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Autore: panzerottidilibri    12/04/2016    2 recensioni
Non esiste una scelta sbagliata, esiste solo una scelta che ci porta dove vogliamo e una che non fa andare le cose come abbiamo sperato.
Dunque, va bene, è la mia prima pernico non angst quindi se anche solo gli donate due minuti per leggerlo mi fareste tanto felice.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Percy/Nico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Te lo ricordi, Percy? Avevo quattordici anni quando ti ho confessato il mio amore. Ero troppo piccolo e con troppa paura per esprimere bene i miei sentimenti. Te lo ricordi, Percy? Ti ricordi il modo in cui ho liquidato la questione, e tu che mi hai creduto perchè era più facile così? Io me lo ricordo bene, me lo ricordo ogni giorno da lucido e ogni notte nei miei incubi. Io me lo ricordo, e quel ricordo mi perseguita. Dovresti sentirti lusingato, Percy. Potrei ricordare il Tartaro, ma tu hai persino superato l'Inferno. Complimenti, figlio di Poseidone, oltre ad averlo vinto, nei miei incubi l'hai persino surclassato. Tendi a dimenticare, però, che pure io ho battuto il Tartaro. Non te ne faccio una colpa, alla fine se ne dimenticano tutti. Ma io l'ho fatto, sono stato il ragazzino misero, solo, asociale e inutile che ha sconfitto quanto di meno sconfiggibile esista al mondo. Io l'ho fatto. Senza aiuti, senza conforti, senza incoraggiamenti. Sarebbe troppo egoista chiedere che per una volta i miei atti vengano riconosciuti? Forse lo è, come è troppo egoista chiedere che il mio amore venga ricambiato. Forse lo sono, egoista, come lo sono stato quando due settimane fa mi hai annunciato di aver lasciato Annabeth e io ho sorriso. Io ho sorriso, Percy, per te io ho sorriso. Per te io ho amato. Per te io ho combattuto. Per te mi sono fatto da parte, per te ho vinto, per te ho interceduto, per te sono diventato ciò che più era consono ad aiutarti. Non mi hai mai detto grazie, Percy. Mi hai detto un "Thanks" buttato lì, come si confà alle norme di rispetto e bon ton, e poi basta. E io ho aspettato, ho aspettato che tu ti voltassi e mi dicessi un grazie più dolce e caloroso. Ho aspettato invano, come al solito. Sai qual'è la prima parola italiana che ho pronunciato dopo anni? Ho detto "morte". Avevo dodici anni, e la prima parola che ho detto nella mia lingua madre è stata "morte". Ero troppo piccolo per far sembrare normale la cosa. Ma quando l'ho detto ho smesso di essere un bambino. L'infanzia finisce quando ti rendi conto che un giorno morirai. "Morte". Mi stupisco di come in italiano sia una bella parola, melodiosa. Molto più bella di "Death", di sicuro. L'italiano è tutta una lingua melodica. Ed è strano che fra tutti sia proprio io, il figlio della Morte, a usare quelle parole così dolci. A volte penso che la morte sia l'inizio, e non la fine. Temiamo le cose nuove, gli epiloghi al massimo ci lasciano un po' di malinconia. E' il nuovo che fa paura. Temiamo la morte non perchè è la fine di ciò che sappiamo, ma perchè è l'inizio di qualcosa di ignoto. Ci hai mai pensato, Percy? Nel mezzo di quella tua fantastica vita, e non dire che è stata brutta perchè hai salvato il mondo, visto che almeno i tuoi sforzi sono stati riconosciuti. Mentre facevi l'eroe del Campo, hai mai rivolto anche solo per sbaglio il pensiero a quel figlio di Ade che hai salvato ma che non ti sei mai preoccupato di conoscere? Sai che Bianca in italiano vuol dire "bianco"? E saprai di sicuro, anche solo per osmosi visto che stai appiccicato ad Annabeth, che il bianco è il colore della purezza. Era candore, Percy, che mai più ritornerà, che mai più mi sarà dato. Lei era il bianco, io ho scelto di essere il nero. Lo so che all'epoca lei ti piaceva di più di me. Anche se non mi odiavi, per simpatia preferivi mia sorella. E va bene, l'ho accettato. E solo mesi, anni dopo, ho capito che io e lei eravamo talmente diversi che se ti piaceva lei non c'erano probabilità che ti piacessi io. E cos'ho fatto, Percy? Indovina, l'ho accettato, di nuovo, perchè non potevo fare altrimenti, oltre a crogiolarmi nel mio dolore. L'ho accettato. Anche se non te ne sei mai reso conto. Sai quando dolore c'è nel mio cuore? Tu hai tollerato il peso del mondo, ma sono certo che se ti mostrassi anche solo una parte del mio dolore tu ne verresti annientato. E' il motivo per cui ho scelto il nero, figlio del dio del mare. Il mio cuore d'inchiostro è così pregno di dolore, così zuppo di lutti, angosce e disperazioni, che deve far fuoriuscire quel nero e rappresentarsi anche su tutto il resto. Vorrei riuscire a dirtelo. Vorrei avere il fegato di alzarmi, guardarti