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Autore: Jessy Pax    12/04/2016    2 recensioni
Crossover tra Arrow e Supernatural. La coppia di cui tratto è la Deanlicity (Dean e Felicity).
Oliver chiama i Winchester per risolvere un caso a Star City. Il mostro della settimana mette in pericolo Dean e Felicity e a causa sua, li fa vivere un momento particolare che difficilmente dimenticheranno. Un momento introspettivo che, soprattutto Dean, non hanno mai vissuto. Vivranno emozioni forti e il lieto fine non è assicurato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Non so bene bene come sia venuto su questo crossover, l'ho scritto in un momento davvero triste e questo ha influenzato molto la mia scrittura.
In ogni caso vi consiglio di ascoltare "Army" di Ellie Goulding quando leggete l'ultimo pezzo della storia. 
Grazie a tutti quello che lo leggeranno! Non è la mia migliore storia ma dovevo temrinarla ♥




 


grazie ad Esca per la gif  ♥





Il tepore dei raggi di Sole che scaldavano il braccio di Felicity, la fece ridestare da quella speciale emozione che avvertiva nel profondo del cuore. Si alzò dal letto e stiracchiò le gambe prima di mettersi in piedi. Era una giornata serena e calda, il frusciare delle onde che si infrangevano sulla sabbia la cullava in quel sogno speciale fatto della stessa sostanza di cui è fatta la realtà più felice.
Non sapeva nemmeno lei quando è stata l'ultima volta ad essersi sentita così beata... forse mai.
Un rumore indaffarato lo sentì provenire dalla cucina. Camminò a piedi scalzi sul parquet lucido, passò una mano tra i capelli biondi e cercò di darsi una sistemata ma, quando giunse alla cucina, si appoggiò allo stipite della porta, incantata da quella scena che si presentò ai suoi occhi.
Era come un'esplosione di colori in una tela già colorata. Era ciò che di più bello potesse esistere.
Sospirò sentendosi improvvisamente leggera nel frattempo che osservava il suo ragazzo preparare dei deliziosi pancake al cioccolato. Lo guardava armeggiare tra i fornelli, cercando di stare attento a sporcare il meno possibile e rendere tutto perfetto. La camicia a quadri che solitamente indossava, era stata sostituita da una t-shirt bianca, illuminava il suo viso e il suo incarnato. La leggera barba incolta incorniciava quei tratti delicati, e i suoi occhi... oh, i suoi occhi. Erano di un verde così brillante e speciale che, a volte, Felicity avvertiva la necessità di fissarli per ore intere, tentando di catturare ogni loro sfumatura nei minimi dettagli; terrorizzata dal fatto che potessero scomparire da un momento all'altro.
La ragazza sorrise sorniona e non aveva la capacità di fare altri passi per avvicinarsi a lui, fortunatamente il suo fidanzato si accorse dela sua presenza e, quando sollevò lo sguardo sulla splenida biondina appoggiata alla porta, le regalò il sorriso che avrebbe accecato anche il Sole.
«La principessa finalmente si è svegliata!»
Felicity rise piano e sollevò le spalle «Sicuramente non grazie ad un bacio, ma grazie al profumo dei tuoi pancakes.» lo stomacò brontolò e non vedeva l'ora di addentare quei dolci prelibati.
Il ragazzo spense il fornello e mise i pancakes su due piatti, versando anche del caramello fuso per addolcirli ancora di più. Si pulì le mani su uno strofinaccio e con una espressione presuntuosa andò da lei. «Quindi, mi stai dicendo che i miei pancakes sono più buoni dei miei baci?»
«Sì, proprio così! Però...» Fel si lasciò afferrare il viso dal fidanzato e si mordicchiò il labbro «Potresti rinfrescarmi la memoria, sai? L'ultima volta che ho controllato, ero piuttosto certa che i tuoi baci fossero piuttosto gradevoli.»
«Piuttosto gradevoli? E va bene...» Era divertito e adorava vivere questi piccoli momenti frivoli con Felicity, lo faceva sentire colmo di quella gioia che solo da poco aveva iniziato a conoscere. La baciò teneramente, assaporando il più lentamente possibile il dolce sapore delle labbra della sua ragazza.
Fel lo strinse in un abbraccio innamorato, profumava di salsedine e del suo solito dopobarba al muschio. Era davvero una persona speciale; lasciare la sua vita passata, lasciare ogni ricordo... lasciare suo fratello solo per vivere in quella bolla di felicità.
Respirò con il cuore in gola e poggiò la fronte su quella dell'altro; le tremavano gli angoli della bocca e strinse forte la maglia bianca del giovane. Ad occhi chiusi fece una domanda che parve strana ad entrambi «Oh Dean Winchester, cosa mi hai fatto?»


 

 

 

48 ore prima

Star City

 

 

 

