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Autore: Arkytior    14/04/2016    0 recensioni
Una ragazza riflette sul suo continuo cambiare aspetto per nascondersi. Ripensa al suo passato, e agli eventi che l'hanno resa ciò che è ora.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Guardò la sua immagine riflessa. Non era possibile che la ragazza nello specchio fosse lei. Eppure aveva cambiato aspetto tante volte...

    Ricordò quando era successo per la prima volta: era con un’amica, e aveva visto i suoi capelli castani diventare biondi. A scuola, poi, tutti la guardavano e sorridevano, tutti la salutavano. Si era sentita bella per la prmia volta, ma a lei importava soltanto essere bella per una persona: il suo ragazzo.
    Si chiamava Philip, e sapeva di essere considerato uno dei ragazzi più belli della scuola. Era alto, aveva la pelle scura, e occhi profondi in cui alla sua ragazza piaceva tantissimo perdersi. Stavano insieme dall’ultimo anno di liceo, e decisero di iscriversi alla stessa università. Lei era convinta che la loro storia non sarebbe mai finita, ma non fu così.
    Una sera, entrambi vennero invitati ad una festa in discoteca, organizzata da un loro compagno di università. Era notte fonda, quando lasciarono il locale per tornare alle rispettive case. Per strada non c’era nessuno, eccetto loro due. Erano all’incrocio della strada che stavano percorrendo con un vicolo senza uscita, quando successe qualcosa che la ragazza non dimenticò mai.
    Philip la spinse violentemente contro il muro del vicolo senza uscita, e la baciò. La ragazza pensò che lui doveva aver bevuto molto, a giudicare dal suo comportamento strano e dal suo odore di alcool. Respinse il ragazzo con un calcio, dopodiché estrasse una pistola dalla sua borsetta e sparò al ragazzo. La pistola apparteneva a sua madre. L’aveva trovata in un cassetto, e l’aveva presa, pensando che potesse tornarle utile, conoscendo i pericoli di feste come quella in cui era appena stata.
    Il ragazzo cadde a terra. La ragazza si avvicinò a lui e continuò a sparare. Ebbe l’impressione di non sapere bene cosa stesse facendo, come se il suo corpo si muovesse da solo, senza che il cervello ordinasse niente. Dopo altri cinque o sei colpi per assicurarsi che il ragazzo fosse morto veramente, si rese conto di ciò che aveva appena fatto. Scoppiò a piangere, spaventata, rimise la pistola nella borsetta e corse alla più vicina stazione di polizia, per farsi arrestare.
    Si ricordò della sua cella fredda e buia, della poca luce che filtrava dalle sbarre, e delle altre ragazze che erano nella sua stessa situazione. Tutte quelle altre ragazze la lasciavano da sola, la consideravano una specie di ‘angioletto’, dato che aveva soltanto ucciso una persona. Loro, invece, avevano commesso crimini ben più gravi, e alcune addirittura facevano a gara a chi avesse fatto il crimine peggiore!
    Soltanto una persona non la trattava in questo modo. Fran, con cui condivideva la cella, era l’unica che le parlava. Era veramente l’unica, dato che nessuno era mai venuto a visitarla, durante il suo soggiorno in carcere.
    Questa ragazza era la cosa più vicina ad un’amica che avesse, in quel periodo. Era stata arrestata per aver svaligiato una trentina di negozi, per aver ucciso un vecchio negoziante facendogli cadere addosso alcuni scaffali pieni di soprammobili, e per aver tentato di forzare la serranda di una gioielleria. Fran non la considerava un ‘angioletto’ come tutte le altre ragazze, ma pensava soltanto che avesse agito per legittima difesa. Secondo lei, non aveva alcun motivo di essere in carcere, ma ammirava il coraggio che aveva avuto nell’andare volontariamente dalla polizia.
    La sua esperienza in carcere fu brevissima. Dopo appena un paio di settimane uscì, grazie ad uno sconosciuto (forse un parente, o forse la sua stessa famiglia) che pagò la sua cauzione. Non appena uscì, la sua storia fu su tutti i giornali: “Oregon, ventenne uccide il fidanzato e si consegna alla polizia. Esce dal carcere pochi giorni dopo, grazie alla famiglia ricca.”. Tutti i più importanti siti Internet riportavano la storia, spesso stravolta, di Kennedy F. Johnson, che, in un momento di follia, aveva ucciso il suo fidanzato senza un motivo valido.
    Non poteva sopportare che tutti la ricordassero così. Decise di scappare, il più lontano possibile. Tornò a casa, in un momento in cui era sicura che non ci fosse nessuno, prese alcune cose necessarie, caricò tutto sul suo motorino, e scappò. Si ricordò che aveva una cugina in Tennessee: sicuramente, lei l’avrebbe ospitata, in un momento come quello.
    Era decisa a ricominciare da capo. Appena giunta in Tennessee, e spiegata la situazione a sua cugina, trovò il modo più semplice di non farsi riconoscere. Andò da una parrucchiera, e tornò ad avere i suoi vecchi capelli castani. Mise da parte le lenti a contatto, per tornare ad indossare gli occhiali, e pensò che, in questo modo, nessuno avrebbe più potuto ricollegare il suo aspetto a quell’omicidio. Decise di non rivelare a nessuno il suo nome completo, né di parlare troppo di sé. Si presentava agli altri semplicemente come ‘Kenny’, senza aggiungere altro.
    Un paio di mesi dopo, aveva cambiato look ancora una volta. Nella nuova università, si era fatta nuove amiche, e sentiva che poteva fidarsi di loro. Si confidò con la sua nuova migliore amica a proposito della sua paura di fidarsi delle persone e di innamorarsi di nuovo, e finì per raccontarle la storia di come aveva ucciso il suo fidanzato. Aveva paura di essere giudicata per questo, ma la sua nuova amica la rassicurò, e le disse che, secondo lei, un cambio di look era quello che ci voleva per risolvere la situazione!
    Ma come era possibile, si chiese la ragazza, se fino a quel momento il cambiare aspetto le era servito soltanto per nascondersi agli occhi della gente? Poi si ricordò di quando aveva tinto i capelli per la prima volta: non lo aveva fatto per nascondersi, per evitare di essere riconosciuta, ma perché voleva farlo! E allora perché non cambiare aspetto ancora una volta, perché non sentirsi libera di essere sé stessa, di fare ciò che voleva, senza paura dell’opinione di qualcun altro?

