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Autore: Alessandra_Andrisani    11/04/2016    4 recensioni
Questa fanfiction nasce dalla più profonda delusione televisiva che abbia mai provato. Il season finale (3x18 Ragnarok) della 3° stagione di Sleepy Hollow è stato terribilmente tragico e ingiusto per tutti i fan che seguivano la serie da ben tre anni. Oltre che per gli shipper affezionati della OTP "Ichabbie", i quali hanno visto infrangersi non solo le loro romantiche speranze, ma anche andare in fumo ogni possibilità futura per la coppia che amavano e seguivano. In barba ai sadici writers, ho deciso di scrivere un finale diverso per Ichabod ed Abbie. Quello che avrebbe meritato Nicole Beharie, perfetta al fianco di Tom Mison, un finale che concretizzasse finalmente la splendida chimica tra questi due attori e tra i personaggi da loro interpretati. "Ichabbie Redemption" narra un finale diverso da quello mostratoci nella serie TV, una conclusione forse anche troppo romantica. Ma in fondo noi fan che ci speravamo da così tanto tempo un po' ce lo meritiamo! Spero che questa fanfic possa alleviare un po' i vostri cuori infranti, almeno quanto ha lenito le mie sofferenze mentre la scrivevo. La storia prende il via dopo il baciamano di Ichabod, quando le nostre speranze si sono spezzate. Buona lettura...
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sleepy Hollow Finale
(Ichabbie Redemption - Come sarebbe dovuta andare)

 


«Fai di più, onora il nostro legame. E sii coraggioso, sii forte. So che lo sarai. Sei il mio ragazzo...  Sempre. Continua ad essere il mio cuore che batte.»

Ichabod sollevò lo sguardo dalla mano che aveva appena baciato. Avrebbe davvero potuto lasciarla andare, sapeva che sarebbe stata la cosa giusta da fare sotto qualsiasi punto di vista. Il loro destino si era compiuto, ognuno aveva fatto esattamente la sua parte. Sarebbe stato semplice, doloroso forse, ma naturale quanto qualsiasi nascita o morte...

Eppure qualcosa in lui si rifiutava dannatamente di accettarlo. Quello stesso destino che li aveva fatti incontrare anche a centinaia di anni di distanza, ora si stava rivoltando contro di loro. E lui non poteva... non voleva permetterlo. Guardò Abbie ancora una volta, perdendosi in quegli occhi così scuri e profondi, gli stessi a cui non era mai stato capace di rivelare la verità. Aprì la bocca e le parole fuoriuscirono spontaneamente come mai prima di allora. Non c'era più nessuna costrizione, nessuna repressione. Semplicemente, era ora.

«Il tuo cuore batterà da solo, tenente.» gli occhi dell'uomo erano più azzurri e limpidi che mai «E lo farà accanto al mio.»

Fino a quel momento, Abbie aveva cercato di reprimere le devastanti emozioni che la attanagliavano. Aveva sperato di nascondere i propri sentimenti dietro il solito sorriso scanzonato e rassicurante, così che lui potesse lasciarla andare con minor rimpianto, ma temeva di poter crollare da un momento all'altro. Erano passati anni da quando aveva incrociato per la prima volta lo sguardo sospettoso e altero di Crane, ma mai in quel lungo lasso di tempo lo aveva visto così determinato, neanche quando in ballo c'erano la vita di sua moglie e suo figlio. Avrebbe voluto assecondare quello sguardo, aggrapparsi ad esso e credere che avrebbero potuto davvero cambiare il proprio fato, ma una forza al di fuori del suo controllo la tratteneva ancora in quel limbo. Il cuore voleva tornare a casa insieme a lui, ma la sua anima era come bloccata, incapace di muoversi.

«Adesso devi andare, Crane, altrimenti sarà troppo tardi anche per te» lasciò la mano dell'uomo e volse altrove il suo sguardo «e io non potrei mai perdonarmelo.»

Gli occhi di Ichabod si tinsero di una rabbiosa determinazione «Non me ne vado senza di te, Abbie, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme!»