«Che sta succedendo in questa città?» esortò Diggle, dopo che la loro ennesima missione era fallita nei peggiori dei modi.
Oliver posò arco e frecce sul tavolo di metallo e si tolse la maschera con impazienza «Felicity, cosa abbiamo trovato fino ad ora? Dimmi di nuovo tutto quello che sappiamo.»
Felicity, la bella informatica bionda, cliccò con fare esperto sulla tastiera grigia ripescando tutte le cartelle dei documenti che trattavano dell'ultimo caso che stavano seguendo «Il “per favore” sarebbe gradito, ogni tanto.» guardò il suo Oliver scherzosamente e smise di sorridere quando trovò ciò che le serviva «Dunque... tutto ciò che abbiamo sono coppie innamorate che si suicidano dopo 24 ore dal loro primo sintomo di depressione. Sembrano affetti da una strana malattia contagiosa, come un virus che induce questi ragazzi a comportarsi in modo anomalo dal giorno alla notte.»
«Ripetimi cosa hanno in comune tutti loro.» incalzò Oliver.
Felicity si inumidì le labbra e cercò altre cartelle «Non hanno effettivamente qualcosa in comune. Sembrano vittime casuali ma di certo sono coppie sposate, fidanzate o semplicemente innamorate.» sentenziò Felicity. Ollie si mise le mani tra i capelli e prese a camminare avanti e indietro per il bunker cercando una soluzione.
Laurel incrociò le braccia al petto e si avvicinò alla sua amica bionda «Felicity, non avevi detto che frequentavano tutti lo stesso locale?»
Fel guardò Laurel e fece schioccare la lingua al palato «Sì, ma è un locale aperto da poco e anche Thea ci è stata ma non le è successo nulla. Non penso che possa in qualche modo coincidere con ciò che succede a quei poveri ragazzi...»
«Però...» tutti si volsero verso Thea, la sorella di Oliver «In qualche modo ha a che fare con tutto ciò. A me non è successo nulla ma ero sola.»
Oliver corrugò la fronte e strinse le labbra pensieroso «Cosa vorresti dire?»
«Voglio dire che tutti quelli che stanno morendo sono coppie, e guarda caso tutte loro sono state in quel locale.»
Felicity imprecò a bassa voce e tornò a scrivere sulla tastiera «Thea ha ragione. Perché non ci ho pensato prima? Guarda! Le quattro coppie suicidate sono state al “Valentine Pub” tutte 24 ore prima dei loro sintomi. Succede davvero qualcosa in quel pub, se dobbiamo cercare un responsabile, sicuramente lo troveremo lì...» la sua voce si spezzò all'improvviso e sgranò gli occhi con la bocca serrata «Oh cavolo!»
«Cosa?» risposero tutti gli altri in coro.
Felicity si girò con la sua poltrona e sospirò preoccupata «Domani è il giorno di San Valentino. Ci sarà una strage se molte coppie andranno in quel locale per festeggiare!»
Oliver doveva darsi una mossa ma aveva intuito che questo caso non poteva risolvero solo con le sue forze e quelle dei suoi amici. Loro non potevano capirlo, ma lui aveva visto cose così soprannaturali che il dubbio che tutte queste morti in qualche modo coinvolgesse la “magia”, non lo escluse affatto. «Non possiamo farcela da soli. Non è un qualcosa che possiamo sconfiggere con le frecce.»
«Tu che ne sai?» chiese Dig.
Oliver sollevò un sopracciglio e recuperò il cellulare «C'è qualcosa in tutta questa storia che mi fa pensare alla magia. Quattro coppie si suicidano dopo essere state in quel locale. Si scoprono depressi da un giorno all'altro e non c'è traccia di un'aggressione nei loro confronti. Non è di nostra competenza, o meglio... non abbiamo i mezzi o le capacità esatte per fermare queste morti.»
«E quindi cosa intendi fare?» Laurel era confusa e non sapeva più cosa stava davvero accadendo.
«Chiamo John Constantine. È sicuramente più esperto di noi in questo caso.» Oliver fece il numero e si allontanò per poter parlare con quella vecchia conoscenza.
Felicity si aggiustò gli occhiali sul naso annuendo, cercando di schiarirsi le idee «Sapete? John Constantine mi fa sentire in soggezione.»
Diggle sorrise divertito «Per il suo accento inglese?»
La biondina scosse la testa e sollevò le spalle «Perché lui sa usare la magia ed io no.»
«Sei un mago dei computer, non ti basta?» Laurel diede un colpetto sulla spalla di Felicity.
«Mmh, forse... ma ho sempre desiderato competere con Hermione Granger in un universo alternativo. Ricordo di aver partecipato anche ad un gioco di ruolo on line qualche anno fa...»
Sia Diggle che Laurel la guardarono confusi e interrogativi, ciò che era normale per Felicity non lo era per il resto degli altri. Sorrise avendo capito solo lei di quello che parlava, si grattò la fronte ma sollevò di nuovo lo sguardo quando Oliver tornò indietro.
«Constantine non può aiutarci. È all'inferno.» le espessioni dei presenti era vuota, non avevano colto la verità nell'affermazione di Oliver. «Sul serio... si trova all'Inferno.»
Strabuzzarono gli occhi e Felicity formò una piccola “o” con la bocca «Secondo te all'Inferno c'è il Wi-Fi?»
Oliver amava il sarcasmo di Felicity, era un particolare che adorava di lei ma non riuscì a trattenere l'espressione di rassegnazione a quella battuta. Picchiettò il cellulare sull'altra mano e fece un gesto vago con il capo «Non lo so, Felicity ma so chi dobbiamo chiamare...» fece una breve pausa inumidendosi le labbra «Constantine mi ha suggerito due ragazzi, probabilmente suoi colleghi o forse svolgono il suo stesso “mestiere”.»
«Chi sono?» domandò Laurel curiosa.
Oliver sollevò un sopracciglio e annuì debolmente «Sam e Dean Winchester.»

 

 

 

 

 

 

Bunker dei Winchester

 

 

 

 

Sam chiuse la telefonata e sbuffò in un mezzo sorriso osservando ancora stupito il display del suo i-Phone. Scosse la testa e alzò gli occhi per incontrare quelli chiari di suo fratello.
Dean aveva tra le dita ancora una pagina del grande tomo che stava leggendo. La loro priorità era riportare indietro Castiel e uccidere Amara; ma nessuna delle due cose sembravano fattibili al momento.
«Chi era? Hai una faccia...»
Sam chiuse la sua enciclopedia e sollevò le spalle «Tu sapevi che a Star City c'è un tizio che si fa chiamare Freccia Verde?»
Dean scoppiò a ridere ma tornò subito serio quando si rese conto che Sam non lo stava prendendo in giro «Freccia Verde? Cos'è, una versione moderna di Robin Hood? Che voleva?»
Sam schiuse le labbra ma non sapeva davvero da dove iniziare «Conosci John Constantine?»
Il fratello maggiore strabuzzò gli occhi aprendo le mani in un gesto di completa confusione «Dovrei conoscerlo?»
«Beh, dice che è stato all'Inferno...»
«Sì, certo... in un' altra vita forse!»
«In ogni caso Freccia Verde vuole che facciamo un salto a Star City per risolvere un caso.»
Dean strinse gli occhi incredulo «Certo, questo chiama e noi alziamo il culo! Sam, abbiamo del lavoro da fare.»
Sam prese un gran sospiro, Dean negli ultimi tempi voleva esclusivamente concentrarsi sulla ricerca di una soluzione per il loro amico Cass e togliere di mezzo la minaccia di Amara, ma non avrebbero ottenuto nulla se fossero rimasta su quei libri per tutto il tempo. Li avevano letti e riletti ogni volta che potevano «Lo so, Dean. E ce la stiamo mettendo tutta per salvare Cass ma queste persone hanno bisogno di noi. Stanno morendo dei ragazzi a Star City, e le circostanze sono misteriose.»
Dean abbassò lo sguardo e serrò la mascella. Sam cercava sempre di distrarlo e avevano scelto di tornare a salvare le persone, non solo se stessi e forse dovevano dare una possibilità al tizio che li aveva chiamati «Dobbiamo fidarci di uno che si fa chiamare Freccia Verde. Poteva andarci peggio, no?!»
Sam sorrise e si alzò dalla sedia pronto per prepararsi «Non lavora da solo, comunque.»
Dean piegò di scatto la testa accondiscendente «Beh, spero per lui che lavora con belle donne.» si alzò dalla sedia e recuperò le chiavi dell'Impala sopra il tavolo. «Quali sarebbero queste circostanze misteriose?»
«Coppie di innamorati entrano in un locale ed escono depressi. Dopo 24 ore si suicidano.»
Dean scosse la testa «E domani non è San Valentino?» il fratello annuì seccamente «Fantastico! Ed io che volevo spassarmela domani!»
Sam rise più di quanto voleva realmente fare e diede una spinta a Dean «Coglione!»
«Stronzo!»

