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Autore: IsaMor    10/04/2016    2 recensioni
[Alex Rider]
Alex Rider, giovane spia inglese sfruttata dall'MI6, decide di godersi, per una volta, il viaggio in Francia con la scuola. Solo che non si aspetta che anche in questa occasione il suo "quasi" nemico Yassen Gregorovich si faccia vivo e gli stravolga la vita.
La storia si ispira ai personaggi della serie di libri di Anthony Horowitz e al film tratto dal primo libro "Alex Rider: Stormbreaker", perciò non mi appartengono.
La coppia Alex/Yassen, interpretati da Alex Pettyfer e Damian Lewis, non è shippata in Italia, ma ha un buon fandom inglese e francese su Ao3.
Spero che vi piaccia se non per i personaggi, almeno come storia a sé.
In futuro potrei scrivere una Sterek ispirata al film, se può interessare.
Ringrazio oOBlackRavenOo per l'aiuto e il sostegno.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex Rider: Vacanze Parigine

Una settimana di vacanza-studio in Francia, cosa ci può essere di più bello? 

Me lo chiedevo, mentre disfavo la valigia in cerca del pigiama per la prima notte nella capitale dell'amore. Un luogo dove la bellezza dei monumenti la fa da padrona e la vita scorre in modo piacevole per i giovani turisti.

Di certo, non c'è molto di bello nella mia vita dopo la morte di mio zio e neanche prima ero un ragazzino felice, poi con il lavoro all'MI6 per Alan Blunt che non mi lascia mai in pace, la mia vita è diventata un inferno. Non ho neanche diciott'anni e già posso vantare un curriculum di missioni per i servizi segreti da far invidia a James Bond. Se non fosse per il fatto che oltre al lavoro devo anche condurre una vita normale tra scuola e casa, dove per fortuna c'è Jack, almeno lei mi capisce, non avrei poi tanto da lamentarmi. 

Beh, questa settimana ho intenzione di comportarmi come un qualsiasi diciassettenne e fare l'idiota proprio come i miei compagni di scuola o godermi la compagnia di Sabina. Dall'ultimo tentativo di stare del tempo insieme, come una vera coppia, è passata un'eternità. 

Sabina è giusto giusto due stanze più in là, peccato che tra me e lei c'è la professoressa di francese che vigila sulla castità delle belle fanciulle. 

I miei due compagni di stanza mi guardano storto, quando mi vedono prendere il pigiama dalla valigia. Ho la strana sensazione che questa, pur essendo la prima notte a Parigi, non sarà dedicata al riposo. Chiaramente io sono sempre l'ultimo a sapere le cose, almeno quelle meno importanti, infatti guardo uno dei due, Sebastian, che si appresta ad aprire la finestra da dove entrano non uno, ma ben quattro ragazzi. 

Li guardo senza capire cosa stia succedendo.

"Rider, belle gambe." Cerca di strapparmi l'asciugamano che porto in vita dopo la doccia, il più odioso della combriccola, Jason.

"Mi spiegate che succede?" domando, stringendo meglio l'asciugamano.

"Se guardassi il cellulare sapresti che stasera andiamo a divertirci e tu vieni con noi! Da quando ti conosco non ho ancora avuto l'onore di farti ubriacare e ciò non va bene."

"Cosa? Non ho intenzione di bere fino a stare male!"

Ed è vero, non ho proprio voglia di fare l'ubriaco il mio primo giorno di una normale vacanza. Già devo fingere di accontentare tutti e ora dovrei accontentare anche Jason e Sebastian che non sanno proprio come divertirsi in una splendida città come questa. 

"Alex non fare il guastafeste. Non credo che Sabina l'apprezzerà."

"Viene anche lei?"

"Sì. Le ragazze si stanno preparando. Hanno detto che la prof di francese prende qualcosa per dormire verso le nove e alle dieci crolla e non sente neanche le cannonate. L'hanno scoperto all'ultima gita di classe. Quindi ora va' a vestirti, non siamo interessati ai tuoi pettorali, ma a quelli delle ragazze."

Ok, forse la mia vacanza è entrata nel vivo. Finalmente potrò stare con Sabina senza che nessuno dell'MI6 ci registri o qualcuno ci spari addosso. Non credo d'aver mai avuto un vero appuntamento con lei che non finisse con una chiamata per una missione o con qualche sicario che tenta di uccidermi. 

