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Autore: ellephedre    10/04/2016    5 recensioni
Raccolta di one-shot post Verso l'alba, dedicata ad Ami e Alexander. Dopo le battaglie, cosa cambia per loro? Hanno dei progetti, da portare avanti insieme e separati. Hanno ancora da conoscersi. Hanno da evolversi.
«A volte, ti amo così tanto che ho solo voglia di... bearmi di te. Di averti con me, sentirti.»
Lei lo faceva sentire in una maniera indescrivibile.
Ami si ritrasse un poco. «Invece tu a volte mi ami così tanto che... non hai voglia di stare solamente abbracciati, no? Anche se te lo chiedo io.»
... c'era una risposta giusta a quella domanda? O era a trabocchetto?
«Era questo che intendevo dire» sorrise Ami. «Non devi pensare a come rispondere, basta che dici la verità.»
«Be', ma queste sono mie strategie. Hanno una loro utilità. Vedi? Ti divertono.»
Ridendo piano, lei lo abbracciò. «Ma questa notte possiamo restare così?»
«Sì.»
«... anche se non vuoi?»
«Mi fraintendi. Io lo voglio sempre. Solo a che a volte di mezzo mi va anche qualcos'altro.»
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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per istinto e pensiero 12

Note: non è un vero nuovo capitolo, lo avevo già pubblicato nella raccolta Red Lemon 2. Finalmente sono arrivata a coprire temporalmente il periodo tra la fine di Verso l'alba e questo episodio, quindi ora ho potuto pubblicarlo nel punto giusto :) Presto lo eliminerò dall'altra storia, appena avrò capito come fare a non perdere tutta la fanfic - dato che quello è il primo capitolo pubblicato ;P

 

 

Per istinto e pensiero

di ellephedre

 

Luglio 1997 -  Dubbi

 

In una sera di inizio luglio Ami aveva deciso di arrivare a casa di Alexander prima di lui. Usando la propria copia della chiave era entrata, trovando tutte le finestre spalancate.

Alex non aveva ancora compreso che con quel metodo riscaldava l'ambiente invece di rinfrescarlo. Aveva trascorso tutta la vita in un appartamento situato sulla sommità di un grattacielo, uno spazio che non si era affidato alle finestre per il ricambio dell'aria.

Da quando era arrivata l'estate, lui apriva spesso le ante della sua nuova casa, nella convinzione di disperdere il calore invece di farlo entrare nelle stanze.

Ami serrò tutte le finestre. Dop aver acceso il condizionatore, si guardò attorno. Come aveva temuto, l'azione di Shoko-san era stata fondamentale in passato per organizzare casa Foster. 

C'erano una penna sul bancone della cucina, un libro accanto al televisore, un bicchiere sul comò. Una maglietta - sospirò - abbandonata sul divano. Il tavolino al centro del salotto ospitava sempre un paio di fogli - in quel caso una pubblicità e una bolletta da pagare. Quel giorno c'era anche la confezione aperta di un cd, senza il disco. Accanto al tavolo faceva mostra di sé una bottiglia d'acqua posizionata a terra, vuota.

Alexander aveva cercato di spiegarsi. «Io rimetto a posto, ma poi ho sempre tante cose in testa. Solo quando torno a guardare la stanza noto che ho lasciato in giro un mucchio di oggetti.»

Non erano esattamente tanti - Ami aveva visto ben altro tipo di caos, ad esempio dove era passata Usagi - ma per lei non c'era ordine finché ogni cosa non era al proprio posto.

Riordinò per istinto, passando dal salotto alla camera da letto. Lì la sua attenzione venne attirata da un depliant aperto sulla scrivania.

Esperienza di scambio internazionale al MIT

Sfogliò le pagine, leggendo.

Il Massachusetts Institute of Technology si premurava di offrire il meglio ai suoi studenti: 5 biblioteche, innumerevoli aule studio, spazi per esperimenti, corsi all'avanguardia in ogni settore.