 

 

 

 

Arrow Cave

 

 

 

Quattro eroi si trovavano di fronte a due ragazzi alti e piuttosto attraenti e, quei due, avrebbero dovuto risolvere la situazione.
Sam e Dean, d'altro canto, da quando avevano messo piede nel bunker di quella specie di pagliaccio con la tutina verde, non avevano fatto altro che fissare Laurel Lance.
«Sam, inizio a stancarmi di questa situazione.» aveva sussurrato Dean.
Il fratello minore sitrinse le labbra e sbuffò dal naso «Pensi che per me non sia abbastanza strano?»
«Beh, non so, dimmelo tu. Sei tu che hai avuto a che fare con Ruby! E, oh! Guarda caso c'è la sua sosia proprio qui, davanti a noi!»
Oliver portò una mano avanti per calmare le acque «Non so di cosa diavolo state parlando ma vi assicuro che chiunque sia questa Ruby non ha nulla a che fare con Laurel.»
Dean non voleva questo caso ed ora che si trovava in questa stanza con questi tipi, desiderava ancora di più non aver dato retta a suo fratello. Sorrise agitato e diede una gomitata a Sam per costringerlo a parlare.
«Siamo qui per darvi una mano, non vogliamo creare confusione.»
Laurel sghignazzò e portò le braccia al petto «Beh, bel modo di dimostrarlo! Appena siete arrivati mi avete puntato una pistola in faccia convinti che fossi... qualche specie di demone!»
Sam tentò di scusarsi mostrando un'espressione rammaricata ma Dean non aveva mai sopportato Ruby e vedere questa ragazza così uguale a lei, lo stava innervosendo «Ritieniti fortunata, non ti abbiamo sparato almeno.»
Laurel sollevò un sopracciglio irata «Grazie tante! Mi avete solo chiamata “brutta figlia di puttana” e minacciato con un coltello oltre che con una pistola!»
Dean roteò gli occhi sospirando «È odiosa tanto quanto l'originale!»
«Ti ho sentito!» rimbeccò Laurel.
Felicity si alzò dalla sua poltrona e tentò di rimediare a quella discussione che non aveva senso «Okay... vogliamo calmarci tutti? Oliver, perché non spieghi cosa sta succedendo in città? Penso che Sam e Dean non possano stare qui per sempre e della gente sta morendo...»
Dean indicò la ragazza con la coda e le sorrise affabile «Ragazzina, tu sì che ragioni!»
Oliver sospirò quasi infastidito da quella confidenza che il cacciatore aveva mostrato nei confronti di Felicity, ma per il bene comune, tentò di reprimere quella perfida sensazione e spiegò tutto ciò che dovevano sapere.
Poco dopo, Sam e Dean, si trovarono ad archittetare un piano ma non prevedeva il coinvolgimento di nessuno delle quattro persone lì presenti.
Oliver non era affatto d'accordo sulla loro scelta e lo dichiarò senza problemi «Non se ne parla che facciate tutto da soi! Vi abbiamo chiamato noi e pretendiamo di essere inclusi nei vostri piani!»
«Senti, Robin Hood, lavoriamo in due da tanti anni ormai. Non ci serve una Scooby Gang alle costole. Sappiamo fare il nostro lavoro e non siamo principianti, a differenza di voi.» Dean era stufo, sembrava di star parlando con dei bambini capricciosi.
«Mio fratello ha ragione. Ascoltate, siete in quattro e non possiamo rischiare di mettervi in pericolo tutti solo perché indossate delle maschere. Quello che facciamo non è uno spasso.» rare volte Sam si trovava essere d'accordo con il fratello ma questo gruppo di persone, se pur eroi, non sembrava esperto di soprannaturale.
Dig scosse la testa quasi sollevato nel sentire quelle parole «Oliver, amico, non prendermi come egoista ma se posso chiamarmi fuori sono più che contento. Tra Barry, i viaggi nel tempo, i metaumani... non voglio essere coinvolto anche in questo.» Oliver annuì comprensivo e si mordicchiò la guancia. Effettivamente erano troppi, tutte quelle persone probabilmente non erano necessarie in questo caso.
«Avete una mezza idea di cosa possa essere? Secondo voi chi è che conduce al suicidio quelle coppie?»
Sam guardò Dean e poi parlò «Noi pensiamo che sia una Fata dell'Amore. Ma dobbiamo fare una ricerca approfondita per capire se si tratta effettivamente di lei.»
Diggle non si pentì affatto di aver fatto un passo indietro. Si tolse la giacca nera e recuperò il giubbino marrone pronto ad andarsene «Ci si vede, ragazzi! Vado dalla mia famiglia.» alzò la mano in segno di saluto e fu il primo ad abbandonare il caso. Ma Thea lo seguì a ruota «È troppo anche per me, devo ancora superare il Pozzo di Lazzaro.» Oliver non fermò la sorella, sapeva bene che quella era la scelta giusta per lei.
«Avete bisogno di qualcosa per confermare la vostra teoria?» chiese Felicity.
Dean spostò lo sguardo dal signor Queen alla ragazza «Solo della biblioteca della città. E un paio d'ore per trovare la soluzione.»
Laurel fece un passo avanti «Posso accompagnarvi io.»
«Non hai paura che ti puntiamo di nuovo una pistola in faccia?» Dean era strafottente e Oliver digrigò i denti.
«Possiamo per favore trovare un accordo solo per oggi?»
«Smettila Dean!» Sam lo rimproverò «Scusatelo. Laurel, se per te va bene possiamo andare io e te.»
Dean guardò strabuzzante il fratello. Non aggiunse altro perché la sua espressione era più eloquente. Forse non gli era bastato avere a che fare con Ruby, ora voleva anche collaborare con una suoa sosia.
Laurel annuì «Nessun problema, basta che non ho a che fare con tuo fratello.» passò accanto a Dean dandogli un colpo con la spalla. Il cacciatore sorrise dispettoso e mise le mani in tasca.
«Noi tre invece giochiamo a Monopoli?» esordì Felicity.
Dean aveva ancora il solito sorriso di chi sapeva troppe cose «No, di meglio! Parliamo con i familiari delle vittime e scopriamo più particolari. Qualcuno vuole unirsi a me?»
«Noi non lavoriamo in questo modo.» Oliver era testardo e nessuno capiva se lo stava facendo apposta per mettere in difficoltà Dean oppure se lo pensava davvero.
«Amico, questi sono i nostri metodi. Ci hai chiamato e adesso pretendi di fare a modo tuo?»
Felicity poggiò una mano sul petto di Oliver per arrestare qualsiasi battuta stava per dire «Oliver, Dean ha ragione. Questo è il suo campo, lascialo fare.»
Oliver spostò il peso da una gamba all'altra e costrinse se stesso a guardare la sua amica «Non... non riesco a fidarmi.»
«Beh, devi! Lo abbiamo voluto noi il loro aiuto. Cerca di comportarti in modo maturo!» poi si rivolse a Dean «Fai ciò che devi.»
Dean sollevò le mani in segno di resa e in un mezzo inchinò abbandonò il bunker per poter svolgere il suo lavoro.