In meno di cinque minuti mi infilo dei jeans, una camicia nera e dei scarponcini. Ho smesso con le scarpe sportive di tela, da quando ho dovuto correre su dei chiodi arrugginiti un anno fa, meglio scarponcini con suola robusta e punta rinforzata. Non si penserebbe che sono in vacanza dal mio modo di vestire, infatti infilo la giacca di pelle con un paio di tasche interne ben fornite di attrezzi vari, non si sa mai. 

Finalmente pronto, ci sediamo ad aspettare l'arrivo delle ragazze che non si fanno attendere. Le sentiamo dopo un po' uscire da un paio di camere in fondo e camminando in punta di piedi nel corridoio, qualcuna con le scarpe vertiginose in mano, per non farsi sentire dalla professoressa. Fanno lievi rumori sulla porta con le dita per darci il via libera e le seguiamo silenziosamente fino alle scale, non volendo rischiare con l'ascensore troppo rumoroso. 

Mi chiedo, come credono di poter superare il portiere notturno senza farsi vedere, ma purtroppo sottovaluto i teenager inglesi, come spesso gli altri fanno con me, infatti potrebbero davvero competere con i servizi segreti o chicchessia. Vedo una delle ragazze più procaci fare gli occhi dolci ad uno dei camerieri più giovani che sta giusto giusto uscendo dalla cucina, mentre noi ci siamo nascosti dove il portiere non può vederci e dopo due minuti e venti euro, veniamo accompagnati verso la porta dell'uscita di sicurezza delle cucine con la promessa di tornare per l'una massimo e cioè prima della fine del suo turno, così da poter entrare dalla stessa porta, in cambio di altre venti euro.

Alla fine riusciamo a uscire dal vicolo e ad allontanarci dall'albergo.

Si respira un'aria già calda pur essendo solo aprile. I lampioni illuminano i marciapiedi su cui camminano alcune coppie e altre persone che portano a passeggio il cane. È tutto così calmo e piacevole, tanto che inizio a capire cosa ci vedono le persone in questa città.

Sabina mi prende il braccio e cammina al mio fianco lasciando che gli altri vadano avanti. 

"Allora, come trovi la noiosa vita da teenager in vacanza a Parigi?" scherza, scostando i capelli castani lisci dal viso.

"Per nulla noiosa. Se Blunt vedesse questi ragazzi, credo che li arruolerebbe all'istante. Inizio a pensare di essere vecchio per questo mestiere." spiego, ricordando quanto sono stati bravi ad evadere dall'albergo.

Lei sa chi è Blunt perché conosce il mio segreto meglio di tutti, visto che era spesso presente quando accadeva qualcosa di pericoloso.

"Magari una settimana lontano da Londra, dai pericoli e dai controlli costanti, ti darà modo di capire se continuare con questa storia delle spie." fa lei con quel tono di voce gentile che ti porta a credere che tutto è possibile. 

"Può darsi, anche se a volte credo d'essere nato per tutto ciò. Mi annoierei a fare il comune studente che fa tutto nel modo giusto."

"Stasera hai l'occasione di fare tutto nel modo sbagliato, senza che nessuno ti spari. Goditela." mi dice sorridendo. 

Jason sembra essersi proclamato capo del gruppo e annuncia: "Stasera si beve! Ora ci dividiano in coppie e dovete trovare un locale malfamato dove danno alcol ai minori. Mandate un messaggio quando ci siete riusciti."

Sospetto che non si metterà bene la serata se questa è l'idea di partenza, ma intanto mi godo la solitudine della ricerca con Sabina. 

Ci dirigiamo lungo una strada stretta e dopo un po' decido di approfittare della veduta della torre Eiffel illuminata che appare in lontananza tra i bassi tetti di alcune case e vecchie botteghe.

Sabina è così perfetta che cerco i suoi occhi e quando ottengo il suo sguardo fisso nel mio, tento di baciarla, come ho sempre fatto in altre occasioni, ma lei si scosta. Qualcosa dev'essere cambiato dall'ultima volta, lo avverto da una strana distanza che c'è tra me e lei già da tempo. Fa male pensarlo e io mi sento anche terribilmente in colpa perché non me ne sono accorto. 

"Alex, scusa. È passato così tanto dall'ultima volta che mi hai baciata che non credevo più ci fossero dei sentimenti da parte tua."

Capisco la situazione. Forse, anch'io sento in modo diverso l'affetto che ho per lei.

"La colpa è mia. Non sono mai abbastanza presente per riuscire a dimostrarti cosa sento. Dammi una possibilità ora che siamo nella città più romantica." le chiedo poco convinto, ma non voglio buttar via un punto fisso della mia vita, a causa del mio poco impegno.

