Momenti felici
La luce biancastra del sole entrava
dalle finestre ricoperte
di polvere, illuminando il pulviscolo all’interno della
stanza. Un po’ di
pulviscolo si era posato sulla libreria, su un divanetto rosso in un
angolo e
sulla ragnatela sul soffitto sopra di essa. I respiri regolari dei due
giovani
all’interno dell’edificio risuonavano, mentre
proveniva da fuori il rumore
ovattato delle fabbriche in lontananza.
“Sai, dovresti trasferirti
da me” disse Harry. Draco gli
mise una ciocca mora dietro l’orecchio e lo guardò
in viso, leccandosi le
labbra rosate. Teneva la testa appoggiata sulle gambe di Potter e il
suo petto
si alzava e abbassava ritmicamente.
“E
perché mai?”
domandò. Alzò e abbassò i piedi
coperti da dei calzini argentei, le gambe erano
fuori dal bordo del divano.
“La regola
dell’armadio. Mi hai riempito l’armadio di cose
tue” rispose Harry. Si morse l’interno della
guancia e osservò la finestra
coperta di polvere, piegò all’indietro la testa e
la appoggiò sullo schienale
della poltrona.
“Il mio padrino torna a
casa raramente, ma torna a casa. E
già deve badare a te, Potter” ribatté
Draco. Slacciò la cravatta dal collo di
Harry e ci giocherellò, facendosela ondeggiare davanti agli
occhi.
“A casa tua non possiamo
vederci. Ti devo ricordare che tuo
padre non mi vede di buon occhio?” ribatté Harry.
Draco gli ticchettò la
cravatta contro il mento e ridacchiò.
“Se mi piacesse essere
povero, anche io amerei questa casa”
ribatté. Harry mordicchiò la propria cravatta.
“Io vorrei solo che i
nostri momenti felici durassero tutta
la vita. E il mio tutore ci permetterebbe di averli”
spiegò. Draco si sporse,
gli avvolse il collo con il braccio e avvicinò il viso del
moro al suo.
“Allora verrò,
ma con un bel po’ di soldini. Per me momenti
felici, significa anche momenti da ricco” ribatté,
baciandolo. Harry ricambiò
il bacio.