 

 

 

 

 

Due ore più tardi

 

 

 

 

 

 

Sam si sedette su una sedia vicino alla poltrona di Felicity e guardò il fratello rientrare dall'ascensore nei suoi panni da federale.
«Allora? Sputate il rospo.» incalzò Oliver.
Dean parlò per primo mentre allentava il nodo della cravatta «Le vittime erano tutte persone solari e senza alcun problema apparente.» prese ad elencare con l'aiuto delle dita «Nessun precedente di depressione, nessuna nevrosi o sindrome particolare... erano ragazzi puliti che da un giorno all'altro sono impazziti.»
Si appoggiò alla scrivania dove era Felicity e, la ragazza, trovandosi in mezzo a quei due uomini, si sentì talmente piccola che ebbe l'istinto di nascondersi nella poltrona.
«Ma... c'è una cosa che la polizia non ha ritenuto importante dichiarare.»
«E sarebbe?» spronò Oliver.
«Una volta ritrovati i corpi, tutti loro erano ricoperti da un prato di-»

«Margherite bianche.» concluse Sam la frase al posto del fratello.
«Che cosa significa?» chiese Felicity.
«Diciamo che è il biglietto da visita che lascia la Fata sulle sue vittime.» spiegò brevemente Laurel.
«Esatto, la Fata dell'Amore colpisce solo le coppie davvero innamorate. In qualche modo le induce in uno stato di depressione grave fino al suicidio. Mentre loro pensano di essere infelici, nella loro testa fa vivere un sogno d'amore.»
«Cosa ci guadagna la Fata?»
Sam guardò Dean «Si ciba dei sogni degli amanti. Più sognano e più si deprimono, più lei acquista forza.»
«Come la uccidiamo?»
«Un momento! La volete uccidere?»
Dean fulminò con lo sguardo Oliver «Vuoi forse tenerla in vita? Sono mostri che fanno del male, devono essere uccisi. E il lavoro sporco tocca sempre a noi, non preoccuparti!»
Oliver passò una mano sul viso contrariato «Nessuno aveva parlato di uccidere qualcuno.»
«Oliver, non è una persona. È un essere soprannaturale che fa del male a della gente innocente. Non possiamo fare altrimenti.» Sam cercò di essere più diplomatico di Dean ma non so se funzionò.
«Oliver, a volte è necessario scendere a questi compromessi. Dai ascolto a loro.» Felicity solitamente era l'unica che riusciva a far ragionare Oliver e, a quanto pare, anche questa volta aveva vinto.
«Sam, come si uccide?» era dall'inizio che Dean voleva saperlo.
«Dobbiamo pugnalarla al cuore con un paletto di legno, ma a farlo deve essere qualcuno che non è innamorato. Altrimenti non funziona.»
Annuirono tutti, pensando che fosse facile dal momento che nessuno si riteneva essere inamorato di qualcuno.
«Come facciamo a riconoscere la Fata?»
Sam indicò i propri occhi «I suoi occhi, sono di un viola intenso.»
Dean schioccò la lingua sul palato e fece un gesto secco con il mento «Ora dobbiamo solo andare in quel locale e far fuori quella figlia di puttana!»
«Certo, è San Valentino e ameno che voi due non vogliate fingervi inamorati, non potete andarci insieme. La Fata scoprirebbe subito che state fingendo!» Felicity fece una giusta osservazione.
I due cacciatori si guardarono in imbarazzo, si sentivano stupidi per non esserci arrivati a quella conclusione. «Allora qualcuno deve venire con noi.»
Oliver guardò in alto non contento di quella soluzione. «Io devo restare fuori dal locale nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. Quindi restate tu e Felicity. Dovete andare con loro.»
«Scusami, ma cosa ti fa credere che se andiamo noi due, la Fata non capisca che non siamo due coppie finte?»
«Laurel, dobbiamo tentare. È un locale per innamorati e Sam e Dean non possono andare da soli il giorno di San Valentino. È più facile ingannarla con voi due piuttosto che servirle su un piatto d'argento la verità.»
Laurel sbuffò e incrociò le braccia al petto «Fantastico. Va bene! Vado a scegliermi un vestito.»
Felicity non era del tutto convinta da questo piano, sentiva che qualcosa non sarebbe andato nel verso giusto. Era troppo rischioso, ingannare una Fata dell'Amore semrava essere più pericoloso del suicidio stesso.

 

 

 

 

Sam era già vestito nel suo completo nero e con Laurel al suo fianco, davano l'impressione di essere per davvero una coppia innamorata e felice. Piegò il braccio e come un gentiluomo invitò la donna ad aggrapparsi a lui. Il vestito dorato di lei, la slanciava in una figura snella e imponente.
Felicity era nervosa, si sentiva quasi fuori luogo, aveva “riciclato” il vestito rosa che aveva indossato quella sera con Barry nella villa di Oliver qualche anno prima. Si stava torturando le mani nell'attesa che Dean li raggiungesse.
«Stai molto bene, Felicity.» le disse Sam con un sorriso gentile.
«Grazie, vorrei solo essere all'atezza di questa serata e non combinare nessun guaio.»
«Hey, stai tranquilla. Andrà tutto bene.» la incoraggiò Laurel.
«”Andrà tutto bene” è ancora tutto da stabilire.» la voce profonda che apparteneva a Dean, proveniva dall'ascensore del covo. Felicity si voltò e schiuse le labbrà per la sorpresa.
Laurel si spostò indifferente e aggiustò la borsetta sulla spalla; Felicity, invece, rimase senza parole.
Era stupido, era semplicemente stupido restare senza parole alla vista di un bel ragazzo. Era il classico clichè che lei odiava in certe situazioni. Ma la bellezza di Dean era fuori dal comune. Non poteva essere paragonata a qualcosa. Ma se proprio Felicity voleva darle una degna descrizione, poteva solo dire che, guardare Dean Winchester in quel completo elegante, era come osservare estasiati la “Notte Stellata” di Van Gogh. Sopraffatta da un'emozione primitiva, un balzo nello stomaco, la consapevolezza della perfezione.
Dean, colpito, guardò bene Felicity prima di sorriderle.
Oliver si schiarì la voce, sentendono all'improvviso il terzo incomodo della situazione. Lui, fasciato in quella tuta verde, con le frecce sulla schiena e la maschera agli occhi. Una gelosia viscerale lo colpì in faccia con uno schiaffo immaginario. Vedere Felicity catturata in quell'espressione devota gli fece capire che non aveva l'esclusiva e che il suo cuore poteva essere rapito da altri uomini che non fosse lui.
Felicity ritovò il respiro che aveva perso, ma non era facile restare calmi in quel tumultuo di emozioni.
Dovevano sbrigarsi e doveva agire in fretta.
Oliver afferrò il braccio di Felicity e la tirò leggermente a se «Fai attenzione, per favore.»
la ragazza annuì e sobbalzò quando le tornò in mente qualcosa di fondamentale. Frugò nella sua borsetta e tirò fuori dei piccoli auricolari che passò agli altri. «Servono per poterci scambiare informazioni senza destare sospetti. E uh...» indicò quei piccoli arnesi «ho inserito il GPS, nel caso uno di noi si trovasse in pericolo.»
Sam, Dean e Laurel lo posizionarono all'orecchio e Dean sorrise nostalgico, solo lui conosceva il perché di quella risata e forse Sam lo aveva compreso.
Quando furuno pronti uscirono tutti dal covo per entrare in azione.
 