Fu un movimento troppo rapido perché lei potesse impedirlo. Ichabod le mise un braccio intorno alla schiena e l'attirò a sé. Abbie aveva sempre saputo che, dietro quella figura apparentemente dinoccolata ed esile, doveva nascondersi una forza non indifferente. Ma ora l'aveva appena sperimentato personalmente. Crane l'aveva stretta in un abbraccio dal quale non avrebbe potuto districarsi nemmeno volendo. Ancora una volta si sorprese di quanto fosse alto e imponente. Nonostante sapesse perfettamente che i loro corpi probabilmente non erano reali, poteva avvertire il calore passare dall'uno all'altro, le scintille di elettricità che li avvolgevano nelle rarissime volte in cui si trovavano così vicini. Il suo stomaco era un tripudio di farfalle e il suo cuore batteva all'impazzata.

«Crane, cosa...?»

«Pensi davvero che abbandonerei così facilmente la parte migliore di me?»

Abbie quasi non riusciva a respirare. Gli occhi cristallini di Crane erano così vicini che per un attimo pensò che mancasse poco perché i loro nasi si sfiorassero. Invece, come per magia, le comparve davanti il simbolo dorato che per mesi aveva pregato nel buio della Catacombe. Crane doveva averlo portato lì con sé, in un modo o nell'altro. Lo vide stringerlo in una mano, mentre con l'altra continuava a sorreggere lei. Con un rapido movimento delle dita, l'uomo separò le due metà, sul suo viso comparve il consueto sorrisetto scaltro e il sopracciglio gli si sollevò come sempre, donandogli l'espressione di chi non solo continuava a possedere una fede inarrestabile, ma la sapeva decisamente più lunga del Diavolo in persona.

«Mai sottovalutare il potere di attrazione di due cariche opposte, ricordi?» le disse, e la sua voce suonò così profonda e rassicurante che Abbie non poté fare a meno di sorridere, nonostante la sua mente continuasse a ripeterle che non c'era più nulla da fare, che il loro destino era ormai segnato e che li avrebbe separati per sempre.

«Non so come tu abbia fatto a portarli fin qui, ma stai soltanto rimandando l'inevitabile, Crane. Così ti fai solo del male, non funzionerà.» gli rispose, cercando di riprendere il controllo di sé stessa e, per la prima volta da quando lui l'aveva abbracciata, di allontanarlo. Ma i suoi tentativi furono del tutto inutili, la stretta dell'uomo era fin troppo salda.

«Lo fara!» rispose lui, continuando a fissarla dritto negli occhi «Lo farà se ci credi anche tu... se ci crediamo insieme. Ti fidi di me, tenente?»

«Si, certo, ma...»

«Allora afferrane una metà e concentrati su tutto ciò che ci lega.» Abbie poteva sentire il suo respiro accelerare «Pensa a tutto quello che abbiamo affrontato insieme, a tutte le volte che il nostro legame ci ha sorprendentemente salvato dalle peripezie in cui ci eravamo imbattuti... A volte ciò che ci fa più paura è l'unica cosa in grado di salvarci.»

Qualcosa nella ragazza scattò. La diga che teneva a freno le sue emozioni si infranse in un mare di frammenti che scivolarono inesorabilmente via. Aveva sempre ammirato l'innata capacità di Crane di credere sempre e comunque. Qualsiasi avversità, qualsiasi mostro o apocalisse avessero dovuto affrontare, lui non aveva mai smesso di credere nel filo rosso che li aveva legati oltre i confini dello spazio e del tempo. E per la prima volta nella sua vita, Abbie sentiva che poteva condividere quella fede. Fede nella loro missione di Testimoni, nei sentimenti che li univano... fede nell'uomo tenace e coraggioso di nome Ichabod Crane. E la verità era che non voleva lasciarlo. Per nulla al mondo.

Afferrò una delle due metà del monile dorato e la strinse forte, così come aveva fatto tante altre volte prima, spesso di nascosto, prima che Crane scoprisse quanto fosse importante per lei. Una volta aveva persino rischiato di lasciarlo morire, a causa di quel simbolo. Ripensarci le provocò un'inevitabile stretta al cuore.