"Il fatto è che c'è una persona." mi dice, come se la colpa fosse sua.

Resto leggermente interdetto. Sono una spia e sono bravo a notare i cambiamenti di una persona, ma non ho notato i cambiamenti della persona a cui tengo di più. 

Lei continua: "Mi dispiace davvero, ma è capitato nelle ultime settimane e tu c'eri ma sembravi concentrato sempre su mille cose..."

"Non devi spiegarmi nulla. Sono contento per te."

"Davvero?"

"Sì, credo che in passato ci sia stato qualcosa di molto profondo tra noi, ma ora è cambiato e noi siamo cambiati. Va bene così."

"Alex... Questo non significa che non possiamo goderci questa vacanza come amici?! Vero?"

"Verissimo."

Lei guarda alle mie spalle e io quasi temo che ci sia un killer, ma poi si illumina: "A te quel locale sembra abbastanza malfamato?"

Mi volto e le do conferma. 

Mezz'ora dopo siamo al terzo giro di un tipo di alcol non ben definito. La musica batte forte e i compagni ridono, scherzano e ballano e stranamente anch'io non ho problemi a fare tutto ciò, dopo la confessione di Sabina. Temevo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto e nessuno dei due se la sentisse di continuare una storia, il cui fuoco oramai era spento da tempo. Era una relazione iniziata all'improvviso e mai consumata da scoperte e passioni, semplicemente rimasta ferma alla linea di partenza.

Sabina non mi ha detto chi è il suo ragazzo e io non ho chiesto. Sospetto di scoprirlo una volta rientrato a Londra, intanto mi godo la serata in sua compagnia e in compagnia del resto del gruppo, che risulta non essere male.

Mi butto in pista anch'io e giuro che dopo tanto tempo mi sto davvero rilassando e divertendo. 

La musica si sente fin nell'anima e mi lascio trasportare chiudendo gli occhi. Quando li riapro, noto una figura quasi famigliare passare tra la folla a qualche metro da me. Non ci bado tanto perché è impossibile che lui sia qui e poi il viso che ho visto ha la barba nera e i capelli lunghi sempre neri. Lui invece ha sempre portato i capelli corti del suo colore rosso naturale. Dev'essere solo uno che gli somiglia nei tratti del viso.

Mi rendo conto d'aver passato così tanto tempo in operazioni, dove lui spuntava fuori in continuazione, da immaginarlo anche ora che sono in vacanza. Ho davvero bisogno di godermi questa settimana prima di impazzire completamente. 

Torno a muovermi in pista con il mio gruppo e passa qualche minuto prima che noti nuovamente qualcosa di strano. Alcuni grossi uomini in abito nero sembrano intenti a correre per tutto il locale, come se fosse successo qualcosa di grave. Alcuni bloccano anche l'uscita, ma non le ragazze che stanno uscendo, come se cercassero una persona in particolare. 

Come spia super detestata da tutte le organizzazioni criminali mondiali, mi sento allarmato, ma poi noto che nessuno viene verso di me, quindi è qualcun altro che stanno cercando. 

Mi guardo intorno, ma non vedo nulla che possa spiegare il dispiegamento dei gorilla. 

"Alex, tutto ok?" mi fa Sabina, vedendomi fermo e distratto. 

"Sì, ho notato una cosa, ma non sembra riguardare noi." sostengo, ma preferirei portare via i ragazzi da qui il prima possibile. 

Decido di aspettare altri dieci minuti prima di convincerli ad andare via, per non insospettire i gorilla alla porta, ma improvvisamente vengo tirato contro un corpo e abbracciato. Mi ritrovo con il viso contro la spalla di un uomo e non capisco chi sia. Cerco di spostarmi, sperando che sia solo un ubriaco e non un sicario. Purtroppo la voce che mi arriva all'orecchio, con quel lieve accento russo, è proprio quella di un sicario di mia conoscenza. 

"Sta' zitto e fermo! Ascolta."

"Cosa vuoi? Lasciami!"

"Ho detto di stare zitto."

Sabina deve aver riconosciuto l'uomo perché non dice nulla. Sa che lui appare troppo spesso nella mia vita e scommetto che non sa davvero se mettersi ad urlare o salutarlo per abitudine. 

"Ho appena completato un incarico in una delle salette nel retro e ora sono in difficoltà." 