 

 

 

 

Dean fermò l'Impala poco distante dal locale e già fu chiaro quante persone avessero preso parte alla festa in quel locale. San Valentino era una festa stupida tutto sommato e il fatto che delle coppie ignare stavano per rischiare la vita, rendeva il festeggiamento vano.
Parcheggiarono l'auto e si avviarono verso il pub ma Dean imprecò a bassa voce.
Felicity lo sentì e lo guardò curiosa «Che c'è?»
Il ragazzo scosse la testa con disappunto «Ma la senti che musica ascoltano i giovani d'oggi? Fa schifo!»
La biondina scoppiò a ridere e si aggrappò maggiormente al braccio del suo accompagnatore. Effettivamente la musica che proveniva da quel locale non era il massimo «”I giovani d'oggi”» lo scimmiottò prendendolo in giro «Guarda che non sei vecchio!»
«Lo prendo come un complimento, ragazzina.»
Felicity si innervosì «Ed io non sono una ragazzina.»
«Beh, prendilo anche tu come un complimento. Mi ricordi una mia amica.»
La ragazza piegò la testa in imbarazzo «Come mai?»
Dean sospirò a disagio «Ci sapeva fare con i computer.»
«Parli al passato, come mai? Non le interessa più la tecnologia?»
«No... non c'è più. È morta.»
Felicity scosse la testa mortificata «Non sapevo... mi dispiace, io...»
Dean fece un gesto vago con la mano per scacciare brutti pensieri «Non potevi saperlo. Dai, entriamo.»
Nessuno dei due proferì più parola. Fel si era resa conto di aver toccato un tasto ancora doloroso e non doveva probabilmente riaprire quella ferita piuttosto aperta nella vita di Dean.
Sam e Laurel li seguivano e quando entrarono nel locale, per poco non i due cacciatori non ebbero un conato di vomito. Nel pub c'era un trionfo di cuori di carta e palloncini svolazzanti qua e la.
«Odio San Valentino.» disse Dean.
«Spero solo che non si trasformi in “My Bloody Valentine”. Mi fanno schifo gli horror.» Felicity rabbrividì e Dean la spinse verso un tavolo per quattro.
«Il film del 2009? A me non sembrava così male!»
Felicity si sedette sulla poltrona guardando interdetta il suo accompagnatore «Scherzi? Il protagonista non era per niente credibile!»
Dean boccheggiò per ribattere ma non trovò le parole adatte, in un certo senso era come se fosse stato offeso nel personale.
«Adesso che si fa?» chiese Laurel.
«Dobbiamo individuare la Fata dell'Amore. Non sarà facile, c'è molta gente.» conintuò Sam.
«Io dico di comportarci come tutti gli altri. Stanno ballando, dovremmo fare lo stesso. Se restiamo seduti non credo otterremo qualcosa.»
«Giusta osservazione, Felicity.» concordò Dean «Vieni, dai.» si alzò dal tavolo e allungò la mano per afferrare quella di lei.
La pista era gremita di innamorati e furono costretti a muovere solo i piedi in modo da oscillare e restare più vicini di quanto desideravano.
«Come procede li dentro?» solo allora si ricordarono che Oliver era in ascolto sul tetto del locale come un gargoyle.
«C'è gente e persone che si baciano.» rispose Felicity.
«Tenete gli occhi aperti.»
Dean roteo gli occhi e parlò all'orecchio di Felicity in modo che sentisse solo lei «È sempre così paranoico?»
«Lascia stare, a volte lo è anche di più» risero insieme, i loro occhi si scontrarono involontariamente. Il battito del cuore di Fel accelerò e prese a sentire caldo.
Dean fu il primo a distogliere lo sguardo e osservò intorno a se. Sam stava facendo la stessa cosa e, ad un certo punto, giurò di aver visto una signora con dei fiammeggianti occhi viola.
«Sam, alla tua sinistra!» avvertì il fratello tramite gli auricolari e l'altro seguì la direzione suggerita.
«Secondo te quella è la Fata?» domandò apprensiva Felicity.
«Non lo so, ma gli occhi non erano normali.»
Una donna sulla quarantina si aggirava tra i tavoli versando bevande e offrendo dolci alle coppie. Sembrava una persona tranquilla, che stava svolgendo il suo mestiere.
«Dean, io e Laurel andiamo nel retro del locale, la seguiamo e se troviamo qualcosa di strano ti avviso.»
Dean spinse con la mano l'auricolare per sentire meglio «Non puoi fare tutto da solo! Vengo con te!»
«No, Laurel ha visto un'altra ragazza con lo stesso colore viola degli occhi di quella donna. C'è qualcosa che non va. Dobbiamo dividerci.»
«Merda. Hai il paletto con te?»
«Sì.» dall'altra parte della stanza Sam allargò leggermente la giacca per mostrare al fratello che aveva con se l'arma. Dean non amava dividersi dal fratello in questi casi, restava in ansia e con il terrore che potesse succedergli qualcosa. Lo vide allontanarsi con Laurel e sperò che tutto filasse secondo i piani.
«Io seguo Sam.» avvisò Oliver.
«Quindi, potrebbero esserci più Fate?»
Dean guardò Felicity non sapendo bene come rispondere «Forse hanno capito che stiamo cercando di fregarle. Questo non è un bene.»
La bionda informatica guardò altrove persa nei suoi pensieri «Allora noi freghiamo loro.»
«Che vuoi dire?»
«Dobbiamo innamorarci. Fammi innamorare di te.»
Dean la guardò con occhi sgranati e sentendosi la gola secca si allentò la cravatta che all'improvviso la sentì troppo stretta.
«Parlami di te. Dimmi cosa ti piace, cosa ami...» Felicity insisteva ma Dean non sapeva se era una buona idea.
«Tu sei pazza. Se ci innamoriamo siamo fottuti. Non è un buon piano.»
«Possiamo tentare.»
Dean si fermò e la studiò con attenzione «Come faccio ad innamorarmi di te su due piedi?»
Fel rise «Lo sai che ci vogliono solo 90 secondi per capire se si prova attrazione fisica verso qualcuno? Si chiama colpo di fulmine. Dai, è facile... quello è già avvenuto!»
Dean per poco non si strozzò «Che? Rallenta! Hai avuto il colpo di fulmine con me?»
«Ti sembra impossibile? Ma ti sei visto allo specchio?» che situazione imbarazzante! Felicity avvampò diventando rossa, fortunatamente la poca luce del locale non rivelava alla perfezione il colore del suo incarnato. Ma ciò che la stava imbarazzando maggiormente era che tutti i suoi amici, erano all'ascolto grazie agli auricolari.
Il cacciatore aveva sempre la risposta o la battuta pronta, ma adesso si sentiva spiazzato. «Okay... okay, improvvisiamo.» si guardò più volte intorno fino a quando non trovò una cameriera che trasportava su un vassioio delle piccole crostate. Ne afferrò due e una la passò a Felicity «Ti piace la crostata?»
Fel la prese e la portò alla bocca strappando un pezzo «L'adoro!»
«Fantastico, abbiamo qualcosa in comune!» anche Dean la mangiò e ne assaporò il dolce sapore che lo faceva impazzire ogni volta.
Nessuna traccia del mostro della settimana e questo lo stava mandando su tutte le furie. Seguire il piano di Felicity non era una pessima idea, era semplicemente una catastrofe e non sapeva nemmeno lui perché si stava facendo trascinare. Tutto ciò che sapeva, però, era che non stava funzionando. Come poteva innamorarsi di una persona in 90 secondi? Sentiva gli occhi grandi e blu della ragazza puntati addosso e, all'improvviso, le luci si fecero più tenui e la musica cambiò.
«Che succede?» domandò Dean, più a se stesso che a qualcun altro.
«Guarda, si stanno baciando tutti...» Felicity, con le labbra schiuse, si guardò intorno con la fronte aggrottata. Tutti i presenti sembravano essere sotto un l'effetto di un incantesimo. Era incredibile come avevano preso a baciarsi nello stesso istante e, gli unici che non avevano alcun contatto fisico erano proprio loro due.
«Se non facciamo qualcosa non pensi che verremmo scoperti?»
«Cosa stai suggerendo di fare, Felicity? Baciarci?»
«Beh, almeno io sto pensando a qualcosa! Tu sembri in attesa di un qualsiasi segnale dal cielo!»
Dean si sentì offeso e la guardò truce «Io non sto aspettando alcun segnale, sto solo-»
Felicity lo baciò.