«Mi fido di te, Crane... Mi fiderò sempre di te.»

Stretti l'uno all'altra, i due chiusero gli occhi e si affidarono completamente a quei simboli che avevano sempre rappresentato la loro indissolubile unione. Spazio e tempo persero ogni significato, esistevano soltanto loro e ciò che li aveva sempre tenuti insieme. Nelle loro menti scorsero una dopo l'altra innumerevoli memorie, ricordi che entrambi custodivano gelosamente nei propri cuori. Quando si erano incontrati per la prima volta, lui così austero, lei così diffidente. Quando si erano abbracciati forte, dopo che il Mangiapeccati aveva salvato Crane. Ripensarono al loro incontro nel Purgatorio, quando si erano lanciati l'uno nelle braccia dell'altra, giurando segretamente a sé stessi di non lasciarsi mai più. E infine a tutte le volte che avevano rischiato di perdersi, per poi ritrovarsi puntualmente grazie al sentimento che condividevano e che non avevano più intenzione di nascondere.

I simboli brillarono e bruciarono nelle loro mani. Volevano fondersi, entrambi lo sentivano distintamente. Così, guidati da un potere che nessuno dei due sarebbe stato in grado di spiegare a parole, li lasciarono liberi di ricongiungersi. Abbie e Crane riaprirono gli occhi e si guardarono intensamente, mentre il sorriso affiorava sulle loro labbra. Qualunque cosa fosse accaduta, loro due sarebbero rimasti insieme. Avvolsero i simboli uniti con le proprie mani intrecciate e si affidarono completamente a qualcosa che neanche il destino avrebbe potuto ostacolare. Una luce ardente li avvolse completamente, ma le loro mani e i loro corpi non si separarono neanche per un istante. Appartenevano l'uno all'altra, così era sempre stato e così sarebbe stato per sempre.

Quando si svegliarono, lentamente e faticosamente, potevano essere passati minuti, ore o persino giorni. Era buio e la sola fonte di luce era la luna piena che risplendeva candida sul prato solitario del cimitero di Sleepy Hollow. Ichabod ed Abbie erano ancora abbracciati, seppur distesi sull'erba umida. Lui l'avvolgeva completamente, proteggendola col proprio corpo. Quando rinvenne del tutto, si affrettò a scuoterla leggermente.

«Tenente... Abbie, stai bene?»

«Si...» la voce della ragazza era ancora impastata, come se avesse dormito un sonno lungo e profondo «credo di si.»

Non voleva staccarsi da lui, non ora che sapeva esattamente che quello era il suo posto nel mondo, ma non potevano restare per sempre distesi a terra. Non in un cimitero nel bel mezzo della notte. Si misero entrambi a sedere, prendendosi qualche istante per riflettere su ciò che era appena accaduto. I simboli dorati erano a pochi centimetri da loro, ancora uniti.

«E così... avevi ragione. Mi hai riportata indietro, di nuovo. Ce l'hai fatta, Crane.» gli sorrise, incapace di trattenersi oltre.

«Ce l'abbiamo fatta, tenente. Insieme.» la mano dell'uomo scivolò su quella di lei e la strinse «La prossima volta ricordiamoci di avere antichi ammennicoli dagli indicibili poteri spirituali sempre a portata di mano.»

«Credi che ci sarà una prossima volta?»

«Siamo i Testimoni, tenente. C'è sempre una prossima volta.» gli occhi dell'uomo risplendevano di un azzurro quasi magico alla luce della luna.

Il silenzio calò inesorabile. Ora che era tutto finito, ora che entrambi erano sani e salvi, avrebbero potuto ricominciare le proprie vite esattamente da dove si erano interrotte. Sarebbero tornati a casa, Crane avrebbe ripreso a cucinare italiano per Abbie, e lei lo avrebbe sfidato ad altre mille partite a scacchi. Sarebbero stati dei coinquilini perfetti, degli amici perfetti...