Per incarico, scommetto il mio posto all'MI6, che si tratta di un omicidio su commissione. 

"Non mi aspettavo di trovarti qui, ma già che ci sei, puoi salvarmi la vita tu, una volta tanto." ghigna. 

"Devo ricordarti che non ti devo niente. Hai ucciso mio zio."

"Ancora porti rancore per quella storia?" sbuffa infastidito, lui.

Mi volto a guardarlo male, ma ha un sorriso smagliante, come se stesse recitando una parte e temo di capire quale, sentendo le sue braccia cingermi la vita. 

"Cosa stai facendo? Lasciami...", ma Jason si intromette tra noi.

"Alex, chi è questo?" domanda un po' brillo, mentre io valuto se l'uomo possa essere un pericolo per i miei amici. 

Non sembrerebbe dal sorriso che rivolge a Jason. 

"Io sono Yassen, il fidanzato di Alex."

Jason resta leggermente sconvolto, ma poi si riprende e mi guarda, non sembra notare che io sia sbiancato.

Mi rendo conto che ho appena assistito alla distruzione di quel poco di normale vita sociale che avevo a scuola. Temo che Jason inizi a dirmi di tutto, ma non accade e mentre io sono ancora a bocca aperta, l'altro sta già facendo le presentazioni con Sebastian e un paio di compagne lì vicino.

Sabina mi guarda, senza sapere cosa pensare, mentre continuo a stare fermo tra le braccia del mio nemico Yassen Gregorovich.

"Sabina tu lo sapevi che veniva anche il suo ragazzo e non hai detto niente?" domanda Erica, una delle ragazze, affascinata dall'uomo che invece sembra avere occhi solo... per me.

Perché mi guarda così? Cosa avrà in mente?

"Cucciolo, hai sete? Offro un paio di giri ai tuoi amici." dichiara, ottenendo un coro di giubilo dai ragazzi e convincendo così tutti a levarsi dal centro del locale.

Mi accorgo che ha usato il mio nome da soldato e scommetto che l'ha sentito da Lupo in una delle ultime missioni. Ho la certezza che continuerà ad usarlo tutto il tempo. 

Andiamo in uno spazio più tranquillo con divani e tavolo, e ordiniamo altri due giri di quella specie di benzina chiamata whisky.

Mi ritrovo trascinato sul divano tra Sabina e Yassen che sembra intenzionato a portare avanti la sua copertura, tenendo un braccio intorno alle mie spalle.

Due dei gorilla passano vicino a noi e ci osservano, ma non sembrano riconoscere Yassen tra i ragazzi. 

"Eri tu prima con la parrucca e la barba?" gli domando.

Lui mi fissa negli occhi: "Sei molto attento. Io non ti avevo notato subito."

"Non farai del male ai miei amici, vero?!" gli ringhio quasi in faccia, temendo di tutto. 

"Se tu fai il bravo, nessuno rischierà nulla. Chiaro?"

Lo fisso e lui mi fissa di rimando, per fortuna Sabina ci fa notare il passaggio degli uomini di prima e mi ritrovo le labbra del killer sul collo nel tentativo di dare maggior veridicità alla sceneggiata. 

Sto morendo dentro per questa situazione. L'assassino di mio zio che mi bacia il collo liberamente. Ian si starà rigirando nella tomba. 

Si solleva e mi fa all'orecchio: "Da una spia come te mi aspettavo una copertura migliore."

"Va' al diavolo!" soffio sottovoce, ma Erica ci sente.

"Voi due già litigate?! Siamo a Parigi, dovreste essere tutto zucchero."

La guardiamo entrambi con un sopracciglio alzato, ma poi il sicario mi stampa un bacio sulla guancia a voler fingere di far pace. Fingo anche io sorridendo, ma già conto mentalmente con quanti tipi di armi da taglio lo torturerò.

Passiamo una buona mezz'ora a recitare la parte della coppia, beh, io mi limito a stare fermo mentre lui mi fissa dolce. Vorrei seppellirmi o seppellire lui che è un'opzione migliore. Farei anche la felicità di Blunt così.

"Alex, non ti facevo così timido!" mi fa Jason con Erica seduta sulle sue gambe. 

"Non capisco. Io timido?" faccio, cercando di capire a cosa si riferisca. 

Lo capisco quando vedo Erica baciarlo appassionatamente e solo allora mi accorgo che siamo l'unica coppia che non impiega tempo a scandagliare la gola dell'altro con la lingua. 