    Ora era lì, davanti allo specchio, che guardava il suo nuovo aspetto. I capelli erano lunghi fino alle spalle, lisci, di colore rosso scuro, quasi rosso sangue. Aveva ricominciato a portare le lenti a contatto, dato che, in questo modo, i suoi occhi scuri si vedevano meglio, e aveva un piercing al naso.
    Aveva ricominciato a fidarsi degli altri, è vero, ma continuava a non presentarsi con il suo vero nome. Aveva paura che gli altri continuassero a giudicarla per via di un’azione che aveva compiuto quasi inconsciamente, in un momento in cui aveva bisogno di difendersi. Aveva paura di essere isolata, di essere emarginata, perché gli altri avrebbero potuto avere paura di lei. Aveva paura che il passato potesse ripetersi.
    Forse niente di questo sarebbe successo, forse la sua nuova vita sarebbe stata diversa. Aveva una nuova occasione per ricominciare, e non doveva permettere alle sue paure di fermarla.















L'angolo dell'autrice:

Questa one-shot è cominciata come un esperimento. La protagonista, infatti, è un tipico esemplare di personaggio uscito male. Avevo creato un backstage perfetto, una personalità abbastanza strana, in linea con la maggior parte dei personaggi che creo, ma mancava lo stesso qualcosa: la storia vera e propria! Non ho potuto fare altro che scrivere una one-shot sul passato di questo personaggio, sul perché sarebbe dovuto essere un personaggio 'strano', in grado di attirare l'attenzione. Questa one-shot, comunque, è stata ispirata dalla canzone 'Man Down' di Rihanna (almeno in parte).
Spero che questa mini-storia vi sia piaciuta. Mi farebbe molto piacere se mi lasciaste una recensione, e, se volete, date un'occhiata alle altre storie che ho pubblicato o che sto (ri)pubblicando!
A presto!
Arkytior
   
 
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