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Autore: LadyMorgan    04/04/2009    3 recensioni
Lily chiuse per un secondo gli occhi, godendo di quel conforto che le mancava da troppo tempo, poi li riaprì di scatto. «Posso fidarmi di te, James? Come faccio a sapere che sei sincero? Come faccio a sapere che mi stai dicendo la verità?»
Lui sorrise appena e le portò le mani all’altezza delle tempie muovendole in circolo. «Prova ad ampliare i tuoi orizzonti, Lily. Per ora sei riuscita a starmi vicina dieci minuti buoni senza urlarmi addosso, non è già un buon risultato?»
La ragazza rise, una risata piena, liberatoria che riempì tutto lo spazio vuoto attorno a loro. «Che il diavolo ti porti, Potter!»
Sì, lo so, vi ho appena dato la prova inconfutabile della mia malattia mentale ^^".
Non importa, era un po' che ci stavo pensando e, siccome (alleluja!) sono riuscita a ritagliare cinque minuti, ho inserito questa FF per dimostrare che non soffro perennemente di depressione (che ci sia riuscita poi è un'altra storia xD).
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can I Trust You?

Call me whatever, but the past has shown

I’m stonger on my own, don’t need nobody.

 

«Evaaaaaaaaans! Amore mio!»

Se mi chiama un’altra volta così, giuro su Merlino, Morgana e tutti i maghi del passato e del futuro che lo Crucio!

Lily Evans si voltò di scatto verso il ragazzo moro sui diciassette anni che la stava inseguendo per tutta la scuola da più tempo di quanto potesse sopportare. «Potter! Per quanto per quel tuo cervello bacato sia troppo difficile pensare, ficcati in quella testa malata che non intendo uscire con te, diventare la tua ragazza o fare qualunque altra cosa che maledire il giorno in cui sei nato da mattina a sera!»

Il ragazzo sorrise sornione. «Te l’avevo detto, Evans, che sono sempre nei tuoi pensieri. Da mattina a sera, addirittura… è proprio evidente che anche tu sei cotta di me!»

Ora lo ammazzo, ora lo ammazzo, ora lo ammazzo!  Lily fece un respiro profondo per calmarsi e lo guardò nuovamente, mentre i suoi occhi diventavano più duri degli smeraldi di cui portavano il colore. «Potter, credo di avertelo detto non so più quante e quante volte, ma ora te lo ripeto, per l’ultima: io sto meglio da sola, non ho bisogno di te, né di nessuno, sono più forte se conto solo su me stessa e così voglio restare! Sono stufa che mi chiami sempre amore mio, tesoro mio, luce dei miei occhi e altre idiozie inventate sul momento! Va bene, se proprio ti rende felice, chiamami come meglio ti pare, per quel che me ne importa, ma levati dalla testa l’assurda idea che io un giorno possa diventare la tua Lily! Io non sono la tua Lily! Io non sono la Lily di nessuno.»

Ciò detto, si voltò e lo lasciò in mezzo al corridoio, a sorbirsi gli effetti dell’ennesimo due di picche.

 

Don’t wanna make exceptions to the rule

Cause I am no ones fool, suffering gladly.

 

Santo cielo, sono sei anni ormai che gli sto dicendo che non intendo diventare la sua ragazza, e ancora persiste? Ma cos’ha al posto del cervello, segatura?

Era stata del tutto sincera quando gli aveva detto che preferiva stare da sola. Ormai stava sempre da sola, evitava persino i luoghi più frequentati come il campo di Quiddich o la Sala d’Ingresso prima di cena.

Cercava di evitare qualunque contatto che potesse ferirla, di nuovo. Da quando aveva perso anche Severus, aveva capito che fidarsi era una delle cose più insensate che potesse fare. E non aveva nessuna intenzione di fare un’eccezione solo per lui, non era completamente impazzita! Non era una di quelle sciocche, svenevoli oche che gli morivano dietro, solo perché lui era James Potter, il campione di Quiddich di Grifondoro e uno dei Malandrini!

Era solo un bullo arrogante viziato, lo era sempre stato.

Eppure…

Lily si abbandonò contro l’albero alzando gli occhi al cielo. Davvero voleva stare da sola? No, ma voleva contare solo su sé stessa, per evitare di essere ferita. Infondo, quella sofferenza non era così tremenda, la viveva ridendo.

 

But now I don’t have a choice

Inside me there is a voice, that tells me

Gotta let go. So,

 

E allora perché ogni volta che vedeva il suo sorriso sentiva una parte di sé sprofondare più a fondo, lontano da sé stessa, sempre più verso di lui? Perché quando le chiedeva di diventare la sua ragazza c’era una piccola, obbiettiva parte di lei che le diceva: “Perché non accetti? Avanti, lasciati un po’ andare!”?

A volte si infuriava con sé stessa perché le sembrava di non aver avuto scelta, di non aver potuto disporre pienamente delle sue decisioni, del suo modo di vedere le cose, e tutto per colpa sua.

Chi era lui per condizionarla così?!

Una vocina dentro di lei rispose maliziosamente: Null’altro che James Potter…

 

Can I Trust You? Cause I’ve been hurt before,

And I can’t take it anymore.

Can I Trust You? Show me your honesty.

Tell me you promise me the truth.

 

Si voltò dall’altra parte. Come poteva piacerle se non sapeva nemmeno se poteva fidarsi di lui? Aveva già provato a fidarsi altre volte, e ne era sempre uscita scottata. Fidarsi di qualcuno non fa che rendere più amara la sconfitta quando quel qualcuno si mostra indegno della tua fiducia.

Su questa regola Lily aveva costruito i suoi ultimi due anni di scuola. Certo, aveva delle amiche, ma nessuna con cui fosse in particolare confidenza. Non voleva doversene pentire, di nuovo.