"Cucciolo, stai bene? Sei teso oggi. Stanco del viaggio?" finge di preoccuparsi Yassen, mentre mi accarezza i capelli biondi. Sembra averci preso subito gusto perché inizia a giocare con le ciocche lunghe e ricce.

Noto un luccichio quasi sinistro nei suoi occhi che non promette nulla di buono. Infatti, è un attimo e si cala sul mio viso per baciarmi. Muoio all'idea, ma per fortuna non punta alle labbra e mi pone un bacio tra esse e il naso, forse per non rischiare una mia reazione pericolosa. Mi copre con la testa così gli altri non notano che è un bacio finto, solo Sabina può vederlo, ma si gira subito dall'altro lato. 

Yassen resta in questa posizione diversi secondi, ma poi mi scosto e raggiungo il suo orecchio dove sussurro: "Fallo ancora e ti uccido!"

Anche lui è a portata d'orecchio: "Fingi bene o i tuoi amici finiscono male."

Mi giro a fissarlo negli occhi e ottengo uno sguardo divertito. 

Una delle ragazze scatta in piedi attirando la nostra attenzione: "Ragazzi è tardi, dobbiamo andare o ci scoprono."

Yassen sembra allarmato, non dev'essere ancora tanto sicuro di voler attraversare l'ispezione alla porta. Chiaramente i gorilla stanno ancora cercando il colpevole della morte del loro capo e di certo non hanno chiamato la polizia in modo da poter gestire la cosa a modo loro. 

Sebastian deve aver notato la faccia dell'uomo perché ci fa: "Yassen, se vuoi venire anche tu in albergo, non è un problema. Vi lasciamo per qualche ora la stanza. Noi abbiamo intenzione di fare qualche gioco." Mentre lo dice, notiamo Jason prendere una bottiglia di whisky da portare in albergo. 

Vorrei spararmi all'idea di ciò che stanno suggerendo. Io e Yassen soli in una camera d'albergo. Sono impazziti!

"Non credo di poter accettare, devo rientrare anch'io." si scusa.

Faccio l'aria dispiaciuta, ma sotto sotto sono felice che questa tortura stia per finire.

Ci alziamo tutti e ci avviamo verso l'uscita, dove i due uomini stanno ancora guardando chi esce attentamente. 

"Non ti irrigidire ora che ti bacio." mi sussurra all'orecchio stringendomi le spalle con il braccio e prima che io possa ribattere, mi trovo le sue labbra sulle mie. 

Questa volta non finge e lo fa per confondere il pubblico alla porta. Infatti, usciamo senza tanti problemi continuando a seguire il resto del gruppo, mentre le sue labbra si muovono sulle mie. Non mi sono irrigidito, ho semplicemente deciso che questa storia debba finire il prima possibile e qualche sacrificio è necessario. 

Usciti fuori, aspetto qualche secondo prima di dare una gomitata al suo fianco per farlo smettere di dare piccoli baci a ripetizione. Nessuno ci nota e lui sorride.

"Non male." mi fa.

Capisco a cosa si riferisce. Poi sorride di più e mi scompiglia i capelli, mentre gli lancio uno sguardo assassino. 

"Dopo questa storia stammi lontano o non risponderò delle mie azioni." gli intimo. 

"Dai, non fare il pudico. Ti è piaciuto." sussurra sfiorandomi l'orecchio con le labbra. 

Tutta questa storia sta prendendo una brutta piega. Non vedo l'ora che finisca.

"Quand'è che te ne vai?" gli domando, ma suona più come una intimidazione.

"Ho un posto sicuro in zona, siamo di strada." dice, guardando la strada che stiamo facendo. 

Tiro un sospiro di sollievo all'idea di sbarazzarmi di lui. 

Camminiamo verso l'albergo ed a un certo punto Yassen viene attirato da alcune auto che passano veloci e si fermano davanti ad un palazzo. 

Guardo più attentamente e noto che alcuni uomini ricordano quelli che erano al locale, nei modi di fare e di muoversi. 

"È quello il tuo posto sicuro?" gli chiedo, temendo che se qualcuno si accorge di lui saremo tutti in pericolo. 

"Sì." sospira, controllando il cellulare. 

Dopo un po' mi fa: "Ora hanno il mio identikit. Qualcuno ha parlato. Ho bisogno di un posto dove stare per la notte. Domani potrò muovermi più tranquillamente tra la gente."

Lo guardo storto, perché già so dove sta per andare a parare.