"Chiediamo ai nostri studenti in scambio di dare il meglio di sé. Vi troverete in un ambiente competitivo che stimolerà al massimo le vostre capacità. Siamo qui per formare la vostra mente, aprendola al futuro. In gruppo o da soli, vi verrà chiesto di applicare ogni vostra conoscenza al fine di creare qualcosa di innovativo. Uscirete cambiati da questa università, pronti a plasmare il mondo."

Seguiva il commento di una studentessa australiana.

"Sono arrivata al MIT pensando di specializzarmi in ingegneria aerospaziale. Il corso del professor Koch ha rivoluzionato le mie aspirazioni: le nanotecnologie sono la chiave per il progresso. Mi sono trasferita definitivamente negli States. Una volta assaggiato questo ambiente, non si può più starne lontani. Ora so cosa voglio per il mio futuro."

La testimonianza di uno studente cinese aveva toni simili.

"Il MIT è IL posto dove coltivare il sapere. Non per i professori premi nobel, ma per i compagni di studio che incontrerete. L'ambiente brulica di idee, di passione, di invenzioni a un passo dall'essere realizzate. Durante un assignment di gruppo ho sviluppato un software con due amici europei. Sei mesi dopo eravamo in Silicon Valley a vendere la nostra start-up a un investitore. Il MIT ti trasforma da studente a realizzatore."

Il commento che colpì maggiormente Ami fu l'ultimo.

"Volevo studiare astrofisica sin da quando ero bambino, arrivare al MIT era il mio sogno. Non mi ero reso conto che era solo un punto di partenza. Ho abbandonato la vita che conoscevo per lo scopo per cui ho scoperto di essere nato: andare nello spazio. Senza il MIT mi sarei accontentato. È il luogo dove ho imparato che non esiste limite che non possa essere valicato. - Marshall Whitaker, pilota dell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti."

Ami sollevò gli occhi dalla pagina. Pensò.

Qualche minuto dopo riprese a leggere, sfogliando il depliant fino all'ultima riga.

 

Da quel giorno guardò il calendario con occhi nuovi: alla partenza di Alexander mancavano meno di due mesi. Anche lui aveva iniziato a pensarci.

«Mi sono informato sulle tariffe telefoniche verso l'estero dagli States.»

Distratta, lei si era voltata a guardarlo.

«Ho calcolato un'ora di telefonata al giorno.»

Ami aveva riso. «Non avrai tempo per altro!»

«Già so che quei minuti mi sembreranno pochi. Comunque, prevengo con settimane di anticipo le tue obiezioni: non dovrai preoccuparti dei costi, so già quali sono. Ti ho detto che mi sta andando bene al lavoro? Prenderò il bonus.»

Lei lo aveva accarezzato in volto. «Te lo sei meritato.»

Lui aveva annuito, baciandola. «Basterà a pagare tutte le nostre lunghe chiamate. Potremo sentirci quando vorremo.»

Lei aveva pensato agli orari. «Mi sveglierò presto per chiamarti di mattina. Da te sarà tardo pomeriggio e avrai finito da poco le lezioni. O, se sarai occupato, potremo la sentirci la sera tardi, appena ti svegli tu. Per esempio saranno le 21 da me...»

«E le 7 dove sto io» aveva concluso Alexander. Le aveva stretto le mani. «Sarà come se non fossi mai andato via. Anche se non abbiamo più il tuo teletrasporto.»

Quando lui diceva cose simili, in lei si riaccendevano domande che non voleva ascoltare.

'Sarà come se non fossi mai andato via.'

Alexander intendeva partire solo con metà testa: l'altra metà sarebbe rimasta in Giappone, con lei.

Ogni tanto lui accennava a quando sarebbe tornato - una promessa che le faceva dall'inverno precedente. Stava per andare a studiare in una delle migliori università del mondo e già si preoccupava di tornare indietro. Prima di sapere di guerre interplanetarie e di guerriere Sailor, le sue idee erano state molto diverse. 