Ma qualcosa era inevitabilmente cambiato. Lì, in quel limbo tra la vita e la morte, entrambi avevano riposto la propria fede non solo l'uno nell'altro, ma anche in qualcosa che li legava da tempo e che prima avevano sempre avuto un'atroce paura di ammettere. Perché quel che provavano avrebbe potuto cambiare tutto, avrebbe potuto stravolgere le loro vite, oltre che la missione che era stata loro affidata da forze soprannaturali di cui conoscevano ancora troppo poco. Erano ancora seduti l'uno accanto all'altra, le mani intrecciate nell'erba bagnata, quando Crane si decise a parlare, schiarendosi la voce.

«Tenente... credo sia giunto per me il momento di... ecco...» la voce gli si spezzò in gola. Nessuna delle missioni potenzialmente letali affrontate in precedenza sembrava difficile come quella che gli si prospettava davanti.

Abbie sorrise ancora una volta dei suoi modi tanto formali. In fondo, era così speciale anche per quello. Con la mano libera salì fino al viso dell'uomo e accarezzò dolcemente la sua pelle candida e la barba incolta. Fu allora che Crane capì che non avrebbe più potuto rimandare oltre. Chiuse gli occhi e si godette quella carezza, appoggiando la sua mano su quella di Abbie. Poi fissò quegli occhi neri e liquidi, quella bocca da cui così tante volte si era imposto di spostare lo sguardo.

«Se ora ti dichiarassi i miei sentimenti, cambierebbe tutto, tenente, lo sappiamo entrambi. Ma se non lo facessi, continuerei a mentire al mio cuore.»
Il cuore di Abbie saltò un battito, ma continuò ad ascoltare quelle parole che aveva atteso per così tanto tempo, concedendosi persino a qualcun altro pur di non pensare a ciò che voleva davvero.

«Tenente... Abbie, se ti dicessi che ti amo da tempo ormai, sarebbe comunque una dichiarazione troppo modesta in confronto a ciò che sento di provare realmente per te.»

«Tu dillo lo stesso, Crane.» Abbie ridacchiò di gusto.

Ichabod le si avvicinò ancora di più, i loro visi quasi si sfioravano, quando proseguì con voce roca.

«Vi amo, Miss Abigail Mills. Il mio cuore vi appartiene. E non permetterò a niente e nessuno al mondo di separare ciò che il destino ha unito, mai.»

La bocca dell'uomo scivolò dolcemente su quella di lei. Il contatto fu inizialmente dolce e leggero, un po' impacciato forse. Ma Abbie ricambiò prima con pazienza, poi con sempre maggior trasporto, finché entrambi non trovarono il ritmo perfetto e il mosaico delle loro anime fu finalmente completo. Fu un bacio lungo e lento, un bacio troppo atteso perché potesse estinguersi rapidamente. Quando entrambi ne furono sazi, le loro bocche ansimanti si separarono e le loro fronti si toccarono. Sorrisero l'uno all'altra.

«Credo proprio che mi piacciano alcune vecchie usanze. Forse dovremmo tenerle.» Abbie sorrise maliziosamente, mentre Ichabod tentava di riacquistare un minimo del proprio consueto autocontrollo. L'uomo si tirò in piedi e aiutò la propria partner a rialzarsi a sua volta.

«Se continua così, tenente, temo che dovremo attenerci ben presto a delle usanze decisamente moderne.» Crane attirò Abbie a sé. Era splendido poterla tenere finalmente tra le braccia, così piccola eppure estremamente forte. Desiderava farlo da tanto, troppo tempo. Lei ricambiò il suo abbraccio, cingendogli il collo.

«Beh, anche quest'idea non è poi tanto male.» rispose, mentre lui si chinava nuovamente verso di lei. Abbie però lo interruppe prontamente «C'è ancora una cosa.»

«Tenente, non credo che tu ti renda conto di quanto io abbia atteso di poter...»

Lei non lo lasciò finire, posandogli un dito sulle labbra.

«Ti amo anch'io, Capitano Ichabod Crane.»
   
 
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