Non era mai stata così temeraria con qualcuno, piuttosto preferiva aspettare il corso degli eventi. Ma Dean Winchester stava mettendo seriamente alla prova la sua pazienza. Dovevano agire o continuare a stare imbambolati l'uno davanti all'altra e questo avrebbe significato che la Fata li avrebbe scoperti senza esitazione.
Le labbra di Dean erano morbide, forse un tempo esperte, ma con Felicity non stava andando molto bene. La ragazza lo giudicò come il peggior bacio che avesse mai dato a qualcuno. Era strano.
Come se non fossero compatibili. Lei voleva andare in una direzione e Dean ne prendeva un'altra.
Imbarazzante sotto ogni punto di vista.
Eppure qualcosa stava accadendo, perché nella mente avvertirono un pensiero pungente che si insinuò prepotentemente senza permesso.
Si staccarono delusi entrambi.
«Non è stato molto... carino.»
Dean guardò Felicity affannato «Non sono così solitamente.» suonavano davvero come delle scuse.
Fel scosse la testa mortificata e si coprì la bocca con la mano «Sai, non mi sento molto bene.»
«Nemmeno io.» confermò Dean.
«Ho bisogno di allontanarmi da qui. Voglio andare a casa.» La biondina non era necessariamente dispiaciuta ma stava vivendo un cambio repentino delle emozioni che le fece girare la testa.
Il giovane sospirò annuendo lentamente la testa. Quando fece un passo indietro si accorse che la sala si stava lentamente svuotando. Tutti gli altri se ne stavano andando.
«Voglio andare a casa anche io. Sam se la caverà senza di me. Ho bisogno di staccare da tutto questo.»
Non erano certo discorsi sensati e logici ma per loro due avevano senso. Felicity prese l'auricolare dal suo orecchio e lo gettò a terra per calpestarlo con la scarpa. Dean imitò il suo gesto. Si presero per mano e con i pensieri più tristi di sempre, se ne andarono dal pub.

 

 

 