"Sebastian, credo che accetterò la vostra ospitalità, se per voi non è un problema?" gli sorride sornione.

In realtà, il problema è mio!

"No, non lo è. Basta che state lontani dai nostri letti."

Io arrossisco fuori controllo. Cosa si sono messi in testa tutti quanti? Possibile che per loro sia normale che un uomo di più di trent'anni stia con un diciassettenne? Questa storia finirà malissimo. 

"Cucciolo, è da tanto che ne parlavamo, non essere teso." torna a sussurarmi all'orecchio, abbastanza forte da farsi sentire dai presenti. 

Tutti ci stanno guardando e stanno pensando che faremo sesso per la prima volta. Solo l'idea mi dà il voltastomaco. 

Ci sono risatine da tutte le parti e solo Sabina sembra volermi dare sostegno, con uno sguardo comprensivo. 

"Yassen non ci hai detto molto di te." fa una delle ragazze per alleggerire la tensione che è evidente in me, ma per altri motivi. 

"Non posso dirvelo o dopo dovrei uccidervi!"

Dice scherzando... o no? Meglio non indagare. I ragazzi sorridono, ma sono ancora curiosi. 

"Mi occupo di risolvere questioni spinose in varie aziende nel mondo. Quando un capo ha bisogno di arrivare a patti con i sindacati o licenziare qualcuno, chiamano una persona esterna, cioè me, per rendere la cosa meno complicata di quanto sia."

"Come i tagliatori di teste." riassume Jason.

"Sì, diciamo che è un termine azzeccato."

Molto azzeccato.

"È come hai conosciuto il nostro Alex?" domanda Erica. Da quando sono diventato il "loro" Alex?

"Conoscevo suo zio e prima ancora suo padre."

Mi giro di scatto per guardare se sta mentendo sull'affermazione di aver conosciuto anche mio padre. Sul suo volto, per la prima volta noto un accenno di malinconia. Mi rendo conto che forse ci sono cose che ancora non so e devo scoprire su quest'uomo e sulla mia famiglia in generale. 

"Suo padre è stato un mentore per me." 

La frase viene detta a me anche se è rivolta al gruppo. 

L'idea che Yassen consideri mio padre un mentore, mi fa infuriare. Cosa vuole insinuare, che fosse un assassino a pagamento proprio come lui? E se era così legato a mio padre, perché ha ucciso suo fratello Ian, lasciandomi in questa situazione? Io non sarei un agente se lui non fosse stato ucciso da quest'uomo. Ora sarei tra le braccia di Sabina o di un'altra ragazza a godermi questa vacanza e i miei amici, senza dovermi preoccupare di nulla.

Mi trattengo dall'urlare. Quando saremo in camera mi dovrà dare molte spiegazioni. 

Entriamo dalle cucine con l'aiuto del cameriere che non fa domande sulla presenza dell'uomo. 

I ragazzi continuano dritti per il corridoio con la loro bottiglia di alcol, mentre noi entriamo nella mia camera. Yassen mi dà anche un bacio sulla nuca, per rendere la falsa più credibile, mentre apro la porta. 

Finalmente dentro, gli sussurro furioso: "Smettila di toccarmi e baciarmi!"

"Scusa, credevo ti piacesse." dice sorridente. 

"Mi disgusta l'idea di essere anche solo associato a te!"

"Peccato." fa con noncuranza. 

Non capisco cosa voglia dire, ma ho altro su cui indagare. 

"Spiegami questa storia di mio padre. Cosa c'entra con te?"

"Ero giovane quando l'ho conosciuto. Mi ha insegnato tanto sul mio lavoro."

"Menti!"

"Non ho motivo di mentire. Lui era un agente, anche se il suo lavoro era sporco quanto il mio."

Mi vengono le vertigini all'idea che anche mio padre facesse certi lavori e anche con il benestare dell'MI6, scommetto. Blunt mi deve molte spiegazioni. 

"Cosa sai di lui?" chiedo più calmo. 

"Ben poco. Si teneva tutto per sé, era per questo che era uno dei migliori. Divideva la vita lavorativa da tutto il resto. Però..." si sofferma.

"Però, cosa?"

"Una volta mi ha raccontato che a casa lo aspettava un bambino con i boccoli dorati per festeggiare il terzo compleanno. Era diverso quando ne parlava."

Sembra sincero, mentre rievoca questo ricordo.

Io non parlo e sembra che la discussione sia finita. Non voglio sapere altro di lui. Il suo lavoro è qualcosa che non mi riguarda e non voglio scoprire dall'uomo più freddo del mondo, cosa facesse mio padre per vivere. 