in quegli occhi d'oceano e dirtelo. Ti amo, Percy. Da quando ho undici anni, da quando sei comparso con quella spada brillante, io ti amo. Fino a scoppiare, al punto da risultare così coinvolto da quest'amore che quando ti penso non riesco a mantenermi lucido. Ti amo così tanto da essere stato disponibile a regalarti il cuore, la testa, i pensieri. Ti amo al punto da averti regalato l'anima. Mi sarei ucciso, se solo tu me l'avessi chiesto. E tu invece mi hai ignorato. Non so se esserti grato perchè non mi hai chiesto di morire, o odiarti perchè non mi hai neppure guardato in faccia. Quando ti ho visto al campo Giove, sapevo che non mi avresti riconosciuto. Non l'avresti fatto, punto. Inutile piangersi addosso. E quando ti ho salutato, tu mi hai stretto la mano. Formale. Freddo. Come uno sconosciuto che ne incontra un altro. Ammetti che sono stato bravo a recitare. Adesso tu sei sulla spiaggia, fissi il mare infuocato dal sole. E' bellissimo, quel mare, ma non è il mio. Questo è l'oceano Atlantico che sa di immensità, non il Mar Mediterraneo che sa di umanità, che sa di popoli antichi e terre amate, che è stato il fulcro della nostra civiltà in quanto tesoro dei Greci e sangue del nostro sangue in quanto sangue pulsante di Cesare e dei discendenti di Cesare. L'oceano Atlantico che terrorizza, il Mar Mediterraneo che culla. Io e te, tu che salvi e aiuti, io che faccio paura e che vengo rifuggito. Ti piace, Percy, vedere il sole che crolla dietro il regno di tuo padre? A me il tramonto piace in generale. Una descrizione perfetta della nostra vita. Il momento migliore della giornata, in cui la bellezza è terrificantemente in bilico fra le tenebre più pure e la luce che lei stessa emana, in tutto il suo splendore. Anche noi siamo uguali. In bilico su un precipizio, e la nostra vita può essere un'orribile lotta per non cadere o uno di quei quadri in cui è proprio la precarietà a rendere meravigliosa l'opera. Tu mi vedi, ti avvici, sempre di più, e io vorrei fare un passo indietro per evitare di sentire il contatto che concedo solo a te ma che mi fa star male con la sua formalità. Vorrei indetreggiare, ma resto fermo, e ti guardo negli occhi. Sono mozzafiato, ma di questo sarai ben consapevole. Verdemare, Perseus, e tu sprechi un colore così bello gettandolo dentro un pozzo d'inchiostro. E tu sprechi un tuo abbraccio per me, mentre io dapprima esito e poi mi rilasso fra le tue braccia, perchè ho decisamente sofferto troppo e tu sei la mia salvezza e il mio tormento. Adesso prevale la salvezza. Vorrei baciarti, Percy. Non l'ho mai fatto, eppure era la cosa che desideravo di più al mondo. Sono stato così bravo a nascondere che dopo un po' lo facevo senza neppure pensarci. E dei, quanto vorrei baciarti. E la tua testa è troppo vicina alla mia. Perchè il tuo viso si avvicina? Ti prego, allontanati, non riesco a ragionare se stai così. Due centrimetri e mezzo. Due. Uno e mezzo, e posso sentire il tuo respiro di salsedine. Uno soltanto, e mi rendo conto che le tue labbra sono molto più calde delle mie. Perchè sei così vicino, Percy? Non giocare con me, non farmi soffrire ancora. Ti prego, e io non imploro mai. Cinque millimetri scarsi, hai cinque millimetri per poter gettare la testa indietro, ridere divertito e spezzarmi come al solito. E poi neanche più quelli. Sì, hai le labbra calde. E sanno di salsedine e sale e acqua di mare. E mi stai baciando, per me il mondo potrebbe finire ora e non me ne accorgerei neppure. Potrei crogiolarmi nel ricordo di questo momento per l'eternità, e non mi stancherei comunque. Poi ci stacchiamo, contemporaneamente. "Ti amo, Nico". Me l'hai detto. Ho aspettato anni, ho percorso miglia, ho visto il mondo, ma finalmente me l'hai detto. Dovrei essere più attento, non ci si innamora di qualcuno da un giorno all'altro, dovrei essere più trattenuto. Ma per la prima volta da sempre, per la prima volta da quando ti conosco non pondero ogni mia parola con attenzione, ma parlo di getto. Potrei pentirmene, in seguito. Non ora, ma potrei pentirmene in futuro. E nonostante tutto lo dico. "Io credo di non aver mai smesso di farlo". Te lo ricordi, quel giorno? Ora che mi stringi fra le braccia, e sono passati cinque anni. Te la ricordi quella dichiarazione improvvisata e istintiva? Te lo ricordi, Percy? Angolino della perdona imbarazzata: Ehm, lo so che è orribile, ma mi hanno simpaticamente obbligato e quindi eccomi qui a torcermi le mani dal panico. Sono emotiva, che volete farci. Comunque, se oltre ad aver letto (a proposito, grazie) foste così gentili da criticare, vi regalo dei cupcakes glassati al limone...
   
 
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