L'aria calda di quell'estate improvvisata colpì la schiena bianca della dolce Felicity.
Stesa in pancia sotto sul telo da mare rosso, in riva all'oceano, rendeva l'atmosfera completamente da favola.
Dean uscì dalle acque blu e scrollò il capo per spazzare via l'acqua in eccesso dai capelli.
Si fermò sul bagnasciuga. L'esile figura di lei spiccava sulla sabbia avana. Era una perfetta fotografia della sua felicità mai vissuta.
Camminò a passi attenti, con la paura che tutto potesse sfuggirgli dalle mani da un momento all'altro.
Si abbassò gocciolando acqua dal suo costume nero; prese a baciare con sintonia quasi platonica la pelle morbida di Felicity. La ragazza rabbrividì e smise di respirare per qualche secondo, ma poi si rilassò e si girò furbamente per avere il viso del suo fidanzato di fronte.
«Pensi mai alla tua vita passata?»
Dean si sdraiò con cautela sopra quel corpo tonico e le accarezzò la fronte dolcemente «Ogni giorno.»
«Ti manca?»
«Nemmeno un po'.» rispose con certezza Dean.
«Cacciare demoni, avere a che fare con l'Oscurità... Non ti manca Sam?»
Dean abbassò gli occhi sul petto di Felicity e poi tornò a guadarla negli occhi. C'era un velo di malinconia ma la gioia dell'amore sovrastava qualsiasi altro sentimento triste in lui. «Non mi manca uccidere mostri, se è questo che vuoi sapere. Certo, mi manca Sam! Ma lo vediamo ogni fine settimana e ci sta in mezzo ai piedi più di quanto avrei mai desiderato.»
Felicity rise toccandogli le labbra di lui «Conosco tutto di te, ogni tuo momento passato, ogni tuo pensiero e a volte credo che tu non possa semplicemente essere felice. Con me, intendo.»
Dean scosse il capo confuso «Ho scelto te anziché continuare a vivere nel sangue e nel dolore. Ho scelto te, sopra ogni altra mia convinzione, affetto... Felicity ti amo!»
La ragazza sospirò estasiata. Sorrise con le labbra rosse «Ripetilo, ti prego.»
L'ex cacciatore le regalò un sorriso furbo e la baciò per zittirla «E tu? Sei felice?»
«Se lo sono? Sì, sono felice. Sono con te, potrei guidare un esercito.»
«Sul serio?»
«Sì. Non mi manca la mia vita precedente. Non mi manca combattere il crimine, aiutare Oliver... perché dovrebbe mancarmi? Ho te, cavolo!»
Il ragazzo si stese al suo fianco e l'abbracciò calorosamente «Hai me. Ed io ho te.» un tono non del tutto convinto, però, fece capolino dietro a quell'affermazione.
Felicity gli accarezzava il braccio e rimase per minuti interminabili ad ascoltare il rumore delle onde che s'infrangevano sulla riva e il battito regolare del cuore di Dean.
«Se siamo felici... perché ho come l'impressione che tutto questo non sia reale?»
Dean respirò piano non volendo vedere la realtà dei fatti, non voleva ascoltare la verità «Felicity, è reale. È tutto vero! Per la prima volta nella mia vita sono felice. Se dovessi perdere tutto questo non so se riuscirei a sopportarlo.»
Felicity si alzò con un braccio e guardò preoccupata l'amore della sua vita «Non devi pensarlo nemmeno per scherzo. Non mi perderai mai, hai capito?»
Dean annuì una sola volta commosso e quandò la baciò, il loro intero mondo si fece scuro e venero risucchiati prima da un vortice nero e poi accecati da una luce fastidiosa.

 

«Dean! Ehi, sono qui, sono qui!» Il viso di Sam fu il primo che vide il fratello. Dean era sudato e tremava vistosamente. Non sapeva bene dove si trovava ma poteva dire con certezza di essere in un appartamento. Si toccò il petto e tossì bruscamente.
C'era un forte odore di gas nella stanza e si appoggiò a Sam per sorreggersi.
«Felicity, stai bene?!» Oliver teneva la ragazza per le spalle e quando si alzò dal letto tossendo anche lei, si guardò intorno spaventata.
«Che cosa è successo?» domandò con la gola che le bruciava.
«Avete tentato il suicidio. Voi due potevate morire.» Sam diede delle pacche sulla schiena del fratello maggiore.
«Avete ucciso la Fata?» gracchiò Dean.
«Sam le ha uccise entrambe. A quanto pare bastava un bacio per attivare la maledizione.» spiegò Laurel mentre passava due bicchieri d'acqua ai ragazzi ancora stremati.
«Vi siete baciati, non è vero?» nella voce di Oliver si percepiva una punta di amarezza e Felicity non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, annui solamente. L'arciere sbuffò e scosse la testa ma non aggiunse altro.
«Sono stato un inconsciente...»
«Ehi, è tutto finito. Va bene così..» Sammy tranquillizzò Dean ma sapeva che aveva fatto un grave errore ma non glielo fece pesare. Non era davvero il momento.
Felicity, quandò alzò gli occhi e incontrò quelli di Dean, ebbe un tuffo al cuore. Una cosa che nessuno dei due disse è che, cadendo nella maledizione della Fata, i due sventurati finivano per conoscere ogni pensiero, ogni vissuto, ogni segreto l'uno dell'altro. E la ragazza sentiva un grande macigno sopra la testa. Dean non poteva aver avuto una vita così piena di drammi, nessun essere umano sarebbe sopravvissuto.
Fel avvertì la necessità di correre ad abbracciarlo ma non poteva.

Restarono in silenzio sotto gli occhi dei presenti, solo loro sapevano cosa avevano visto durante il loro stato d'inconscienza e non avevano alcuna intenzione di condividerlo con gli altri o anche solo accennare all'accaduto.

 

 

 