Passa qualche minuto in cui lui vaga per la stanza curioso e invece io crollo seduto sul mio letto.

Poi si gira e mi fissa: "Allora, spogliati."

Lo guardo scandalizzato e furioso. 

"Cosa!?"

"I tuoi amici torneranno in camera tra un paio d'ore e si aspettano di trovarci a letto stanchi e poco vestiti, quindi è inutile perdere tempo. Io sono stanco e pure tu. Meglio andare a dormire e far sembrare tutto naturale." dice, con un sorriso che non mi piace per niente.

"Non avrai intenzione di dormire con me?!"

Lui rotea gli occhi sbuffando. 

Ora vorrei davvero che Blunt mi sorvegliasse con una telecamera nascosta così da poter inviare una squadra a salvarmi da questa situazione ridicola. Magari Lupo potrebbe sparare a Yassen, ne aveva tanta voglia l'ultima volta. 

Lui sembra irremovibile dalla sua idea, infatti si leva il giacchino restando con una maglia nera a collo alto sotto cui intravedo una pistola. Conoscendolo non è l'unica, ha sempre avuto la passione nell'usare due pistole contemporaneamente. 

"Faccio una doccia." annuncia e lascia una pistola sotto il cuscino del mio letto.

"Nel caso qualcuno ci abbia seguito, usala. Giusto per sapere, tu sai maneggiare una pistola?" domanda, volendo prendersi gioco di me. 

Io annuisco infastidito, non è colpa mia se nessuno vuole darmi un'arma. Sembra che siano tutti contrari per via della mia età, però nessuno si lamenta quando mi mandano allo sbaraglio senza neanche un coltellino da boyscout.

Lo vedo entrare in bagno e mi lascio cadere sul letto frustrato.

Non posso fare nulla senza allarmare qualcuno o mettere in pericolo i miei amici, quindi automaticamente mi spoglio restando in boxe e mi infilo sotto le lenzuola. 

Dopo un quarto d'ora mi raggiunge anche Yassen. Lo vedo sistemare i suoi vestiti su una sedia e noto che come me è in boxe blu. Sulla sua schiena vedo diverse cicatrici da proiettile e da taglio e mi chiedo se qualcuna di quelle l'ha ottenuta durante uno dei nostri incontri in missione. Non è stato sempre semplice avere a che fare con criminali d'ogni tipo e soprattutto, per lui, non è stato facile avere a che fare con me. Se la storia di mio padre è vera, si spiegherebbe perché molto spesso non mi abbia abbandonato al mio destino. 

"Ti piace ciò che vedi?" domanda per provocare.

"Sì." Lo sfido e lui mi guarda preso alla sprovvista.

"Mi piace soprattutto la cicatrice all'altezza del fegato." affermo sadico. 

Sembra divertito e non arrabbiato.

"Non ci crederai, ma è l'unica che mi ha quasi ucciso ed è stato tuo zio Ian a farmela."

Bravo zio. Sono davvero soddisfatto di un tale danno. 

Lo vedo venire verso di me e alzare le coperte.

"Fammi spazio."

Facile a dirsi, questo è un letto per una sola persona. 

Gli lascio più spazio possibile, dandogli la schiena.

Lo sento infilare l'altra pistola sotto al cuscino e poi distendersi. 

La sua pelle, calda per la doccia, viene inevitabilmente a contatto con la mia ed è una scossa elettrica che mi percorre la schiena. 

"Buonanotte Alex." mi fa troppo vicino, prima di sentire un braccio cingermi la vita.

Cerco di rilassarmi e non gli rispondo neanche.

Prima mi addormento, prima mi dimentico di lui dietro di me. 

Il problema è che non riesco proprio ad addormentarmi e non sono il solo, anche lui sembra ancora sveglio.

"Parlami di lui." chiedo, sapendo che potrei venire a sapere cose poco piacevoli su mio padre.

Capisce all'istante e sembra restio, ma allo stesso tempo sembra voler raccontare una storia che nessuno conosce all'infuori di lui.

"Era intelligente, furbo e divertente a volte. Mi ha levato dalla strada. Solo lui mi chiamava Yasha."

Mi volto con la testa a guardarlo per capire se sta esagerando e lo trovo davvero troppo vicino.

