Appello
dell’italiano agli italiani
Buonasera a voi,
miei utenti. Ci conosciamo
da molto tempo, forse da quando siete nati nei rispettivi ospedali,
gridando e
scalciando perché non volevate lasciare il vostro giaciglio
comodo e
tranquillo. Probabilmente le prime parole che avete sentito su di me,
sono
state: “È un maschietto!” o, in
alternativa: “È una femminuccia!”. Altri
casi
ancora potevano comportare l’arrivo di due o più
marmocchi urlanti che
protestavano animatamente, ma è assai più raro.
Da quel giorno, vi ho
accompagnati dappertutto, anche se per i primi mesi di vita
probabilmente non
ve ne siete nemmeno resi conto.
Ora, io sono
molto tollerante verso l’intero
mondo, ma ultimamente faccio una gran fatica a contenere la mia
disapprovazione.
Come membro anziano di questa comunità, pretendo ed esigo
rispetto, fintantoché
è proprio grazie a me che voi altri potete definirvi italiani. Non soffro di manie di
grandezza; forse un tempo, quando
in circolazione c’erano figure come Dante Alighieri,
Francesco Petrarca,
Giovanni Boccaccio, Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e
Michelangelo;
loro sì, che tenevano alto il mio nome; per quanto a quei
tempi non fossi così
formato come adesso. Ma devo ringraziare persone del loro calibro, se
oggi sono
quello che sono.
Già,
oggi. Mi è parso di capire di non
essere così diffuso nel mondo quanto altri miei colleghi
–che, a parer mio, non
sono poi così grandiosi come il sottoscritto-, ma merito
assai di essere
considerato come uno dei migliori. Sono musicale, ricco di lessico
oltre ogni
aspettativa, regalo emozioni con una semplice parola e nessuno
può eguagliarmi.
E no, non sono nemmeno modesto; ma posso benissimo permettermelo.
Non accetto che
mi venga mutilata una
parte assai sostanziosa del mio essere, con persone
pressoché analfabete. Non lo
tollero proprio, ed è un comportamento troppo meschino da
tenere nei miei
confronti. Sono adirato, ma anche convinto che chiunque, nella mia
pessima
situazione, possa arrivare a esserlo. E con assoluta ragione,
aggiungerei.
Ma andiamo per
gradi, altrimenti
rischierei di non essere compreso appieno, e di gentaglia che non
capisce
nemmeno il minimo indispensabile, ne ho fin sopra i capelli. Per quanto
io non
abbia i capelli, ma questo è tutto un altro discorso.
Sono stufo di
sentir di persone che non
sanno distinguere la differenza tra una a
o una o senza
l’h. Signori miei, quella
lettera, seppur
muta, cambia completamente il significato di qualcosa che si vuole
esprimere! Per
Dio, non si può nemmeno pensare di non riuscire a inserire
una lettera piccola
come lei, in un contesto esatto! Potrebbe anche offendersi, e sarei in
pieno
accordo con lei! Non è che se una persona –o una
lettera in questo caso-, è
muta, allora non bisogna degnarla della minima considerazione. Non
riesco a
credere che nell’istruzione elementare i vostri maestri non
vi abbiano
insegnato l’uso corretto della h.
Eppure molto spesso, ahimè, mi capita di leggere di obbrobri
che mi fanno
accapponare la pelle. Dovrebbero inserire la pena capitale per i
soggetti che
fanno dell’h un uso
totalmente
improprio.
Per seconda
argomentazione, porto sulla
tavola la punteggiatura. Anche questa è bistrattata come se
fosse una fetida
palla da calcio sporca di fango dopo una partita particolarmente
piovosa. Cosa vi
hanno fatto i punti, le aperte e chiuse virgolette, le parentesi, le virgole! Su queste ultime ci si potrebbe
soffermare per ore, ma vale lo stesso identico discorso per quella
povera
lettera h. Le virgole, ancora
più di
lei, servono per dare un senso specifico a ciò che state
scrivendo (e a volte
persino a salvarvi da una situazione in cui rischiavate seriamente
quella
pellaccia che vi ritrovate). Una virgola può decidere il
destino infausto di
una povera nonnina*. Può anche far sembrare tutti voi delle
persone più
istruite e colte, se sapete dove piazzare per bene quei piccoli segni
grafici. E
questo inevitabilmente porta a una più alta autostima di
sé, e altre mille
piacevoli occasioni, oltre al fatto che salvereste migliaia di vite di
signore
anziane che non vi hanno fatto niente.
Rimanendo in
ambito di punteggiatura, ci
terrei ad aggiungere che la suddetta virgola non va mai inserita tra
soggetto e
verbo, mai. In quel caso potreste passare davvero per degli emeriti
ignoranti;
cosa che la maggior parte della popolazione purtroppo è. O
pare essere, ma riesce
molto bene a mascherarlo.
Ultimo, ma non
per importanza. I congiuntivi.
Questo modo verbale con i
suoi tempi particolari, non è messo lì a caso. Se
l’ho inventato, una ragione
ci dovrà pur essere. Sì, lo ammetto, forse amo
complicarvi la vita, ma non
penso che sia un traguardo irraggiungibile imparare i congiuntivi.
È una cosa
aberrante, davvero, leggere frasi del tipo “Vorrei
che apri gli occhi come io per te” oppure, e penso
che questo di gran lunga
sia il peggiore di tutti “Se io
avrei”.
No. È inconcepibile. Viene voglia di prendere un qualsiasi
oggetto contundente
e scagliarlo a gran velocità contro colui o colei che ha
osato profanarmi. Vi prego,
imparate i congiuntivi! Ogni volta che sento uno sbaglio del genere,
muoio un
po’ dentro; e se continuo così, mi
estinguerò davvero nel giro di pochi
decenni. E io non voglio morire!
Come appello vi
chiedo: per favore, leggete. Che
siano libri di alto
livello, volumi titanici per l’università,
racconti per sollazzarvi, fiabe o
istruzioni per i detersivi, ma fatelo. Ne va davvero della mia vita. E,
ripeto,
io non voglio morire, amo vivere e stare in mezzo alla gente. Ma con
soggetti
come questi, la mia vita diventa impossibile e intollerabile; sono
costantemente sotto tortura e ho paura di non riuscire a resistere a
lungo. Aiutatemi
a farmi valere, perché solo voi che sapete quello che
scrivete, e come lo
scrivete soprattutto. Potete fare la differenza.
Andate,
diffondete la mia parola e
istruite chi di dovere. Se non doveste riuscire con le buone e sane
maniere,
usate pure le spranghe di ferro.
Cordialmente,
l’Italiano
ANGOLO
DELLA DEMENZA
Ok, ok.
Ammetto che non so da dove mi
sia uscita fuori, ma sono davvero stufa di leggere delle cose senza
senso
alcuno in giro per Internet; e non solo, purtroppo. Non che io sia un
genio
dell’italiano, ma almeno le regole fondamentali penso di
saperle! E invece no, brutta idiota!
Comunque, spero di avervi strappato un
sorriso, perché io mi sono divertita a vestire i panni della
nostra povera
lingua! Se lo merita, poverina!
Grazie a chiunque è arrivato fino a
qui!
Un bacio! :*
Lo so è una
stupidata, ma io sono una
stupidata; probabilmente le prime parole che ho sentito nella mia vita
sono
state “cretino e deficiente”.