Sam era appena uscito dalla stanza del motel che avevano prenotato per andare a salutare i nuovi amici di Star City. Dean rimase solo in camera e ne approfittò per posare nel borsone le armi che avevano usato.
Che bizzarro momento aveva vissuto a Starling City! Ma chi lo avrebbe mai detto che un semplice caso come quello, si sarebbe trasformato in qualcosa di molto più grande del solito? Chi poteva immaginare che lo avrebbe segnato così nel profondo?
Un colpo alla porta lo distrasse dai suoi pensieri cupi. Non si girò, pensò che fosse Sam ma il rumore sordo dei tacchi di un paio di scarpe lo fecero voltare con sorpresa.
Non voleva davvero vederla, voleva scappare il più lontano possibile da Felicity ma non gli era consentito.
Felicity indossa un cappotto beige, i capelli sciolti ricadevano sbarazzini sulle spalle e sorrise. Quel sorriso che lui ricordava perfettamente in quel sogno maledetto. Alzò la mano per salutarlo «Ehi... scusa, non volevo disturbarti.»
«Non disturbi.» cercò di mantenere sotto controllo la voce e non mostrarsi troppo vulnerabile «Sei passata per salutare?»
Fel fece un passo avanti facendo spallucce «Beh, Sam ci ha salutato da solo, ho pensato che tu non volessi vedere nessuno. Quindi eccomi qui.»
Dean sghignazzò «Forse era questo il piano.»
«Senti, tutta questa storia è stata davvero assurda. Ti ho messo nei guai e ti chiedo scusa. Non dovevo baciarti, è stato stupido da parte mia, perdonami.»
Dean fece un gesto secco con la bocca e diede le spalle a Felicity «È acqua passata, non è successo nulla.»
La ragazza abbassò lo sguardo sentendosi soffocare. C'era un emozione forte che premeva il cuore e non vedeva l'ora di liberarsi. Strinse gli occhi e tirò fuori il coraggio per sapere la verità «Senti, non sono esperta in queste cose. Non so nemmeno perché sono ancora lucida dopo quello che è successo ma devo sapere... ho bisogno di sapere se anche tu senti-»
«Cosa?»
Felicity strinse un pugo portandolo all'altezza del cuore, inumidì le labbra e rise in imbarazzo «Probabilmente sono ancora sotto l'effetto assurdo di quel gioco maledetto della Fata e niente di tutto quello che sento è reale ma per me lo è. So che lo è e ci sto male perché vorrei solo farlo tacere. È troppo forte.»
«Che cosa senti, Felicity?» chiese spazientito Dean.
«Sento...» deglutì «Sento amore.»
Dean chiuse gli occhi e perse un battito. Cosa doveva dirle? «È finzione, passerà tra qualche giorno, non preoccuparti.»
«Ah sì?» Felicity iniziò ad agitarsi tanto che si tolse il cappotto e lo gettò su una poltrona lì vicino. Si avvicinò al ragazzo tremolante «Perché quello che provo sembra piuttosto reale. Ti guardo e ho voglia di baciarti. Ho voglia di toccarti, consolarti, renderti felice. Ti prego, non dirmi che è finzione perché sento il cuore farmi male.»
Dean si trovava in una situazion pericolosa e nuova. Si era innamorato solo una volta nella sua vita, ed era stato costretto a cancellare a Lisa tutti i ricordi che lo riguardavano. Perché qualcuno gli stava dando la possibilità di vivere quel sentimento con Felicity? E perché proprio grazie ad un mostro?
Respirò con fatica e si volse con gli occhi lucidi guardando la ragazza fremendo per poterla anche solo toccarla, sfiorarla. Doveva contenersi per il bene di entrambi «Mi dispiace. Mi dispiace, Felicity.»
«Per cosa?» chiese lei commossa.
«Perché vorrei prenderti con tutta la mia forza ma non posso.»
«Quindi anche tu provi lo stesso?»
«Sì. Quello che abbiamo condiviso durante la nostra incoscienza era finzione ma anche realtà. Io conosco ogni tuo segreto, ogni tuo pensiero e tu lo stesso di me. Sappiamo ogni cosa l'uno dell'altra e un mostro figlio di puttana ci ha fatto innamorare come degli stupidi quattordicenni.»
Felicity scoppiò a ridere tra le lacrime e si avvicinò di un altro passo, in questo modo aveva Dean più vicino di quanto le era permesso.
«Non sono mai stata così felice come in quel sogno. Ero davvero felice con te. Avrei potuto scalare una montagna e non mi sarei arresa. Ti avrei potuto amare fino alla fine dei miei giorni, per davvero.»
Una lacrima solitaria cadde sulla guancia di Dean «Sai cosa mi manca di quel sogno?» Fel scosse la testa «Mi manca la serenità. Mi manca la vita.»
«Puoi sempre decidere di viverla se vuoi.»
Il cacciatore turbato scosse il caso in modo burbero «Stronzate, lo sappiamo entrambi che una volta uscito da quella porta tornerò a combattere Amara e tu te ne tornerai al tuo solito lavoro. Non ho la possibilità di scegliere cosa voglio.»
«Hai 90 secondi, però...»
L'affermazione di Felicity mandò in confusione Dean «Che cosa?»
Lei posò una mano sul viso di lui e respirò il profumo di muschio che proveniva da Dean «Hai 90 secondi per amarmi. 90 secondi per fare una scelta e vivere ciò che desideri in questo momento.»
Dean Winchester era praticamente un eroe ma poche volte si sentiva senza forze e Felicity lo stava prosciugando «Tu pensi che 90 secondi possano bastarmi? Ne vorrò di più.» stremato cadde seduto sul letto.
Fel rimase in piedi davanti a lui e lo baciò sulla fronte con tenerezza «Allora ti fermerò io. Permettimi di renderti felice, Dean...»
Non disse nulla, per una volta lasciò che se stesso vivesse il momento.
Le labbra rosa di lei si posarono sulle altre. Questa volta seguivano entrambi la stessa direzione.
La sincronia impeccabile di quel bacio fatto di un sogno passato ma reso vero solo dal volere di Dean. Il cuore che prese a battere freneticamente, le mani che scivolarono sui fianchi snelli della donna che lo aveva gettato in quell'attimo breve di vita.
Il respiro celere che fungeva da colonna sonora mentre le loro labbra danzavano ingenuamente su un onda di arcobaleno. L'onda della felicità, l'esplosione di colori che rendeva l'amore una sorta di culla di benessere e ottimismo.
Quel bacio che stava degenerando, diventando qualcosa di più profondo. Felicity si sedette sulle gambe di Dean e gli prese il capo tra le mani, mordendo il labbro inferiore con dispetto.
Forse erano passati i 90 secondi, forse no... ma non importava a nessuno.
Perché avrebbe dovuto privarsi di quella scena personale?
Era felice, dannazione. Voleva solo esserlo per un altro po'.
Con una ritrovata caparbia, afferrò Felicity per i fianchi e l'adagiò sul letto. L'accarezzò come se avesse il cristallo più prezioso tra le dita. Voleva baciarla, spogliarla. Voleva arrivare alla sua anima.
Fel si lasciò sollevare la maglia ma sapeva che quella bolla d'acqua sarebbe scoppiata presto e sarebbero tornati ad affogare nelle acque profonde.
La bocca di Dean non era solo esperta, sapeva esattamente quando fermarsi, quando farti perdere la concentrazione e farti sorridere. Sapeva farti impazzire con le sole mani, con le sue dita affusolate e ben curate nonostante il mestiere che svolgeva.
Quelle stesse mani spesse volte ricoperte di sangue che sapevano anche carezzare una donna come se fosse un fiore prezioso.
Ansimò quando Dean prese a baciarle il collo e strinse gli occhi tristemente per quello che stava per fare. Lo allontanò con una spinta delicata.
Il respiro caldi di lui s'infrangeva sulla guancia arrossata di lei e... era tutto finito.
Felicity inghiottì quel poco di saliva che le era rimasta in gola e si alzò dal letto aggiustando la maglia e recuperando il cappotto.
Passò una mano tra i capelli e sollevò gli occhiali sul naso.
Dean aveva perso il controllo, sapeva che sarebbe finita così. Si sedette sul letto dalle lenzuola sgualcite e guardò la ragazza dirigersi verso la porta.
«Sei eccezionale, Dean. Non dimenticarlo mai.» Felicity gli regalò un ultimo sorriso di addio e prima di uscire definitivamente dalla porta, si soffermò a guardare il ragazzo dagli occhi verdi.
Era stato tutto folle, incredibile. Surreale. Ma pur sempre vero.
Si lasciò la camera alle spalle e il rumore secco che fece la serratura della porta quando si chiuse, frantumò il cuore di Dean in mille pezzi. Un mostro tanto inutile come la Fata del'Amore era stata capace di rendere le ultime 24 ore talmente infernali da rimpiangere l'Inferno stesso.
Posò la testa tra le mani e trattenne le lacrime che voleva uscire.
Tornare alla vita di sempre. Aspettando il ritorno di Sam. Andare via da Star City. Questo era il piano di Dean adesso. Smettere di pensare a Felicity.
Smettere di pensare che avrebbe potuto avere un futuro con lei.
Lui era un cacciatore, doveva esserci abituato agli addii ormai, eppure questo era davvero doloroso.
Come se stesse per lasciare un pezzo di cuore in quella città.



 

   
 
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