"Stavo per rubargli il portafoglio, mentre era in giro per Mosca. Credevo fosse un turista, invece mi ha bloccato e dopo avermi guardato attentamente mi ha offerto la cena. Avevo quartodici anni quando ha iniziato ad addestratarmi. In seguito mi ha portato in una specie di scuola d'addestramento. È stata dura, ma ogni tanto passava a trovarmi e a vedere i miei progressi. Per me era come un padre."

Vorrei guardarlo in modo più duro, ma non ci riesco. Nella sua vita c'è stato dolore, come nella mia. 

"Come era con te?"

"Duro. Non ammetteva errori, quando si trattava di lavoro. Non ricordo quante volte sono finito al tappeto con qualche osso rotto per colpa di John."

Per la prima volta fa il suo nome e sembra sorridere al ricordo. Avrei voluto conoscerlo meglio, ma ero piccolo quando è morto nel classico incidente d'aereo che i servizi segreti propinano alle famiglie.

Yassen mi guarda fisso ora e la cosa mi mette a disagio, ma per una strana sensazione di tepore che sento al petto.

"Gli somigli. Hai il suo carattere."

Mi sento a disagio e avverto la sua mano sul mio stomaco sudata, come se anche lui sia in difficoltà per qualcosa che entrambi non afferriamo. Mi giro, dopo averlo fissato per troppo tempo e sprofondo il viso nel cuscino. Lui fa scivolare la mano al centro del mio petto e poi si sistema meglio contro la mia schiena. Ci addormentiamo lentamente, sentendoci molto simili e molto vicini. 

Durante la notte lo sento muoversi una sola volta nel letto e lo fa per andare ad aprire la porta ai ragazzi ubriachi di ritorno da una delle camere. Li noto mettersi nei loro letti e io ne approfitto per cercare una nuova posizione nel mio. Pessima idea perché mi trovo con il viso contro il petto di Yassen, quando si stende nuovamente nel letto.

Sono troppo assonnato per imbarazzarmi della nuova posizione e Yassen non sembra infastidito, infatti mi tiene più stretto di prima contro di sé. 

È caldo e accogliente il suo abbraccio. 

"Alex Rider." sussurra senza motivo e io mugolo in risposta.

La tensione provata durante la serata sembra essersi sciolta e avermi trasformato in un gatto in cerca calore e comodità. 

"Cucciolo." ancora la sua voce, ma sono di nuovo nel mondo dei sogni, tanto che quando avverto una piacevole sensazione calda e umida sulle mie labbra, rispondo al bacio senza pormi domande o farmi problemi.

Tutte quelle sensazioni scivolano in un sogno assurdo in cui io mi lascio andare tra le braccia di Yassen... Ma è solo un sogno e con le prime luci dell'alba tutto sfuma e la realtà torna a bussare al mio cervello. 

Mi sveglio in un letto che lentamente sembra più freddo e capisco il motivo.

Yassen non c'è. Non sento rumori in bagno e gli unici a fare qualche rumore sono Sebastian e Ricky che russando nei loro letti.

Yassen è sparito, come fa sempre. Come se questa nottata sia stata uno dei tanti incarichi portati a termine dall'uomo. Questa volta, oltre ad uccidere qualcuno, ha ucciso anche la mia dignità di spia e di nipote di Ian Rider. 

Mi alzo cercando di togliermi questa brutta sensazione dallo stomaco di essere stato solo usato e abbandonato, ma non so neanche perché ce l'ho. Cos'è successo per ridurmi in questo strano stato emotivo? Possibile che il gelido Yassen Gregorovich è riuscito a fare più danni della dolce Sabina?

Mi sento male e spero che sia solo per l'alcol della sera prima. 

Cerco di riprendermi da questo stato di torpore dell'anima, ma non credo sarà facile.

Lentamente anche i ragazzi si svegliano e mi chiedo cosa stiano pensando di tutto quello a cui hanno assistito ieri sera. Sembrano più presi dal post sbornia e ci mettono diversi minuti a notare che Yassen non è qui con me. E ora come glielo spiego che non lo rivedranno più al mio fianco e cosa immaginano che sia successo ieri in questo letto?

Sebastian mi fa con la voce impastata: "Yassen è andato via presto? Non l'ho sentito."

"Sì, aveva un impegno. Non credo che lo rivedremo qui in Francia."

Cerco di essere convincente nel mentire e mi riesce anche bene. Credo che pensino che sia dispiaciuto della sua assenza e forse un po' è così, ma solo perché ci ho fatto l'abitudine ad averlo intorno e in qualche modo spero di riaverlo presto intorno. 

 

   
 
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