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Autore: cinnamon roll    10/04/2016    2 recensioni
Nessuno seppe mai che fine fecero quei bambini e quelle bambine, c’è chi dice che furono uccisi dai sicari della Regina di Mezzanotte che con quel sangue innocente aveva bagnato il suolo delle colline sotto le quali la sua tirannia aveva costretto i discendenti di Danu a nascondersi, c’è invece chi dice che, ancora vivi, siano rinchiusi nelle prigioni nel cuore della Terra, troppo lontani da occhi che possano vedere la loro triste condizione, da orecchie che possano sentire i loro lamenti e siano cresciuti senza provare il calore dell’amore di una madre e vedere la luce del Sole, perché troppo pericolosi agli occhi della Regina
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte di Beltane era tiepida, quieta come il respiro di un bambino addormentato ed i fuochi che qua e là sbocciavano sui prati come fuori vermigli illuminavano le colline di un crepuscolo tardivo. Le risate dei giovani si avviluppavano strette attorno al palo di Maggio che svettava fiero verso il cielo, adorno d’intrecci di nastri bianchi e rossi, assieme alle loro danze mentre l’aspro odore delle resine si annodava al profumo dolce delle focacce al miele. Così la primavera scacciava l’inverno e si faceva testimone delle risate nervose dei giovani amanti che, mano nella mano con le dita intrecciate, s’allontanavano dal chiassoso festeggiare scappando nei boschi per unire i loro corpi sotto lo sguardo benevolo del Signore e della Signora, nella silenziosa speranza di poter mostrare con orgoglio un bambino concepito quella notte, un bambino fortunato, dicevano le leggende, che non sarebbe stato figlio di carne e di sangue mortale ma prole degli Dèi.
Il re del Maggio, Jhon Thomas, teneva stretto la sua regina, Lady Jane, meravigliosa nel suo vestito adorno di viole, mentre lo scalpiccio quieto degli zoccoli di un destriero nero che li portava a nascondersi all’ombra delle frasche faceva da sottofondo ai loro respiri agitati. Il riverbero dei fuochi dipingeva sull’orizzonte una sbavatura lontana di rosso e quella luce velava Lady Jane di una bellezza surreale, ineffabile nel suo virgineo rossore che le colorava le gote, John Thomas poteva ammirare solo lei, vestita di null’altro che del bagliore delle fiamme e aveva pensato che l’amore fosse come la sua regina di Maggio: impossibile da stringere tra le braccia senza sentirlo scivolare via, impalpabile e fugace come la sua folta chioma splendente di grano turco e di rame liquido che si intrecciava ai fili d’erba umidi di rugiada che sarebbero diventati il loro talamo.
 
Cominciava il semestre scuro e Samhain portava assieme all’anno nuovo l’aria frizzante dell’autunno. Portava anche una nuova vita, assieme agli spiriti dei di coloro che l’anno precedente avevano esalato il loro ultimo respiro e che proprio in quella notte camminavano sulla terra, di soglia in soglia, alla ricerca di un focolare sbadatamente dimenticato acceso accanto cui soggiornare. Nessuno si sarebbe aspettato che una bambina concepita nella notte di Beltane dal re e dalla regina del Maggio venisse alla luce tanto presto e mentre i Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un’oscura foresta di querce per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali, danzando e cantando attorno al focolare fino al mattino il sangue aveva iniziato a rigare le cosce di Lady Jane, accompagnato dai dolori del parto; prima ancora che il sole s’affacciasse a baciare le colline e scacciasse il buio della notte, la levatrice teneva tra le braccia una bambina scalpitante e piena di vita. Nessuno s’aspettava che, venuta così presto alla luce, la creatura nascesse viva così come nessuno sapeva che se quella nuova, piccola, incredibile vita avesse atteso il suo tempo per far sentire il suo primo vagito alle orecchie del mondo, non avrebbe trascorso troppo tempo stretta al seno della madre, nell’abbraccio sicuro della sua famiglia né avrebbe visto il fiore dei suoi anni e nemmeno la sua più tenera età scorrere spensierata e limpida come le acque dei ruscelli di montagna al sicuro, nelle Terra degli Uomini. Trascorsero infatti nove lune dalla notte di Beltane e i figli del Maggio che vennero al mondo, la fiorente progenie del Signore e della Signora portata in grembo dalle giovani donne mortali, furono sottratti dalle loro culle e, al posto dei visi paffuti e ridenti dei loro neonati, le madri ed i padri trovarono tra le coperte candide le espressioni grottesche e distorte delle creature che vivevano sotto le colline, le dita ossute e nodose di quelle creature che tendevano le braccia magre al loro collo e gracchiavano «mamma» e «papà» con voci fastidiose e stridule, ridendo del dolore di uomini e donne che avevano visto svanire la loro progenie.
Nessuno seppe mai che fine fecero quei bambini e quelle bambine, c’è chi dice che furono uccisi dai sicari della Regina di Mezzanotte che con quel sangue innocente aveva bagnato il suolo delle colline sotto le quali la sua tirannia aveva costretto i discendenti di Danu a nascondersi, c’è invece chi dice che, ancora vivi, siano rinchiusi nelle prigioni nel cuore della Terra, troppo lontani da occhi che possano vedere la loro triste condizione, da orecchie che possano sentire i loro lamenti e siano cresciuti senza provare il calore dell’amore di una madre e vedere la luce del Sole, perché troppo pericolosi agli occhi della Regina.
  
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