Serie TV > Da Vinci's Demons
Segui la storia  |       
Autore: Soraya Ghilen    10/04/2016    0 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Capitolo 14: un improbabile salvatore
P.O.V. Cristina
L’osso gli aveva perforato la pelle, rompendola.
Ammetto che la via di fuga che avevamo trovato non era stata esattamente molto agevole, così come non lo era dover aspettare Amerigo sulla sabbia incredibilmente chiara di quel luogo. Probabilmente doveva trattarsi di un’isola. Ad ogni modo, avevamo recuperato un busto di ottone con un complesso meccanismo al suo interno dalla grotta degli abitanti del luogo, prima di gettarci dall’uscita della volta celeste con delle cupole fatte di stoffa, ideate da Leonardo quasi sul momento. Nell’atterrare, Girolamo si era rotto uno stinco e l’osso gli aveva squarciato la pelle della gamba. Sarebbe rimasta una cicatrice enorme.
“Ti rendi conto che potevi morire?” gli dissi, mentre aspettavamo l’arrivo della nave di Amerigo
“Si, ma non è successo” disse, fra i denti. Il dolore che provava doveva essere fortissimo, dato che non aveva nemmeno la forza per rispondermi a tono.
“Potevano sacrificarti! Se Zo non avesse fatto esplodere il grasso del lama non so proprio cosa sarebbe successo! Girolamo, ti rendi conto che potevi morire?!”
“Non serve che lo ripeti in continuazione, mia diletta, ho ben capito anche da solo la gravità della situazione, non sono uno sprovveduto” odiavo la sua voce, la sua espressione calma, per quanto colorata da una leggera tonalità di colore, e odiavo la capacità che aveva di farmi sentire una perfetta stupida.
“Avanti, ripetilo ancora, sono passati ben otto secondi senza che tu ci ricordassi che il tuo prezioso marito poteva morire!” urlò Zoroastro, da non molto lontano, mentre prendeva a calci un tronco secco. Giulia, che gli stava al fianco, gli tirò un calcio “Ma cos’è, questa, una congiura ordita ai miei danni?!” lo sentii dire, mentre saltellava sul posto e la ragazza gli faceva cenno di tacere, portandosi un dito affusolato alle labbra pallide.
“Ha ragione, sai? Stai diventando noiosa, madonna” aggiunse Girolamo, guardando la scena con un accenno di sorriso.
“Scusami tanto se mi preoccupo per te” risposi, con un filo di voce, torturandomi le mani, poggiate sulla stoffa leggera della veste color tramonto estivo “Cosa pensi che sia quella testa di ottone?” chiesi, cercando di cambiare argomento.
“Qualcosa che non è utile ai fini della nostra ricerca, dato che non è più utilizzabile. Qui barbari l’anno distrutta mentre era ancora fra le mani del tuo maestro, che pareva incantato dalle sue parole misteriose” tutto quello che avevamo passato, in quel nuovo mondo, non era servito a nulla, dato che il libro delle lamine non era nella volta celeste. Avevamo solo perso tempo. Erano passati mesi da quando avevamo lasciato l’Italia, Forlì, i bambini.
“Cosa pensi che troveremo, al nostro ritorno?”
“Non ne sono sicuro, il futuro non lo è mai, d’altronde, ma ho come la sensazione che le prove che ci attendono siano solo al principio, che ci sia ancora molto altro da affrontare, una volta tornati a casa” lo guardai, senza, però, incrociare il suo sguardo. Fissava l’orizzonte azzurro polvere.
“Tutta questa follia dovrà giungere alla fine” era così. Non potevamo continuare a sacrificare tutto in nome di questo libro “Se deciderai di continuare questa ricerca, Girolamo, lo farai da solo. Io non verrò con te in un altro viaggio senza meta. Se tu vuoi morire sei libero di farlo, ma io non voglio restare ad assistere mentre lo fai. Quindi, io ho finito qui” parlai con voce atona, priva di intonazione, persa nella rete di sangue e schegge che erano le mie mani, un tempo segnate solo dall’ombra di un colore non ben rimosso.
“Quel libro è la chiave della conoscenza”
“La sua ricerca è la chiave per la morte” mi fissò, con uno sguardo che non aveva mai riservato a me. Uno sguardo carico di paura. Non credevo la potesse provare.
“Quello che accadrà, ogni singola cosa, saremo stati noi a volerla”
“Ed ecco perché io mi tiro indietro. Non ne vale la pena, ho troppo da perdere” non parlai e lui non rispose. Restammo così fino a quando non trovai il coraggio di esprimere ad alta voce una domanda che, da tempo, mi frullava in testa “Durante la prigionia mi dicesti che hai fatto cose orribili per conto del Papa. Questo include l’assassinio di qualcuno che ti è caro?” lui annuì in maniera impercettibile “Chi hai ucciso, Girolamo?” chiuse gli occhi, senza avere il coraggio di riaprili per parlarmi.
“Quando ero appena un ragazzo, il Santo Padre venne nel monastero in cui ero cresciuto e mi chiese se fossi disposto a diventare la spada della sua chiesa” prese una pausa. Il tono di voce basso e cupo, che rievocava cosa che avrebbero dovuto dormire per sempre “Mi affidò, come primo compito, quello di assassinare una prostituta che lavora nel ghetto ebraico di Roma” ci volle un attimo per ricollegare tutto.
“Tua madre” dissi, con orrore e meraviglia nella voce. Come aveva potuto, Sisto, fare una cosa del genere a suo figlio?
“Lo capimmo entrambi in quel momento, ma questo mi spinse solo a serrare la presa in maniera ancora più ferrea e dura sulla sua gola” gli abbracciai il braccio destro, quello che era rivolto verso me, e vi poggiai sopra la testa.
“Non è stata colpa tua, volevi solo compiacere tuo padre”
“Ho privato mia madre della vita, e l’ho fatto guardandola negli occhi”
“Sei un uomo diverso, adesso. Un uomo migliore”
“Io sono il conte di Imola e Forlì” disse, con freddezza.
“No” lo contraddii “Sei Girolamo Riario”   mi strinse una mano con la sua, carezzando debolmente il dorso, portandoselo, poi, alle labbra.
“Non sarei nulla, senza te, mia diletta” e restammo così, abbracciati, guardando Giulia che rincorreva Zoroastro sul bagnasciuga e Leonardo che cercava di capire come riparare il suo nuovo tesoro, fino a quando l’orizzonte non fu riempito dal più improbabile dei salvatori : Amerigo Vespucci e la sua Santa Maria.
 
Angolo dell’autrice: Ebbene si, esisto ancora!! Chiedo umilmente perdono a tutti per questo enorme, gigantesco, ritardo. Non accadrà più.
Come sempre aspetto i vostri pareri.
Un abbraccio enorme…Sol!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Da Vinci's Demons / Vai alla pagina dell'autore: Soraya Ghilen