato.
***

“Step outside your comfort zone,
Come to meet your best downfall.”

In accampamento, Delia e il Toro di Ferro condividevano una tenda durante la notte. A Skyhold capitava che lui restasse volentieri negli alloggi privati di lei fino al mattino o più raramente che lei andasse da lui – non lo programmavano, succedeva e basta, ma Cole sapeva che il Toro di Ferro preferiva raggiungere Delia in camera sua, perché spesso lei era davvero molto stancae almeno all'inizio avevano evitato di andare a letto assieme quando erano in giro per il mondo, dato che lui non voleva essere una fonte di ulteriori pettegolezzi per l'Inquisitrice, che aveva già tanti problemi a cui pensare.

Una volta però, mentre erano in missione, non riuscirono a stare lontani e il qunari diede appuntamento alla giovane nella propria tenda
Il Toro di Ferro ha una tenda più grande e se camminasse di notte sveglierebbe tutti coi suoi passi pensanti, li scoprirebbero, Cole ne era al corrente – che pensava di andare via all'alba, ma così non fu: lui la strinse a sé e da allora decisero di dividere sia i pagliericci in tenda sia i letti delle loro camere.

Anche quella notte erano assieme, mentre Cole montava la guardia: sebbene egli riposi quella notte non aveva bisogno di dormire, e vegliando accanto al fuoco udì delle voci che gli parvero familiari. Prestando più attenzione, si accorse che era Delia: la sentì mugugnare e sospirare, mentre lui pensò di essere invadente; purtroppo, però, non sapeva cosa fare per non ascoltare.

Sussurri smorzati, preghiere silenziose.

“Per favore, per favore, per favore”. Vorrebbe urlare, ma non lo fa.


“Non fare rumore, non svegliare l'accampamento.”

Voce salda, minacciosa. Eccitazione. Se fa rumore sarà punita, ma saperlo le attanaglia le viscere e la paura diventa piacere. Un rumore esce dalle sue labbra, attutito, ma udibile.

Il Toro di Ferro la punisce, con gentilezza; le fa male, ma con amore, teneramente e brutalmente al contempo.

Lei si avvicina alle sue mani, aumentando il contatto, ne ha bisogno, aspetta. Non prova vergogna. È grata.
Si gode il momento, sente il dolore, il piacere che cresce e cancella la stanchezza della giornata.

Delia è libera, libera di lasciarsi andare.

Pace. Nella sua mente. Nelle sue membra. Nel suo cuore.

Cole era contento, felice di sentirla in pace con se stessa e col mondo.

***

Al suo risveglio Delia continuava ad aiutare la popolazione in difficoltà, prestando anche soccorso di persona, se necessario, come se quello che era accaduto la notte precedente non fosse rilevante o non l'avesse distratta. Aiutare la gente era stancante, ma Cole aveva imparato che c'era qualcuno che aiutava la maga e si prende davvero cura di lei, a modo suo, un guaritore non convenzionale. Un guaritore per Delia.

Passavano così i giorni, e la luce negli occhi dei due amanti divenne chiara anche a loro stessi: Cole lo notò subito e ne fu immensamente felice.

Dopo un'altra giornata passata a uccidere banditi, tutti sentirono la necessità di bere qualcosa e il qunari si offrì di pagare per tutti: non si tirava mai indietro per una bevuta con gli amici. Quel giorno Cole provò il suo primo whiskey e gli occorsero tre tentativi per riuscire a berne un sorso. I suoi amici si misero a ridere e il Toro di Ferro gli diede una forte pacca sulla spalla, gioviale come solo lui sapeva essere, mentre Delia gli raccontò come si sentì la prima volta che bevve un liquore, con tutta la dolcezza che gli sempre riservava, e Cole rise quando diede lei un pugno sulla spalla al guerriero che scherzosamente la prendeva in giro: li trovava molto divertenti.
Il Toro di Ferro chiese un liquore a base di erbe e porse il primo bicchiere a Delia, per poi riempire il suo.

«Vediamo un po' che sapore ha, capo.»

