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Autore: James Potter II    11/04/2016    1 recensioni
'Il bosco innevato era molto fitto. Non si vedeva la strada. Prima o poi il Lupo l'avrebbe raggiunta... No! Non poteva permetterlo, doveva proteggerlo, doveva proteggere suo figlio. Cadde. Cadde a terra, i suoi occhi azzurri erano pieni di lacrime, i passi erano sempre più vicini... ad un certo punto, un lampo accecante squarciò il cielo, si alzò un forte vento, e un cavaliere dall'armatura scintillante apparse nella neve, illuminando la notte. La guardò negli occhi. Avevo uno sguardo fiero, gli occhi chiari, i capelli neri. Brandiva una lancia lunga dalla punta decorata, al fianco portava una spada. Poi, dalla fitta boscaglia, sbucò lui, il Lupo. Un enorme lupo nero dagli occhi gialli. Appena vide il cavaliere, ringhiò, ma non di sfida, né di rabbia. Aveva paura. Nessuno dei due si mosse, si guardarono negli occhi. Poi fu un attimo. Con uno scatto fulmineo, il cavaliere fece roteare la la sua lancia, e la conficcò nel ventre del lupo. Poi guardò la donna < scappa> disse solo, con una voce calda e rassicurante. Corse per tanto tempo, e arrivò ad'un salice. Posò il neonato , gli legò al collo il suo ciondolo, il neonato venne inghiottito, poi venne raggiunta...'
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alessandro era nell'auto di suo zio, una Chevrolet nera nuova di zecca. Mentre ascoltava continue raccomandazioni sullo studio, sulla responsabilità e sul futuro, vide la macchina attraversare l'ingresso dell'istituto paritario Villa Flaminia. Si guardò i vestiti. La divisa era disordinata: la camicia era fuori dai pantaloni, alla giacca blu mancava un bottone, e le nike erano tutte impolverate. Non che non potesse permettersi di andare in giro decentemente, anzi. Ma voleva dimostrare che se ne fregava dei soldi dello zio.

«Siamo arrivati» disse all'improvviso suo zio. Marco Leomanto era un uomo di mezza età, con i capelli brizzolati, un tempo biondi come quelli di Alessandro, ma gli occhi marroni, a differenza del ragazzo, che li aveva azzurri. Apparteneva ad un'antica famiglia nobile italiana. Suo nonno era stato un sostenitore del regime fascista, e aveva partecipato alla marcia su Roma.

Quando suo nipote aveva perso i genitori, era stato costretto a vivere da lui, ed allora per il ragazzo, era cominciato l'inferno «ci vedo» rispose Alessandro con freddezza, e scese dalla macchina con lo zaino in spalla.

Arrivò di fronte al portone della scuola, dove lo stava aspettando il suo miglior amico, Leonardo Abatangelo, un ragazzo mingherlino con lo sguardo scaltro e un sorriso da piantagrane. «ehi Alex disse» «era ora che arrivassi, è già suonata» Alex lo guardò «mi sono svegliato tardi, ieri quell'idiota di mio zio mi ha tenuto sveglio fino all'1:00 per fare i compiti».

«e non poteva scriverti una giustificazione?» chiese Leo. «è un nazista, ma di quelli che deportano ebrei ad Auschwitz > rispose Alex. In quel momento suonò la seconda campanella, quella dell'inizio delle lezioni. Entrarono in classe.

«Che abbiamo alla prima ora?» chiese Alex, «matematica» rispose Leo.

La classe era già piena, ma il professore non era ancora entrato. Il professor Rogliano era il loro professore preferito. In realtà, nessuno dei due era bravo in matematica, ma lui era davvero in gamba, e ne sapeva una più del diavolo.

Uno studente si alzò dal termosifone spento su cui era seduto, e andò alla cattedra. Aveva i capelli biondo sporco, gli occhi marroni, e il viso da folle. Era Filippo Sant'Angelo, la più grossa testa di cazzo di tutta la scuola, a detta di Alex. Si schiarì la voce «bene ragazzi, siete pronti per una meravigliosa avventura nel mondo della matematica» disse lui, cercando di imitare la calda voce del professore «perché dovete sapere, che anche se della matematica non glie ne frega un cazzo a nessuno, se la insegno io diventa super figa...» «ottima imitazione» disse il professor Rogliano entrando «ma hai tralasciato una cosa, io non inizierei mai una lezione senza dire» e qui si rivolse alla classe «buongiorno ragazzi» aveva gli occhi chiari e i capelli corvini, la carnagione olivastra, e un sorriso gentile. Continuò «volevo scusarmi per il ritardo, ma da oggi abbiamo l'onore di avere una nuova studentessa». Entrò una ragazza della loro età, circa quattordicenne, dai capelli rossi e gli occhi verdi. Aveva il viso cosparso di lentiggini. Portava la divisa un po' disordinata, con i pantaloni grigi maschili al posto della gonna scozzese.

«Ora disse il professore» «So quanto è imbarazzante presentarsi davanti a tutta la classe, ma cara, temo di essermi scordato il tuo nome» lei rispose senza imbarazzo o indugio «Mi chiamo Juno Kennan, sono irlandese, vengo da un paesino della brughiera, Aftermoor, mi sono appena trasferita» «però parli molto bene l'italiano» noto il professore.

«Grazie, ho dei parenti italiani»

Il professor Rogliano sorrise «bene» disse «c'è qualcuno che vuole fare una domanda?»

Un ragazzo alzò la mano. Era Filippo. Gli venne data la parola «perchè ti se trasferita? non stavi meglio sotto la pioggia?»