«Ho un piano sin da quando vado alle medie.»

Lei lo aveva ascoltato con attenzione in un pomeriggio dell'anno precedente.

«Diploma col massimo dei voti, poi ingresso alla Todai, al primo posto in classifica.» Alexander aveva scrollato le spalle, pentito solo a metà. «Su questo mi sono fatto battere, ma al corso ho fatto capire chi è il migliore. Farò uso di quella sfilza di 100: voglio poter frequentare qualunque università desideri, in qualunque parte del mondo. Sono rimasto in Giappone a studiare Fisica perché non volevo andare via troppo presto da casa, ma... il mio futuro non è qui. Io non voglio solo studiare, Ami, voglio fare. Andrò in un posto dove le mie ricerche abbiano uno scopo. Questo spazio in cui siamo nati, questa galassia... Quando toccheremo l'infinito con mano, io voglio esserci. Sarò una delle persone che lo hanno reso possibile.»

Tutto in lei aveva compreso a cosa anelava lo spirito di lui.

Alexander lo aveva capito. «E tu, love? Davvero non vorresti partire? Io so che un giorno, su una nuova scoperta medica, vedrò il tuo nome.»

Per un momento Ami si era permessa di sognare con lui. Si era concessa di immaginare di essere una ragazza comune, che non aveva obblighi né limiti.

«Ogni tanto leggo articoli sulla John Hopkins...»

Alexander era stato molto felice di sentirlo.

Qualche mese lui dopo aveva scoperto la verità, e tutte le sue idee sul futuro erano cambiate.

«Quando tornerò, da gennaio dell'anno prossimo, saremo liberi di programmare i mesi che verranno. Dopo la laurea a marzo ho già questo lavoro assicurato.» Aveva sorriso, indicando il tetto sopra le loro teste. «Ho anche la casa.»

Lui pensava all'inizio di una vita insieme, con un legame ufficiale e duraturo. Pensava a una famiglia. A costringerlo a quei progetti erano stati lei e le condizioni del suo futuro.

Alexander lavorava coi numeri in una banca di investimento - una banca, il ragazzo che aveva sognato da sempre di trovare posto alla NASA.

Di quell'impiego a lui piaceva soprattutto lo stipendio. Non si annoiava durante le lunghissime giornate di lavoro - 'C'è sempre una nuova sfida', diceva - ma il suo appartamento era pieno di libri di fisica che non servivano come preparazione agli esami. Ami li trovava persino in bagno.

Alexander aveva smesso di leggere narrativa, non ne aveva più il tempo. Passava le sue ore libere a svagarsi con la passione su cui in passato aveva voluto incentrare la sua esistenza.

Ami aveva iniziato a sentirsi una ladra.

Poteva l'amore togliere tanto a una persona?

Era contenta che lui andasse via: Alex aveva diritto di tornare a essere uno studente che si focalizzava su ciò che amava davvero.

Poi abbandonerà tutto e tornerà da me.

Col passare dei giorni il suo senso di colpa non faceva che aumentare.

  

Provò a non pensarci. Cercò di ascoltare lui e quello che le diceva: era così felice con lei.

Eppure, Alex non era mai stato davvero vicino al suo sogno. Da settembre in poi ne avrebbe avuto un assaggio.

Studenti geniali come lui avevano cambiato la direzione della loro vita dopo aver frequentato l'università a cui sarebbe andato.

... e se anche lui avesse cambiato idea?

Se avesse provato il desiderio di restare?

Ami aveva una certezza: Alexander sarebbe tornato comunque, per lei. Forse anche solo per le promesse che aveva fatto.

Più lo ascoltava parlare di come avrebbero gestito la lontananza - chiamandosi ogni giorno, contando le settimane fino al suo ritorno - più notava che lui non aveva intenzione di farsi coinvolgere dall'esperienza che stava per fare. La considerava un excursus, una divagazione temporanea rispetto a un percorso già deciso che andava in una direzione opposto.