E di sicuro non era James Potter l’individuo migliore per farle cambiare idea. Come poteva? Non aveva mai agito con intenzioni oneste, ne era più che sicura, ed era altrettanto sicura che non le stesse dicendo la verità quando diceva che lei era diversa. Sarebbe diventata solo un’altra tacca sul suo letto, come le dozzine di altre ragazze venute prima di lei.

No, no e no!

 

It isn’t easy cause I wanna fight,

But now my hands are tied and I don’t like it.

 

Non avrebbe ceduto così facilmente, avrebbe combattuto! Lei combatteva sempre.

Solo… solo che c’erano dei casi, quando lo vedeva lontano dall’aura di arroganza che sbandierava sempre, in cui non riusciva a tirare fuori le sue migliori armi. Le sembrava di avere le mani legate, e quella sensazione non le piaceva. Non lei piaceva affatto…

 

I hate when there’s nothing I can do

But when I look at you, I get excited.

 

E per di più, si odiava con sempre maggiore intensità perché vedeva chiaramente che non poteva farci niente, era più forte di lei: ogni volta che lo guardava, e ultimamente sempre di più, subiva una totalmente ingiustificata accelerazione cardiaca.

Ma bene, ora ci si metteva pure il suo cuore a giocare brutti scherzi?

 

Maybe I could do with your help,

to coax me out of myself, and

Help me wanna let go

 

Eccolo lì, di nuovo. Non poteva lasciarla in pace cinque minuti? Non aveva un minimo senso del tempismo?

Con un sospiro sconfortato si disse che probabilmente no, non ne aveva nessuno.

Il ragazzo si avvicinò sorridendo, stavolta senza un briciolo di arroganza.

«Posso?» chiese indicando lo spazio erboso accanto a lei.

Lily sospirò e gli fece un gesto esasperato con la mano e lui si sedette, senza mostrare il minimo disappunto quando lei voltò la testa dall’altra parte.

Per un po’ rimasero in silenzio, poi lui disse lentamente: «Era un po’ che volevo parlarti… seriamente però, senza urlarci addosso.»

La ragazza rimase in silenzio guardando ostinatamente il Lago.

James prese fiato e cominciò a dire scandendo le parole: «Lo so che io sono solo… un bullo arrogante viziato, se non sbaglio, ma c’era una cosa che volevo dirti… e no, non è vuoi diventare la mia ragazza» aggiunse scocciato vedendo la faccia che aveva fatto la Evans a quelle parole. «Sei veramente diventata paranoica, eh?»

«Chissà perché…» sibilò lei in risposta.

Lui si strinse nelle spalle. «Volevo solo dirti… non ti fa bene chiuderti così tanto in te stessa. Oh, lo so, non dovrei essere io a dirtelo, però è giusto che tu lo sappia. Ti fai male, così non porti avanti niente. Fai il doppio della fatica per la metà del risultato. D’accordo che quella serpe di Mocciosus ti ho colpito e affondato in un colpo solo, ma devi anche imparare a reagire! Reagisci, Lily! Sei sempre così pronta a reagire quando ci sono io nei paraggi, perché ora dovrebbe essere diverso?» le chiese quasi con rabbia.

Lei lo guardò stupefatta.

Lui sorrise con una punta di amarezza. «Lasciati andare, ogni tanto, non puoi rinchiuderti così, ti fa male, ci stai da cani, devi cercare di… riprenderti!»

Ora era completamente sbalordita. «Ok, chi ti ha fatto il lavaggio del cervello?»

James alzò gli occhi al cielo. «Possibile che debba essere io a strapparti a te stessa, Lily?»

La ragazza fece per rispondere, ma si accorse con ulteriore stupore di non trovare le parole. Non sapeva francamente cosa dire, perché ogni cosa che James aveva detto era troppo, maledettamente vera.

Per la prima volta, incrociò i suoi occhi.

Per la prima volta, non vide in essi né scherno né beffa, ma solo una sincera preoccupazione.

Avrebbe potuto chiedere aiuto a lui per liberarsi dai suoi fantasmi?

 

 

Can I Trust You? Cause I’ve been hurt before,

And I can’t take it anymore.

Can I Trust You? Show me your honesty.

Tell me you promise me the truth.

 

Non si sarebbe lasciata andare. Non lì, non davanti a lui.

Eppure non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi. Posso fidarmi di te, James? Mi hai già ferito così tante volte che non so neppure più cosa pensare, ma di certo non posso permettermi che succeda di nuovo. Non ne uscirei intatta.

Il suo sguardo restava amaro, come se sapesse perfettamente cosa stava pensando. Davvero la conosceva così bene?

Con un sospiro, la ragazza si accucciò vicino a lui senza neppure considerare l’assoluta impossibilità di quel gesto. Che diamine, era sempre James Potter!

No, si disse. No, gli hanno fatto un lavaggio del cervello.

Anche lui rimase perfettamente tranquillo, cominciò solamente ad accarezzarle la testa con piccoli movimenti delicati, come ad un gattino appena nato.

Lily chiuse per un secondo gli occhi, godendo di quel conforto che le mancava da troppo tempo, poi li riaprì di scatto. «Posso fidarmi di te, James? Come faccio a sapere che sei sincero? Come faccio a sapere che mi stai dicendo la verità?»

Lui sorrise appena e le portò le mani all’altezza delle tempie muovendole in circolo. «Prova ad ampliare i tuoi orizzonti, Lily. Per ora sei riuscita a starmi vicina dieci minuti buoni senza urlarmi addosso, non è già un buon risultato?»

La ragazza rise, una risata piena, liberatoria che riempì tutto lo spazio vuoto attorno a loro. «Che il diavolo ti porti, Potter!»

  
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