Distillati di erbe. A Delia piacciono. Lui ricorda tutto quello che lei gli dice, non dimentica nulla.

Alla taverna Varric aveva iniziato a raccontare una storia: tutti stavano ad ascoltarlo, i suoi racconti riuscivano a essere sempre trascinanti. Delia rise e Bull fece altrettanto.
Anche a Cole scappò una risata, osservando lo scambio di sguardi tra quei due.

Forse il suo dolore sta scomparendo. Forse il dolore che le dà il Toro di Ferro le fa bene. Come un'arma che ferisce e guarisce.

Si fanno del male, ma guariscono, si curano. Assieme. Legati, stretti, avvinti da loro stessi.
Ogni nodo è una promessa. Ogni colpo è una benedizione. Ogni bacio è una preghiera.

“Aiutami.” “Sono qui per te.” “Sono tua.” “Sei mia.” “Ci apparteniamo, non c'è altro all'infuori di noi in questa stanza.”

Non c'è altro. È al sicuro. Sarà sempre al sicuro con lui.


Un ciondolo, uguale, sul collo di entrambi. Un dente di drago, diviso in due, li unisce. Non importa quanto saranno lontani, perché saranno sempre assieme.

“Kadan.”

Delia dorme, avvolta da braccia forti. Il Toro di Ferro dorme, stringendola delicatamente a sé, con fare protettivo.

Sono ognuno la medicina dell'altro, sono una medicina dal sapore dolceamaro, ma che funziona, stanno bene.
Li aiuta. Tanto.

Finalmente Delia si sente a casa; finalmente il Toro di Ferro si sente amato.
Lui è diventato il porto in cui lei dimora; lei è diventata il suo faro, e gli illumina la vita.




Angolino autrice.
Edit: 23 giugno 2016.

Salve a tutti! Era da un pezzo che non postavo più nulla; c'è da dire che questo è stato un periodo molto difficile per me, e avevo bisogno di pace. Non posso dire di averla del tutto raggiunta, ma sto un poco meglio. La scrittura mi ha aiutato tanto.
La canzone che mi ha ispirato è questa qui: ammetto che sentire il respiro di Vicky mentre prende fiato per cantare mi ha fatto pensare a degli altri sospiri, quelli che sente Cole e da lì è partito tutto. Spero di aver reso bene il linguaggio criptico e spesso "monoparola" che usa Cole, è la prima volta che mi calo nei suoi panni e spero di avergli reso giustizia, di non essere OOC. Tremo al solo pensiero.
Una cosa che voglio far notare è il nome di Bull: ho già detto che preferisco la versione originale, ma dato che qui è Cole che ci presenta il tutto, lui non dimentica l'articolo davanti, quindi ho usato il nome in italiano, a parte quando lo chiama Delia in confidenza. Un'altra cosa è la definizione di "cuore triste": Cole tende molto a scandagliare le emozioni delle persone e quindi immagino anche che lui dia parole e connotati emotivi a cose che non ne hanno, se non in senso figurato, come il cuore, che per antonomasia è visto come la sede dei sentimenti.
Quelli nelle virgolette alte in corsivo sono i pensieri dei personaggi che Cole "ascolta" così come vengono pensati, mentre quelle in corsivo nelle virgolette basse sono le frasi dette dai genitori di Delia e che Cole legge nell'animo di lei così come sono state dette e le parti in corsivo sono i pensieri di Cole.
Nel canon delle mie storie Caderyn è un altro Inquisitore Trevelyan, fratello di Delia: se lei è l'Inquisitrice lui si unisce al gruppo e viceversa; ho ideato cosa fanno entrambi se non sono Inquisitori. Di lui ho scritto qui.
Nella mia testa ho un headcanon ovvero i maghi che possono uscire dal Circolo per delle missioni o delle incombenze col permesso delle alte cariche. Me lo ha messo in testa Wynne e immagino la mia Delia che, all'occorrenza, potesse essere chiamata per adempiere al suo ruolo di guaritrice. Critiche e suggerimenti sono sempre ben accetti, spero che la lettura sia stata gradevole.
Alla prossima,
Barbara
   
 
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