Solo per quello, non sarebbe stato giusto da parte sua incoraggiarlo. 

"Sono tre mesi e mezzo in cui potrai vivere la vita che avevi desiderato" aveva voglia di dirgli. "Non dovresti pensare a quando tornerai indietro. Dovresti permetterti di..."

Sognare.

Lui non aveva vincoli. Non aveva doveri. Se in quel posto, al MIT, avesse avuto un'illuminazione su come voleva che fosse il suo futuro... sarebbe stato libero di cambiare tutte le sue decisioni.

Non lo farai.

Non lo farai?

Parlandogli tutti i giorni lei avrebbe mantenuto viva nella mente di lui la realtà di loro due. Lo avrebbe fatto tornare indietro.

Ma un giorno Alexander si sarebbe pentito se avesse rinunciato adesso a grandi opportunità. Nel presente si sarebbe lasciato trascinare da lei - perché l'amava tantissimo - ma un giorno...

Erano pensieri logoranti.

Alla fine, non riuscì più a rifletterci da sola. Stava pensando alla vita di lui, perciò doveva ascoltare cosa aveva da dire Alexander.

«Alex?»

Riposavano sul letto, dopo cena, guardando quel poco di stelle che si vedevano dalle finestre.

A lui mancavano le alte pareti di vetro della sua vecchia casa. Teneva un braccio dietro la testa. «Hm?»

«Hai pensato a come sarà stare là?»

«In America?»

«Sì.»

Nella penombra Ami intuì il suono di un sorriso.

«Sarà entusiasmante. Sai, più passa il tempo, più mi convinco che sia stato un bene scegliere di andare. Mi mancherai da morire, love, ma... potrò dare un'occhiata al mondo in cui volevo entrare. Mi riempiranno di idee e progetti. Tornerò più sereno qui, sapendo cosa potrò fare in futuro, tra uno o due decenni.»

Sentirlo alludere all'insoddisfazione del proprio presente, per quanto alla lontana, confermò tutti i suoi dubbi. Se lui voleva tornare indietro più sereno significava che al momento non lo era completamente. «E se là trovassi qualcosa che ti coinvolge molto?»

«Per esempio?»

«Magari una ricerca, un'idea. Come quella di... proseguire gli studi.»

Alexander diede vita a un lungo silenzio.

«Tornerò indietro.»

Non suonava come un'obiezione, né come una risposta. «So cosa hai detto. Ma se sapessi di non dover tornare qui a tutti i costi e ti venisse voglia di rimanere?»

Non vedeva con esattezza l'espressione di lui, ma sapeva di avere tutta la sua attenzione.

«Stai pensando di trasferirti negli States?»

No. Ma aveva capito a quale passaggio logico si era affidato: credeva che gli avesse fatto quella domanda solo perché c'era una possibilità che entrambi lasciassero il Giappone.

Ami chiarì. «Anche se decidessi che posso farlo, tra due anni e mezzo entrerò appieno nel mio ruolo di guerriera Sailor. Né io né te avremmo tempo di completare un ciclo di studi.»

«Infatti. Poi c'è il resto.» Confuso, Alexander scosse la testa. «Cosa stai cercando di chiedermi?»

«Voglio sapere cosa faresti se, stando lì, capissi che ci sono altre cose che vuoi fare nella tua vita. Subito, non tra dieci anni.»

La riflessione di lui non fu così lunga, ma a lei parve infinita.

«Penserei a quello che sto perdendo e tornerei indietro.»

Non mi perderesti.

«Perché mi fai queste domande, Ami?»

«Se tu cambiassi idea, non smetterei di amarti.»

«Love...»

