My Supernatural Chris
capitolo 1 - sogno premonitore
Mi scuso in anticipo, perché leggendo la storia vi accorgerete che assomiglia in parte ad Hancock. Dovete credermi: io non ho mai visto quel film e non sapevo neanche che trama avesse. Mi dispiace!
-No, no ti ho mai visto... chi saresti?- chiesi, fissandolo negli occhi blu.
-Alex Williams- disse lui, senza fare una piega.
Restammo a fissarci per non so quanto. Occhi blu per occhi nocciola. Capelli lunghi per capelli corti. Lui bellissimo, io anonima. Perché. Chissà perché.
PS. non c'entra niente con il telefilm Supernatural
Mi svegliai di soprassalto, con ancora quell’immagine del ragazzo spiaccicata nel cervello. Non lo avevo mai visto, ma l’avevo sognato. Guardai la sveglia sul comodino: le quattro e mezzo del mattino. Con un sospiro debole, ricaddi sul cuscino. Sentii un lieve grattare sulla finestra sopra di me, ma non ci badaii molto e richiusi le palpebre. Mi sentivo stranamente osservata; poi udii un fruscio di foglie sulla finestra, così andai a guardare: in fondo al vialetto, qualcuno guardava la mia casa, la mia finestra, me.Spaventata, tornai a letto: non ero tranquilla e mi riaddormentai a fatica, in un sonno nervoso.
Un indiscreto raggio di sole filtrò dalla finestra e mi colpì dritta sugli occhi. Istintivamente mi girai dall’altra parte, ma era inutile: quella luce inesorabile mi gridava chiaramente: “Alzati, pigrona!”. Controvoglia, scansai le coperte e mi alzai. Infilai le pantofole a forma di coniglietto e ciabattai fio in cucina, annodandomi la vestaglia. In cucina c’era mia mamma. -’Giorno- dissi, con la voce impastata dal sonno. -’Giorno! Che brutta cera! Sia il caso che tu resti a casa anche oggi?- chiese lei preoccupata, mentre mangiavo. L’idea di passare ancora un giorno in quella casa, da sola, con il raffreddore e il morale a pezzi non mi allettava. Ero già stata a casa in malattia per una settimana, no no per carità!
-Mi sento benissimo, è solo sonno.- dissi alla fine. Fissai i cereali sotto il mio naso e, chissà perché, mi venne in mente quella notte. Un po’ per il sonno, un po’ perché non ero mai stata sincera con me stessa, cercai di convincermi di aver sognato tutto, giusto per passarci sopra.
Andai a scuola di buonumore: finalmente ero guarita! Andai dalla mia migliore amica, che abitava un isolato più in là. Come al solito andammo a scuola insieme, e come al solito lei era in ritardo.
-Hey, Rachel!- la salutai.
-Hey, Chris!- mi salutò. Tutto perfettamente normale, in piena regola, abituale. Nessuna sorpresa, finché...
-Novità dalla scuola?- chiesi io, sicura che avrebbe risposto “no, figurati... cosa vuoi che succeda” ma lei disse tutta agitata: -C’è un nuovo ragazzo! E’ tremendamente figo!- Ok, questo non era normale, in piena regola, abituale. Questa era una sorpresa. Arrivammo presto a scuola, così non avemmo tempo di finire la conversazione.
In corridoio, ogni singola ragazza, stava parlando di un certo Alex, con molto interesse. Feci due più due e mi dissi che il ragazzo nuovo era Alex, molto probabilmente. Camminavo pensando ai fatti miei, quando mi scontrai letteralmente con il destino. Anzi, fu il destino che mi venne incontro. Non lo avevo neanche visto passare, ma un ragazzo piuttosto alto, dai capelli scuri tendenti al nero e dagli occhi chiarissimi e glaciali mi urtò, facendomi cadere tutti i libri.
-Merda! Scusami, non ti avevo...- il tempo di guardarlo in faccia, e rimasi senza parole. Mi resi conto solo in quell’istante che mi ero scontrata con il ragazzo bellissimo di cui tutte parlavano. Un capannello di occhi invidiosi si formò attorno a noi in men che non si dica; questi occhi erano tutti muniti di mascara e matita, perciò ero circondata da un branco di leonesse super-gelose, che avrebbero fatto di tutto pur di scontrarsi loro con quel bel ragazzo. In poche parole? Le mie compagne di scuola.
Ripresi coscienza, e lui mi raccolse i libri. Non mi aveva ancora vista in faccia. Alzò lo sguardo e rimase anche lui senza parole. Enormemente lusingata, sputai le prime parole che mi venivano su: -Grazie-
-Scusa, ci siamo già visti?- chiese all’improvviso, provocando un silenzio degno di un deserto. Come prima cosa mi alzai, non avevo intenzione di restare là, accucciata come un’imbecille.
-No, no ti ho mai visto... chi saresti?- risposi, fissandolo negli occhi blu.
-Alex Williams- disse lui, senza fare una piega.
Restammo a fissarci per non so quanto. Occhi blu per occhi nocciola. Capelli lungji per capelli corti. Perché? Chissà perché. Le fameliche ragazze che ci circondavano si erano fatte verdi dalla gelosia. Mi sentivo totalmente un’altra persona. Soprattutto decisi che quella scena l’avevo già vista, nel sogno della notte precedente. La pietra che ci avevo messo sopra quella mattina, a colazione, non poteva restare lì a lungo. Mi accorsi di essere rimasta rimbecillita, nei suoi occhi azzurri. -No, non ti conosco.- dissi io, vagamente diorientata. Valeva, conoscere una persona di una visione? No.
-Beh, mi dispiace ma sono in ritardo. Stai attenta.- mi ammonì, poi mi oltrepassò, lasciandomi là, come una deficiente. Avete presente quando cade e si spacca un vaso? Fa un gran casino, e poi i cocci restano là, e ti ricordano quello che è successo, ma ormai il vaso è rotto. Silenzio. Fine. “Ok, Skinner ti ammazza se non sei a inglese entro venti secondi!” mi dissi, risvegliandomi. Che cosa bizzarra. Quello era il giorno delle cose bizzarre. Per tutta la lezione ci pensai.
Chi cavolo era Alex Williams? Io l’avevo mai visto, oltre a quella volta nel sogno?
Nel mezzo della lezione un’idea mi attraversò la testa: e se quel fruscio...