Rogliano lo guardò male, ma lei rispose «ho una passione particolare per lo smog e i fascisti, che ci vuoi fare» lo guardò con aria di sfida.  Accidenti, quella ragazza era davvero forte. Si maledisse di averlo pensato.
Rogliano si alzò in piedi, e disse «Bene, se abbiamo finito con le domande» guardò di nuovo male Filippo «ho deciso che faremo dei lavori di gruppo, per far ve...»
In quel momento, una ragazza dai capelli neri e gli occhi marroni entrò velocemente, sbattendo la porta. Aveva la gonna tirata molto su, in modo da risultare troppo corta, la felpa della tuta al posto del gilè, e gli anfibi ai piedi. In mano, aveva un cappello di lana da rapper, come se se lo fosse appena tolto.
«Sc-scusi per il rita-ritardo» disse affannosamente «avevo dimentica-dimenticato lo zaino» il professore sospirò, ma poi sorrise «Hai la giustificazione?» lei alzò il diario aperto. Non si leggeva così, ma al professore bastò. La fece accomodare.
«Dicevo» continuò il professore «faremo dei lavori di gruppo per mostrare a Juno» mostrò la rossa ad Anna, che sorrise alzando la mano in segno di saluto «a che punto siamo con la matematica. Leo, Alex, vi metto con Anna che è brava» sorrise alla ragazza, poi fece gli altri gruppi.
«Ora» disse infine guardando Juno «cara Juno, con chi vuoi stare?» Juno passò per i banchi, guardando i ragazzi «è inquietante» sussurrò Leo ad Alex. La ragazza si fermò vicino al loro banco «ciao» le disse Alex, e lei sorrise. Si guardarono negli occhi. Azzurro contro verde. Cielo contro prato.
Andò vicino al professore «allora?» chiese «hai deciso?» annuì «loro tre» indicò il gruppo di Alex, che aveva unito i banchi.
Anna prese una sedia vuota, e la mise davanti al suo banco. Juno andò a sedersi. Il professor Rogliano si schiarì la voce «Allora, farete una serie di equazioni e disequazioni, che poi rappresenterete sul piano cartesiano» iniziò a pensare, poi dettò gli esercizi. Inventava ogni esercizio.
Poi li lasciò a lavorare, e i gruppi parlarono tra loro.
«Allora» disse Alex a Juno «come vai in matematica?» Juno non rispose, guardava il foglio, poi alzò la testa «il risultato della prima è X=1/2» i due ragazzi la guardarono stupiti: non aveva scritto una sola riga, al contrario di Anna che scriveva sul banco per verificare il risultato.
 «Giusto» esclamò stupita «coma ca...» «ad Aftermoor» iniziò, come se stesse raccontando un'antica leggenda «ci insegnano bene ogni forma della scienza, poiché...» si fermò, come se stesse cercando cosa dire, poi continuò «...poiché vogliono che entriamo nelle migliori accademie inglesi» concluse sbrigativamente «la seconda mi viene y<8» disse all'improvviso Anna. Juno gli diede una rapida occhiata «6» disse «cosa?» fece Anna «y<6, quell'ultimo passaggio. Non è 7+1, ma 7-1» ricontrollò «cavolo, hai ragione! Sei un genio»
Finirono le altre, molto velocemente grazie ad Anna e a Juno, poi la campanella suonò. Il professore ne diede altre da fare a casa, e quindi si sarebbero dovuti incontrare.
I quattro ragazzi uscirono in cortile. 
«Allora» disse Anna «se ci incontrassimo nel parco?» «no scusa, ma non sarebbe meglio a casa?» fece Leo.
«Si certo» rispose lei «a casa mia ci sono i mie che rompono il cazzo, Leo, da te c'è tua nonna che vorrà aiutarci a tutti i costi. Da Alex c'è il duce, che ci farebbe fare i compiti mentre saltiamo i copertoni»
«Potete venire a casa mia» disse Juno «i miei sono fuori fino a sta sera».
Passarono poco distante dai bagni, dove Filippo Sant'Angelo e altri due ragazzi stavano infastidente un ragazzino.
«Che idiota» disse Anna. Alex si tirò su le maniche «io intervengo» «Oh, amico» disse Leo sgranando gli occhi «sono in tre, quelli ti aprono in due» «allora vado con lui» disse Juno.
«Meglio di no» disse Alex «posso gestirgli».
Juno si legò i capelli con l'elastico che aveva al polso. Guardò Alex «posso stendere quegli idioti anche da sola» disse «se vuoi vieni, così magari pulisci il sangue di quegli idioti»
Si avvicinarono ai bulli.
«Ehi Sant'Angelo!» lo chiamò Alex. Lui si girò verso i ragazzi «Leomanto, c'hai anche la pischella adesso? Per quanto te la fai? Mezza piotta?»
«Lascialo stare, e vieni menare me! Oppure colpisci solo chi non si difende? Eh?» Alex lo guardò negli occhi. Filippo e gli diede una spinta, ma lui si mantenne in piedi, e gli mollò un pugno.
I suoi amici lasciarono andare il ragazzino e andarono da Juno, bloccandola per le braccia, ma lei gli scaraventò a terra entrambi. Filippo si rialzò e caricò la ragazza, ma lei lo bloccò, e lo fece cadere a terra. Tutti e tre si rialzarono e scapparono di corsa.
«Sorella» si rivolse a Juno «dove hai imparato a far volare la gente?»
Lei si sciolse i capelli e scosse la testa «non sono affari che ti riguardano».
«Ma che figata!» urlò Leo correndo verso di loro «lei era tipo, wow, tu invece, pow» tirò un destro all'aria.
«Mica male, come hai fatto?» chiese Anna. 
«Posso solo dirvi» rispose Juno«che conosco gente particolare ad Aftermoor»
   
 
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