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Autore: Abbykat    11/04/2016    0 recensioni
Nel castello di Artemisia, durante l'ultima lunga notte: "sono così immerso nel sangue..." Una what-if un po' cupa.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Squall Leonheart
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

RED
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

C'era una sfumatura di rosso che crepitava ai bordi del suo campo visivo. Lui la ignorò - non aveva altra scelta che ignorarla - ma sapeva cosa significava, proprio come riconosceva tutti gli altri segni. Il bruciore che si era stabilito nei muscoli delle sue braccia e delle sue spalle, il dolore in gola, la durezza vuota all'interno quando si allungava per afferrare solo ancora un po' di magia dalle sue riserve svuotate. Conosceva il suo corpo, conosceva bene i suoi limiti, e sapeva, senza pensarci consapevolmente, che era vicino al limite.

Si era lasciato i pensieri consapevoli alle spalle ore - giorni? - prima, e non c'era alcuna abilità nell'alzarsi e nello scendere della sua pesante spada. Solo una brutale efficienza a due mani, lo shock dell'impatto che gli cantava nelle braccia e lo strazio della corazza e pelle e carne e ossa al di sotto, ancora e ancora e ancora in quella che era diventata una ripetizione regolare e quasi noiosa. Lo portava avanti nonostante fosse esausto, e le forme che cadevano davanti a lui nel buio si mischiavano una all'altra fino a quando poté a malapena distinguere una dall'altra. Erano tutti mostri, comunque, creature perverse e mal concepite invocate per bloccargli il passo e stancarlo. Lui se le lasciava distrutte alle spalle, una dopo l'altra, una scia che marchiava il suo passaggio.

Se avesse perso il ritmo adesso, sarebbe stata la fine.

Il luccicare pallido della sua arma era scuro di sangue; spruzzava da ogni impatto, con le gocce che cadevano sulla scia di ogni arco selvaggio, quasi come se la nebbia rossa ai bordi della sua vista ci si stesse aggrappando... solo che le cose che uccideva di rado sanguinavano rosso. Quello che veniva fuori dalle ferite che causava era nei toni del nero e del verde e del giallo latte. L'unica cosa che aveva il rosso nelle vene, lì, era lui - e i suoi compagni di squadra, che si facevano strada da qualche altra parte nei corridoi decadenti di quel labirinto, separati da lui molto prima. Un male necessario, quella divisione, che non doveva continuare a lungo come invece era stato... adesso lo stavano cercando, o erano stati sconfitti dal nemico? O forse stavano andando avanti, pensandolo morto...

Il colpo della sua lama vacillò, l'arma che era stata così a lungo un peso confortante era diventata davvero troppo pesante nelle sue mani. Il ritmo si alterò.

Scacciò il pensiero dalla mente e abbassò di nuovo il bordo tagliente, e lo scricchiolio della chitina che andava a pezzi e lo squittio discordante della sua vittima furono coperti da un ronzio statico nella sua testa. Gocce di bile macchiarono la pietra in frantumi dei muri mentre sollevava di nuovo la spada, ricadendo in quella routine, facendo a pezzi la carcassa in preda alle convulsioni fino a quando cadde a terra e rimase ferma, avanzando nel rosso per la prossima vittima come la macchina da uccisione che era stato addestrato ad essere. In distanza, si trovò a chiedersi se era questo ciò per cui aveva lottato in tutti quegli anni di addestramento, questo posto vuoto dove il mondo si stringeva in vittima e uccisione, ma poi un'altra forma sorse davanti a lui con le zanne scoperte, e la ragione affogò del tutto, lasciandolo con quella semplice ripetizione. Di nuovo. Di nuovo.

Il passaggio arrivò a una fine più avanti, una congiunzione con dei corridoi che si aprivano a sinistra e a destra. Ne scelse uno alla cieca senza fermarsi a considerare, girando l'angolo per incontrare un suono che non aveva significato, per lui. Un'altra forma si mosse verso di lui, piccola e veloce e luminosa; lui abbassò la lama per intercettarla, e quella si accartocciò, con un altro grido che si strozzava in un gorgoglio mentre la lama affondava profondamente, lacerando fino all'osso. Lo spruzzò di sangue gli arrivò al viso, caldo in modo scioccante contro la pelle, un sapore metallico in bocca e nel naso.

Spessi rivoli correvano lungo la larghezza della lama quando la sollevò, e piangeva lacrime di uno scarlatto arterioso.

Il suo slancio rabbrividì e morì.

Non aveva visto gli altri, ma poteva vederli adesso - alcuni di loro sanguinavano, macchie cremisi su abiti sporchi e laceri, armi sporche e scure quanto la sua. Lividi sui visi pallidi e scioccati. Paura e incomprensione e un improvviso silenzio stupefatto che soffocò tutto.

Il rumore bianco nella sua testa crebbe fino ad essere un ruggito assordante.

Ci volle uno sforzo monumentale per abbassare lo sguardo, e per un certo periodo i suoi occhi non riuscirono a cogliere il senso di ciò che vedevano; era come guardare un dipinto astratto, non vedere altro che forse e colori senza significato. Solo alcuni dettagli si fecero chiari attraverso la nebbia che gli crepitò sugli occhi. Capelli neri sparsi sulla pelle pallida. Una mano piegata mollemente, rivolta verso l'altro come in una supplica. La scia bagnata di una lacrima sulla curva di un viso. E sangue. Così tanto sangue.

La presa sull'arma gli scivolò dalle mani intorpiditi, e il suo pesante peso crollò ai suoi piedi.

Non vide altro che rosso.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

   
 
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