«Il fatto che ci amiamo non può essere un vincolo che ti costringe a rinunciare a-»

«Di cosa stiamo parlando? Anche tu hai detto che non avrei il tempo di terminare una specializzazione prima che arrivi la nuova guerra e cambi tutto. Non servirebbe a niente che rimanessi in America, visto che dopo voglio stare con te. Non avrei modo di completare quella specializzazione né di trovare un lavoro nel campo che desidero. Nel frattempo avremmo solo perso due anni. È tempo prezioso di cui abbiamo bisogno, no?»

... per un bambino. Per farlo diventare padre a ventidue, ventitré anni - solo perché non potevano aspettare oltre, non perché lo desiderassero in assoluto tanto presto.

Per un momento lei non disse nulla.

Alexander emise un breve sbuffo. «Ragioni troppo per ipotesi.»

«Mi piacerebbe che ti sentissi libero.»

«Io lo sono.»

Non avresti deviato tanto dalla tua strada se non fosse stato per me. «Il lavoro che hai adesso non è quello che sognavi.»

«Ci pago questa casa. La mia indipendenza economica. Non fare la martire, non mi sto sacrificando per te.»

Ami si ammutolì.

Alexander si alzò dal letto e uscì dalla stanza. Lei sentì scorrere l'acqua del rubinetto in bagno.

Lo aveva fatto arrabbiare.

Dopo qualche secondo, lui tornò in camera.

Prima di parlare si sedette sul letto, calmandosi. «Riesco a pensare a me stesso, Ami. So quello che sto facendo. Non so perché credi che non abbia riflettuto cento volte su tutto.»

«Non è questo...»

«Allora non sei sicura di quello che provo.»

«No.»

«Se pensi bene alle tue domande, lo sembra.»

Lei lo toccò con una mano. «No. Penso a queste cose perché... sarà un periodo davvero importante per te, per quello che volevi e che ancora sei. Io volevo... Vorrei...»

Lui appoggiò la fronte sulla sua. «Io sono felice di andare. E sono felice di sapere che ti sentirò così spesso che sarà come se fossi lì con me. Sarebbe stato meglio solo se ti fossi potuta teletrasportare a trovarmi, ma già ora...» Alex posò un bacio sulla sua pelle. «Non c'è niente che mi causi dubbi o infelicità. Te lo direi.»

... lui glielo avrebbe detto?

Alexander la spinse a sdraiarsi sul letto, insieme. «Saprai tutto quello che mi passa per la testa. Promesso.»

Ami volle crederci.

«Sai cosa c'è di vero e giusto? Ora, quando sarò in America, e tra tanti e tanti anni?»

Sì. «I love you with all my heart.» Lo amava con tutto il suo cuore, con tutti i suoi dubbi e i suoi timori.

Il respiro di lui era tornato sereno. «Non so come puoi credere che io possa vivere senza sentirlo. Senza viverlo.»

GIà, non lo sapeva. Non sapeva come un amore così grande non potesse essere una favola, dove non era possibile fare del male, in qualunque modo, a una persona per cui avrebbe dato la vita.

Ricette un bacio, serrò gli occhi.

Non mi importa. Fu egoista, amò. Adesso non voglio che mi importi di niente.

 

Luglio 1997 - Dubbi - FINE

 


 

Note: Questa è una necessaria introduzione a ciò che verrà dopo. Come spero sia chiaro, Ami non sente placati i propri dubbi. Per ora li sta solo silenziando.

Alexander sa come trattarla, ma l'argomento lo infastidisce. Avete avuto un assaggio del tipo di tono che può usare quando è davvero irritato. Se ricordate da Verso l'alba, può diventare sarcastico, chiuso. Crudele?

Continuate a seguire la raccolta e lo saprete ;) Punto a far capire meglio anche il punto di vista di lui. A sua volta ha dei timori, di altro tipo.

  

Grazie di aver letto e mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate! Mi aiuta sempre a scrivere e a migliorarmi :)

 

Elle

  

Gruppo Facebook dedicato alle mie storie, per spoiler e aggiornamenti: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

 

   
 
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